Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Harriet    05/01/2007    3 recensioni
Serie di oneshot ambientate durante i capitoli 124-135 di Tsubasa Reservoir Chronicle.
Riflessioni nei momenti più drammatici del viaggio, alla ricerca di qualche speranza a cui attaccarsi...In parole povere, Kurogane arrabbiato, Fay depresso, Sakura in crisi e Shaoran peggio!XD
Ovviamente, SPOILER per i capitoli 124-135!
Warning: angst a fiumi!XD
CAPITOLI 5, 6 e 7 ONLINE: Non puoi liberarmi perché io non voglio. - Tutto ciò che voglio è dirti una parola. - Di che cosa hai bisogno per andare avanti? {Conclusa}
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La canzone che accompagna questo capitolo è "My Land" dei Sonata Arctica. La storia è dedicata a Leryu, in occasione del suo compleanno!^^
Grazie di cuore a chi sta seguendo questa storia!


My Land


My own land has closed its gates on me

Quanto tempo ci avranno messo, a costruire quegli enormi edifici, quelle case che ambiscono a toccare il cielo? I primi che tirarono su tutto quello sfoggio di potenza, quante speranze ci avranno riversato?
Quanto tempo, quanta fatica?
Quanti avrebbero pensato che una pioggia acida, malvagia, avrebbe preso a scendere sulle loro creazioni, portandole irrimediabilmente alla rovina?
Pensa a tutte queste cose, mentre osserva la città in declino, da un angolo solitario e riparato. Guarda la città che si sbriciola sotto le gocce lievi ma tenaci della pioggia, e pensa che anche uno come lui, che non è bravo con le parole e i grandi pensieri, riesce facilmente a cogliere la metafora e l’ironia della faccenda.
Tempo, fatica, pazienza. La costruzione di qualcosa. Costruire un edificio, iniziare ad abitarlo, dare per scontato che ci sarà per sempre.
E poi, la dannata pioggia.
Fa una specie di ghigno, una smorfia piena d’amarezza e rabbia.
Sì, la metafora è fin troppo chiara.
E l’ironia è fin troppo amara da buttare giù. Soprattutto per lui. Per uno che ha già perso la sua casa due volte.

All alone in the world, it's scaring me

“Quante idiozie, eh?”
Pensa le parole che vorrebbe dire a qualcuno, ma non c’è nessuno, adesso, quindi si limita ad immaginare una conversazione con se stesso. Così può sentirsi allo stesso tempo un po’ confortato e non troppo stupido.
Guarda la pioggia e pensa che una di quelle assurde persone con cui ha condiviso tante cose, ora è là fuori, a rischiare la vita, e lui è da solo ad aspettarla. Pensa che un altro dei suoi compagni di viaggio è sparito, forse sta perdendo sempre di più se stesso, e quasi sicuramente non lo rivedranno mai più.
Pensa che l’unico che avrebbe potuto condividere con lui quel peso, cancellare un po’ di solitudine (e sarebbe bastato poco, solo quell’incessante chiacchiericcio di sottofondo, avrebbe funzionato benissimo, accidenti...), ha deciso di odiarlo.

I am here to prove you wrong
I'm accused for something I live for


Ha proprio voglia di arrabbiarsi e dire che non è giusto. Non è giusto che sia sempre lui a trovarsi da solo, nonostante il suo impegno. Non è giusto che si trovi in quella situazione, non è giusto proprio niente.
Non è giusto che tutte le volte in cui si attacca a qualcosa, finisca per perderla.
“Forse avrei dovuto imparare la prima volta.”
Imparare a stare da solo.
La prima volta che ha perso tutto era un bambino. Poi c’è stato l’esilio della sua stupida, insensata principessa, che ha deciso di liberarsi del suo guerriero più potente perché lui doveva “imparare il significato della vera forza”.
Oh, beh, se gliel’avesse spiegato lei, magari gli avrebbe evitato...
Tutto questo.
Se non fosse stato esiliato, non avrebbe mai promesso di tornare a casa, imbarcandosi in un assurdo viaggio con della gente assurda. Non avrebbe mai lasciato che quella stupida gente lo coinvolgesse in quel modo.
Non si sarebbe trovato solo un’altra volta.
Sì, forse alla fine è solo colpa sua. Se avesse imparato la prima volta a non fare promesse stupide...

