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Autore: crikke90    05/01/2007    4 recensioni
Lost and broken,
Hopeless and lonely.
Smiling on the outside,
and hurt beneath my skin.


I Good Charlotte mi hanno dato molta ispirazione riguardo questa fic, con la loro canzone Wounded. E' la storia triste di una ragazza, resa un po' comica e simpatica dai 3 protagonisti in viaggio, che ha vissuto nell'Inferno.
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ah! Lo so cosa state pensando! Questa è quella scema che ha pubblicato la demenzial sull'Iliade!!
Ebbene, credetemi, a me piace di più fare fanfiction serie come questa one-shot, nonostante sembri che le demenzial mi riescano meglio. Poi siete voi che dovete commentare...
Comunque questa One-shot è nata dal desiderio di comprendere a fondo i desideri di un Homunculus (diciamolo: Wratthy mi ha ispirata (>_< WRATTHY? TI FACCIO A PEZZI! N.D. Wrath) nell'ultimo episodio, quando si scaglia contro Ed...)
Ora! Io un Homunculus non riuscirò MAI a capirlo, non del tutto, e poi dovrei usare una razione di odio a me decisamente estranea, quindi... bhe, ho trovato un compromesso!
Okey, volevo scrivere una Edwin, ma... bhe... avevo voglia di seguire questa ispirazione molto alla cavolo (è la fine di questa cosa ed essere molto alla cavolo!!!)
Spero comunque vi piacerà, in fin dei conto è la mia prima fic dell'anno nuovo! XD a dire la verità anche la prima fic dell'anno scorso era abbastanza deprimente...


W O U N D E D

Lost and broken,
Hopeless and lonely.
Smiling on the outside,
and hurt beneath my skin.

“Ho conosciuto l’inferno. L’ho guardato negl’occhi e c’ho vissuto dentro.
Poi, sono uscita.
Ma anche quello in cui vivo adesso è un inferno.
E’ una vita condotta in solitudine.
Una vita, forse la si può definire così, ma è talmente nulla e insignificante da essere calpestata ripetutamente da chiunque riesca a vederla.
Vi prego, rispondetemi. In queste condizioni è meglio vivere o morire?”

A quanto pare quella non era una giornata particolarmente fortunata per Edward Elric, non era cominciata come tale, né come tale sarebbe finita —e se lo sentiva nelle ossa…!
La dea bendata aveva concesso al treno diretto tranquillamente a Rush Valley un guasto tale da far scendere tutti i passeggeri nei pressi di un paesino insignificante, Broken Village, del quale anche il nome incuteva un certo timore.
Winry Rockbell per qualche strana ragione aveva associato il nome a chissà quale elemento di meccanica, e iniziarono a farsi largo nella sua mente immagini di viti e chiavi inglesi, senza motivo apparente.
Alphonse era abbastanza tranquillo, immerso nella contemplazione del cielo azzurro, anche lui senza motivo apparente.
Quello col motivo di sbraitare era Edward, che non solo si era ritrovato sveglio molto prima di quel che avesse voluto —tutto perché si era appisolato— ma aveva anche inciampato platealmente sulle rotaie della ferrovia, finendo a terra come un salame —giustamente il treno si era rotto un centinaio di metri DOPO la stazione— e nonostante i suoi tentativi di dire “sono un alchimista di stato *orologio in mostra* posso riparare io il guasto” era stato garbatamente invitato a scendere, rischiando di sapere quanto il fuoco potesse carbonizzare in fretta il corpo di un essere umano.
Arrivati al Broken Village —esattamente formato da quattro case e un albergo… all’incirca— scoprirono che la dea bendata della fortuna aveva compiuto il primo miracolo, facendogli ottenere una camera libera per la notte.
Forse fu per questo che conobbero Afrodite.

