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Autore: Giulia_G    20/06/2012    6 recensioni
Il cuore bruciava, stava andando a fuoco.
Avevo ancora un cuore? Se l'era portato via.
Era tutto. E ora avrei dovuto accontentarmi del nulla.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cuore bruciava, stava andando a fuoco.
Avevo ancora un cuore? Se l’era portato via, l’aveva trascinato con sé, ovunque fosse andato. La pioggia si mischiava con le lacrime che ormai sgorgavano incontrollate sulle mie guance, simbolo solo di un dolore che neanche in quel modo diventava sopportabile. Non riuscivo a respirare, i singhiozzi silenziosi si bloccavano in gola, incapaci persino di uscire dalla bocca per dare sfogo a tutto quel male che avevo dentro.
Se n’era andato, per sempre. E’ morto, mi corresse la parte crudele del mio cervello, sottolineando quelle parole. Non riuscivo a rendermene conto. Non potevo credere che non avrei più sentito il suono della sua voce, mentre mi raccontava meravigliose storie in musica, che non avrei più potuto accarezzare le sue guance e vederle prendere colore per un semplice complimento. Non era possibile che non avrei più avuto la possibilità di assaporare la sua pelle, di sentire il suo alito nel mio, il suo soffio tra i miei capelli.
«Io sarò sempre qui» mi aveva assicurato una delle ultime notti in cui eravamo stati insieme, appoggiando una mano sul mio petto, percependo chiaramente il battito del mio cuore.
«Non importa quanto lontano sarò, perché ogni volta che chiuderai gli occhi sarà come se fossi accanto a te» mi aveva promesso.
Non ero più riuscita a trattenermi, avevo unito le mani dietro la sua schiena, regalandogli un bacio umido di lacrime, infastidito dalle scosse del mio volto.
Conservava quella bellezza che mi aveva sempre abbagliata, dalla quale non ero mai riuscita a evitare di rimanere incantata. I capelli gli incorniciavano il viso dalla pelle chiara, dove regnavano quegli occhi immensi, e quelle labbra morbide.
Le immagini, i ricordi, mi stavano torturando. Non avrei mai pensato che avrebbe potuto fare così male.
Poi, tutto insieme, in un unico colpo, il momento in cui aveva parlato, incastrando il suo sguardo nel mio e impedendomi di sfuggirgli. Aveva appoggiato una mano sulla mia guancia bagnata dal pianto, trattenendo le lacrime che era convinto di non potersi permettere di versare.
«Non sei da sola, staremo insieme. Sai che prenderò la tua mano quando arriverà il freddo e quando sembrerà la fine. Sai che non ti abbandonerò, lo sai. Devi tenere duro, perché ce la faremo. Sii forte, sai che sarò qui con te. Non c‘è niente che si possa dire o fare quando la verità ci viene messa davanti agli occhi, ma tu tieni duro, perché, insieme, sopravvivremo».
Lo avevo abbracciato, fondendo il mio cuore con il suo, sentendo ogni centimetro della sua pelle su di me e rifiutandomi di lasciarlo andare.
«Non devi avere paura, sentirai il mio calore su di te ogni volta che vorrai. La mia voce entrerà nei tuoi sogni tutte le notti, e quando vorrai ci incontreremo in un mondo nostro, migliore di questo, dove niente potrà più separarci. Percepirai le mie dita incrociate alle tue, le mie braccia afferrarti quando starai per cadere e il mio applauso accompagnarti durante le vittorie. Sarò l‘acqua che ti bagnerà, l‘erba su cui ti stenderai, il cielo che ti sovrasterà. Sarò qui, con te, in qualunque momento, se mi vorrai» aveva continuato, sussurrandomi quelle parole all’orecchio come fossero una poesia, senza mollare la presa stretta su di me. Sapevo che aveva molte altre cose da dire, e d’altro canto ce ne sarebbero state altrettante che avrei voluto sussurrare io a lui, ma nessuno dei due aveva più la forza di parlare.