In my dreamland, there's one who understands
A friendly soul, trusting life in your hand


Se solo fosse riuscito a tenere fede al proposito formulato all’inizio del viaggio. Eppure lo aveva messo bene in chiaro, con quella gente appena incontrata: non avrebbe avuto niente a che fare con loro. Lui avrebbe viaggiato con loro giusto perché il mezzo di trasporto era solo uno e la direzione la stessa per tutti. Se solo...
Se solo proprio un bel niente.
Se inizi il tuo cammino da guerriero promettendo di usare la sua forza per proteggere, prometti anche di trovare sempre qualcuno da proteggere, no?
Una promessa del genere non la cancelli più, nemmeno se ti succede di dimenticare che la tua forza non è solo per te. Anche quando ti sembra di vivere solo per misurarti con gli avversari, per spazzarli via dalla tua strada, l’eco di quelle parole che hai sentito, che hai ripetuto, non può svanire.
Per questo inizi a desiderare costantemente di incontrare coloro per i quali potrai combattere.
Per questo aveva accettato di servire Tomoyo e per questo stesso stupidissimo motivo adesso è lì ad aspettare.
Da solo, si permette di far notare al caso, all’hitsuzen o a chiunque lo ascolti.

Yes, I gave it all I can Now it's invaded by a stranger

Davanti ai suoi occhi la pioggia continua a mangiare la città, un morso alla volta, lentamente. E quel mondo muore nel suo silenzio discreto, e lui può vedere ogni momento della sua agonia.
Un moto improvviso di rabbia lo invade, contro chi sta orchestrando tutto quello che loro vivono e attraversano. Il loro nemico invisibile, che per i suoi progetti ha giocato con le loro vite e imprigionato le loro anime. Non sa quasi nulla di lui, non è un nemico che si fronteggia apertamente. E’ un’ombra più potente della realtà, però. E’ una presenza che non si palesa mai, eppure...
...è più forte di tutto quello che hanno provato a costruire.
Lui li odia, i nemici così.
Odia chi spia di nascosto, chi manipola gli altri senza venire allo scoperto, senza sporcarsi le mani. A lui piacciono gli avversari con cui battersi alla pari, quelli che puoi guardare negli occhi mentre le spade si scontrano.
Una persona diretta e leale come lui non può che odiare chi spia di nascosto.
Non è una cosa da guerriero.
Semmai è una cosa da persone subdole, ecco. E’ più una cosa da subdolo mago, magari. Quel genere di subdolo mago che sorride sempre e non dice mai la verità. Che si fa quasi ammazzare e poi, quando si accorge che è ancora vivo, ti chiede, col solito sorriso, di lasciarlo morire. Quel genere di mago che con due parole e un sorriso fa più danno di un esercito.
...vorrebbe proprio sapere perché continua a pensarci, sì.
E perché alza gli occhi verso l’orizzonte, convulsamente, a intervalli così brevi, aspettando di scorgere una sagoma in avvicinamento.
Ridicolo, assolutamente.

Keep in mind what you have heard today
You might find that you are not so brave
Are you man enough, carrying the load all alone
When others have your own


E’ ridicolo, sì, però quella sensazione strana, opprimente continua a non lasciarlo.
E’ come respirare aria troppo densa.
E lui vorrebbe smettere di sentirsi così. Vorrebbe avere ancora il controllo delle cose, ma alla fine l’unica cosa stabile e sicura che gli rimane è il fatto che quelle stupidissime persone con cui ha percorso tanta strada adesso sono lontane, sole, ferite, infrante, e che lui non può fare nulla.
E lo fa arrabbiare da morire, che un guerriero come lui non sia in grado di fronteggiare questa difficoltà. Lo fa infuriare oltre ogni dire.
Però la realtà non cambia: qualcosa gli ha portato via ciò che era anche suo, ed era suo di diritto, perché l’aveva costruito anche lui, e questo non è giusto, non lo è nemmeno un po’.