-Benvenuti- appena i 3 furono entrati nella locanda fu quella incantevole ragazza ad accoglierli. Aveva degli splendidi capelli castani, ed occhi verde smeraldo. Le labbra erano carnose e morbide, e il suo viso elegante e delicato. Il suo corpo era particolarmente attraente, magro, ma con un seno abbondante e un fondoschiena niente male.
Giustamente Edward non poté nemmeno lontanamente sognarsi di sbirciare quelle meraviglie attraverso la scollatura della giovane, perché la sua cara amica d’infanzia rischiava di sfondargli il cranio con una chiave inglese —in effetti non meritava…
-Salve…!- fu Alphonse a proferire parola per primo.
-Sei una ragazza giovane!- si sorprese la bionda del gruppo. -E sei anche bellissima… non sei sprecata per un posto del genere?- videro la cameriera sorridere divertita constatando che, effettivamente, era più bassa rispetto a tutti i componenti di quel gruppetto, seppur non di tanto.
-Ho sedici anni- già si degustava le loro reazioni ancor prima che si riflettessero sui loro volti. Fu il piccoletto biondo a sgranare particolarmente gli occhi, indicandosi sconvolto.
-Hai la mia stessa età!!- esclamò, stupito. -E sei più bassa di me!- Stranamente i suoi occhi dorati riflettevano una strana gioia, che la giovane desiderò mettere a tacere all’istante.
-Io sono una donna, per me è normale…- sorrise, ingenua e cordiale. -gli uomini devono essere più alti di me per farmi la corte!-
Colpo andato a segno.
-Io sono Afrodite, seguitemi, vi accompagno nelle vostre stanze…-

Afrodite, la dea della bellezza e la dea dell’amore.
La più bella tra le dee, che sapeva plagiare gli uomini rendendoli schiavi della lussuria.
Una creatura divina che scatenava il più piacevole e sporco dei peccati.
Alphonse riusciva a individuare questo tra le sue conoscenze che riportasse al nome della cameriera. Secondo i suoi parametri non più del tutto umani era degna del suo nome, e non ci voleva molto per capire come mai il proprietario fosse molto *attento* nei suoi riguardi.
Non certo quel genere di attenzione paterna, quanto quella ignobile dell’istinto animale.
Forse Edward se n’era reso conto, al contrario di Winry, la quale ormai la venerava, ma non ne era del tutto sicuro.
Comunque, la bella stanza che avevano preso era l’ultima rimasta, ovvero una doppia.
Secondo la biondina non solo Al, ma anche Ed doveva dormire a terra, cosa che all’Alchimista di Stato *esibizione dell’orologio* non andava giù.
Alla fine Winry perse, concedendo il posto nel letto al biondo, spinta dalla pietà di un povero bambino che non riusciva a crescere perché non beveva latte.
Non scoppiò una guerra perché Afrodite passò a chiamare gli ospiti per la cena.
Lì il gruppetto iniziò finalmente a rendersi conto della ipotetica situazione della poveretta.

My eyes are fading,
My soul is bleeding.
I'll try to make it seem okay,
But my faith is wearing thin.

“Sorridi, stupida, è il tuo lavoro. Aver vissuto all’inferno non può che aiutare in una situazione simile. Se la locanda non fosse piena, avrei altro di cui preoccuparmi.
Ogni attimo che passo qui serve solo a farmi vedere quanto vivere sia inutile e grottesco.
Preferisco la morte.
A questo punto sì.
Non esistono né certezze né speranze in questo luogo. Nessun sentimento positivo che nasce dal mio cuore può durare.
Là non nasceva alcun sentimento. Là non vedevo tutto quanto frantumarsi davanti a me, perché tutto si era già spezzato.
In quel luogo così remoto non esisteva niente, né il bene né il male.
Preferivo restare lì che tornare a sperare e vedere i miei sogni infranti.
Non posso tornare indietro, o tutto quello per cui i miei cari hanno lottato sparirà nel nulla.
Non riesco a vivere, ma non posso neppure morire”

