Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: tenshina    19/06/2012    4 recensioni
Mi sono chiesta cosa sarebbe successo se Maya avesse potuto incontrare finalmente l'ammiratore delle rose... Ho immaginato un ballo in maschera, ho immaginato un Masumi Hayami che prova a combattere il destino avverso, ho immaginato un'occasione in cui finalmente i due potessero parlare. Naturalmente, l'uomo non sa che Maya già conosce la sua vera identità.
Questa è stata la prima fanfiction che ho scritto in tutta la mia vita: l'ho iniziata a luglio dell'anno scorso e finita a ottobre.
Non ci saranno interruzioni: cercherò di postare (connessione permettendo) un capitolo al giorno dal lunedì al venerdì.
Spero che quanto ho scritto vi possa piacere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era in piedi.
Il volto impassibile, rivolto verso l’impersonale attività della metropoli autunnale, nascondeva il tumulto della sua anima.
Il suo più fidato collaboratore, la persona a cui aveva affidato la cura e la protezione dell’essere per lui più prezioso, lo aveva appena informato che Maya era caduta in un profondo stato di prostrazione.
Dopo il mancato appuntamento sul cavalcavia, non aveva più  avuto modo di incontrarla e, doveva ammettere con se stesso, aveva anche evitato di inviarle altri mazzi di rose scarlatte.
La vista della ragazza che baciava con tanta passione e trasporto l’unica rosa miracolosamente sopravvissuta all’assalto di quei bruti, prima, e delle auto indifferenti, poi, lo aveva abbacinato. Il suo ricordo lo accompagnava nella coscienza del giorno e nell’incoscienza della notte. Non capiva come doveva agire.
Recidere quell’unico legame che li teneva uniti? per lui era impensabile. Avrebbe significato perdere anche l’illusione di vivere che ancora persistentemente nutriva.
Continuare il suo ruolo di “donatore delle rose”? non era forse egoistico nei confronti di Maya? Se veramente era innamorata della sua ombra, come sembrava fosse, continuare avrebbe significato tenerla legata a sé per sempre, senza consentirle di vivere una vita sua.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con la spietatezza del destino.
Tuttavia sperava, sempre, di rimandare l’inevitabile.
Il dannato matrimonio sempre più prossimo lo opprimeva e gli toglieva il poco di lucidità che gli era rimasto.
Rise di se stesso: dove era finito l’affarista senza scrupoli che Maya tanto odiava? dove si era nascosto il freddo individuo che per raggiungere i suoi scopi era pronto a sacrificare tutto e tutti? Ebbene… probabilmente era soffocato nella viscosa palude dell’incertezza e del dubbio: l’incertezza sul futuro, il dubbio sul presente.
Se solo fosse riuscito a risolvere i dilemmi che opprimevano il suo cuore, niente e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo.
Hijiri gli aveva fatto un rapporto preoccupante sugli ultimi giorni di Maya. Pur essendo sempre puntuale alle prove, mostrava un totale disinteresse per tutto il resto. Più volte l’aveva sorpresa con lo sguardo perso nel vuoto o un’espressione sofferente sul bel viso. Gli occhi erano spesso segnati dal pianto. Kuronuma l’aveva ripresa più e più volte spronandola ad immergersi nella dea.
Hijiri l’aveva seguita, tenendola al sicuro e cercando di indagare, finché Maya il giorno prima, fuori dal teatro di prova, aveva alzato lo sguardo sul nugolo di giornalisti che era assiepato all’uscita. Aveva scrutato attentamente i loro volti e, rassegnata, si era incamminata verso casa.
Passando davanti al vicolo dove l’uomo era celato aveva mormorato un mesto “Mi ha abbandonata”. Il sussurro non era però sfuggito all’uomo.
Masumi era ammutolito: trovarsi di fronte, per l’ennesima volta, all’attaccamento di Maya per il suo ammiratore l’aveva paralizzato.
Non voleva che lei, il suo piccolo amore, pensasse che l’avesse abbandonata: mai avrebbe potuto. Ma non poteva neanche permettersi di pensare che ci sarebbe stata la remota possibilità di non essere più solo un’ombra. Rivelarsi significava solo dover fronteggiare di nuovo il suo disprezzo. Significava fronteggiare la sua più intima paura.