My old land is but a pile of sand
Cold and bare but something still is there


Socchiude gli occhi, stufo di quel cielo eternamente grigio. Gli sembra che non sia la pioggia a scendere, ma il grigio. E’ il colore che gocciola giù e tinge tutto il mondo. Le macerie sono grigie, gli ultimi edifici in piedi sono di una tonalità più scura di grigio, l’aria è grigia e densa, i suoi ricordi sono grigi.
Sospira, fa una specie di sbadiglio e si stira, chiedendosi se riuscirebbe a dormire un po’ e se servirebbe a qualcosa.
Forse dovrebbe andare a medicarsi quelle ferite sulla schiena.
“E se poi...”
Già, se poi...
Guarda l’orizzonte vuoto, la sua espressione si fa più pensierosa.
Se la persona che sta aspettando tornasse ferita...Non hanno quasi più medicinali (se solo qualcuno non fosse andato a cercare di farsi ammazzare, non avremmo dovuto usarli!), e se...
No, non andrà a medicarsi. Non ne aveva poi così tanto bisogno, in fondo.
“E’ tutto così ridicolo. Sempre di più.”
E’ ridicolo trovarsi a pensare, a decidere certe cose.
“Che tu possa soffrire per una vita intera, dannata Tomoyo.”
In mancanza di meglio, maledice la sua principessa.
“Se mi vedessi così, Tomoyo, cosa diresti? Piangeresti, eh, stupida donna sensibile. E faresti bene. E’ anche colpa tua!”
...no, decisamente no.
Non che non sia colpa di Tomoyo, questo è fuori discussione. Ma non vorrebbe vederla piangere. Già troppa gente che piange.
Però, Tomoyo, lei vorrebbe vederla. Vedere il suo odioso sorriso da saputella, e sentirla ridere, sentirla dire che tutto può ancora risolversi.
Tomoyo, che è a casa ad aspettarlo e si fida di lui.
Come lui sta lì ad aspettare, sforzandosi di credere, attaccandosi a qualcosa che somiglia pericolosamente ad un’insensata, stupida speranza.
“Folle. E’ tutto folle.”

Yes, I gave it all I can
Now it’s invaded by a stranger


Tutto è assolutamente immobile. Gli ricorda quella quiete strana e angosciosa che spira sui campi di battaglia, mentre si aspetta l’attacco del nemico, si passano in ricognizione le armi, si meditano strategie e si ascolta il battito del cuore farsi un po’ più pressante, prima per la paura, poi per il desiderio di battaglia.
Sì, ma contro i nemici che li attaccano ora, non si può studiare una strategia.
Perché non è solo il maledetto spione, no. Lui non è che è un pallido spettro, alla fine, rispetto a ciò che davvero li sta minacciando.
Ci sono altri avversari molto peggiori.
Il passato. Una viscida cosa che ti sfugge sempre di mano, che sembra svanire dietro le tue spalle e poi si ripresenta quando non te lo aspetti.
Le cose non dette. Gli viene da ridere, se ci pensa. Per quanto siano stati senza dubbio una (si sente male all’idea, ma la definizione è abbastanza calzante) ...famiglia felice, il dialogo non è mai stato il loro forte. Oh, no. Forse avrebbero potuto cavarsela meglio, se fossero stati un po’ più sinceri.
La disperazione, il silenzio, la follia, quel luogo ostile...
Quando i nemici attaccavano la terra della sua principessa, lui elaborava una difesa. Sapeva calcolare il loro numero e giudicare la loro forza.
Però contro questi nemici non è possibile combattere così!

I'm a patriot, you are my land,

E al ricordo di quelle battaglie si risveglia una parte del suo animo, quella che ospita il suo desiderio di appartenenza. La parte del suo cuore che ha bisogno di uno stendardo, un ideale, una promessa, un sorriso, un nome a cui dedicare la propria spada.
Perché questo è il suo modo di vivere.
Non si affeziona facilmente, ma quando trova coloro che vuole proteggere, non ha dubbi.
E poi, la solitudine non piace a nessuno.

you have my soul, you have all I had

E non si risparmia. A modo suo, senza farlo capire, certo, ma non si risparmia davvero. In silenzio...del resto un guerriero non può sprecarsi in tante smancerie, quella è roba per principessine sorridenti o tutt’al più per stupidi maghi senza spina dorsale, ecco.
Questo non significa però che non abbia sentimenti.

