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Autore: DigiFruit    21/06/2012    7 recensioni
Hermione è triste perché i suoi genitori fanno fatica a relazionarsi con la sua vita magica, perciò Harry impara a usare una macchina fotografica babbana per scattarle delle foto che lei poi potrà inviare ai genitori allegate alle lettere. Usarla come modella, però, lo aiuta a realizzare quanto bella sia in realtà.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Coppie: Harry/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Dearly Beloved

by

DigiFruit



Premessa – Hermione è triste perché i suoi genitori fanno fatica a relazionarsi con la sua vita magica, perciò Harry impara a usare una macchina fotografica babbana per scattarle delle foto che lei poi potrà inviare ai genitori allegate alle lettere. Usarla come modella, però, lo aiuta a realizzare quanto bella sia in realtà.

Note dell’autrice – Ambientata durante il sesto anno di Harry. Questa poi è la mia oneshot scritta per il fandom di Harry Potter, perciò è probabile che sia piena di americanate e di termini inglesi usati vergognosamente a sproposito.

Nota della traduttrice – Questa fanfiction è stata tradotta dal gruppo Auror Translators! Qui trovate il capitolo in lingua originale.

Traduttore ufficialeKukiness

Traduttore di supportoJaybree88

RilettriceHermyLily89

 

 





§*§

Hermione era arrabbiata con lui. E tra tutte le cose possibili, proprio per via di uno stupido libro di pozioni. In un certo senso credeva di essere ormai abituato ad essere l’oggetto dell’ira altrui. Era una specie di altra faccia della medaglia della fama, che fosse Ron che gli urlava in faccia per via di qualche fraintendimento, i Dursley che gli sputacchiavano addosso per il solo fatto che respirava, Piton che lo scherniva perché era un Potter, o persino la Gazzetta del Profeta (e quindi, per estensione, l’intera popolazione magica) tutte le volte che serviva un capro espiatorio per via di un nuovo cataclisma di cui nessuno voleva dirsi responsabile. Ma questa volta era diverso. Questa volta si trattava di Hermione.

Ovviamente si era già infuriata con lui in passato, ma, per qualche ragione, la sua rabbia non era mai diventata più facile da digerire. Con Ron, si trattava sempre e solo del solito irragionevole Ron che si comportava in maniera irragionevole, perciò era sempre facile lasciarlo bollire un po’ nel suo brodo finché non si dava una calmata. Stessa cosa per i Dursley o per Piton o per chiunque altro, tanto per dire. Non avevano mai una vera ragione per prendersela con lui, non si meritava mai la loro rabbia. Tutti gli altri si arrabbiavano con lui per motivi assolutamente irrazionali e per la maggior parte delle volte completamente falsi e ingiustificati. Con Hermione era diverso. Lei si arrabbiava solo quando lui se lo meritava, quando si comportava in maniera spregevole, cretina, idiota, o quel che era.

Sbatté le palpebre per un secondo mentre quella illuminazione gli penetrava il cervello. Poi mugugnò, realizzando di essersi comportato effettivamente da completo idiota con Hermione. Si lasciò cadere all’indietro e si stiracchiò sull’erba presso le rive del lago, fissando le nuvole che pigramente scivolavano in cielo mentre cercava di capire come mettere da parte l’orgoglio quanto bastava per andarsi a scusare con lei.

“Harry?”

Parli del diavolo. Alzò lo sguardo e vide Hermione in piedi vicino a lui con un’espressione nervosa e desolata stampata in faccia, perciò si limitò a esclamare, “Mi dispiace se ho fatto il cretino.”

“Dispiace anche a me... di essere stata irragionevole... e di averti dato filo da torcere,” replicò lei dolcemente, con le spalle che si rilassavano visibilmente dal sollievo. Gli rivolse un sorriso timido e affettuoso, riscaldato dalla luce del tramonto. Era un’immagine perfetta, con le nuvole vaporose incendiate dal rosa del tramonto alle sue spalle, il modo in cui si era timidamente portata una ciocca di capelli dietro l’orecchio per evitare che le finisse in faccia per via del vento, e il modo in cui lo guardava con quei suoi occhi.

Perciò istintivamente afferrò la macchina fotografica e le scattò una foto prima di realizzare di non essersi nemmeno disturbato a calibrare lo zoom, il tempo di esposizione, o anche solo la messa a fuoco. Si accigliò per un istante all’eventualità che lo scatto potesse essere stato rovinato.

“E questa per che cos’era?” chiese lei con una risata timida mentre si sedeva accanto a lui. “È una fotocamera babbana quella?”

“Già, l’ho trovata in una pila della vecchia roba di Sirius,” fece spallucce, mettendosi seduto e caricando la pellicola per un altro scatto. Ma la macchina oppose resistenza. Quella doveva essere stata l’ultima fotografia disponibile sul rullino. “Era di mia madre.”

“Allora tua madre doveva essere appassionata di fotografia. È una macchina fotografica di un certo valore,” ribatté lei mentre lui riavvolgeva il rullino prima di aprire lo sportellino posteriore per sostituirlo con uno nuovo.

“Ne sei sicura? Questo vecchio pezzo di ferraglia?” chiese scettico.

“È vecchio, probabilmente degli anni Sessanta, ma decisamente non è un pezzo di ferraglia,” ridacchiò lei. “Penso sia una Leica M3 a telemetro. Persino adesso, questi modelli sono probabilmente venduti a oltre seicento sterline.”

“Ti intendi di macchine fotografiche?” chiese lui, inarcando un sopracciglio.

