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Autore: paperchimes    20/06/2012    2 recensioni
Tom Hiddleston e Chris Hemsworth, i due tributi offertisi volontari che renderanno gli Hunger Games di quest'anno uno degli eventi più coinvolgenti e strazianti della storia di Panem. (Link della storia originale: http://archiveofourown.org/works/406592/chapters/671704)
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: AU, Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Rimango immobile e rilassato, con gli arti distesi tra le lenzuola scivolose. “Seta”, le hanno definite quei due, il mentore scontroso e la mia stridula accompagnatrice dalla Capitale. Catturano l’illuminazione dall’alto in riflessi translucidi, piccole pozze di bianco formatesi nelle lenzuola verde foresta. Mi sento stupido per averle trovate scomode e invece rimpiangere il cotone grezzo e il materasso bitorzoluto della mia camera a casa. Nonostante le difficoltà e i cambiamenti che hanno tormentato il mio Distretto e le nuove vite a cui molti di noi sono stati obbligati ad adattarsi, i cuscini pruriginosi imbottiti di aghi di pino e il cotone morbidamente intessuto hanno sempre fornito una sicurezza familiare. Ma adesso, mentre sono seduto su un treno che viaggiava a velocità inimmaginabile, con frutti colorati tra cui alcuni di cui non ho mai sentito parlare prima e con il peso di migliaia di occhi ancora puntati sulle mie spalle, non c’è niente in questo posto sterile che evochi il profumo di casa.

Distrattamente, lo schermo nero incorporato in una delle cinque pareti della mia stanza lampeggia ed emette un lieve stridio elettrico. Mentre la sagoma dell’insegna della Capitale si mette a fuoco, con il familiare tema degli Hunger Games riprodotto ad alto volume da invisibili altoparlanti, non mi ci vuole molto per capire che è obbligatorio per me guardare questo video. Presto a malapena attenzione a Brennet Kanaky e Llowand Rocketdrift blaterare in modo eccitato sui “fantastici” e “promettenti” tributi di quest’anno, il programma occasionalmente inframmezzato con scene e frammenti memorabili delle mietiture di ogni Distretto. Sento una morsa stringente nascere sotto il mio diaframma mentre guardo gli adolescenti di uno dei Distretti dei Favoriti portare avanti una piccola lite per chi potesse offrirsi volontario quest’anno. Mi disgusta e mi ricorda soltanto quanto tutta Panem mi possa vedere come un’idiota per aver fatto quasi la stessa cosa.

Lascio andare un grugnito basso e uno dei pesanti cuscini imbottiti di piume colpisce lo schermo come un missile.

“Fai in modo di tornare,” risuona nelle mie orecchie la voce familiare di Liam, imperativa e carica della sua distintiva ostinazione. “Devi ancora insegnarmi come aggiustare la mia ascia.” Ha a malapena cominciato a lavorare nella foresta, con così tante domande e così tanti dubbi, e la Capitale gli porta via crudelmente uno dei suoi fratelli maggiori. Non posso permettermi il pensiero di perdere.

Con le mani rigidamente strette a pugno, a tal punto da sentire male ai palmi, guardo il resto del riepilogo con un atteggiamento rinnovato. Devo vincere, per il suo bene. Non gli farò pensare che ho semplicemente offerto la mia vita alla Capitale al posto della sua. Non gli farò pensare che sto meramente sacrificando me stesso come una bestia al macello, ad essere pubblicamente giustiziato per i capricci e l’intrattenimento della gente bizzara di una città deviata. No.

“Lo sto facendo perché la nostra famiglia possa restare intera,” ubriaco di ansia, queste erano le parole che ho mormorato con voce rassicurante nel suo orecchio. “Se vai, potresti non tornare indietro. Con me là, saremo di sicuro nuovamente insieme. E ti insegnerò tutto quello che so.”

Idiota. Idiota, idiota. Idiota.

Spingo i pensieri accondiscendenti fuori dalla mia mente, fuori dai piedi, riempiendo invece il vuoto con un fuoco così forte che potrebbe ridurre in cenere l’intera Capitale venti volte di seguito. Vincerò. Vincerò.

“Mi offro volontario!” L’eco crepitante della mia stessa voce riempie la stanza.

“Guarda qui, Brennet, guarda questo. La determinazione, il fuoco nei suoi occhi!” Esclama uno dei commentatori in estasi. “Non abbiamo ancora guardato tutte le mietiture e voglio già scommettere mia madre su questo qui!” Alzo lo sguardo per vedere la mietitura del Distretto 7 mostrata sullo schermo.