-Afrodite!- la ragazza sussultò sentendosi chiamata dal padrone.
Sentì le mani luride di quel porco massaggiarle prima le spalle, per poi finire a sfiorare molto più in basso, mentre lei rimaneva paralizzata dalla paura e dal disgusto.
-Afrodite!- questa volta fu Edward a chiamarla, e nella sua mente apparve la via di fuga perfetta.
-Chibi!- sorrise cordialmente. -Vieni, accompagno te e i tuoi amici al tavolo.- (Chibi = Piccolo)
-Non chiamarmi piccolo! Sei tu quella più bassa qui!!- a quanto pare il soprannome non era gran che piaciuto, al che la cameriera fu subito molto dispiaciuta.
-Scusa… non sapevo il tuo nome.-
Ormai il padrone era andato a sbrigare altre faccende, ma lei era sempre tesa.
-Hai ragione, siamo stati maleducati- fu Winry a sorridere, contagiata dalla sua estrema cordialità. -Io sono Winry, loro solo Alphonse ed Edward Elric.-
Afrodite osservò i due ragazzi: aveva sentito parlare di loro da un cliente tempo addietro, che ubriaco fradicio l’aveva presa in simpatia per fare quattro chiacchiere.
Grande alchimisti entrambi, ma quello che sembrava più innocuo era invece il più strabiliante.
Edward Elric, l’alchimista d’acciaio.
S’inchinò rispettosa.
-Bhe… Edo-san, Aru-san, Winry-san, vi prego di farmi l’onore di scortarvi fino al vostro tavolo…- (Il suffisso -san indica rispetto verso tale persona).
Tutti e tre si sentirono decisamente imbarazzati.
-Non ce n’è bisogno…- rispose Al, -…non devi usare questo tono così rispettoso con noi…- il gruppo la vide sorridere come faceva sempre.
-E’ il mio lavoro.-

Come di consuetudine se il gruppetto non ficcava il naso negli affari altrui non riusciva a vivere.
Forse serviva da autostima a loro stessi, ma lo facevano senza rendersene conto.
Quella ragazza, Afrodite, era apparsa subito a tutti molto simpatica, e anche solo ascoltando un po’ di chiacchiere, era la cameriera più apprezzata.
Fu Winry a notare subito che qualcosa non andava.
-Prima era così tesa…- sospirò. -…sono sicura che il proprietario la molesta-
Fu il turno dei due ragazzi d’incupirsi.
-Forse può solo sottostare agli ordini.- ipotizzò Al. -Mi sembra molto devota al suo lavoro…-
-Ha un corpo fantastico…- Winry sorrideva tristemente. -E’ ovvio che sia guardata sotto un certo aspetto e…- non riusciva a dirlo, le faceva schifo solo il pensiero.
-…violentata.- terminò Ed. -Certo è ingiusto, ma non sono affari nostri!- si voltò indietro, verso le cucine. -Ehi! Quando si mangia?-
-Sei il solito insensibile!- lo ammonì la bionda. -Capitasse a te non ne saresti felice… piuttosto…- cambiò espressione e si rivolse al fratello. -Ho notato che ti guarda con interesse, Aru-san!- imitò la dolcezza della sua voce.
Alphonse iniziò a sudare freddo.
-Sarà perché sono un’armatura…-
-Scusate signori, ma ci sento benissimo- la cameriera ridacchiò, apparsa dietro al gruppetto. Tutti e tre sussultarono.
-Scusa!!- la voce della bionda e dell’armatura si fece decisamente più acuta. Edward non parlò, rimanendo appoggiato alla seria con un’espressione imbronciata per mancanza di cibo.
-Comunque è vero- la ragazza dai capelli castani osservò Al. -Siccome Aru-kun si è rifugiato dentro l’armatura non posso fare a meno di chiedermi come sia…-
-Storia complicata!!- squittì nervosa la meccanica.
-Allora non farò altre domande.- sorrise in modo cordiale, come sempre. -La vostra cena è quasi pronta!-
Edward Elric prese ad osservarla un attimo, incuriosito.
-Perché il tuo sorriso sembra così falso?- chiese, serio.
L’aveva presa in contropiede. Sul suo viso, per un secondo e non di più, si fece largo l’espressione di una bambina ingenua e spaventata. Poi riprese ancora a abbozzare un sorriso.
-Devo essere cordiale, è il mio lavoro…-
-Non ti fa male continuare a fingere? Non hai qualcuno con cui sfogarti?-
-Nii-san!!- lo sgridò Al (Nii-san = Fratellone)
-Smettila, sei inopportuno!- fece Winry, arrabbiata.
-Non ho nessuno. Non ho una casa, una famiglia, dei genitori, degli amici… non ho assolutamente niente, solo il lavoro alla locanda, e non posso perderlo solo perché il mio capo tenta di allungare le mani…- la cameriera si era chinata, in modo che solo loro tre potessero ascoltare le sue parole. -Edo-chibi!-
-Ehi!- sbuffò Edward. -Non chiamarmi “Chibi”!-