“Ho letto qualcosa sui libri... Storia Della Fotografia,” replicò lei con una timida alzata di spalle, facendolo ridere un pochino. “La Leica è un nome importante della storia della fotografia, perciò credo che mi sia rimasto impresso.”

Harry non poté fare a meno di ghignare di fronte al solito comportamento di Hermione mentre faceva scivolare il rullino usato in una busta e la legava alla zampa di Edvige. “Porta questa a Colin e aspetta che sviluppi le foto. Ci vorrà probabilmente un’oretta.”

Edvige chiurlò piano prima di prendere il volo. Colin Canon di quei tempi solitamente usava le macchine fotografiche magiche, ma dopotutto era pur sempre un mago nato da babbani e aveva l’hobby della fotografia anche prima di venire a Hogwarts, perciò Harry gli aveva chiesto di usare la stanza delle necessità come camera oscura per sviluppare le foto per lui.

“E tu che mi dici? Non sapevo che fossi appassionato di fotografia,” disse Hermione. Era combattuta tra il sentirsi triste del fatto che ci fosse qualcosa del suo migliore amico che lei non conosceva o felice di stare imparando qualcosa di nuovo di lui.

“Non lo sono. In realtà non ho idea di quello che sto facendo,” fece spallucce, tendendole la macchina fotografica. “È completamente meccanica, niente batterie, niente elettricità, perciò funziona anche qui a Hogwarts. Ma questo significa anche che non è automatica. Devo tutte le volte calibrare manualmente lo zoom, il tempo di esposizione, e la messa a fuoco per ogni singolo scatto... Diciamo che è una ripida curva di apprendimento. Sperimento e sbaglio.”

“Ma perché cominciare adesso?” chiese lei, morendo di curiosità. Immaginava che probabilmente stesse solo cercando un legame con sua madre, ma desiderava sentirselo dire da lui. Harry tendeva a chiudersi un po’ a riccio quando si trattava dei suoi genitori, e lei desiderava che si aprisse un pochino invece di tapparsi tutto dentro come faceva di solito.

La sua risposta, però, la colse di sorpresa. “A dire la verità... stavo pensando a te.”

Hermione sentì il rossore diffondersi sulle guance, e sperò con tutto il cuore di poterlo farlo passare per il bagliore aranciognolo del tramonto. Possibile che Harry Potter l’avesse finalmente notata? Possibile che finalmente si interessasse a lei? Pensava davvero che lei fosse abbastanza carina da valere la pena di scattarle delle foto? La speranza le sfarfallò nel petto. “A m-me?”

Lui sbatté le palpebre per un momento, trovando l’improvvisa timidezza di lei un po’ strana... e anche un po’ carina. Poi realizzò come dovessero esserle suonate le sue parole senza un contesto appropriato e si affrettò a balbettare una spiegazione, “Oh, uh, aspetta, non è quello che pensi tu. È solo che... l’anno scorso... quando siamo scesi dall’Hogwarts Express alla stazione di King Cross per tornare a casa per le vacanze estive...”

L’anno scorso? Hermione a quel punto cominciò a sentirsi confusa quando ricordò che aveva baciato Harry sulla guancia alla stazione dopo il disastro del Torneo Tremaghi. “M-m-m-ma qu-qu-quello era s-s-s-solo... Voglio dire... Era... una cosa tra amici...”

Lui inarcò un sopracciglio al suo strano comportamento. “Di che cosa stai parlando?”

“A-aspetta... non stavamo...” Agitò le mani in uno strano gesto che Harry interpretò come una domanda se stessero ancora parlando della stessa cosa o no.

Poi sgranò gli occhi quando capì cosa intendeva lei e arrossì un pochino. “Oh... quello... ehm... scusami... quando dicevo l’anno scorso, non intendevo letteralmente un anno fa... Intendevo l’ultimo anno scolastico... che è finito solo qualche mese fa... a giugno.”

“Oh,” Hermione non poté fare altro che prendersi la testa tra le mani dall’imbarazzo. Perché diavolo aveva portato in ballo l’argomento bacio quando tanto per cominciare non era nemmeno ciò di cui lui stava parlando?

“Beh, comunque... come stavo dicendo, quando siamo scesi a King Cross... il modo in cui ti sei riunita ai tuoi genitori mi ha fatto un po’ pensare,” spiegò. “E con te che parlavi di noi che quest’anno avremmo dovuto cominciare le lezioni a livello MAGO e di come questo avrebbe influenzato la tua futura carriera, ho in un certo senso realizzato che tu e i tuoi genitori vivete in mondi diversi... per il resto della tua vita, nel caso tu scelga una carriera magica. Ho pensato che ti mancassero più di quanto dessi a vedere... e che anche tu a loro devi mancare un sacco. E visto che non puoi mandargli delle foto magiche, ho pensato di imparare a scattare delle foto babbane così che tu possa spedirle ai tuoi genitori... sai, no... per farli sentire un po’ più vicini a quello che fai.”

Harry fu ricompensato per la sua premura con uno dei soliti appassionati abbracci stritola ossa di Hermione. “Oh, Harry!”

“H-H-Hermione?” balbettò quando realizzò che lei stava singhiozzando contro il suo maglione.