Non riusciva a venirne a capo.
Intanto i dipendenti della Daito Art Production iniziavano a prendere possesso delle varie postazioni. Anche l’efficiente Mitsuki, arrivata prima di tutti gli altri, di lì a qualche momento, sarebbe apparsa portandogli la stampa del giorno e la nuova corrispondenza.
Accendendosi una sigaretta cercò di ricomporsi e si avvicinò all’ordinata ed elegante scrivania. Si sedette proprio nel momento in cui la sua segretaria fece il suo ingresso.
La donna lasciò sulla scrivania tutte le pubblicazioni ed arretrò di qualche passo in attesa di eventuali istruzioni che il giovane vice-presidente avrebbe potuto impartirle.
“Qualcosa di interessante, stamane?”
“Sempre il solito signore: la casa di produzione H. ha annunciato la messa in scena di un nuovo Macbeth, mentre l’Associazione Nazionale Cinematografica ha svelato i dettagli dell’evento annuale che anticipa la premiazione dei film partecipanti al suo concorso.”
“Ah, si? Che cosa abbiamo quest’anno? Un’asta di beneficienza? Un galà con spettacolo canoro?” – L’atteggiamento del giovane uomo era quasi sprezzante. Raramente ormai riusciva a trovare interessanti quegli avvenimenti. Erano caratterizzati da troppa ipocrisia: falsi sorrisi, falsi convenevoli, false amicizie, falsi amori.
Con una punta di ironia, la collaboratrice rispose: “No signore. Quest’anno hanno ideato un ballo in maschera a tema: il Carnevale di Venezia. Vogliono così omaggiare uno dei più longevi festival del cinema del mondo occidentale, coniugandolo con la bellezza e la fastosità dei costumi tradizionali rinascimentali.”
Quella notizia lo scosse dalla monotonia dei suoi pensieri. Un’idea stava prendendo forma nella sua mente di affarista. Doveva essere cauto e pianificare tutto nei minimi dettagli. Se ci fosse riuscito, forse, sarebbe stato finalmente in grado di esprimere a Maya i sentimenti celati nel cuore del suo adorato ammiratore.
Sarebbe riuscito, finalmente, a mettere a nudo la sua anima pur indossando una maschera.
Avrebbe parlato con Maya come mai aveva potuto fare fino ad allora: avrebbe guardato i suoi occhi ridenti, avrebbe ascoltato la sua gaia voce squillante e avrebbe custodito quei ricordi per sempre.
Maya avrebbe esaudito il desiderio di parlare con il suo ammiratore e avrebbe avuto la certezza che mai sarebbe stata abbandonata. Magari una volta soddisfatto quel desiderio – Masumi sperava e temeva – lei avrebbe iniziato a vivere lontano dalle sue braccia. Ma questo gli avrebbe evitato di rivelarsi e, conseguentemente, di recidere il flebile legame che lo teneva ancorato alla vita.

La signorina Mitsuki, nel frattempo, studiava con interesse il lieve mutare delle espressioni sul volto del suo capo, nascosta dalle lenti ambrate. Aveva visto come un lampo improvviso nel suo ormai abituale sguardo spento e rassegnato. Si chiedeva a cosa fosse dovuto, visto che lei non aveva nominato Maya, né aveva ancora aperto le riviste che potevano contenere qualche trafiletto sull’attrice. Solo lei suscitava un tale interesse.
La donna non capiva come quell’uomo potesse essere così timoroso di fronte alla giovane donna.  Come spesso aveva sottolineato, il semaforo non resta rosso per sempre. Le persone cambiano. Il cammino che il tempo assegna ad ogni individuo porta la personalità ad adattarsi, maturare, guarire dalle ferite, comprendere, amare. Lei aveva colto dei chiari segnali di cambiamento in Maya: non era più battagliera di fronte alle provocazioni del signor Hayami, anzi, la sua espressione era quasi sempre velata da una strana mestizia. Il suo non era lo sguardo di una donna che odia. Era piuttosto quello di una donna innamorata che si sente respinta ed inadeguata.
A nulla erano valsi i segnali che aveva lanciato al suo capo. Chiuso nel suo tormento, restava cieco e sordo all’evidenza.
Venne riscossa dal suo superiore con l’elenco delle mansioni per la giornata. Mentre si apprestava ad uscire, con la coda dell’occhio, vide il vice-presidente che apriva una delle riviste proprio sul segno del ballo in maschera.
“Che stranezza!” pensò lei. Solo più tardi, nell’arco della giornata, le venne in mente una pazza ipotesi. Sarebbe stato interessante scoprire cosa sarebbe successo.
   
 
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