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Autore: Tuttoatemiguida    20/06/2012    8 recensioni
Ansimo,sotto il peso del suo corpo.
Lui mi bacia il collo, e scende piano, lasciando una scia di baci roventi, che bruciano come ghiaccio sulla pelle.
L'attesa è estenuante. Lo voglio, adesso.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte.

Era solo sesso,

                                                                            inizialmente.


Ansimo,sotto il peso del suo corpo.
Lui mi bacia il collo, e scende piano, lasciando una scia di baci roventi, che bruciano come ghiaccio sulla pelle.
L'attesa è estenuante. Lo voglio, adesso.
"Oh...ti prego, muoviti." sussurra la mia vocina interiore.
 Siamo in macchina da dieci minuti, conosco questo ragazzo da quanto? Un'ora? Forse meno, ma non m'importa.
Sono qui, è qui, e stiamo facendo la cosa più naturale del mondo.
Le sue mani, finalmente iniziano a salire, accarezzano i miei piedi, le gambe, soffermandosi un po' sul ginocchio sbucciato, arrivano alle coscie, le divarico per facilitargli il compito, è sempre più vicino, ansimo, impaziente, porta di nuovo le labbra sulle mie, e a un soffio mi dice : - Sicura?-
Annuisco decisa, affondo le mani nei suoi capelli, e lo riporto sulla mia bocca.
Le nostre lingue ballano la danza più antica del mondo, fatta di respiri sospesi, e saliva condivisa.
Poi, il cellulare, il mio cellulare squilla.
Lo lascio squillare, per una, due volte. Ma, quello squillo altalenante è diventato insistente.
Scosto Vittorio, e lui sbuffa. Mi sporgo per prendere il cellulare sul sedile del passeggero. E' mia madre. Come volevasi dimostrare.
- Pronto.- sbotto, sono incazzata, ma chi non lo sarebbe.
- Dove sei finita? Sai che ore sono? Dovevi essere a casa per le due. -
- Non sono ancora le due, mamma.- 
- No, infatti. Sono le quattro e dieci.- urla. - Ti voglio a casa tra dieci minuti, altrimenti ti giuro, quest'estate la passi al ristorante.-
Riattacca, non mi dà neanche il tempo di replicare.
 Dieci minuti. Così dannatamente pochi.
Vittorio si riavvicina, ma gli metto una mano sul petto, tocco il lino sottile della camicia, e poi mi scanso.
"Perdonami, perdonami, ti prego." Non so nemmeno io a chi sto chiedendo scusa, se a lui, o alla mia verginità che era in procinto di non rimanere tale.
- Devo andare, scusami.- mormoro, ad occhi bassi. Prendo la borsa, ed esco velocemente dalla macchina. Vittorio è ancora dentro, mi guarda sgattaiolare via, con occhi penetranti, e delusi.
E' bello. Mozza il fiato. E pensare che stavo per farmelo. Dio.
Arrivo alla mia macchinetta 50, entro e mi guardo nello specchietto. Sono un disastro.
 Il mascara è scivolato sotto l'occhio, il rossetto di un bel rosso acceso, è ormai di un rosa discontinuo, ma in fondo è il trucco di ieri. Mi porto addosso la notte prima, quella in cui mi son scolata tre cosmopolitan, in cui son caduta dai miei tacchi quattordici, e mi son ritrovata ai piedi di Vittorio. Puzzo di alcool e fumo, ma ho bevuto e fumato, è il minimo.
 Mi ricordo improvvisamente di Licia.
-Cazzo.-
La chiamo, quattro volte e non risponde. Le lascio un messaggio su What's App, sapendo che sicuramente lo leggera, prima o poi.

Sono andata via, mia madre ha già sclerato.
Niente di fatto accade, purtroppo.
Appena puoi, chiamami.

Metto in moto il mio rottame, e dopo un quarto d'ora sono a casa.
Mia madre è in cucina, mi sta aspettando, anche se a dire il vero non ne sono poi tanto sicura.
E' intenta a chattare con qualche sua amica del liceo.
Dannate quarantenni che credono di essere delle gran fige, solo perchè hanno ritrovato la loro giovinezza su Facebook.
Cerco di sgattaiolare in camera mia, ma un mormorio proveniente dalla cucina mi costringe a tornare indietro.
- Cosa? -
- La sveglia. Suona alle sette domani.-
Ottimo. Mi sono giocata l'estate. A saperlo, sarei rimasta qualche minuto in più alla discoteca, e magari avrei finito quello che avevo iniziato.
Non mi piace lasciare le cose a metà, soprattutto se la cosa che ho lasciato era un ragazzo bellissimo che stava per farmi sua.
- Cosa hai fatto al ginocchio? - domanda perplessa mia madre, ancora non si è abituata alla goffaggine e scordinatezza della sua figlia diciassettenne.
- Nulla. Sono caduta. -
Sospira, e poi torna al suo portatile.
Vado in camera mia, mi spoglio e infilo velocemente il pigiama. Non ho voglia di struccarmi, m'infilo nel letto, consapevole del fatto che farò sì e no due ore di sonno buono.
Controllo il cellulare. Ma Licia non da segni di vita.
Almeno lei è impegnata a fare altro.



Sono curiosa di sapere cosa pensate di  questo primo capitolo della mia storia.
Spero vi piaccia e che mi seguirete. 
xxx Sissi.
 

   
 
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