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Autore: beeEnene    20/06/2012    1 recensioni
ZIAM! Se non gradite lo slash, non shippate, non amate il Larry: vade retro! E' arancione, non ci sono parti così scandalose, non c'è niente che possa bloccare la crescita (?) però lo slash c'è, eccome! Date un commento, mi piacerebbe sapere che ne pensate!
p.s.
non insultate, it's so annoying.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Liam si svegliò dal dormiveglia con un piccolo sussulto, stava sognando qualcosa di spiacevole, eppure non riusciva a ricordare i dettagli. Durante la notte, il tour bus era fastidiosamente silenzioso e in ombra ultimamente, soprattutto durante i viaggi da una città all’atra. L’aria era satura di tensione, a mala pena sembravano le stesse persone che avevano intrapreso quel viaggio.
 Si voltò verso Niall, addormentato al suo fianco, che teneva la spalla contro quella di Josh. Sorrise fra sé nel vederlo così tranquillo, con le labbra rosa socchiuse, le palpebre dolcemente abbassate sugli occhi chiari e i capelli biondi appiattiti dal solito berretto.
 Vide Louis ed Harry vicini, parlottavano tra loro come al solito, sebbene stavolta non sembrassero trattare un argomento piacevole. Poteva vedere Louis, esasperato e stanco, cercare di convincere il più piccolo, arrabbiato e intrattabile. I loro volti sembravano urlare, e nonostante ciò non si permettevano più di un sussurro trattenuto. Provava pena per loro, anche se sapeva bene che presto o tardi sarebbe toccata anche a lui e Zayn.
 Lo cercò con lo sguardo e lo vide seduto su una poltroncina in fondo al veicolo, con gli auricolari nelle orecchie e lo sguardo perso fuori dal finestrino scuro; le luci della strada si riflettevano impassibili sul volto olivastro, facendo strani giochi sulle labbra piene, piegate nell’usuale broncio, e sugli occhi cangianti, impegnati in chissà quale osservazione.
 Si avvicinò a lui con un peso sul cuore, quasi sapesse che qualcosa doveva accadere. Sentì un singhiozzo alle sue spalle e si voltò, anche se Louis ed Harry non c’erano più. Fece per andare a vedere, da bravo Daddy Direction, ma una mano lo bloccò.
 «Ehi» mormorò il ragazzo di Bradford con la sua solita voce, scura e morbida, forse un po’ troppo stanca. Si fermò immediatamente e si riavvicinò a lui, inginocchiandosi davanti al suo viso.
 «Ciao» disse con un sorriso dolce, uno di quelli che ti aspetti sempre di trovare in un padre gentile o in un fidanzato premuroso. Il moro sollevò un poco gli angoli delle labbra e passò una mano sulla guancia perfettamente rasata di Liam, osservando i suoi tratti dolci come davanti a uno dei quadri che gli piacevano tanto.
«Ti sei svegliato» mormorò infine, carezzando il profilo del suo mento con le dita. Liam sorrise ancora ed annuì, lasciando che le labbra accarezzassero piano la sua mano ambrata. Zayn gli concesse solo una piccola parte di quel sorriso raro, fissando le labbra del più piccolo con espressione persa. Liam si maledisse per aver avuto ragione anche quella volta, odiava azzeccare i momenti peggiori.
 «Zayn» sussurrò poggiando una mano sul suo ginocchio. Il mulatto fece scattare lo sguardo penetrante nel suo, concedendogli di esaminare la sua anima come mai faceva con gli altri esseri umani. Tutti sapevano che non era bravo con le parole, a meno di non doverle cantare. Lo sapeva suo padre quando gli chiedeva spiegazioni dopo una bravata, lo sapevano le fan quando faceva un’intervista, lo sapeva chi lo conosceva davvero in quelle situazioni. Ma non per questo non si sapeva esprimere, assolutamente no. Zayn parlava con gli occhi: lo faceva quando era triste, confuso, felice, arrabbiato, eccitato e disperato, ma erano poche le persone che riuscivano davvero a distinguere questi sentimenti nelle sue iridi, troppo chiare per essere definite marroni, troppo scure per essere definite ambrate. Liam, purtroppo per lui, era una di queste persone. Si vide riflesso nella pupilla allargata dalla penombra, e si sentì maledettamente in colpa. Anche Zayn era destinato a una fine come quella di Harry? No, sapeva che il moro non avrebbe mai permesso a nessuno di vedere il suo dolore, nemmeno a lui.
 «Andiamo» disse prendendo per mano Liam e facendolo alzare. Il più giovane si guardò attorno per assicurarsi che fossero tutti addormentati, ma non oppose nessuna resistenza. Zayn aprì la porta del piccolo bagno del bus, lo fece entrare con sé e chiuse a chiave. A mala pena una persona sola era libera di muoversi senza sbattere, figuriamoci due. Il sorriso che prima aleggiava sul volto tenero del più apprensivo del gruppo se n’era andato, senza lasciare traccia, lasciando al suo posto  un’espressione preoccupata. Si avvicinò a lui e gli prese il volto tra le mani, accarezzando piano gli zigomi e seguendo con un polpastrello la linea delle ciglia lunghe, calate su occhi troppo belli per stare chiusi. Zayn si aggrappò alle sue braccia e sospirò, facendolo poggiare alla parete in modo da stare più comodi. Alzò lo sguardo e avvicinò le labbra alle sue, la luce dello specchio, sempre accesa perché Harry aveva paura ad andare in un bagno buio, rendeva fioco il loro riflesso.
