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Autore: AntheaMalec    20/06/2012    6 recensioni
Ora Sherlock Holmes era arrivato al limite. Aveva dovuto provvedere a eliminare, estirpare, togliere di mezzo ogni ragazza che potesse intralciare anche in modo flebile la relazione tra lui e il suo compagno. Sherlock Holmes aveva esteso una lista –ordine, cervello, un modo come un altro per porre rimedio al caos interno e calmare il continuo caos fisico molto più esterno, ed era intenzionato a eseguire il suo piano alla perfezione.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata creata da un’idea avuta da questa gif di Tumblr: qui .

I personaggi non sono miei ma appartengono alla BBC One. Però vorrei possedere Benedict. (??)

 

Come sedurre John Watson in sei infallibili mosse

 

Sherlock Holmes aveva dei seri, serissimi problemi nel gestire cose come i sentimenti, un meccanismo estremamente anomalo e difettoso nel suo sistema rigido e logico. Conoscendo John Watson, coinquilino, amico e qualcosa di più, quel qualcosa che andava a parare sul lato fisico e, irrimediabilmente, sul lato emotivo, Sherlock era letteralmente impazzito, mandando al diavolo frasi fatte come “sono sposato con il mio lavoro” e decidendo che John, ovviamente, rientrava nel suo lavoro, oltre che nel suo –loro appartamento. 
Ora Sherlock Holmes era arrivato al limite. Aveva dovuto provvedere a eliminare, estirpare, togliere di mezzo ogni ragazza che potesse intralciare anche in modo flebile la relazione tra lui e il suo compagno. Sherlock Holmes aveva esteso una lista –ordine, cervello, un modo come un altro per porre rimedio al caos interno e calmare il continuo caos fisico molto più esterno, ed era intenzionato a eseguire il suo piano alla perfezione.

1-       Impressionarlo
Sherlock era sempre stato bravo in quello, fin dal primo giorno, e il suo orgoglio decisamente più elevato ne era la prova. 
Parlare a macchinetta, osservare cose che gli altri non vedevano –troppo stolti, troppo ciechi, non gli riusciva particolarmente difficile. Era parte della sua natura, del suo essere, e avere gli occhi di John continuamente puntati addosso come fari nella nebbia di stoltezza –molto più densa in presenza di Anderson, lo aveva reso più sicuro di sé, portandolo così alla fase due della sua perfetta macchinazione. 
Dove le cose, inesorabilmente, si erano complicate.

 

2-      Chiedergli di uscire
Ci aveva provato in tutti i modi, Sherlock, in tutte le maniere che la sua altissima mente aveva ritenuto necessarie, arrivando ai limiti in cui un Holmes, e in particolare lui, non si era mai spinto. 
Aveva subito pensato a una bella scena del crimine, con tanto di cadavere mutilato a terra –cosa c’era di più romantico?, ma la situazione sembrava non essersi mossa di un millimetro. Aveva così dovuto abbandonare la sua idea originaria per passare ad un altro tipo di approccio. 
Quindi l’aveva portato da Angelo, dove l’atmosfera si era fatta calda, complice la candela e le coppiette ai tavoli adiacenti, ma, in un modo o nell’altro, la situazione non era riuscita a sbloccarsi –John e la sua ferma e stupida idea di essere eterosessuale!. 
Era poi successo che, durante lo strano caso del banchiere cieco, avesse giocato il tutto per tutto chiedendogli spontaneamente di uscire insieme quella sera stessa. Ma quella stupida voglia di ordinarietà che aveva coltivato John aveva portato un’altrettanta ordinaria ragazza, troncando le gambe astratte che l’idea di Sherlock possedeva. 
Non che ci avesse poi messo molto a disfare inesorabilmente sia il loro appuntamento che la loro relazione. Tanto non sarebbe durata, non c’era nulla di cui rammaricarsi. 
Sherlock, così, aveva deciso di passare alla fase tre, andando incontro a evidenti complicazioni.

 

3-      Togliergli letteralmente tutti i vestiti di dosso
Sherlock aveva bisogno di un certo distacco, uno spazio vitale in cui rifugiarsi nella sua perfetta bolla lontano dall’idiozia dell’intero pianeta. John, però, scaturiva in lui istinti puramente fisici, portandolo così a quell’inesorabile passo, un po’ rischioso, certo, ma pur sempre efficace, a quanto poteva vedere dagli insulsi programmi che il suo compagno continuava a guardare la sera tarda. 
Da quando convivevano insieme Sherlock faceva sempre sogni inappropriati su John, quando si concedeva quel poco di riposo necessario, e non vedeva davvero l’ora di provare e sperimentare con John tutto ciò che gli frullava per la testa. Aveva giusto avuto l’occasione di farlo proprio durante il suo primo incontro con James Moriarty ma, vuoi per la situazione non propriamente tranquilla, vuoi per essere quasi saltati in aria, vuoi per la nuova intromissione di Moriarty dopo appena pochi minuti con tanto di cecchini nascosti tra le mura della piscina, non era stato come Sherlock si era aspettato. Nemmeno un po’, proprio per niente.
Aveva quindi saggiamente deciso di lasciar perdere quella fase –troppo fisica, decisamente poco controllabile, banalmente illogica, sperando in un miglioramento nella gloriosa fase quattro, che portò i suoi frutti.