Lei scosse la testa contro il suo petto. Tutto quello che lui aveva detto era vero. Fin troppo. Aveva battuto un tasto dolente che lei fino ad ora aveva cercato di evitare di affrontare. In quanto strega nata babbana, detestava lo Statuto di Segretezza. Malgrado la sua devozione per le regole e per le autorità, malgrado il fatto che capisse la necessità dello Statuto, malgrado tutta la logica, il suo lato emotivo lo detestava. Detestava avere una vita del tutto distante dal mondo dei suoi genitori. Detestava che ai babbani non fosse permesso di fare parte della comunità magica. Scegliere una carriera magica avrebbe significato rendere il baratro che si stava aprendo tra lei e i suoi genitori persino più profondo. Ma adesso stavano cominciando le loro lezioni a livello MAGO e la possibilità di una carriera magica le pesava sulle spalle. La decisione di intraprendere una carriera in un mondo che non comprendeva i suoi genitori o quella di rinunciare a una carriera magica per stare vicina alla sua famiglia era un peso soffocante. Aveva lavorato troppo per rinunciare a una carriera nel mondo magico ma, allo stesso tempo, il pensiero di lasciare la sua famiglia la stava letteralmente distruggendo. Ovviamente avrebbe potuto andare a trovarli, ma il solo fatto che loro non avrebbero mai potuto fare parte del suo mondo le spezzava il cuore. Sì, i sentimenti riuscivano ad essere paurosamente irrazionali.

Harry non era certo il mago più eloquente del mondo, perciò decise di rimanere semplicemente in silenzio lì per lei. Onestamente non aveva pensato che lei avrebbe potuto avere quel genere di reazione. Non aveva fatto quella cosa solo per Hermione comunque. Ciò che non le aveva detto, ma che probabilmente lei già sospettava, era che il fatto che la fotocamera fosse appartenuta a Lily Potter le conferiva un certo valore sentimentale. Aveva già fatto buon uso del mantello dell’invisibilità di suo padre, perciò aveva la sensazione che dovesse dare almeno un’opportunità anche alla fotocamera di sua madre. Doveva essere quando aveva pensato ai suoi genitori che aveva cominciato a pensare ai genitori di Hermione.

Ma c’era anche una terza ragione. Era stata la combinazione della morte di Sirius e la venuta a conoscenza della profezia da parte di Silente che gliela aveva fatta venire in mente. Se era destinato a sconfiggere Voldemort o a morire provandoci, voleva per lo meno lasciare qualche prova dell’esistenza di Harry Potter. Certo, era già pieno di fotografie di lui che circolavano sui media tipo la Gazzetta del Profeta, ma quelle raffiguravano tutte il Bambino Sopravvissuto. Lui voleva lasciare qualche foto di Harry Potter... solo di Harry.

Non avrebbe saputo dire quanto tempo rimasero seduti lì l’uno nelle braccia dell’altra vicino al lago, perciò fu un po’ sorpreso quando vide ritornare Edvige. Fu allora che notò che il cielo si era scurito fino a diventare notte. Avevano davvero passato tutta l’ultima ora a stringersi a vicenda?

“Ciao, Edvige,” disse Hermione con un piccolo sorriso, però non allentò la presa delle braccia intorno alla vita di Harry.

“Beh, vediamo un po’ quanto sono riuscito a rendere brutte queste foto,” Harry ridacchiò, prendendo il pacchetto di foto portato da Edvige. La prima foto del gruppo, però, lo sorprese al punto che le sue mani cominciarono a tremare, tanto da rischiare di far cadere tutte le foto a terra.

“Quella è... tua madre...” esclamò Hermione senza fiato. “M-ma com’è possibile?”

“C’era già un rullino della macchina fotografica...” disse Harry con voce strozzata, cercando di contrastare l’urgenza di accarezzare la superficie lucida della fotografia per non rischiare di rovinarla con le impronte digitali. “Deve averla scattata mio padre...”

Era un bel primo piano di Lily Potter, che rideva mentre cercava di tenere i capelli sotto controllo durante una giornata ventosa. La pellicola doveva essere stata vecchia, scaduta da tempo, perciò il contrasto era diminuito e i colori erano spenti, e anche lo sfondo era fuori fuoco, il tutto conferiva alla foto una luminescenza sovrannaturale e un’atmosfera da sogno. Anche se non si muoveva come le foto magiche, l’impatto dell’immobilità di quella foto fu comunque incredibile. Riusciva quasi a sentire la sua risata, la sua felicità, attraverso quella foto.

“Harry? Stai bene?” chiese Hermione con voce gentile strofinandogli la guancia contro la spalla.

“S-sì, sto bene,” annuì lui, infinitamente grato di avere una così grande amica alla quale appoggiarsi.

Passò alla foto seguente e ridacchiò. Era completamente nera. Era la prima volta che aveva provato a scattare una foto con quella macchina e l’aveva esposta decisamente troppo poco, senza permettere alla luce di filtrare a sufficienza attraverso le lenti. “È piuttosto difficile calcolare bene l’esposizione senza un strumento elettronico per calcolare la luce...”

“Beh, almeno stai migliorando,” ridacchiò lei mentre lui faceva scorrere tutte le sue foto di prova. La maggior parte di esse rappresentava paesaggi non meglio specificati scattati intorno al castello, e per la gran parte erano o troppo bui per via della scarsa esposizione o troppo luminose per via della sovraesposizione. Alcune poi erano mosse e terribilmente sfocate per via di un troppo lento tempo di esposizione. O almeno lo erano finché non arrivarono all’ultima foto che invece aveva scattato come si deve.

Era Hermione. E, poiché il rullino era rimasto chiuso nella macchina per più di dieci anni, la foto condivideva la stessa atmosfera lucente e da sogno della foto di Lily. Ci stava stranamente bene.

“Bellissima...” mormorò Harry senza nemmeno realizzare di star pensando ad alta voce, facendo così frullare di nuovo le farfalle nello stomaco di Hermione. “Vuoi mandare questa ai tuoi genitori con la prossima lettera?”

