“Ti voglio bene.” Soffiò tra le lacrime la giovane dai capelli biondi, mentre si chinava a baciare dolcemente la fronte fredda del figlio. Poi si scostò dal lettino, rapidamente, quasi ferita da quel gelo, soffocando alcuni dei singhiozzi più intensi contro le mani, strette sulle labbra.
Dopo qualche istante, Regina si avvicinò a sua volta al bambino, sedendosi accanto a lui sul lettino di ospedale, rimanendo a lungo in silenzio.
“Henry…” Lo chiamò poi con voce ferma, nonostante le lacrime che le inondavano il viso e le riempivano la gola. “Ti voglio bene, Henry, ti voglio bene.”
Strinse le labbra per trattenere un singulto, troppo legata alla sua figura di donna forte e sempre controllata per poterla abbandonare, anche in quel frangente in cui sarebbe stato del tutto giustificato. Lentamente, con una mano posata sul viso senza vita del bambino, si chinò su di lui, posando le labbra su una delle sue tempie, lasciandola lì qualche istante.
“Ti voglio bene.” Mormorò ancora contro la sua pelle, stringendo gli occhi per trattenere, inutilmente, nuove lacrime. Poi si scostò, chinando su di lui un ultimo sguardo.
Fu in quel momento che, con un sussulto, suo figlio aprì gli occhi su di lei.