“Non posso non essere d’accordo con te, Llowand, eccetto la parte riguardante lo scommettere mia madre,” viene riprodotta la voce dell’uomo mentre le telecamere zoomano, sfuocando l’immagine e focalizzandosi sul mio viso. Non ero conscio della faccia che avevo assunto e guardandola adesso, manda dei brividi lungo la mia spina dorsale. La pioggia e il fango che mi appiattivano i capelli e indurivano il mio sguardo non hanno per nulla ridotto l’intensità. Sembra così surreale. L’unica cosa a cui stavo pensando in quel momento era proteggere Liam. Un ragazzo preoccupato che prendeva il posto del suo fratello minore. Ma le telecamere non mostrano nulla di questo, no; al contrario, mostrano la guizzante fierezza di un killer nato bruciare attraverso la pioggia e la nebbia. Sembro più io un Favorito dei tributi di quest’anno del 2 e del 4.

“Sembra che si stia facendo avanti al posto di suo fratello.”

“Probabilmente non vuole che si accaparri l’attenzione dei riflettori,” è il suggerimento semischerzoso.

“Già, suo fratello sembrava promettente, ma è completamente un’altra storia, questo qui.”

E proseguono con gli imbarazzanti commenti per un altro paio di scambi di battute prima di continuare con riluttanza con il Distretto 8. Sono esterrefatto e senza parole. Beh… posso anche scordare i miei piani di mantenere un profilo basso. Dopo quello che i presentatori hanno detto, gli sponsor si staranno probabilmente mettendo in fila per tenermi d’occhio d’ora in poi. È un po’ difficile per me sentirmi riconoscente, con la pressione di dover soddisfare le aspettative che si aggiunge al peso insopportabile della nostalgia di casa nelle mie viscere, ma resisto. Per il bene di Liam.



Quello che avevo presunto sugli sponsor sfortunatamente si è rivelato esatto.

“Wow, fireball*, non abbiamo ancora raggiunto la città e sto già ricevendo telefonate,” Linwood, il mio mentore, fa un mezzo sorriso quando esco dalla mia stanza per colazione il giorno seguente. Ride con un singolo “ha” roco. “Potresti avere una possibilità, dopotutto.”

“Grazie…” mormoro, rimangiandomi il “suppongo” che mi è rimasto sulla punta della lingua. Il perpetuo sarcasmo che sembra essere infuso in ogni frase che esce dalla sua bocca mi fa dubitare dell’autenticità del suo commento. Nyssa mi rivolge uno sguardo pensieroso mentre ricopre il suo pane all’uvetta con una crema spalmabile color toffee. La sua dolcezza mi aggredisce le narici quando mi siedo nel posto vuoto accanto a lei.

“Buon giorno” mi accoglie con quella sua voce delicata, la sua fragilità è ancora più evidente adesso, con gli occhi rivolti verso il basso mentre stacca piccoli morsi dal suo pane.

“Giorno,” replico. “Cos’è quello?” Gesticolo in direzione della ciotola d’argento che contiene la crema marrone.

“È chiamato Keyar,” è la risposta sussurrata. Una ciocca dei suoi lisci capelli castani scivola sopra il suo occhio sinistro. “È fatto di una cosa che si chiama kokoenut.” Senza che glielo abbia chiesto, stacca un pezzo del suo pane dal lato che non ha ancora morso e me lo porge. Senza esitare, accetto e lo metto in bocca, e storco un po’ il viso per quanto dolce, sebbene con un piacevole retrogusto di malto, ma dolce sia.

“Ti piace?” Non posso che domandare e lei risponde con una scrollata di spalle. Appare ossuta e gracile sotto lo strato sottile della sua vestaglia di pizzo.

È una tragedia che nessuno si sia offerto volontario al suo posto, il pensiero si insinua nella mia testa come il sussurro di un demone. Un contrasto completo con la maggior parte delle ragazze del Distretto 7, Nyssa è cresciuta lavorando con sua madre nelle baracche di fabbricazione della carta mentre alcune delle altre ragazze e tutti i ragazzi si avventuravano a tentare la sorte tagliando legna. Nonostante tutti sappiano quanto gentile e dolce sia, nessuno ha preso il suo posto quando è stato mietuto il suo nome. Peggio ancora, potevo praticamente ascoltare i loro pensieri velenosi mentre saliva sul palco: era fragile. Fabbricare la carta non era difficile, chiunque avrebbe potuto farlo. Non avrebbero sentito la sua mancanza quando sarebbe morta. Il suo contributo era minuscolo. Se fosse stato mietuto un taglialegna, la mole di lavoro sarebbe dovuta aumentare per compensare la sua morte.

Quando sollevo lo sguardo per versarmi una tazza di tè, posso vedere che Linwood sembra avere gli stessi esatti pensieri.

E questo mi fa arrabbiare; ricordandomi quanto insignificanti e sacrificabili siamo veramente.



“E questa sarà la vostra nuova casa durante il vostro soggiorno nella Capitale,” annuncia Brill, la nostra accompagnatrice, uscendo con andatura noncurante dall’ascensore, con gli zaffiri nella sua treccia che scintillano ad ogni passo che fa. Devo strizzare gli occhi per il luccichio, barcollando goffamente verso il centro dell’ampia stanza decorata con tavoli dalle superfici riflettenti e sgabelli circolari dai colori accesi. Da una parte, dietro un accesso squadrato, si può vedere l’estremità intagliata di un tavolo da pranzo argentato.