“Sì, sono sicura che a loro piacerà,” annuì lei con un sorriso mentre lui usava la magia per farne una copia per sé. La foto era inerte dal punto di vista magico, perciò non fu troppo difficile farne una copia, non come le fotografie magiche che di solito erano caratterizzate da incantesimi di protezione del copyright. Ma proprio il fatto che lui ne volesse una copia per sé fece sentire Hermione più bella di quanto si fosse mai sentita.

“Beh... a quanto pare abbiamo perso la cena,” ridacchiò lui timidamente mentre si rialzava in piedi e le tendeva una mano per aiutarla. “Facciamoci sgraffignare qualcosa da mangiare da Dobby.”

“Mi sta bene,” ghignò lei mentre si dirigevano lungo il sentiero che conduceva al castello.

“Hai freddo?” chiese lui, sfilandosi il mantello e mettendoglielo sulle spalle prima che lei potesse rispondere.

Lei non poté fare a meno di sorridere mentre si stringeva il calore del suo mantello più forte a sé. Il calore di Harry. “Non più.”

§*§

“Dov’è Harry?” chiese Ron mentre scendeva nella Sala Grande per colazione la mattina dopo solo per trovare Hermione seduta da sola al solito posto.

“Laggiù,” replicò Hermione con un sorriso facendo un cenno verso l’altro capo del tavolo Grifondoro dove Harry e Colin Canon stavano discutendo animatamente; beh, animatamente almeno da parte di Colin. Di solito era Colin che avvicinava Harry, non il contrario, perciò Colin sembrava particolarmente entusiasta del fatto che quell’Harry Potter volesse parlare con lui, specialmente visto, o almeno così pensava lei, che l’argomento di conversazione era probabilmente il loro recentemente scoperto comune interesse per la fotografia.

“Di che parlavate di bello, amico?” Ron inarcò un sopracciglio quando Harry si unì a loro per la colazione.

“Ho solo chiesto a Colin qualche consiglio di fotografia,” Harry fece spallucce, riempiendosi il piatto di cibo.

“Fotografia?” chiese Ron confuso attraverso la bocca piena di uova e bacon.

Harry sogghignò mentre tirava fuori la fotocamera e scattava una goffa foto di un Ron Weasley dall’aria stranita, con le guance gonfie di cibo peggio di uno scoiattolo, seduto accanto a una Hermione dall’aria disgustata. E Hermione non poté fare a meno di ridere mentre immaginava quanto buffa sarebbe venuta fuori.

“È una macchina fotografica babbana quella?” Ron era abituato al flash che accompagnava gli scatti delle macchine magiche – che era usato non per illuminare ma piuttosto per imprimere la magia alla scena – ma la macchina di Harry non aveva il flash, e la cosa sembrava innervosirlo un po’. “Ma poi come mai tutto d’un tratto la fotografia?”

Harry non aveva granché voglia di ripetere la spiegazione della sera prima, in più Ron aveva uno spettro emotivo piuttosto limitato, perciò si limitò a fare spallucce. “Volevo solo provare a stare dall’altra parte dell’obbiettivo una volta tanto, credo.”

“Okay allora, fa’ del tuo meglio,” proclamò Ron mentre si piazzava in una posa ultra-drammatica, maestosa e regale, come se stesse cercando di somigliare a una vittoriosa statua di marmo greca.

Harry rise mentre questa volta si prendeva il suo tempo per aggiustare la messa a fuoco, lo zoom, il tempo di esposizione, e la composizione in maniera giusta prima di scattare la foto. “Fatto.”

“Andiamo, adesso tu, Hermione,” la sollecitò Ron con un sorriso. “Mostraci la tua migliore posa sexy.”

Hermione arrossì e scosse la testa. “Te lo scordi! È imbarazzante! C’è troppa gente qui!”

“Ehi, Harry! Ho sentito dire che hai una fotocamera babbana! Vuoi scattarmi qualche nudo? Ho diciassette anni, insomma, sono maggiorenne adesso!” gridò Katie Bell in tono provocatorio mentre si esibiva in una posa esageratamente sexy.

“Eccheccavolo, anch’io mi devo trovare una macchina fotografica,” sobbalzò Ron mentre il solito nugolo di fangirl berciava per avere l’attenzione di Harry.

§*§

“Ehi, stai diventando un fotografo piuttosto bravo,” esclamò Hermione mentre loro due sedevano ai soliti posti vicino al lago sfogliando il secondo mucchietto di fotografie. Rise poi al paio di candid-scatti di qualche giorno prima di Ron con la bocca piena di cibo e lei che lo fissava schifata. “Posso mandare anche questa ai miei?”

“Sì, certo,” sogghignò Harry mentre faceva una copia. “ Gli hai già mandato quella con te da sola?”

“Oh, sì, ne sono stati molto felici,” replicò lei velocemente. Poi arrossì un po’ quando si ricordò la risposta che sua madre le aveva spedito. Sua madre l’aveva presa in giro dicendole che non aveva mai visto Hermione bella come in quella foto, e che niente rende una ragazza più bella dell’essere innamorata. “L’hanno incorniciata e l’hanno messa sul caminetto con le altre foto di famiglia.”

“Grandioso,” sorrise lui. L’unico motivo per cui lei aveva puntualizzato che i suoi genitori avevano incorniciato la foto era perché sperava di indurlo così ad ammettere che anche lui aveva fatto lo stesso, perciò rimase un po’ delusa dal fatto che lui avesse fatto cadere così l’argomento. Sperava davvero che avesse incorniciato la sua foto e l’avesse piazzata sul comodino vicino al letto o qualcosa del genere.