That I'm open,
And I'm bleeding,
All over your brand new rug.
And I need someone to help me sew them up.

-Questa sera sei stata particolarmente brava…-
Quelle lusinghe non l’attraevano, aveva paura di sapere che cosa l’aspettava.
-La prego… mi sento esausta…- Afrodite guardò in maniera così triste e compassionevole l’uomo che si decise a lasciarla stare.
Il suo respiro si era fatto affannoso per il terrore, aveva le lacrime agl’occhi.
Dopotutto i suoi genitori erano ottimi amici di quel porco, doveva avere un po’ di pudore, nonostante provasse un desiderio così peccaminoso!
-Dormi bene…- le diede un bacio sulla fronte. -…riprenditi per domani.- la ragazza restò immobile, senza nemmeno respirare, sul pavimento del salone, sopra al tappeto dove era solita dormire.
Non aveva certo mentito a quel gruppetto, ma avrebbe voluto raccontargli di più, per tenere a freno la lingua saccente dell’alchimista.
Ancora non aveva capito perché “Alchimista d’Acciaio”, ma un sospetto l’aveva avuto.
Stava per confermarlo.
-Vivi della sua pietà, Afrodite-chibi.- era infatti di Edward quella voce piena di rammarico.
-Se non dormi non crescerai mai, Edo-kun.- sussurrò gentilmente.
-Bhe?- fece lui, sconvolto. -Ora vorresti farmi credere che sottostai sul serio a tutto?- la ragazza si sentì un po’ offesa.
-Ancora non è successo niente. Questa è la mia vita, lo sai? Le cose vanno così, non posso cambiarle.- sospirò. -Infine, non sono affari che ti dovrebbero interessare, Alchimista d’Acciaio.- lui rimase stupito.
-Mi conosci?-
-Di fama…- la sua espressione cambiò radicalmente e iniziò ad osservare il ragazzo con disgusto. -Trasmutazione Umana?- Edward rabbrividì, facendo un passo indietro.
Come sapeva?
-Avrei dovuto capirlo molto prima…- sospirò. -Hai perso una gamba ed usi un auto-mail. Quando sei arrivato ne ho sentito il rumore.-
-Sei un’alchimista? Che ne sai della trasmutazione umana?- il giovane tentò di calmarsi, ma la cameriera lo guardava sempre più infuriata.
-Siete solo degli stupidi.- esordì. -Avete ignorato il principio dello scambio equivalente, per cosa?- stranamente, ad ogni parola, risultava sempre più sconvolta. -Per nulla… non è forse vero?-
-Tu non hai diritto di fare supposizioni sulla nostra vita.-
-Come tu non hai il diritto di farne sulla mia.-
Seguì un silenzio glaciale: quelle parole lo avevano colpito come un masso in pieno petto. Un esplosione a pochi millimetri dalla faccia di quel dannato colonnello Mustang sarebbe stato niente, a confronto.
-E se volessimo aiutarti?- trovò il coraggio di parlare.
Per un po’ lei non rispose, fu immersa nei suoi ragionamenti contorti ed infinitamente tristi.
Aiutarla? E a fare cosa?
Come poteva essere aiutata da delle persone che avevano commesso un errore così stupido da rimetterci tanto?
Sì, perché il fratello più piccolo ci aveva rimesso tutto il corpo in quella alchimia mortale, e si chiedeva come fosse stato possibile far tornare indietro la sua anima. Quello più grande, a quanto aveva sentito dire, un braccio ed una gamba.
Quando era successo a lei, chi le voleva bene non era tornato, nemmeno sotto forma di un’armatura.
Senza volerlo ricordò tutto di quel giorno, in special modo come si era svegliata, ricoperta dei vestiti dei suoi cari che l’inferno non aveva inghiottito.
-Uno come te…- stava tremando di rabbia. -…ha commesso l’errore più stupido di tutta la sua vita… uno come te non può aiutarmi, perché hai fatto la cosa che più disprezzo al mondo…- cominciò ad ansimare pesantemente, non riuscendo quasi a respirare. -Non vi ha fermato il fatto che fosse un’alchimia proibita… non vi ha fermato l’aver capito che non si trattava dello scambio equivalente… e non ci avete guadagnato un bel niente…-
-Non voglio sentirmi fare la predica da te!- Edward era infuriato. -Se l’abbiamo fatto c’era un motivo! Parli come se ne sapessi chissà quanto, ma sei forse un’alchimista?-
-No!- le lacrime cominciarono a rigare quel viso. -Io sono quella che sta dalla parte opposta!- la voce si era spezzata. -Io sono colei che ci è riuscita! Si è salvata! Una Trasmutazione Umana riuscita!- faceva fatica a non urlare per la rabbia e per la disperazione.
Quei viaggiatori avevano riaperto le ferite che l’avevano fatta soffrire per così tanto tempo.
L’alchimista aveva sgranato gli occhi, come terrorizzato, incredulo.
-…Tu?- sillabò, non riuscendo nemmeno a respirare.
La Trasmutazione Umana riuscita, il suo sogno di quand’era bambino.
Il sogno di chiunque abbia perso qualcuno d’importante.
Già, solo un sogno.
Un sogno proibito, illegale, che ti risucchiava dentro l’inferno.
E lei come si era salvata?
Mille pensieri si mischiarono dentro la sua mente.
Mille domande e mille dubbi.
Per un po’ non poté riprendersi.
-E’ stato un errore dirtelo…- Afrodite di asciugò le lacrime con la manica del vestito e tirò su col naso. -Vai a letto, domani avrò una giornata molto faticosa, devo dormire.- non era più la ragazza cordiale che aveva conosciuto.
Non era più gentile e sorridente ad ogni cosa avesse detto.
Forse per quel giorno, avrebbe dovuto realmente lasciar perdere, ma era curioso di sapere come aveva fatto una trasmutazione umana a riuscire.
Nella sua mente si chiese se non fosse la Pietra Filosofale la causa di tutto.