“È… grande.” Mi arriva all’orecchio la voce di Nyssa. Ho un sussulto nel trovarla così vicina; non ho sentito per nulla i suoi passi.

“Hai detto bene, willowtree*,” giunge da sinistra il roco brontolio di Linwood, facendogli guadagnare un’occhiataccia da parte mia. “Goditela finché puoi.”

Come se dietro segnale, vedo i suoi occhi dirigersi verso il basso e la sua testa chinarsi, con la cortina di lunghi capelli lisci a nasconderle la faccia dalla vista e capisco chiaramente l’origine del soprannome. “Andiamo,” le sussurro in modo che Linwood non possa sentire. “Penso che abbiano della carta laggiù.” E con questo, prendo il suo polso nella mia mano e la conduco verso quello che sembra uno studio. C’è un tavolo a forma di cubo con numerosi cassetti e li apro tutti scattosamente alla ricerca di un po’ di familiarità. Ma per tutto il tempo, la mia vista è offuscata e la mia mente distante, tutto ciò a cui riesco a pensare è quanto sottile e debole sia il suo polso.



Quando Brill dà dei leggeri colpetti alla porta aperta dello studio per chiamarci a pranzo, il tavolo è già ricoperto da una miriade di curiose forme di carta. Conigli rosa e pigne blu, fiori differenti di ogni colore immaginabile sono sparpagliati per tutta la scrivania. Un paio di ghiandaie imitatrici sono cadute per terra e uno dei cesti che precedentemente conteneva la carta non piegata è pieno fino all’orlo di stelle colorate. Sarebbe più semplice contare le cose che ho fatto io: quattro cervi approssimati e spiegazzati e una rana senza testa. Il resto è stato piegato in modo intricato e delicato da Nyssa, la cui testa è correntemente abbassata in concentrazione mentre apporta i tocchi finali alla sua orchidea selvatica.

Brill emette il suo caratteristico gridolino di gioia alla visione e procede ad immergere la sua mano nel cesto di stelle, prendendone una blu brillantinata ed esaminandola con venerazione. “È bellissima, Nyssa! È assolutamente fantastica!” La ricopre di complimenti, a cui Nyssa reagisce nascondendosi ancora di più dietro la sua capigliatura. Sebbene, attraverso il suo scudo di capelli, possa vedere il barlume di un sorriso nascere sulle sue labbra.



“Da oggi in poi, voi due vi allenerete con gli altri tributi,” ci spiega Brill, con stelle luccicanti che adesso le punteggiano il capo, parte della nuova acconciatura completata da un fermaglio di carta a forma di pavone fissato in cima alla sua testa. “Adesso, Flint e io,” fa un cenno verso Linwood – che sembra più interessato a coprire la sua bistecca di cervo con salsa al pepe nero – e verso sé stessa mentre lo dice. “Abbiamo pensato alla vostra strategia.”

“Nyssa, puoi rilassarti,” Linwood borbotta bruscamente. “Presta attenzione al tavolo della sopravvivenza e forse arriverai agli ultimi venti.”

“Ci sono ventiquattro tributi,” dico irruentemente, ricevendo come replica un “quindi?”. Il tavolo da pranzo sobbalza e i bicchieri tremano, avendo abbassato violentemente la mano che tiene la mia forchetta in frustrazione. “Anche lei ha una possibilità, sai!” Mi ritrovo infine a perdere la calma.

Certo, è quello che dicono tutti,” mi sibila contro, esacerbando il cipiglio sul suo viso ancora di più, se possibile. “Ma la sai una cosa? Procurare sponsor per un ragazzo è già abbastanza difficile. Non importa come deciderai di giocartela, fireball, ma è sempre la stessa cosa: solo un tributo ne esce come vincitore.” Si infila un pezzo di carne in bocca, che sembra ingoiare senza nemmeno masticare. “E a meno che la cosa non cambi nell’immediato futuro, ogni dono degli sponsor per cui lavoro sarà indirizzato a te, che ti piaccia o no.”

Sento il muscolo sotto il mio occhio destro contrarsi mentre lancio un’occhiataccia a quei suoi occhi verde sporco. Nyssa semplicemente si ritrae ancora di più nella sua sedia, raccogliendo singoli piselli con la sua forchetta e portandoseli uno ad uno alla bocca. Nonostante non l’avessi conosciuta prima di oggi, posso vedere chiaro come il giorno, che nessuno si è mai fatto avanti a proteggerla.

Ed è in questo momento che giuro che sarò la persona che la terrà al sicuro.

Che a Linwood piaccia o no.





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Capitolo originale: Tumblr - AO3

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*Dietro direttive dell'autrice ho mantenuto i soprannomi "willowtree" e "fireball" (che nella prima versione del capitolo avevo tradotto come "salice piangente" e "vulcano") in Inglese per motivi attinenti ai successivi sviluppi della storia.
  
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