~ Torna.
Capitolo unico.
Hisashi va a canestro con
rabbia.
Prova con successo un tiro in sospensione all'indietro, ma la sua espressione
non si rilassa nemmeno per un secondo.
Palleggia stizzito e tira da tre. Canestro.
Prende a zigzagare per il campo, smarcandosi da avversari immaginari, e schiaccia.
Violento.
Il basamento del canestro trema; l'anello arrugginito cede, piegandosi. Hisashi
perde la presa, ed è a terra, sul parquet, supino, il respiro affannato.
Esausto.
Si rialza.
E' in piedi, di nuovo; recupera il pallone e si sposta al canestro accanto,
riprendendo a sfogarsi giocando. Incazzato come non è mai stato, e anche
triste, molto triste; disperato, da qualche parte in quell'anima labirintica.
"Fèrmati", la voce del vento, nel sussurro di Rukawa.
"Che diavolo vuoi?!", e rabbia cieca, dalla bocca di Hisashi. L'amara
dolcezza di una lacrima, nei suoi occhi.
"Fèrmati", ripete Ru, se possibile più piano di prima,
muovendosi sul parquet, lento, felino, raggiungendo Hisashi. Hisashi che trema
e vuole scappare, Hisashi che ama e che odia. Hisashi che è rabbia.
"Chi diavolo ti credi di essere, pivello, per dirmi cosa devo fare, EH?!?"
Gli occhi di Ru sono fissi su Hisa, enormi, blu, vivi come dopo un dunk perfetto
dei suoi; fissa Mitsui e gli legge nell'anima, fissa Mitsui e non smetterebbe
mai.
"Perché hai lasciato la squadra?" si ritrova a chiedere, e
Hisashi non sa che dire. Ammettere di aver avuto paura? Confessargli il senso
d'impotenza, l'umiliazione subita nel ritrovarsi bocciato, respinto, nell'essere
definito non idoneo?
Mai.
"Torna, Mitsui. Hai bisogno del basket, e la squadra… IO ho bisogno
di te, perlomeno in squadra"
Diretto come sempre, Rukawa, e una pallonata in faccia avrebbe fatto meno male.
Un'esplosione, avrebbe fatto meno rumore nonostante le sue parole fossero state
solo sussurrate, e meno danni.
Il tiro di Hisa si ferma a metà, e lui porta lo sguardo su Ru e il cuore
è stritolato da realtà troppo grandi. Non può aver sentito
bene.
Ru, respira. Mantiene il controllo quando tutto ciò che vorrebbe è
lasciarsi andare. Contro il corpo forte e l'anima calda di Mitsui.
"One on one, Rukawa?"
E non c'è più tempo per le domande e per i se, i forse, i però;
ora è basket, solo basket. E' il parquet che scricchiola, il pallone
che rimbalza – delicatamente tra le mani di Rukawa, con violenza tra quelle
di Mitsui. Basket, solo basket. E un punto dietro l'altro, a velocità
quasi supersonica.
Rukawa è più rapido. Scatta, stoppa, schiaccia, scarta ed è
una scheggia. Marca, e Hisashi quasi non respira.
E' vicino, Kaede è così vicino… Il canestro, Mitsui,
il canestro. Profuma di buono, morderlo sarebbe fantastico! A sinistra,
Mitsui, sinistra! Kaede… Sinistra! Kae… Ora a
destraaa! Ru… Salta, cretino, salta!!
Mitsui salta con un ringhio rabbioso contro il volto di neve di Kaede, gli occhi
della volpe sono troppo vicini, e schiaccia, schiaccia Mitsui e cade Rukawa,
il canestro vecchio di cent'anni non resiste e con un gemito cade anche lui.
Il punto della vittoria.
La volpe è già in piedi, gli occhi brillano di un firmamento infinito.
"Fallo…", e la sua voce è acqua.
Scivola, Hisashi, fino a sedersi sul parquet; respira boccate d'aria troppo
grandi che gli riempiono i polmoni e la testa con l'odore di Kaede.
L'ultima goccia nel vaso già traboccante.
Si rialza, fiero, ed è in lui la voglia di fracassare quei lineamenti
di porcellana a suon di pugni. Al diavolo Anzai, la coscienza. Al diavolo il
cuore.
I pugni già si serrano lungo i fianchi del senpai, quel basso ringhio
che ancora tormenta i sonni dei teppisti di mezza prefettura raggiunge le orecchie
del volpino che scapperebbe ma sarebbe inutile.
Ormai, Mitsui è perduto. E' caduto in trappola.
Affonda, il mare stellato dei suoi occhi, nell'infinita foresta di notte che
sono le iridi di Kaede, ed il sentiero per uscire dal bosco probabilmente non
è mai esistito.
Si perde, l'oceano, tra neve e cielo, perché ora gli occhi di Rukawa
sono d'un celeste pulito, di cielo invernale quando il sole spunta all'improvviso
dopo giorni di pioggia e quasi grideresti al miracolo.
E in un secondo sono l'uno contro l'altro, bocca su bocca e il respiro è
uno; Kaede si tende, si lascia andare contro il corpo forte e l'anima calda
di Hisashi e vuole le sue mani addosso.
Paura dello schifo del mondo, e Hisa affonda di più tra le sue labbra,
e tutto il suo mondo esplode in mille frammenti di luce, di neve e cielo, di
Ru.
Bianco accecante e poi buio, cori d'angeli e il più straziante dei silenzi.
"Hisashi…" Ebbene sì, so il tuo nome.
"Kaede…" Ebbene sì, so il tuo nome anch'io.
Hisashi è splendido mentre vede un arcobaleno sul sorriso di Rukawa.
E' splendido mentre lo stringe e gli si aggrappa contro e trema piano.
Kaede è splendido e si abbandona e lascia che Mitsui lo invada, lo ami,
lo spezzi con riguardo infinito.
Non c'è più tempo per niente, adesso. Solo – un bacio, una
carezza, e un contatto: pelle su pelle e mani, mani timide e mani decise, ovunque.
La palestra ammira, ascolta attenta, protegge; ed è il cielo ad arrossire,
non Kaede, non Hisashi.
La volpe si stringe al senpai mentre l'orgasmo li prende; lo Sfregiato vuole
Ru, Ru soltanto, e respira il suo odore e si sente morire.
Il silenzio ritorna ma non è opprimente. Sa d'amore, sa di loro, e va
bene così.
"Hisa…?"
"Sì… credo che tornerò"
"Bene…"
"…Ru?"
"Hn?"
"… One on one?"
*.*.*.*.*
Scritta quest'estate, a Dublino.
DISCLAIMER: i personaggi non sono miei ma di Inoue-sensei, io non intendo infrangere nessun copyright e non ci guadagno niente nel mandare Rukawa a letto con Mitsui. Buon Natale.