“Hous- House!” farfugliò, cercando di richiamare l’attenzione dell’uomo seduto ai piedi del divano su cui si stava uccidendo.
“Dimmi” rispose, alzando la testa verso l’amico.
“Non l’ho mai detto a nessuno, ma ho paura dei delfini. Sono così infidi, sembrano socievoli, no? Sai, tutti i loro giochetti… fingono! Vogliono conquistare il mondo! I loro occhietti malvagi dicono tutto! Dobbiamo fermarli Greg, subito!” biascicò concitato Wilson, aggrappandosi alla maglia lercia dell’uomo.
“Jim, calmati. Dopo che questa idiozia che ti sei autoimposto terminerà, ammazzeremo tutti i delfini del mondo. Ora riposa” lo rabbonì House, lasciando cadere una lieve carezza sulla guancia sudata e dalla barba sfatta.
“Grazie” sussurrò James tra le labbra secche.
“Mi fanno schifo i delfini, non sarebbe un problema” minimizzò Gregory, con un cenno della mano e un sorriso preoccupante.
“Dico per essere qui. Per fare quello che stai facendo” cercò di spiegare l’uomo.
“Amo ammazzare la gente in salotto, te l’ho mai detto? Specie se sono cari amici” fece sarcastico, cercando di smorzare i toni. Erano arrivati a livelli di glucosio insopportabili.
“Si spiegano i tuoi latenti rapporti interpersonali” commentò, cercando di rispondergli per le rime. Ma, tra i rantolii e gli spasmi muscolari, non ottenne esattamente l’effetto desiderato.
“Forse” ribatté House, già disinteressato. Cavillare con un idiota malato non rientrava tra le sue priorità, al momento: la gamba lo stava facendo impazzire ma James aveva bisogno del Vicodin e non poteva sottrarglielo.
“Quando dicevo della moglie e dei figli accanto a me nella malattia… basti tu. Sei giusto tu. Non vorrei nessun altro” confessò dopo qualche minuto Wilson, facendo rotolare fuori le parole pesanti come macigni. Per riconfermare le sue parole si avvicinò alle labbra di Gregory, toccandole appena con le sue.
House si staccò immediatamente.
“Wilson, stai facendo una cazzata. Non aggiungere altro alle cose di cui ti pentirai” lo ammonì l’amico, sorpreso da quel gesto e intimamente rincuorato. Ma non era ancora tempo per sperare.
“Non me ne pentirei” affermò sicuro, ritrovando un poco di quel tono calmo che si sapeva imporre sulle bravate del compagno.
“Non sei attendibile, in questo momento. Boyscout cattivo, non si dicono bugie!” lo prese in giro House.
“Tutti mentono” ribatté, con un sorriso vittorioso in viso. Cosa poteva opporre alle sue stesse parole?
“Taci. Vedi di smaltire in fretta questa merda” lo zittì House.
Qualche secondo dopo James stava vomitando nel catino tra le mani di Gregory.
“Sei molto sollecito” commentò leggermente divertito il diagnosta, sotterrando sotto vomito e malessere quella dichiarazione così compromettente.