 «Sei bellissimo» mormorò Zayn sulle sue labbra, facendolo rabbrividire e chiudere gli occhi.
 A volte Liam si chiedeva perché quando erano insieme, tutte quelle riflessioni contorte e deprimenti che gli rovinavano il sonno, sparivano, abbandonando persino suoi ricordi. Sapeva fin dall’inizio che non sarebbero arrivati indenni al traguardo, eppure ancora non rinunciavano a tutto questo. Fece scivolare le sue mani sul suo collo, sul petto sempre più magro, sul ventre piatto, fino ad arrivare all’orlo della maglia grigia. Alzò lo sguardo per incontrare il suo e gli diede un bacio lento, casto, talmente struggente che Zayn sussultò dentro di sé. Sapevano che questa era, molto probabilmente, una delle ultime possibilità che il mondo concedeva loro.
 Zayn lo sapeva meglio degli altri, tutto finisce, col tempo: un fiore appassisce, il sole tramonta, il vento smette di soffiare. Certe cose vanno così, non le si può fermare: è inutile continuare ad innaffiare una rosa appassita, tenere gli occhiali da sole la notte sperando che la luce torni d’un tratto, non riavvolgere il filo dell’aquilone in una giornata di luglio. Aveva avuto la possibilità di avere Liam e l’aveva sfruttata, si era goduto il momento, ora sapeva di doverlo lasciar scivolare via.
Chiuse ancora gli occhi, mentre Liam gli sfilava la maglietta con sguardo attento, non poteva lasciarsi sfuggire nemmeno un particolare di quella pelle. Sapeva il significato di ogni tatuaggio impresso a vita sul suo corpo asciutto, e li amava tutti indistintamente, a prescindere da quanto potessero piacere agli altri. Si piegò un poco sulla sua spalla e baciò delicatamente la frase che spiccava, in arabo.
 Be true to who you are.
Ma lui poteva essere davvero coerente con se stesso? Viveva con una ragazza, nel suo appartamento non troppo evidente, veniva dichiarato come il più etero del gruppo, nonché quello che si sarebbe sposato prima, e dentro di sé non poteva che sputare sopra tutte quelle bugie. L’unico momento in cui davvero poteva essere se stesso era lì, con Zayn. Non importava l’ora, lo stato, la targa di uno dei tanti bus che li portava all’ennesima tappa; importava lui, con il suo modo di parlare, il suo odore di fumo a qualsiasi ora del giorno, il vizio di addormentarsi appena possibile, quello di non sorridere davanti alla telecamera ed opporsi ad ogni regola, senza rimpianti.
 «Tu sei bellissimo» sussurrò baciandolo ancora, con lentezza.
Louis diceva sempre che erano le due metà di un intero, due pezzi di uno stesso puzzle. Uno eseguiva gli ordini, l’altro lottava contro di essi; uno non beveva né fumava, l’atro approfittava di ogni drink e non resisteva senza la sua fidata nicotina. Nessuno dei due, però, amava correre, urlare ed essere evidente: preferivano essere cauti, riservati.
 Zayn rise amaramente e lo baciò ancora, carezzando le sue labbra fini con la sua bocca di diavolo, scontrandosi col suo essere troppo angelico, troppo perfetto. Accarezzò il suo corpo con gesti ritmici, calcolati, sfiorando la pelle sotto la sua maglia di marca, prima di lasciarlo a torso nudo, con la schiena addossata alla parete fredda dello squallido bagno dell’ennesimo pullman.
 Liam amava quelle mani lascive, passionali e al tempo stesso attente, ma soprattutto amava il suo sguardo adorante, che non l’abbandonava nemmeno per un istante. Che fossero su un palco, a cena, in uno studio di registrazione, che stessero facendo l’amore: gli occhi cangianti ed espressivi del mulatto non lasciavano mai la sua figura, tanto dal farlo voltare preoccupato quando sentiva di non averli più su di sé. Per quanto ancora sarebbe durata? Quante occasioni avrebbero avuto per stare insieme, lontani dalle costrizioni? Zayn odiava pensare ad una risposta, non permetteva mai a Liam di farlo al posto suo, diceva solo Vuoi smettere? Basta che lo voglia tu, io mi adeguerò solo al tuo volere, e Liam tornava a baciarlo dietro le quinte, nel bagno di un ristorante, nella sala d’attesa di una casa editoriale, nel letto condiviso di una camera d’albergo.
 Urlavano di amarsi nel silenzio, occupato solo dai loro sospiri.
 Giuravano la fedeltà delle loro menti nell’aria, satura delle loro eccitazioni.
 Gridavano il loro dolore nelle loro bocche, colme della passione dell’altro.
No, Zayn non sarebbe finito a piangere contro il suo cuscino, e Liam non sarebbe finito a tentare di consolarlo sulle lenzuola stropicciate, testimoni di chissà quante notti insonni passate a contare con la lingua i nei sulla pelle dell’altro.
 «Ti amo» gemette Liam contro il suo collo, mentre lui veniva tra le sue natiche.
«Lo so» disse solo Zayn, mentre il più piccolo sporcava i loro ventri con un lamento roco.
 No, non sarebbero stati così evidenti, ma avrebbero sofferto forse di più, nei loro silenzi e nei loro sguardi troppo espressivi. E andava bene così, ad entrambi, perché se l’uno c’era, l’altro poteva definirsi completo.
  
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