“Oh, i miei genitori questa l’adorerebbero. Ne posso avere una copia?” chiese lei, esalando un sospiro a una bella foto della silhouette scura del castello di Hogwarts sullo sfondo di un tramonto striato di nuvole.

“Ma certo,” annuì lui mentre faceva una copia anche per lei. “Ho usato una lente a grandangolo per scattare questa, in modo da catturare la vastità del cielo.

“Parli proprio come un fotografo professionista ormai,” lo prese in giro lei. “A proposito di professionisti... ehi, hai già pensato a quello che vuoi fare per guadagnarti da vivere dopo Hogwarts?” chiese lei, ricordandosi la loro discussione del giorno prima circa il fatto se lei avrebbe scelto una carriera magica o sarebbe tornata nel mondo babbano con i suoi genitori.

Harry si passò una mano tra i capelli e stirò le labbra in un sorriso. “Sinceramente... non ancora.”

“Perché no?” domandò lei, suonando preoccupata. “L’anno prossimo abbiamo i MAGO, e sostenerli potrebbe aprirci come potrebbe chiuderci un sacco di porte. Farai meglio a pensarci adesso prima di pentirtene un giorno. Per esempio, mettiamo che tu voglia fare lo spezzaincantesimi dopo il diploma, ma che non hai preso il MAGO in Aritmanzia... per te sarebbe molto difficile trovare dove lavorare, sai. È meglio che tu abbia le idee chiare e qualche piano fin da ora.”

“Immagino di sì...” Lui fece spallucce, pensando che onestamente lui non sentiva la stessa urgenza di Hermione nei confronti della carriera. Persino quando aveva scoperto che non prendere il livello MAGO di pozioni con Piton gli avrebbe chiuso le porte per diventare un Auror, non se l’era presa troppo. E quando Lumacorno lo aveva accettato comunque nella classe livello MAGO di pozioni, non è che si fosse sentito esattamente elettrizzato all’idea che le porte per diventare Auror si fossero riaperte. Ma, alla fine, gli sembrava tutto un po’ triviale considerando che poteva benissimo morire combattendo contro Voldemort. Che senso aveva prepararsi per un futuro che avrebbe potuto non esserci? Però, ovviamente, questo a Hermione non poteva dirlo.

“Vuoi ancora diventare un Auror?” chiese lei. Onestamente, lei avrebbe preferito di no. Troppo pericoloso. Già guardarlo giocare a Quidditch era abbastanza doloroso. Se fosse diventato un Auror, sarebbe stata in costante preoccupazione per lui, a pensare febbrilmente ogni giorno se sarebbe riuscito a tornare a casa vivo. Ma una volta che fosse tornato a casa sano e salvo, il sollievo dopo una giornata di nervi a fior di pelle avrebbe portato a del sesso da favola. Perciò magari non sarebbe stato poi così male. ‘Un momento, cosa? Che cosa sto pensando?

“Magari un Auror... in mancanza di opzioni migliori, credo,” sospirò lui.

“Oh, sono sicura che tu abbia un sacco di opzioni, Harry,” lo rimproverò lei in tono allegro, cercando di mettere da parte le fantasia sulla vita da sposati con l’Auror Potter. “Sei bravo in un sacco di cose.”

“Beh, sì, immagino di sì,” fece spallucce (alzò le spalle). “È questo il problema.”

“Che cosa vuoi dire?”

Lui ci pensò un attimo prima di rispondere. Era una cosa che non aveva mai detto a nessuno prima. “Riesco sempre a padroneggiare le basi di praticamente qualsiasi cosa senza problemi e riesco anche ad andare anche piuttosto avanti senza sforzo... nel Quidditch per esempio... a mala pena mi alleno... Ho vinto la mia prima partita al primo anno e sono diventato una specie di asso di punta del Quidditch anche se appena conoscevo le regole al tempo. È quasi assurdo, non trovi?”

Hermione ci pensò su e realizzò che in effetti tutto ciò che faceva sembrava facile per Harry. Era semplicemente bravo in tutto. Beh, tutto a parte l’Occlumanzia forse. Riusciva persino a ricordare un paio di volte in cui aveva pensato che fosse ingiusto che Harry potesse andarsene in giro a divertirsi con Ron mentre lei era reclusa in biblioteca, e lui riusciva comunque a starle sempre alle calcagna con i voti.

“Sai, il cappello parlante voleva mettermi a Serpeverde,” continuò lui con un’alzata di spalle. “A volte mi viene da pensare che la mia capacità di fare le cose con il minimo sforzo sia una facoltà propria dell’ideologia dei purosangue. È come se fossi geneticamente predisposto, o destinato, o nato, per essere in grado di imparare le cose più velocemente o più facilmente degli altri senza mai davvero sforzarmi. A volte mi sembra che sia proprio questo che Ron o Malfoy, in quanto purosangue, cercano di fare. Ma io non sono cresciuto con quel tipo di visione della vita come fanno i maghi purosangue, perciò a volte la cosa mi disturba, come se non fosse giusto nei confronti della gente che si impegna sul serio o cose del genere.”

Ah, eccolo di nuovo. Era per questo che Hermione non riusciva mai ad avercela con Harry.