“Stupidi… lavorare in una locanda, in un paesino di passaggio, porta molti vantaggi.
Quella volta, quel cliente me l’aveva detto che i due fratelli Elric nascondevano un segreto.
Ricordo che era ubriaco fradicio, ma aveva parlato di qualcosa, una pietra che cercavano, una pietra che fa miracoli.
Probabilmente ho esagerato, non avrei dovuto rinfacciargli tutto piangendo come una stupida… si dev’essere sicuramente chiesto come facevo a sapere tutte quelle cose!
Quel rumore… il rumore dei passi di quel ragazzo era strano… doveva essere un auto-mail, nonostante io non me ne intenda gran che.
Infine, suo fratello, avevo capito sin dall’inizio che qualcosa non andava…!
Perché non ha mangiato nulla?
Perché non si è tolto l’armatura?
Tanto tempo fa, mio padre aveva parlato di un’alchimia che permette di sigillare un’anima in un oggetto o cose simili… avevo iniziato a pensarlo.
In realtà speravo che non fosse per via della Trasmutazione Umana.
In realtà speravo tanto che mi ridesse in faccia chiedendomi di che diavolo stavo parlando, dopotutto sono ossessionata dalla mia storia, tanto da rifletterla in altri.
Sono un’egoista, tutto il mio corpo desidera aiuto, non riuscendo a vivere felice.
Me la sono presa con lui, ma ciò che ha fatto mi fa infuriare.
Papà lo diceva sempre: se una persona è morta, anche se a noi era così cara, non c’è più niente da fare.
Papà, perché allora non ti sei arreso alla mia morte?”

