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Autore: msmerybolla21    20/06/2012    4 recensioni
Eccomi finalmente con una storia.
Il titolo è tratto dal libro della scrittrice Rosa Viola.
Non sarà molto lunga. Ha inizio dalla fine del Cell Game.
Dal prologo:Il piccolo Trunks, avvertita l'aura del suo papà, aveva smesso di piangere ed aveva iniziato a guardarlo, curioso e felice di rivedere quel viso familiare, ma molto spesso assente
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo un po' di tempo eccomi qui.
Un pochino più lungo questo capitolo, piano piano sto' cercando di dilungarmi nello scrivere.
Spero di non deludere nessuno con questo e ringrazio infinitamente chi lo leggerà e avrà l'accortezza di segnalarmi i vari errori.
Buona lettura!



Cap. 5

Tuoni e lampi, pioggia che scendeva a catinelle, che picchiava sul vetro dell'enorme finestra. Non sembrava volesse smettere.
Era da almeno cinque giorni che continuava a piovere. Ne' un raggio di sole che si librava tra le nuvole, ne' uno spicchio di luna che si intravedeva nel cielo, quando la pioggia era più debole.
Gli uccellini, le civette, i camaleonti avevano perso casa in quella bufera, per questo i miei genitori avevano deciso di portarli nell'enorme giardino al coperto, per farli vivere più serenamente insieme agli altri animali.
La confusione di quei giorni aveva scaturito nell'intera Città dell'Ovest la paura di chi si aspettava un tornado o maremoto durante qualsiasi ora del giorno.
Erano stati costruiti dei rifugi per i meno fortunati ed altri più grandi per i ricconi che volevano tener salva la pelle.
I miei cari genitori, invece, avevano preferito non aderire a quest'iniziativa, preoccupandosi più per gli animali, che sarebbero rimasti privi di cibo e attenzioni, che per loro stessi.
La bufera che aveva invaso in pieno la città, era uguale a quella che si destava nel mio stomaco.
Avevo terminato la fisioterapia alla schiena, ed ero stata totalmente dimessa dall'ospedale, dopo aver fatto degli accurati esami.
Erano giorni che mangiavo a dismisura, avevo iniziato a cucinare per tre saiyan e non per due. Qualcosa si stava risucchiando tutte le mie energie e allora dovevo assolutamente recuperarle.
Lavorare nei laboratori era sempre difficile; l'odore di disinfettante ancora percepibile, stritolava i miei polmoni e mi procurava ancora nausea.
Alcune notti rimanevo sveglia fino alla cinque del mattino non riuscendo a chiudere occhio, guardando Vegeta girarsi e rigirarsi nel letto con l'aria corrucciata e ancora preoccupata. Non sentiva più quell'aria di malvagità nell'aria, ma qualcosa continuava ancora a turbarlo.
Oltre ad avere nause, vomitavo anima e corpo nella tavola del wc, senza capire cosa fosse. Anche se i sintomi potevano somigliare a quelli di una qualsiasi donna in attesa, avevo comprato altri testi di gravidanza, che avevavo avuto risultati del tutto negativi, così avevo preso appuntamento dalla ginecologa che mi aveva seguito durante la gravidanza del piccolo Trunks. Ero sicura di non essere incinta, volevo controllare per quale motivo il mio corpo reagisse a quegli stimoli e mi procurasse malessere.
Avevo preferito non avvertire Vegeta e i miei genitori. Avevo bisogno solo di una controllata non di una visita specialistica con tanto di stretta di mano da parte di mia madre pronta a comprare dei pasticcini.

Da circa mezz'ora ero seduta su di una delle sedie dell'ampio studio medico.
Ero circondata da alcune mamme giovani con i rispettivi mariti, alcune emozionate nel fare la prima ecografia, altre per fare l'ultima prima del parto.
Solo una ragazza era seduta sola in un cantuccio della sala d'aspetto, con lo sguardo basso e gli occhi cupi. Poteva avere si e no diciassette anni. Dalla sua posizione avevo capito che cercava di non farsi riconoscere e vedere. Aspettava in silenzio il suo turno, senza parlare con le altre giovani aitanti mamme.
Non conobbi mai il nome di quella ragazza, ne' la conclusione della sua gravidanza, se ne avesse avuta una; l'avevo solo guardata con occhi dolci, incrociando per un paio di secondi il suo sguardo per rassicurarla. Avere un figlio a diciassette anni non è quello che tutte le donne si aspettano.
"La signora Brief?" una signora di circa trent'anni aveva destato i miei pensieri.
Annuii alzandomi per seguire il gesto dell'infermiera. "Prego, può accomodarsi nello studio, la dottoressa la sta aspettando!"