“Ma immagino di dover fare i conti con l’altra faccia dell’essere un po’ un asso in tutti i campi... sono quello che si può definire uno senza talenti particolari,” ridacchiò. “Finisco sempre con sbattere la faccia contro il muro. Non so neanche bene che cosa sia. Forse il fatto che riesco a fare le cose così facilmente mi ha reso incapace di lavorare davvero sodo per migliorarle ulteriormente. O forse il fatto che riesco così facilmente a passare da una passione a un’altra, tipo la fotografia, ed essere comunque bravo a farlo mi ha reso poco entusiasta, come se avessi troppi hobby e troppo poco tempo da dedicare a ciascuno per diventare davvero un maestro in quell’arte. Non saprei, ma qualsiasi cosa sia, sbatto contro un muro. E poi di solito i veri talenti che hanno lavorato sodo mi superano. Tipo... adesso è certo che io sia più bravo di Ron a Quidditch e che mi viene quasi naturale farlo, ma un giorno sarà lui a superarmi con la sua devozione fanatica e la farà diventare la sua professione. Ma io? Non ce la farei mai a entrare nella English Premier League.

“Perciò anche se sono abbastanza bravo in un sacco di cose... non sono eccezionalmente bravo in una cosa tanto da farla diventare un lavoro o qualcosa del genere,” concluse con un’alzata di spalle. “Per questo... in mancanza d’altro... Auror.”

Hermione non poté fare a meno di fissarlo in silenzio leggermente sorpresa. Certo, era venuto fuori che non aveva ancora pensato seriamente al proprio futuro, ma almeno ci stava pensando. Ci aveva pensato un sacco a conti fatti. E persino in maniera abbastanza profonda. Era piuttosto sexy, a dire il vero. Pensare era sexy. E in più, per una volta, per una volta era stato lui a parlare un sacco mentre invece di solito era il contrario, con lui che prestava orecchio paziente a tutte le sue parlantine.

“Scusami, ho blaterato senza fine,” disse timidamente. “È che è piuttosto facile parlare con te, perciò...”

Lei sorrise e scosse la testa. “Lo apprezzo.”

“E che mi dici di te? Tu hai già pensato a cosa farai da grande?” chiese lui.

“Probabilmente ci ho pensato anche troppo,” ridacchiò lei.

“Beh, allora non ti stressare troppo su questa cosa,” fece spallucce lui con un sorriso mentre tirava fuori la macchina fotografica. “Ti scatto ancora qualche fotografia fintanto che c’è la luce del sole.”

“È... è ancora un po’ imbarazzante,” ammise lei arrossendo mentre sentiva i suoi occhi su di lei e solo su di lei. Era una sensazione meravigliosa venire veramente guardata dal ragazzo che le piaceva, ma c’era qualcosa a cui non era abituata, e che quasi la sopraffaceva. Posare per lui la metteva ancora a disagio, specialmente dal momento che era cresciuta con un sacco di amici, perciò fare foto al di fuori della famiglia era un evento strano per lei.

“Vuoi che ti versi un po’ di Whiskey Incendiario già che ci siamo?” scherzò lui.

“Nooo, niente alcol,” rise lei e, solo allora, Harry scattò una foto veloce. “Ehi! Non ero pronta!”

“Mi piace quando sei te stessa, naturale,” disse lui con un’alzata di spalle, rivolgendole un sorriso rassicurante. “Se posare è imbarazzante per te, allora le foto verranno innaturali.”

“Se lo dici tu,” replicò lei con un timido sorriso. Allora lui scattò un’altra foto di quella dolce timidezza quasi commovente. “Ehi!”

Harry rise mentre lei gli dava un colpo scherzoso sul braccio. “Okay, okay, ti do il tempo di metterti in una posizione comoda.”

“Uhm... allora come dovrei mettermi? Non ho una grande esperienza in queste cose,” ammise lei timidamente. “S-sei sicuro di non preferire Katie Bell? Lei... lei sembrava sapere cosa stava facendo... e... e...” Poi aggiunse silenziosamente, ‘E lei è più carina di me’.

“Tu non sai cosa stai facendo e io assolutamente non so cosa sto facendo io, perciò tutto torna, stiamo imparando insieme,” puntualizzò lui, sorridendo mentre tirava fuori La Storia Di Hogwarts dalla borsa di lei e gliela tendeva. Immaginava che per lei scegliere una posa fosse probabilmente imbarazzante quanto lo stesso posare, perciò scelse lui una posa per lei; e quale posa più comoda per lei del leggere? “Okay... stenditi sull’erba e fingi di leggere... o leggi per davvero se preferisci.”

“Okay.” Hermione si lasciò scappare una risatina, felice che Harry preferisse comunque lei a Katie Bell. Ovviamente non aveva esplicitamente ammesso di averlo fatto perché pensasse che una era più carina dell’altra, ma lei aveva comunque vinto, ed era questo che contava perché significava che gli occhi di Harry sarebbero stati su di lei e su lei sola per ancora un po’.

Harry alzò gli occhi in direzione della luce del sole e poi di nuovo giù su Hermione che stava già leggendo. Poi cominciò a girarle intorno per trovare il punto dove poteva massimizzare l’impatto della luce del sole invernale che filtrava attraverso le nuvole da est. Era un po’ strano essere in grado di riflettere così tanto solo per scattare una foto. Prima, tutti i suoi scatti di Hermione erano stati spontanei, perciò non aveva mai avuto il tempo di pensare a niente; quella era una esperienza completamente diversa.

“Puoi piegare la gamba destra così che rimanga sollevata in aria?” chiese, cercando di bilanciare la scena in modo da riempire gli spazi vuoti.

“Tipo così?” chiese lei, obbediente.