Si era allontanato leggermente da me, regalandomi il sorriso più sincero e innamorato che avessi mai visto in vita mia. Ero riuscita a ricambiarlo, spontaneamente. Mi ero avvicinata lentamente a lui, avvolgendo le mie labbra intorno alle sue e facendo incontrare dolcemente le nostre lingue probabilmente nel bacio migliore di sempre.
Lo amavo, come nessuno avrebbe mai potuto amare un’altra persona, in nessun luogo e in nessun tempo. Era il mio ossigeno, l’aria che respiravo e il sole che mi riscaldava. Era il sangue che mi scorreva nelle vene, lo zucchero che dava energia ai miei muscoli. Era tutto.
E ora avrei dovuto accontentarmi del nulla.
«Sono felice» mi aveva confessato piano all’orecchio, continuando a sorridere, prima di chiudere gli occhi.
Stropicciai il fazzoletto che tenevo in mano, ormai più bagnato dalla pioggia che altro, alzando gli occhi al cielo, implorando chiunque ci fosse stato lassù di far smettere quel bombardamento dentro il mio petto.
Mi alzai lentamente, aprendo le braccia per sentire le gocce cadere su ogni parte del mio corpo. Picchiettavano come se volessero farmi un massaggio, come se volessero essere qualcosa di rilassante e calmante, ma senza alcun risultato.
Quel cielo pesante mi sovrastava, senza stelle, si imponeva prepotente sulla mia testa, coprendomi tutto il Paradiso che vi era dietro.
Sputai fuori tutto quello che avrei avuto da dire, gridando contro quel grigio assente, sicura che qualcuno mi avrebbe sentita.
«Mi ricordo quando ci siamo baciati, sai? Lo sento ancora sulle mie labbra. Quella volta che hai ballato con me senza che nessuna musica stesse suonando. Ricordo tutte le cose semplici, quando abbiamo parlato fino a piangere. Stamattina ho suonato la nostra canzone, ma le lacrime hanno cantato con me. So che sei stato vero, sei stato qui fino alla fine. Sei vero, sei qui. Ma il mio mondo è crollato, non c‘è nessuna luce a rompere il buio, ho bisogno di te, ho bisogno di guardarti. Ho bisogno di sentirti, vorrei che tu fossi qui» urlai, scendendo di volume mano a mano che le parole uscivano dalla mia bocca, lasciando il posto a quel lamento senza fine che era il mio pianto. Passarono infiniti minuti, andarono via come se fossero anni, li sentii scorrere sulla mia pelle.
«E se io mi stendessi qui?» lo sfidai, appoggiandomi piano all’asfalto del marciapiede e sdraiandomi lentamente fino a restare con l’intera schiena per terra.
«Ti stenderesti con me? Dimenticheresti insieme a me il resto del mondo?» proseguii, allargando le braccia e le gambe.
Le piante non si muovevano, neanche una dei milioni di foglie sugli alberi accennava anche solo lontanamente a spostarsi. L’aria era fissa come non mai, ma un sbuffo di vento mi colpì comunque in piena faccia. Mi fece aprire gli occhi di scatto, ma poi lo stupore venne sostituito da un sorriso complice, che si fece strada sulla mia bocca autonomamente. Il primo, da quando lui mi aveva lasciata da sola in quel mondo.
No, non mi aveva lasciata. Era lì con me, in quella pioggia, in quel soffio.
«Buonanotte, amore» gli risposi, abbassando le palpebre e rimanendo immobile sul terreno, mentre l’ennesima lacrima scivolava via dalle mie guance, portando con sé una minuscola parte di quell’immenso dolore.
«Buonanotte» ripetei.



 
Buongiorno/sera (:
Ho deciso di pubblicare questa one-shot che ho scritto un po' di tempo fa, giusto perchè non mi andava di tenerla ancora lì nel computer a fare la muffa xD
Come probabilmente avete notato, la maggior parte dei discorsi diretti sono costituiti da frasi di canzoni che a me piacciono un sacco (:
Beh, fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va (:
Oh, quasi dimenticavo, non ho descritto nei particolari il personaggio maschile, nè gli ho dato un nome, perchè volevo sapere chi ci avete visto voi..
Let me know :D

Love you, Giulia.
  
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