Questa storia
è stata creata da un’idea
avuta da questa gif di Tumblr: qui .
I personaggi non sono
miei ma appartengono
alla BBC One. Però vorrei possedere Benedict. (??)
Come
sedurre John Watson in sei infallibili mosse
Sherlock Holmes aveva
dei seri, serissimi
problemi nel gestire cose come i sentimenti, un meccanismo estremamente
anomalo
e difettoso nel suo sistema rigido e logico. Conoscendo John Watson,
coinquilino, amico e qualcosa di più, quel qualcosa che
andava a parare sul
lato fisico e, irrimediabilmente, sul lato emotivo, Sherlock era
letteralmente
impazzito, mandando al diavolo frasi fatte come “sono sposato
con il mio
lavoro” e decidendo che John, ovviamente, rientrava nel suo
lavoro, oltre che
nel suo –loro appartamento.
Ora Sherlock Holmes era arrivato al limite. Aveva dovuto provvedere
a eliminare,
estirpare, togliere di mezzo ogni ragazza che
potesse intralciare
anche in modo flebile la relazione tra lui e il suo compagno. Sherlock
Holmes
aveva esteso una lista –ordine, cervello,
un modo come un altro per
porre rimedio al caos interno e calmare il continuo caos
fisico molto più
esterno, ed era intenzionato a eseguire il suo piano alla
perfezione.
1- Impressionarlo
Sherlock era sempre stato bravo in quello, fin dal primo giorno, e il
suo
orgoglio decisamente più elevato ne era la prova.
Parlare a macchinetta, osservare cose che gli altri non vedevano –troppo
stolti, troppo ciechi, non gli riusciva particolarmente
difficile. Era
parte della sua natura, del suo essere, e avere gli occhi di John
continuamente
puntati addosso come fari nella nebbia di stoltezza –molto
più densa in
presenza di Anderson, lo aveva reso più
sicuro di sé, portandolo così
alla fase due della sua perfetta macchinazione.
Dove le cose, inesorabilmente, si erano complicate.
2- Chiedergli
di uscire
Ci aveva provato in tutti i modi, Sherlock, in tutte le maniere che la
sua
altissima mente aveva ritenuto necessarie, arrivando ai limiti in cui
un
Holmes, e in particolare lui, non si era mai spinto.
Aveva subito pensato a una bella scena del crimine, con tanto di
cadavere
mutilato a terra –cosa c’era di
più romantico?, ma la situazione
sembrava non essersi mossa di un millimetro. Aveva così
dovuto abbandonare la
sua idea originaria per passare ad un altro tipo di approccio.
Quindi l’aveva portato da Angelo, dove l’atmosfera
si era fatta calda, complice
la candela e le coppiette ai tavoli adiacenti, ma, in un modo o
nell’altro, la
situazione non era riuscita a sbloccarsi –John
e la sua ferma e stupida
idea di essere eterosessuale!.
Era poi successo che, durante lo strano caso del banchiere cieco,
avesse
giocato il tutto per tutto chiedendogli spontaneamente di uscire
insieme quella
sera stessa. Ma quella stupida voglia di ordinarietà che
aveva coltivato John
aveva portato un’altrettanta ordinaria ragazza, troncando le
gambe astratte che
l’idea di Sherlock possedeva.
Non che ci avesse poi messo molto a disfare inesorabilmente sia il loro
appuntamento che la loro relazione. Tanto non sarebbe durata, non
c’era nulla
di cui rammaricarsi.
Sherlock, così, aveva deciso di passare alla fase tre,
andando incontro a
evidenti complicazioni.
3- Togliergli
letteralmente tutti i vestiti di dosso
Sherlock aveva bisogno di un certo distacco, uno spazio vitale in cui
rifugiarsi nella sua perfetta bolla lontano dall’idiozia
dell’intero pianeta.
John, però, scaturiva in lui istinti puramente fisici,
portandolo così a
quell’inesorabile passo, un po’ rischioso, certo,
ma pur sempre efficace, a
quanto poteva vedere dagli insulsi programmi che il suo compagno
continuava a
guardare la sera tarda.
Da quando convivevano insieme Sherlock faceva sempre sogni
inappropriati su
John, quando si concedeva quel poco di riposo necessario, e non vedeva
davvero
l’ora di provare e sperimentare con John tutto ciò
che gli frullava per la
testa. Aveva giusto avuto l’occasione di farlo proprio
durante il suo primo
incontro con James Moriarty ma, vuoi per la situazione non propriamente
tranquilla, vuoi per essere quasi saltati in aria, vuoi per la nuova
intromissione di Moriarty dopo appena pochi minuti con tanto di
cecchini
nascosti tra le mura della piscina, non era stato come Sherlock si era
aspettato. Nemmeno un po’, proprio per niente.
Aveva quindi saggiamente deciso di lasciar perdere quella fase –troppo
fisica, decisamente poco controllabile, banalmente illogica,
sperando in un
miglioramento nella gloriosa fase quattro, che portò i suoi
frutti.
4- Farlo
ingelosire
Sherlock non aveva precisamente programmato questa fase, ma nonostante
tutto
aveva veramente scoperto le carte nel complicato tavolo del loro
rapporto.
All’entrata in scena decisamente evidente di
Irene Adler aveva
visto un John completamente nuovo davanti ai suoi occhi. Molto
più scontroso,
irriverente, a tratti infantile. Il suo comportamento portò
solamente ad una
soluzione: gelosia. Sherlock non ci mise molto a giocare al subdolo
gioco della
seduzione, di cui tra l’altro non sapeva bene le regole,
aiutato dai reali
sentimenti di quella donna.