“Perfetto.” Poi tornò a studiare la scena prima di sistemarle dolcemente i capelli per impedire loro di finirle in faccia nel punto dove sta per scattare la foto. Gli sembrò di sentirla rilassarsi al suo tocco gentile. “Così, cerca di non irrigidirti, rimani rilassata così.”

“Okay...”

A quel punto si allontanò per una buona distanza e si stese sull’erba anche lui per scegliere l’angolo dello scatto. Poi, studiando la scena attraverso l’obiettivo per assicurarsi che fosse uno scatto perfetto, scoprì di notare piccoli dettagli che altrimenti non avrebbe mai notato. Tipo quando incredibilmente bella fosse Hermione Granger. Non era la bellezza dell’Hermione fasciata nell’abito blu pervinca per il Ballo del Ceppo, era più... era... solo Hermione. Poi gli venne in mente che forse per lei l’abito del Ballo del Ceppo era quello che per lui era il titolo di Bambino Sopravvissuto... qualcosa oltre la quale la gente non riusciva a guardare per vedere cosa veramente fosse la persona, la vera bellezza.

“Hai fatto la foto?” chiese lei, interrompendo il suo flusso di pensieri.

“Eh? Oh, solo una prova, vorrei scattarne un po’ nel caso abbia per caso pasticciato con l’esposizione o la messa a fuoco,” replicò lui velocemente mentre usava il telemetro per verificare la messa a fuoco su di lei. Poi allargò l’apertura in modo che sia il terreno che lo sfondo venissero leggermente sfocati, lasciando come cuore della foto solo Hermione e il suo libro. Quel tipo di scelta del punto di fuoco era qualcosa di tipico e unico della fotografia babbana, mentre le macchine fotografiche magiche catturavano solo la scena così com’era nella sua interezza.

E Hermione scoprì che adorava posare per lui. Una parte di lei si sentiva come se lui avesse avuto occhi solo per lei, come se lei fosse l’unica ragazza al mondo.

§*§

“Sei venuta fuori bene, Granger!”

Hermione inarcò un sopracciglio confuso a Seamus che si avvicinava e le rivolgeva un occhiolino ammiccante. “Di che cosa stai parlando?”

“Hanno visto le foto che ti ha fatto Harry,” bofonchiò Ron mentre scoccava a Seamus un’occhiata cattiva. Poi ne scoccò un’altra persino più letale a Cormac McLaggen.

“Cosa? Harry le sta mostrando in giro?” balbettò lei nel panico. Le piaceva pensare che quelle foto fossero per Harry e Harry soltanto.

“Non proprio. Ha solo incorniciato un paio di foto di te e le ha messe sul comodino,” disse Ron in tono scontroso con un’alzata di spalle, non particolarmente felice all’idea che altri ragazzi cominciassero a guardare Hermione come membro del gentil sesso. Le foto di Harry avevano decisamente aperto un paio di occhi su quanto attraente Hermione fosse in realtà.

“Davvero?” chiese lei, facendo fatica a nascondere la felicità nella sua voce. La sua fervida immaginazione aveva terreno fertile per cercare di immaginare Harry andare a letto la sera con la foto di lei per averla come ultima cosa da vedere prima di andare a dormire e anche la prima che vedeva la mattina quando si alzava. Non aveva mai realizzato di quanto potesse essere felice.

“Insieme a una foto di un’altra tizia rossa molto carina,” aggiunse Ron, con la voce che cambiava in tono di approvazione mentre faceva ruotare il succo di zucca nel bicchiere in modo suadente come se fosse James Bond 007 o qualcosa del genere prima di prendere un sorso. “Non è che sai mica chi sia, vero?”

Hermione si lasciò scappare una risatina soffocata. “Intendi la mamma di Harry?”

Ron si strozzò e spruzzò fuori uno schizzo di succo di zucca per lo shock. “La mamma di Harry?”

“Non credo che Harry apprezzerebbe il fatto che sbavi su sua madre,” rise Hermione mentre Neville, ricoperto dallo spruzzo di succo di zucca e saliva di Ron, fissava quest’ultimo con disgusto. Lei lanciò un veloce incantesimo di pulizia su di lui. “Scusalo, Neville.”

“Perché non me lo ha detto? Stavo quasi per innamorarmi di lei!” mugugnò Ron mentre si alzava per andarsene. “Al diavolo tutto! Forse un po’ di Quidditch mi toglierà dalla testa la maledetta mamma di Harry! Dovevo comunque abituarmi a giocare nella neve per la prossima partita contro i Serpeverde.”

“Voi due avete litigato di nuovo?” chiese Harry, prendendo il posto abbandonato di Ron in tempo per vederlo andarsene via come una furia.

“No, ha solo il cuore spezzato per una ragazza che non può avere,” replicò Hermione.

“Chi? Fleur? Pensavo che già sapesse che Bill e lei escono insieme,” Harry inarcò un sopracciglio prima di prendere un po’ di succo di zucca.

“No, non Fleur,” disse lei sogghignando maliziosamente per la tempistica generale. “Tua madre.”

Harry si strozzò con il succo di zucca e Neville fu di nuovo spruzzato da un getto violento della bevanda più gettonata di Hogwarts. “Mia madre?”

“Harry, tu e Ronald siete vittime di un’infestazione di Nargilli?” chiese Luna mentre passava di lì e ripuliva Neville con un incantesimo. “Sarebbe consigliabile non esporre Neville a ulteriori Nargilli o potresti passargli l’infestazione. Dovresti tenere d’occhio i Nargilli durante l’inverno, soprattutto nei pressi del vischio.”