Non era cambiato nulla in quegli anni. Lo studio era rimasto lo stesso come la prima volta che ci avevo messo piede dentro.
La dottoressa Hiom mi aspettava con un sorriso non da molti. Gli occhi erano rimasti sempre gli stessi, verdi raggianti e pieni di vita, che le davano un senso di pace e affidabilità pazzesca.
"Signora Brief, come sono felice di rincontrarla. Sono passati alcuni anni da quando quel bel bimbetto dal ciuffetto lilla è nato. Ma mi dica, cosa la porta qui? Ha provato qualche test che è risultato positivo? Sarei tanto felice di veder nascere un altro batuffolino dai capelli glicine o azzurri come quelli della mamma!" Non era cambiata nemmeno lei. Quella voce graziosa e matura aveva già cambiato il mio umore.
"Dottoressa, sfortunatamente no. Ho sintomi da gravidanza, ma ho provato molti test è nessuno è risultato positivo, per questo mi affido a lei, sperando capisca qual'è il mio problema."
"Non si preoccupi, si posi sul materassino. Per prima cosa controlleremo se la diagnosi che hanno prescritto i test sono vere, dopo faremo altre analisi." Sorrideva ancora, mi trasmetteva tranquillità.
Dopo essermi stesa sul lettino, avevo scoperto il ventre come avevo fatto anni a dietro. Il gel blu venne cosparso su di esso e l'apparecchio iniziò a visitarmi.
Mi voltai verso lo schermo in bianco e nero. Inizialmente le sfumature grige davano uno stato di confusione all'interno del computer, poi piano piano le immagini iniziavano a schiarirsi. Una pallina di appena cinque millimetri si vedeva all'interno del mio utero. Il mio cuore aveva iniziato a battere più freneticamente, come se quello fosse tutto un sogno.
Mille domande mi frullavano nella testa. Perchè in ospedale non si erano accorti della mia gravidanza? Perchè i test erano risultati tutti negativi?
"Ora che ne dice di ascoltare cosa ha da dire questo piccolo con la coda?" ero emozionata. Un feto stava nascendo dentro di me, stava formando le prime ossa, le manine e i piedini. Un altro saiyan avrebbe alterato la mia vita e mi avrebbe reso felice per la seconda volta.
"Signora Brief..." il volto della dottoressa si fece cupo d'un tratto, come se fosse stata colpita al cuore e morta per sempre. L'avevo vista afflosciarsi e pronunciare parole udibili solo a chi le stava accanto "... non sento il battito!"
Erano passati secondi interminabili. La mia gioia e la mia felicità si erano tramutate in dolore e rabbia. Il mio corpo non aveva dato alla luce quel dono del cielo. Io ero rimasta impotente nell'eseguire ogni cosa possibile per poter fermare quel processo prima che arrivasse a compimento. Avevo perso un figlio e stavo perdendo la vita.
Non avevo pianto. Mi ero velocemente ripulita e scappata via; la dottoressa non aveva fatto niente per fermarmi, sapeva cosa stava succedendo nella mia mente e nel mio cuore. Ero distrutta, sconvolta. Una parte di me era morta con quel piccolo fagottino che viveva dentro me, era morta per paura di vivere senza avere potuto fare niente.

In casa regnava il silenzio. Avevo intuito che Vegeta e Trunks si stessero allenando nella Gravity Room e che i miei genitori fossero usciti in città, così mi apprestai a raggiungere la mia camera. Dovevo chiarire le idee ed un bagno caldo sarrebbe stato l'ideale per quella sera, alla cena avrebbe pensato mia madre.
Avevo riempito la vasca di acqua calda e sapone e mi ero distesa dentro.
Non potevo ancora credere che un qualcosa era nato dentro me, dall'amore con Vegeta, e subito dopo aveva cessato di esistere.
Non capivo come questo potesse essere successo. Non avevo avuto perdite, ne' contrazioni, tutto era accaduto all'interno del mio corpo e non era uscito.
Come me, una mamma uccello aveva perso il suo figlioletto. Il suo uovo non si era schiuso.
  
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