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Autore: Umiko_chan    20/06/2012    3 recensioni
Mi siedo alla tua scrivania, guardandomi intorno. Qui dentro ti sento forte e chiaro, come un’impronta fresca sul fango dopo un acquazzone. Ti vedo ovunque poso lo sguardo. Le lacrime mi bruciano gli occhi. Non voglio più piangere, Shinichi, non voglio soffrire più. A volte ti sento così vicino che immagino che tu sia lì, sotto il mio tetto, che mi sorvegli e mi proteggi. Ma quando mi sveglio, tu non ci sei mai.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EVERYTHING IS FULL OF YOU

- ALIHOLMES -   




Non puoi immaginare quanto sia difficile, quanto sia maledettamente complicato ritrovarmi a pensare a te ogni dannato istante. Ma tu sei un detective, lo capisco. Comprendo che tu sia impegnato, che tu metta il tuo lavoro davanti a qualunque cosa, ma non avrei mai immaginato che io venissi addirittura dopo cadaveri e criminali. Che alta considerazione che hai di me, Shinichi!
Sarà meglio che esca a fare due passi, per rinfrescarmi le idee. Chiudo la porta dell’agenzia di papà e inizio a camminare, anche se non sto dove sto andando. Il vento fresco mi scuote i capelli e mi fa bene. Mi impedisce di pensare a te. A come te ne sei andato, senza una spiegazione. Non te l’ho mai detto, ma alla scusa del “caso complicatissimo in cui sono impicciato da un’eternità” non ci credo neanche un po’. Mi fa male capire che mi reputi tanto stupida. Ma se menti un motivo ci deve essere: forse mi sentirei meglio se lo sapessi. O forse è per questo che mi nascondi così la verità senza neanche degnarti di inventare una scusa decente, un movente perlomeno credibile?
Una volta ci dicevamo tutto. Adesso sembriamo così distanti l’uno dall’altra… E non parlo solo del fatto che probabilmente siamo a chilometri di distanza. Non mi racconti più niente di te. In questo momento darei tutto per sentire la tua voce. Ascolterei persino una delle tue noiose storie su Sherlock Holmes, e sai che non le sopporto.
Vorrei non doverti pensare ogni singolo istante. Voglio dimenticarti, Shinichi. Voglio togliermi dalla testa i tuoi morbidi capelli color cioccolato, i tuoi lineamenti perfetti, il tuo naso piccolo e dritto, le tue labbra regolari e rosa come i fiori di ciliegio in primavera, la tua pelle chiara e delicata, il tuo fisico asciutto, da perfetto calciatore quale sei, anche se hai smesso di giocare. E i tuoi occhi… Non voglio pensare ai tuoi occhi, così azzurri e magnetici…
Scuoto la testa, cercando di liberarmi del pensiero di te, ma appena mi guardo intorno mi accorgo che è impossibile. Non c’è luogo a Tokyo che tu non abbia contaminato con un gesto o con una parola, non c’è centimetro che tu non abbia ricoperto con la tua essenza.
In quel palazzo ci siamo andati insieme perché io ti avevo detto che c’era un fantasma e tu, da bravo detective quale eri, anche se eravamo ancora alle elementari, mi avevi detto che non era assolutamente possibile; quella rastrelliera era quella a cui legavi la bicicletta quando venivi a giocare da me; quella casa sull’albero era quella in cui ero rimasta intrappolata e tu eri venuto a salvarmi, essendo stato l’unico ad intuire dove potessi essere; quello era il negozio dove andavi per comprare il tuo gelato preferito.
Sai cos’è buffo? Innanzi tutto, che sto parlando di te come se fossi morto. E, secondo, che il mio subconscio mi ha trascinata fino a casa tua. Entro, senza pensare. Tolgo le scarpe, anche se non posso fare a meno di notare quanto sia inutile: casa tua è davvero un porcile. La polvere è alta, ma non ci faccio caso e mi dirigo verso la tua stanza preferita della grande villa: la biblioteca, il tuo quartier generale.
Quando entro, rimango a bocca aperta: la stanza è pulita, libera dalla polvere e dalle ragnatele, come se ogni tanto tu tornassi qui e la curassi. Ma mi rendo conto che è impossibile: ti avrei notato, no? O comunque, saresti venuto a salutarmi, ho ragione?
Mi siedo alla tua scrivania, guardandomi intorno. Qui dentro ti sento forte e chiaro, come un’impronta fresca sul fango dopo un acquazzone. Ti vedo ovunque poso lo sguardo. Le lacrime mi bruciano gli occhi. Non voglio più piangere, Shinichi, non voglio soffrire più. A volte ti sento così vicino che immagino che tu sia lì, sotto il mio tetto, che mi sorvegli e mi proteggi. Ma quando mi sveglio, tu non ci sei mai.
Le lacrime lottano furiosamente per uscire. Non riesco più a trattenerle, non ne ho le forze.
La mamma mi aveva avvertito. Non innamorarti mai di un detective, mi aveva detto. Ti creeranno solo problemi. E, ancora una volta, aveva ragione. E allora perché non riesco a dimenticarti? Perché ti amo. Sembra facile a dirsi, ma non è affatto così. Sono stanca di essere la Penelope della situazione: i Proci mi assillano, mi dicono di dimenticarti, di buttare al vento i ricordi di una vita. Ma io li scaccio, perché sono sicura che prima o poi tornerai da me. E io, nell’attesa cucirò e disfarò quante tele sarà necessario cucire e disfare. Perché ti amo, Shinichi.