Si era chiesto più volte se quel giochetto non fosse un
po’ cattivo nei
confronti della genuina innocenza di John, ma, nel frattempo, non si
fece
nessuno scrupolo nel flirtare con ella, più per un
risarcimento danni dopo
tutte le ragazze che John gli aveva portato nella loro casa che per un
reale
interesse. Era quindi stato molto interessante quando, uscita di scena
La
Donna, Sherlock aveva continuato a stuzzicarlo per un altro paio di
giorni,
gustandosi la distruzione di tutti i suoi ideali sulla sua falsa
eterosessualità in cui nessuno più credeva da
mesi. Ah, il dolce gusto della
conquista!
Fase cinque: in atto.
5- Portarlo
in vacanza
Quando a Sherlock si presentò il caso del mastino di
Baskerville, oltre a
notare le imperiose orecchie del giovane malcapitato tale Henry Knight,
vide
un’opportunità da non sottovalutare. Di fatto quel
problema così curioso aveva
portato John e Sherlock via da Londra per un bel po’ di
giorni, arrivando a
realizzare così la fatidica fase cinque.
Oltre al sottile dettaglio di aver fatto rinchiudere John in un
laboratorio per
fare un esperimento su di lui, e quindi risolvere il caso, il loro
rapporto
aveva raggiunto obbiettivi importanti e gloriose rivincite. Tra i due
baristi
che continuavano a scambiarli per una coppia gay –e
loro dovevano avere
occhio visto che lo erano, no?, Sherlock aveva
rovinato tutto in uno
scatto d’ira, risistemando il rapporto in bilico tra
confusione e rabbia con
una piccola ma faticosa confessione: “Io non ho amici, ne ho
soltanto
uno”.
Che poi Sherlock volesse dire in realtà di avere un solo
chiodo fisso in testa –e
non era certo Mycroft era tutto un altro discorso.
Un passo alla
volta, giusto per sincerarsi di essere in un terreno morbido e sicuro.
Sherlock,
di rientro a Baker Street, aveva studiato John più e
più volte, nei frequenti
momenti in cui il suo sguardo si fissava sulla camicia di
Sherlock –o
un po’ più giù, o quando,
meno frequentemente ma molto più
sentimentalmente, nel cuore della notte, Sherlock aveva sentito la mano
di John
passare nei suoi capelli, mentre stava steso sul divano nel suo finto
dormiveglia. Tutto procedeva al meglio, ma la sesta fase, quella
più dolorosa
ma molto più d’effetto, aveva iniziato a farsi
sentire con il tanto atteso nome
di James Moriarty.
6- Falsificare
la propria morte
Sherlock non voleva pensare in maniera tragica a quel momento,
né propriamente
al fatto in sé e al terribile trauma che aveva provocato in
John Watson, ma più
al fatto romantico –a
detta di occhi esterni, una morte alla
“Romeo e Giulietta”, l’avevano
soprannominata alla ricomparsa di Sherlock, mesi
dopo. Il suicido, pur finto, di Sherlock per salvare il suo compagno di
vita,
John, e così tutti gli altri. Sarebbe stato bello dire che
al ritorno di
Sherlock, John lo accolse a braccia aperte e con un grande sorriso in
faccia.
La verità era che si portava dietro una cicatrice quasi
scomparsa alla base del
collo e l’ombra di parecchi lividi e tagli lungo tutto il
corpo. L’importante,
però, era che alla fine dei giochi, alla fine di tutto,
Sherlock aveva avuto
ragione –che grande novità, come
se non ce l’avesse una volta su due!.
Dopo aver compilato accuratamente tutta la lista e seguitone i passi,
Sherlock
era riuscito a far dire addio all’eterosessualità
di John. Non si ricordava
precisamente in quale giorno era accaduto realmente –non
era un tipo
sentimentale, lui, però John gli ripeteva sempre
che era in un giorno
nuvoloso, in cui nessun caso ottenebrava la mente di Sherlock e che una
furiosa
litigata sembrava essere a portata di mano, vista
l’irascibilità dovuta alla
noia che Sherlock sembrava dover sfoggiare ogni due secondi a danni
della
pazienza di John.
Poi si erano baciati, in una comunissima giornata di un comunissimo
mese, a
detta di uno per far tacere quel sociopatico squilibrato una volta per
tutte, a
detta dell’altro per l'incredibile fascino che possedeva
quel giorno,
mentre indossava la sua camicia viola –o
quella bianca? No, era
certamente quella viola, ricordava lo sguardo da pazzo che John
assumeva ogni
volta che ce l’aveva addosso che aveva
scardinato completamente la
porta che tratteneva tutti i sentimenti che sentiva per Sherlock.
Dopo
quel giorno Sherlock e John
continuarono a bisticciare e risolvere casi e arrabbiarsi sbattendo le
porte
contro il muro, John non aveva smesso di fare la sfuriata a Sherlock
per i
pezzi di corpo umano sparsi nel frigorifero, Sherlock non aveva smesso
di fare
quello che faceva sempre: ignorarlo.
Comunque, qualunque cosa Sherlock facesse o dicesse sapeva di essere
sempre
stato lui a far muovere John fino a creare scacco matto nel suo cuore.