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Autore: e m m e    20/06/2012    9 recensioni
E' da molto tempo che Sherlock sa quanto sia importante Molly.
[ Affetta da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest. ]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: emme
Fandom:
Sherlock (BBC)

Titolo: Il caso dei calzini sporchi
Personaggi: Sherlock/Molly (più o meno)
Riassunto: E' da molto tempo che Sherlock sa quanto sia importante Molly.
Rating: G
Word: 1651 (W)
Generi: Introspettivo, Romantico.
Avvisi: Pre-StudyInPink, Pre-Het, One-sided
Note: Scritta in risposta alla sfida di Aika che chiedeva: una storia che abbia come prompt "calzini sporchi". Non è necessario un pairing (però mi piacerebbe se ci fossero Sherlock e John).
Dunque, verrebbe naturale pensare che io afferrassi la palla al balzo per una Johnlock. E invece no.
Beta: Nope. ç_ç

Il caso dei calzini sporchi

Molly aveva imparato ben presto che con Sherlock Holmes c’era da stare allegri. O in alternativa allegramente imbarazzati.
Si era innamorata di lui praticamente all’istante e questo non le aveva facilitato le cose, perché se Molly aveva scelto la professione di medico legale, un motivo doveva pur esserci.
E il motivo era che Molly non sapeva rapportarsi con i vivi. Era più forte di lei: avere a che fare con le persone la terrorizzava molto più di quanto avesse mai fatto un cadavere. Dopotutto i cadaveri non possono giudicarti.
In realtà non sapeva nemmeno lei perché si fosse innamorata in modo così eclatante di Sherlock Holmes... non c’era motivo di innamorarsi di uno come lui: era sgarbato, scostante, indifferente, maleducato e supponente.
Eppure ogni volta che entrava in una stanza Molly sentiva che improvvisamente non c’era abbastanza aria e che non ci sarebbe stata abbastanza aria nemmeno se avesse spalancato tutte le porte e tutte le finestre.
Balbettava, Molly, quando Sherlock le rivolgeva la parola. Dopo un paio di mesi di conoscenza aveva capito che qualsiasi risposta avesse dato alle sue sporadiche domande, quella sarebbe stata sempre sbagliata, e qualsiasi domanda gli avesse posto, sarebbe stata sempre ignorata.
Per questo non era praticamente più in grado di fare un discorso di senso compiuto davanti a Sherlock Holmes.
In ogni caso lui era perfettamente capace di capire da solo quello che passava per la mente a Molly, e quindi era abbastanza inutile anche cercare di farlo, quel discorso.
Era anche abbastanza inutile cercare di celare le proprie emozioni. Ci aveva provato una sola volta e Sherlock le aveva lanciato uno sguardo penetrante, commentando lapidario: « Non sforzarti così tanto di nascondere a tutti che la mia nuova camicia è di tuo gusto. Non vorrei che ti scoppiasse un embolo. »
Carino. Simpatico.
Se n’era andata via arrossendo e inciampando tra i propri piedi, perché era palese che a Molly non interessasse un fico secco della camicia di Sherlock, quanto piuttosto quello che c’era sotto.
Aveva smesso di tentare di fingere, da allora in poi, che Sherlock le fosse indifferente.
Ma non aveva certo smesso di tentare di spostare la propria attenzione su soggetti che un giorno forse avrebbero potuto essere attratti da lei.
Perché si poteva dire tutto di Molly, ma certo non che fosse una che sperava nei miracoli.
Era palese, palese! che Sherlock non si sarebbe mai interessato a lei.
Se lo ripeteva ogni mattina, ogni sera, ogni minuto della giornata. E il suo stupido cervello non riusciva, nonostante ciò, ad immagazzinare l’informazione.
Ma fu quando avvenne quello che poi lei avrebbe ricordato come “il caso dei calzini sporchi” che capì di essere completamente, assolutamente perduta.