Disteso sul freddo pavimento e fingendo di dormire, pensava.
Winry lo aveva sbattuto per la quarta o quinta volta fuori dal letto a suon di pedate —non intenzionalmente eh!— e così si era arreso a stare lì.
Non aveva niente da fare, dunque, se non tentare disperatamente di addormentarsi.
La giornata era finita male come previsto, parlare con Afrodite lo aveva fatto sentire peggio che mai.
Non aveva famiglia, ma qualcuno l’aveva riportata in vita, riuscendoci.
Doveva essere opera della Pietra Filosofale, quale altra spiegazione? Per rispettare il principio di scambio equivalente ci sarebbe voluto qualcosa che eguagliasse la sua anima, e non vi era nulla in tutto il mondo paragonabile ad una vita.
Quella era una ragazza bella, sveglia e intelligente, aguzzando le orecchie e guardando affondo aveva capito tante, troppe cose.
Ma allora perché non sembrava capire che la trasmutazione umana era l’ultima speranza di un uomo di rivedere una persona cara?
Persino lui riusciva a capire un sentimento del genere, nonostante col tempo avesse capito che fosse una cosa sbagliata.
-Nii-san…- aprì gli occhi.
-Al…- bisbigliò.
-Cosa ti turba?- l’alchimista restò un attimo a pensare.
Doveva dirglielo?
Si morse il labbro inferiore.
-Senti Al… Afrodite è…-

I only wanted a magazine,
I only wanted a movie screen,
I only wanted the life I'd read about and dreamed.
And now my mind is an open book,
And now my heart is an open wound,
And now my life is an open soul for all to see.

“Cosa si prova ad essere vivi?
Io non lo so, non lo so più.
Ogni giorno mi sento sempre peggio.
Ogni giorno sento il mio cuore sanguinare.
Sarebbe più facile morire, ma così renderei inutile il sacrificio delle persone a me care.
Sarebbe troppo facile morire…”

-Buongiorno.- Afrodite saltò cordialmente il gruppetto che si accingeva a fare colazione.
-'giorno…- mugolò Edward.
-Cosa vi porto?- sorrise, ma non appena capì che non avrebbero risposto il suo viso divenne incredibilmente triste.
Edward era di pessimo umore —era straconvinto che sarebbe stata l’ennesima cattiva giornata.
Winry aveva gli occhi gonfi, dovuti al pianto.
Alphonse non le aveva nemmeno risposto.
Ergo sapevano.
Si diede mentalmente della stupida, era normale che ne parlassero tra di loro, il biondino non sembrava saper mantenere un segreto.
Non che glielo avesse rivelato come tale, però…
-Se volete parlare, vi aspetto sul retro dopo colazione.-
-Perché pensi che vogliamo parlarti?- chiese Winry, tirando su col naso.
-Perché avete le facce di persone che provano compassione per me, e vogliono aiutarmi.- si voltò andando probabilmente da qualche cliente.
Il gruppo rimase attonito.
Era come se quella ragazza sapesse scrutare dentro ai loro occhi.

-Adesso basta!- a quanto pare Edward non era l’unico a lamentarsi per le brutte giornate.
Il proprietario aveva portato Afrodite sul retro, ovviamente senza il suo volere, e con uno schiaffo l’aveva lanciata a terra.
Le era chiaro cosa lui volesse, ma aveva paura.
Le ferite del suo cuore si stavano squarciando.
Tentò di scappare, strisciando all’indietro, con le lacrime agl’occhi.
Nessuna espressione del suo viso avrebbe potuto trattenerlo, non quel giorno.
Maledizione! Maledizione!!
Ad un certo punto si sentì bloccare, non poteva più fuggire. Sgranò gli occhi terrorizzata.
MALEDIZIONE!!
Chiuse gli occhi, pregando, sperando.
Erano cose inutili, ma erano parte dell’animo umano.
-Lasciala stare!!- urlò una ragazza, arrabbiata. Afrodite aprì gli occhi, vedendo che si trattava di Winry, che con un’abile mossa aveva steso l’aggressore grazie alla sua chiave inglese.
Dietro di lei i due fratelli Elric la guardavano tristemente.
Fu Edward ad avvicinarsi e porgerle la mano. Lei, con le guance completamente bagnate dalle lacrime afferrò il loro aiuto.