Now I am here,

E in un attimo di lucidità completa, un flash di emozione pura e di chiarezza mentale come raramente gli capita di avere, lui sa che cos’ha intenzione di fare.

and I want it back

“Non finirà così!”
Nessuno si prende quello che è suo.
Né il passato con le sue implicazioni, né la disperazione con il suo canto sottile, né le trame di un folle che sta nell’ombra, né l’odio immotivato di un vigliacco che ha paura dei sentimenti, né la pioggia e le insidie di quella terra maledetta.

In my dreams, I climb the hills I see
and let a gentle breeze lead me to
plains I once have seen and
clear blue sky, I swim in lakes I find


Però una strategia di difesa efficace continua a sfuggirgli. Così si concede tre minuti di scoraggiamento, in cui può lasciarsi andare al cinismo, che gli suggerisce una sola parola per quel caos: irrisolvibile, mio caro.
I tre minuti di scoraggiamento sorprendentemente debordano nei cinque minuti dei sogni.
I sogni! Pazzesco.
Magari servono a qualcosa, i sogni.
Avrebbe dovuto chiederlo al ragazzino, quando lo vedeva con il suo sguardo adorante verso la principessa, a rincorrere chissà quale visione impossibile di un futuro risplendente. A cosa servono i sogni, moccioso?
O forse alla principessina, sempre troppo gentile, troppo sensibile. Ti serve a qualcosa, sognare di risolvere i problemi di tutti?
Meglio di tutto, avrebbe potuto avere un bell’aiuto dal mago. L’uomo che passa la vita a sognare di non essere lì. Di non dover affrontare più nulla, né il passato né il futuro. Ti ha portato da qualche parte, tutto questo sognare, stupido?
No, certo. Non serve a niente, sognare, ma la sua stupida testa gli sta facendo vedere uno scenario diverso, un altro mondo, e loro quattro (cinque, non dimentichiamo la stupida bestiola) che ripartono, senza più nemici alle spalle o visioni di angoscia futura.
“Un grande risultato, Tomoyo. Mi hai buttato fuori dal regno per insegnarmi la vera forza, e ora sono qui, a sognare...”

I build a house right there
that you can't take, never take away


Immagina di ricreare quello che loro erano, prima, e viene assalito da una rabbia e una tristezza così forti che preferisce riaprire gli occhi.
I sogni servono solo a farti infuriare ancora di più, è chiaro. E allora, perché diavolo si è lasciato andare così?
Forse è colpa degli stupidi con cui viaggia. E’ abbastanza ovvio, se ci pensa bene. Viaggi con degli stupidi, finisci col fare cose stupide. E’ una semplice legge della vita: ad ogni azione corrisponde una conseguenza.
Ti mescoli alle persone, e quelle ti segnano.
Ad ogni azione corrisponde una conseguenza.
Una legge elementare che guida le cose.
Infili una spada nel petto di un uomo, e quello muore.
Ovvio, no?
Uccidi i nemici della tua principessa, e lei ti esilia.
Salvi la vita a un idiota, e lui comincia ad odiarti.
...eh, no, eh!
Ad ogni azione corrisponde una conseguenza, ma quelle ultime non erano affatto conseguenze logiche, normali!
“Non è giusto!”
No, non è giusto che niente nella sua vita sia normale.
Non è giusto perdere la propria terra, di nuovo.

I am here to claim my land

All’orizzonte, ancora nessuno. Il ritorno si fa attendere. E lui attenderà, magari parlerà con le persone che sono lì, e deciderà cosa fare.
Ma sì, prendiamo le cose in mano.
Si lascia sfuggire una specie di sorriso. Un mezzo ghigno, più che altro. E non sa che Tomoyo amava, in fondo, quello sguardo, che può significare violenza e crudeltà, ma anche una tenacia infinita, una totale dedizione, la certezza di riuscire a proteggere qualcuno. Lui non se lo immagina nemmeno lontanamente, ma Tomoyo sarebbe fiera di lui, che ha appena deciso di riprendersi la sua terra, il piccolo mondo a cui ha dedicato la sua forza.
Non che se ne sia reso conto.
Ma lui è sempre quello che si accorge all’ultimo momento delle cose che stanno nel suo cuore.

You can't keep me away, forever

E mentre è lì che aspetta e pensa, non si rende conto che se c’è ancora qualcosa che tiene unite quelle persone, è solo merito suo. Della sua forza.
Del suo sguardo, che riesce ancora a vedere una casa nelle rovine.
   
 
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