Era una mattinata come tante altre, una in cui Molly cercava inutilmente di lavorare mentre Sherlock compiva strani esperimenti su parti di cadaveri che lei gli aveva fornito. Dubitava ancora della legalità di quanto gli stava concedendo, ma non riusciva proprio a dire di no a Sherlock.
Comunque, le fu portata la vittima di un omicidio – niente di troppo orribile a vedersi – foro di proiettile in mezzo alla fronte, morte sul colpo. Quelli erano davvero i lavori più noiosi.
« La scientifica ha finito di raccogliere le prove » le disse Josh, mentre le consegnava la cartella clinica. « Puoi iniziare quando vuoi. »
« Ok » rispose lei, rendendosi immediatamente conto che Sherlock aveva spostato tutta la sua attenzione su di lei e sul cadavere.
E infatti Josh non aveva ancora fatto in tempo ad uscire dalla stanza che il detective le si era avvicinato con passo rapido e aveva domandato: « Posso dare un’occhiata? »
Non era una vera domanda, perché aveva già indossato un paio di guanti puliti e stava tastando nelle tasche del cadavere.
« No! Sherlock... non- » si interruppe, non sapendo come continuare, perché di solito gliele aveva sempre date tutte vinte, ma mai gli aveva permesso di mettere le mani su un cadavere che ancora non era stato esaminato, a meno che con lui non ci fosse qualche ispettore di polizia.
Incredula per quello che stava facendo, Molly mise una mano sul braccio di Sherlock e lo scostò con forza. « Non è di tua competenza » disse, a voce alta.
Sherlock socchiuse gli occhi e la guardò, lasciando immediatamente andare il corpo.
Molly si fece indietro, rossa in volto e stupita per quello sfoggio di coraggio decisamente poco da lei.
« No... cioè, volevo dire- »
« Allora ti guarderò mentre lo esamini » la interruppe Sherlock, osservandola con attenzione.
« Cosa? Come- » ma non continuò la frase, perché l’altro afferrò una sedia per lo schienale e la trascinò vicino a lei. Si sedette, accavallò le gambe e attese.
Molly deglutì, a disagio come non era mai stata e senza apparente motivo, visto che quella era anche stata l’unica volta in cui era riuscita a farsi valere. Valere con Sherlock. Dio mio!
Iniziò a spogliare il cadavere, notando dei piccoli residui di foglie, terriccio e sassolini tra i capelli: ma non era compito suo, lei doveva solo definire la causa della morte. Come se non fosse abbastanza palese, con la materia celebrale che colava sul piano di lavoro.
Con la coda dell’occhio vide Sherlock annuire piano, come se avesse letto sul suo volto qualcosa che anche a lei stessa era sfuggito. Era inquietante come non si perdesse nemmeno una sua mossa.
« Potremo... ehm, fare conversazione mentre... »
« La conversazione distrae le persone dal proprio lavoro. »
« Ah, già, certo. »
Il fatto era che quel silenzio le dava fastidio: sembrava che Sherlock fosse perfettamente a suo agio ma dal canto suo lei si sentiva sotto pressione quasi che fosse al cospetto di uno dei professori della facoltà di medicina.
Tuttavia le sue mani rimasero ferme quando spogliò il cadavere di giacca, cravatta e camicia. Appuntò immediatamente la presenza di tre lividi pre-mortem e di quattro post-mortem e proseguì il proprio lavoro.
Tagliò via i pantaloni e le mutande, schegge di vetro si erano conficcate nelle ginocchia e lei le estrasse una per una. Era questa la parte che le era sempre piaciuta di meno: quando il cadavere rimaneva senza vestiti e indossando però ancora le scarpe... le sembrava in qualche modo irrispettoso. Di certo molto più irrispettoso che averlo nudo come un verme sopra un tavolo da laboratorio. Oh, ma dopotutto a chi importava?
Sfilò le scarpe e le posò con cura all’interno di due buste di plastica – la scientifica ne avrebbe di certo avuto bisogno – e fu allora che notò la stranezza che Sherlock era andato cercando in tutto quel tempo.
I calzini dell’uomo erano sporchi di terra e fango, con attaccati residui di schegge di legno e  di foglie marce.
Molly sbatté le palpebre, incerta se sfilarglieli oppure lasciare che Sherlock si avvicinasse, così come aveva la palese intenzione di fare.
Dopo un breve tentennamento e un’occhiata alla porta si fece da parte e il detective saltò in piedi, inginocchiandosi davanti al tavolo per esaminare da vicino i calzini.
« Ogni cadavere presenta una sua particolarità, qualcosa di strano, di insolito. Sì. Sì, interessante. Guarda qua! »
Molly si chinò in avanti, affascinata dall’improvvisa vitalità di cui dava prova Sherlock e senza rendersene contò accostò il proprio viso a quello dell’uomo. Erano entrambi troppo assorti per rendersi conto che in quei primi quattro mesi di conoscenza non si erano mai avvicinati tanto l’uno all’altra.
« Cosa dovrei vedere? » domandò lei dopo qualche attimo.
« Le foglie! Le foglie, accidenti! Sono di un tipo di albero che si trova in un solo posto specifico qui a Londra! »
Molly spostò la sua attenzione dai calzini sporchi al volto acceso di Sherlock e lo guardò con curiosità, per la prima volta senza sentirsi intimorita, dimentica dell’imbarazzo costante che le impediva di avere a che fare con lui in maniera spontanea.
« Ma il cadavere è stato trovato- »
« In un vicolo del centro, esatto. »
« Hai letto la cartello che mi hanno mandato! » protestò, aggrottando le sopracciglia.
« Era sul tavolo. »
« Questo non ti autorizzava a leggerla mentre io ero distratta. »
« Tu sei sempre distratta, Molly Hooper. Solo in questo momento sei concentrata. E lo dimostra il fatto che hai smesso all’improvviso di balbettare come una scolaretta infatuata. Il fatto che il cadavere sia stato ritrovato in un vicolo nel mezzo della città non implica che sia stato ucciso lì. Scoprire perché quest’uomo ha camminato senza scarpe in mezzo ad un parco e perché, solo dopo che è morto, l’assassino ha pensato bene di fargliele indossare di nuovo, sarà molto più utile che capire da dove provengono quei frammenti di vetro, che palesemente derivano da un trascinamento del corpo post-mortem, così come la maggior parte dei lividi. Perché mi guardi così, adesso? »
Molly si sentì arrossire, e l’improvvisa confidenza che era riuscita a mantenere almeno per qualche minuto con quello strano, particolare individuo svanì così come era comparsa.
« Non- Non mi avevi mai chiamato per nome... mai. Ci siamo presentati e da allora tu mi hai rivolto il minimo di parole indispensabili. »
Sherlock si alzò in piedi, sovrastandola in tutta la sua altezza, e Molly si sentì come una bambina davanti al padre arrabbiato. Ma Sherlock non era affatto arrabbiato.
« Quando parlo con qualcuno deve valerne la pena. »
« Mi sembra un’idea un po’ egocentrica. »
« Fin’ora ha funzionato a meraviglia. »
Molly si alzò a sua volta e fece un passo indietro, incontrando il metallo freddo del tavolo: « E adesso ne vale la pena? » sussurrò, spostando gli occhi sul pavimento.
Fu allora che Sherlock fece una cosa che mai più avrebbe fatto, e che mai più Molly avrebbe potuto dimenticare: le sollevò il mento con una mano, la fissò per un lungo secondo, riflettendo tra sé e sé e poi disse: « Adesso sì ».



Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

  
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