That I'm open and I'm bleeding,
All over your brand new rug.
And I need someone to help me,
So you come along,
I push you away,
Then kick and scream for you to stay.
Cuz I need someone to help me,
Oh I need someone to help me,
To help me heal these wounds,
They've been open for way too long.
Help me fill this hole,
Even though this is not your fault.

Per I primi dieci minuti Afrodite non aveva fatto altro che piangere incessantemente.
Gridava e singhiozzava pesantemente, stringendosi al petto di Winry, che l’abbracciava, cercando di consolarla, ma aveva finito per piangere a sua volta.
Poi la ragazza era riuscita a riprendersi, seppur stesse ancora singhiozzando.
Per la prima volta da quando l’avevano conosciuta si dimostrava per ciò che era, senza maschere.
Una ragazza triste, dal passato maledetto.
Sola e ferita.
Edward rimase molto deluso quando questa pronunciò:
-Se avessero usato questa pietra filosofale loro sarebbero ancora vivi. Invece per riportare in vita me sono morti tutti i miei cari, lasciandomi completamente sola.
Non erano riusciti ad accettare che una malattia sconosciuta mi avesse colpito, credo, e hanno scambiato la mia vita con la loro.
Ho una famiglia stupida… non è vero?-
A stento tratteneva ancora le lacrime.
A stento si reggeva in piedi, mentre le immagini del suo passato si facevano largo nella sua mente.
E loro? La ascoltavano, la consolavano si facevano carico dei suoi problemi.
Non era colpa loro se lei stava male, ma l’avevano aiutata lo stesso.
-Ti hanno voluto molto bene- le sembrò che Alphonse stesse sorridendo.
-Ma senza di loro per me non ha senso vivere…- sospirò. -Li odio, perché hanno pensato solo a loro stessi. E li amo, perché hanno preferito la mia vita alla loro. Sono stati gli unici.-
-I tuoi genitori erano alchimisti?- chiese Ed.
-Mio padre. E’ lui che ha trascinato mia madre, mio fratello e tutti i miei amici in quell’assurdo circolo di morte.-
Per un’anima viva, dieci anime morte.
Veramente la sua vita valeva così tanto?
Forse no.
Ma per coloro che ci avevano provato sì.
-Dovresti provare a farti una vita altrove…- Winry si asciugò gli occhi. -Magari potresti essere felice…-
-Non ho soldi, non ho nulla, non so dove andare… sono arrivata qui a piedi rischiando di morire di fame… ecco…-

“Mi avete aiutata… desideravo essere aiutata… non so come potrei ringraziarvi…!
Scusate, adesso che ve ne state andando io sto piangendo.
Non per la tristezza, ma perché qualcuno ha accolto e curato le mie ferite.
La vita continua ad essere un inferno.
Preferisco ancora essere morta.
Ma devo andare avanti, perché posso cambiare le cose.
Grazie Edo-chibi!”

Intanto, sul treno diretto a Rush Valley…
-Certo che è proprio una bella ragazza!!- Winry esultò.
-Bhe- fece Edward, per stuzzicarla. -Ha un bel fisico… a differenza di-
-Edward!- *chiave inglese*
-Sì?-
-Muto!-
-Sì!-
-Ha sofferto tanto… l’abbiamo veramente aiutata?- Alphonse sembrava preoccupato, e la bionda posò la sua arma.
-Ci ha sorriso… e questa volta sul serio!-
-Ho fame- esordì Edward. -Andiamo a mangiare?-
-NII-SAN!-
-ED!-
Fine

Allora? Come vi sembra?
Sì, è orrido, abbastanza,
e parecchio veloce, ma l'ispirazione era forte!!! Peccato che l'idea che avevo in mente non l'ho realizzata del tutto... vabhè...
Ditemi che ne pensate!! Mille ringraziamenti vanno alla mia Beta-Reader Lisody... non so come potrei vivere senza di lei!! E poi ringrazio in anticipo chi la leggerà e commenterà, naturalmente!!
Kiss!

   
 
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