 

4-      Farlo ingelosire
Sherlock non aveva precisamente programmato questa fase, ma nonostante tutto aveva veramente scoperto le carte nel complicato tavolo del loro rapporto. All’entrata in scena decisamente evidente di Irene Adler aveva visto un John completamente nuovo davanti ai suoi occhi. Molto più scontroso, irriverente, a tratti infantile. Il suo comportamento portò solamente ad una soluzione: gelosia. Sherlock non ci mise molto a giocare al subdolo gioco della seduzione, di cui tra l’altro non sapeva bene le regole, aiutato dai reali sentimenti di quella donna. 
Si era chiesto più volte se quel giochetto non fosse un po’ cattivo nei confronti della genuina innocenza di John, ma, nel frattempo, non si fece nessuno scrupolo nel flirtare con ella, più per un risarcimento danni dopo tutte le ragazze che John gli aveva portato nella loro casa che per un reale interesse. Era quindi stato molto interessante quando, uscita di scena La Donna, Sherlock aveva continuato a stuzzicarlo per un altro paio di giorni, gustandosi la distruzione di tutti i suoi ideali sulla sua falsa eterosessualità in cui nessuno più credeva da mesi. Ah, il dolce gusto della conquista! 
Fase cinque: in atto.

 

5-      Portarlo in vacanza
Quando a Sherlock si presentò il caso del mastino di Baskerville, oltre a notare le imperiose orecchie del giovane malcapitato tale Henry Knight, vide un’opportunità da non sottovalutare. Di fatto quel problema così curioso aveva portato John e Sherlock via da Londra per un bel po’ di giorni, arrivando a realizzare così la fatidica fase cinque. 
Oltre al sottile dettaglio di aver fatto rinchiudere John in un laboratorio per fare un esperimento su di lui, e quindi risolvere il caso, il loro rapporto aveva raggiunto obbiettivi importanti e gloriose rivincite. Tra i due baristi che continuavano a scambiarli per una coppia gay –e loro dovevano avere occhio visto che lo erano, no?, Sherlock aveva rovinato tutto in uno scatto d’ira, risistemando il rapporto in bilico tra confusione e rabbia con una piccola ma faticosa confessione: “Io non ho amici, ne ho soltanto uno”. 
Che poi Sherlock volesse dire in realtà di avere un solo chiodo fisso in testa –e non era certo Mycroft era tutto un altro discorso. Un passo alla volta, giusto per sincerarsi di essere in un terreno morbido e sicuro. Sherlock, di rientro a Baker Street, aveva studiato John più e più volte, nei frequenti momenti in cui il suo sguardo si fissava sulla camicia di Sherlock –o un po’ più giù, o quando, meno frequentemente ma molto più sentimentalmente, nel cuore della notte, Sherlock aveva sentito la mano di John passare nei suoi capelli, mentre stava steso sul divano nel suo finto dormiveglia. Tutto procedeva al meglio, ma la sesta fase, quella più dolorosa ma molto più d’effetto, aveva iniziato a farsi sentire con il tanto atteso nome di James Moriarty.

 

6-      Falsificare la propria morte
Sherlock non voleva pensare in maniera tragica a quel momento, né propriamente al fatto in sé e al terribile trauma che aveva provocato in John Watson, ma più al fatto romantico –a detta di occhi esterni, una morte alla “Romeo e Giulietta”, l’avevano soprannominata alla ricomparsa di Sherlock, mesi dopo. Il suicido, pur finto, di Sherlock per salvare il suo compagno di vita, John, e così tutti gli altri. Sarebbe stato bello dire che al ritorno di Sherlock, John lo accolse a braccia aperte e con un grande sorriso in faccia. 
La verità era che si portava dietro una cicatrice quasi scomparsa alla base del collo e l’ombra di parecchi lividi e tagli lungo tutto il corpo. L’importante, però, era che alla fine dei giochi, alla fine di tutto, Sherlock aveva avuto ragione –che grande novità, come se non ce l’avesse una volta su due!
Dopo aver compilato accuratamente tutta la lista e seguitone i passi, Sherlock era riuscito a far dire addio all’eterosessualità di John. Non si ricordava precisamente in quale giorno era accaduto realmente –non era un tipo sentimentale, lui, però John gli ripeteva sempre che era in un giorno nuvoloso, in cui nessun caso ottenebrava la mente di Sherlock e che una furiosa litigata sembrava essere a portata di mano, vista l’irascibilità dovuta alla noia che Sherlock sembrava dover sfoggiare ogni due secondi a danni della pazienza di John. 
Poi si erano baciati, in una comunissima giornata di un comunissimo mese, a detta di uno per far tacere quel sociopatico squilibrato una volta per tutte, a detta dell’altro per l'incredibile fascino che possedeva quel giorno, mentre indossava la sua camicia viola –o quella bianca? No, era certamente quella viola, ricordava lo sguardo da pazzo che John assumeva ogni volta che ce l’aveva addosso che aveva scardinato completamente la porta che tratteneva tutti i sentimenti che sentiva per Sherlock.

 

 

Dopo quel giorno Sherlock e John continuarono a bisticciare e risolvere casi e arrabbiarsi sbattendo le porte contro il muro, John non aveva smesso di fare la sfuriata a Sherlock per i pezzi di corpo umano sparsi nel frigorifero, Sherlock non aveva smesso di fare quello che faceva sempre: ignorarlo. 
Comunque, qualunque cosa Sherlock facesse o dicesse sapeva di essere sempre stato lui a far muovere John fino a creare scacco matto nel suo cuore.

   
 
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