Non puoi immaginare quanto sia difficile, quanto sia maledettamente complicato, continuare a pensare a te ogni singolo istante. Vederti soffrire e piangere per colpa mia e non poter fare nulla per evitarlo. Però ho paura: ho una paura tremenda che tu un giorno o l’altro smetta di piangere, perché significherebbe che di me non t’importa più nulla. Ho paura di perderti, Ran. Se mi stessi ascoltando, in questo momento, mi diresti che sono ridicolo. Ti ho sempre detto che non avevo paura di nulla, sono sempre stato orgoglioso, solo perché la vera paura, io, non l’avevo mai provata.
Sto ancora ripensando alla scenata che mi hai fatto ieri sera al telefono.

“Dammi una buona ragione per credere alle tue bugie!” Urlavi. Urlavi come non ti avevo mai sentito urlare. “Una sola scusa valida per aspettarti un altro giorno!”
“Ran…”
“E non venirmi a raccontare del solito caso irrisolvibile! Quante volte mi hai detto che il delitto perfetto non esiste? Be’, devi aver trovato pane per i tuoi denti, mio caro Holmes!”

Se solo potessi raccontarti tutto! Non sopporto vederti soffrire così. Se ci andassi di mezzo solo io ti avrei già raccontato tutto da un pezzo. Ma l’ultima cosa di cui ho bisogno è mettere in pericolo anche te.
Quella maledetta uscita al Tropical Land, quel maledetto omicidio… Ma cosa vado a pensare, qui l’unico a cui dare la colpa sono io. Io, che ho seguito quell’uomo, lasciandoti lì da sola; io, che non ho controllato che non avesse complici nei paraggi; io, che continuo a farti soffrire e che, come uno stupido egoista non riesco a lasciarti andare. Potresti dimenticarmi, trovarti un ragazzo più sincero e affidabile di me, e vivere felice per il resto della tua vita. Ma so che non lo farai, e non so se esserne dispiaciuto o immensamente felice.
Sono qui nella tua camera. Ci vengo spesso, quando non ci sei. Mi sdraio sul tuo letto e mi metto a fissare il soffitto. Ancora una volta mi troveresti ridicolo, qui, sulle tue lenzuola rosa. Sento il tuo profumo forte e chiaro, la tua stanza ne è impregnata a tal punto che immagino che tu sia alla scrivania a fare i compiti di algebra o trigonometria. Due materie che odi. Quei compiti li abbiamo sempre fatti insieme, perché io me la cavavo abbastanza. Tu mi aiutavi nelle materie artistiche, dove io sono una frana. Eravamo - anzi, siamo - una squadra impeccabile. Mi mancano quei momenti. Adesso non riesco a fare altro, a pensare a quanto mi manchi la mia vecchia vita, a quanto mi manchi tu.
Mi alzo ed esploro quello che è il tuo mondo. Sono stato in camera tua milioni di volte quando ero Shinichi, ma mai l’ho osservata attentamente quanto con gli occhi di Conan. La tua scrivania è ordinata. Sei sempre stata estremamente precisa, a differenza di me. In un angolo i libri di scuola, impilati l’uno sull’altro, e un portapenne. Al centro una foto incorniciata: noi due, quel maledetto giorno al Tropical Land, sorridenti.
Ti prometto, Ran, che torneremo a sorridere insieme. Sconfiggerò quella dannata Organizzazione, metterò a ferro e fuoco il Giappone se sarà necessario. Ma tornerò da te, in un modo o nell’altro.

 

Okay, perdonate questa shot senza alcun senso logico. Il fatto è che avevo voglia di scrivere, ma non avevo idee per il capitolo nuovo dell’altra Fic, così, con la complicità del mio I-Pod e di parecchia musica romantica, ho deciso di buttarmi su una One-shot introspettiva (genere che mi viene abbastanza bene e che è molto divertente da scrivere). Fatemi sapere che ne pensate. Un bacio, Ali.
   
 
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