“Ci farò attenzione, Luna,” tossì Harry mentre Hermione gli dava qualche pacca vecchio stile sulla schiena per aiutarlo a liberare le vie respiratorie dal succo di zucca.

“Scusami, Neville, non ho resistito,” si scusò Hermione con un sorriso.

“Va tutto bene. Vi lascio da soli allora,” replicò Neville mentre si alzava per andarsene. Non era del tutto sicuro di cosa stesse succedendo tra Harry e Hermione, ma era da tempo che non vedeva lei così di buon umore, e quindi immaginava che fosse una bella cosa, qualsiasi cosa fosse.

“Beh... uhm... sembra proprio che sia venuta giù neve fresca l’altra sera...” mugugnò Harry mentre agitava le mani in maniera confusa. “Ehm... Voglio dire... ti piacerebbe fare una passeggiata fuori? E magari fare qualche scatto?”

Non era sicura del perché ma la mancanza di sicurezza di Harry nel chiederle di uscire per una semplice passeggiata mattutina lo faceva sembrare come se le stesse chiedendo un appuntamento o qualcosa del genere, e questo la fece arrossire. “Sì, certo.”

“Grandioso,” sorrise lui mentre lei indossava il berretto blu di lana fatta a mano i guanti coordinati.

“Wow, è bellissimo qui fuori!” esclamò Hermione quando misero piede fuori sul tappeto di neve bianca. Lui non poté fare a meno di scattare qualche primo piano di lei che univa tra loro le mani per afferrare qualche fiocco di neve volante. Si chiese se, se non fosse stata per la sua macchina fotografica, sarebbe mai stato in grado di capire da solo la bellezza di quei piccoli momenti magici. Non era certamente la prima volta che nevicava a Hogwarts, perciò lo sorprendeva da morire il fatto di essersi sempre perso l’estatica espressione di infantile stupore di Hermione per la prima nevicata nei cinque anni passati.

“I miei genitori gradiscono moltissimo le foto, sai,” gli disse lei, avendo ricevuto una lettera proprio il giorno prima. “Per loro, Hogwarts era sempre sembrata distante e mitica come un regno fatato con il quale loro non avevano niente a che fare. Ma adesso è un po’ più reale... non solo Hogwarts, ma anche la mia vita qui a Hogwarts.”

“A volte mi chiedo se mia madre, in quanto nata babbana, si sentisse allo stesso modo con i suoi genitori... forse è per questo che aveva comprato questa macchina fotografica,” disse Harry, guardando il cielo e la neve che cadeva.

Hermione sorrise. Era carino sentirlo aprirsi sui suoi genitori con lei. “Ma, sai, mia madre dice che, per quanto siano belle le tue foto... non rappresentano davvero tutta la vita qui a Hogwarts.”

“Davvero? Cosa c’è che non va nelle mie foto?” chiese lui. A parte Colin, non c’erano davvero altri esperti di fotografia babbani in giro, perciò era difficile ricevere delle critiche costruttive.

“No, non è quello,” disse lei con un’alzata di spalle e un timido sorriso mentre calciava un po’ di neve. “C’è solo una cosa importante di cui non hai mai fatto una foto per me da mandare loro...”

Harry ci pensò su un momento, chiedendosi cos’è che mancasse. Aveva fatto fotografie alla maggior parte dei loro amici e professori, di frammenti della vita quotidiana a Hogwarts, o almeno qualsiasi cosa che non comprendesse l’uso evidente di magie. Dopotutto quelle avrebbero dovuto essere foto babbane. Perciò che cosa poteva essersi dimenticato?

Lei dovette ridere un pochino allo sguardo confuso di Harry. “Ma sei tu, sciocco. Mia mamma ha notato che non c’è alcuna foto di te... sei una parte così importante della mia vita, perciò è come se mancasse un grosso pezzo di puzzle quando mando loro le foto e non ce n’è mai una di te... la mia vita non sarebbe completa senza di te, non lo sapevi?”

Queste parole lo fecero fermare un attimo, specialmente il modo sincero in cui aveva pronunciato l’ultima frase. “Beh...” cominciò lentamente, “io sono quello che scatta le foto.”

“Lo so, perciò forse... potresti insegnarmi come si usa la tua macchina fotografica?” suggerì lei. “Oppure... per adesso... che ne dici di fare una foto di... sai, no... noi due insieme?”

“E come facciamo a farla? Non abbiamo un cavalletto né niente a cui appoggiare la macchina,” chiese lui, grattandosi la testa.

“Beh... per prima cosa... ci mettiamo qui vicino,” disse lei, facendogli cenno di mettersi vicino a lei. “E tu reggi la fotocamera allungando le braccia e puntandola verso di noi.”

“Oh, giusto,” annuì lui, sistemandosi esitante vicino a lei. Starle così vicino, però, gli fece perdere qualche battito e le sue mani persero coordinazione mentre cercava di sistemare le lenti della macchina fotografica. Poi, una volta che finalmente fu riuscito a usare i marcatori di distanza delle lenti per sistemare la messa a fuoco per la lunghezza delle sue braccia, allontanò la camera fino alla suddetta distanza delle braccia allungate e rivolse le lenti verso di loro. “Pronta?”

Anche lei gli si avvicino, scoprendo così che il suo corpo si modellava perfettamente a quello di lui, e piegando istintivamente la testa verso di lui. Perfetto. “Pronta.”

Snap.

§*§

Hermione scoprì che le lettere che scambiava con i genitori quell’anno erano decisamente più ricche delle lettere degli anni precedenti. Forse era grazie alle foto di Harry che i suoi genitori riuscivano ad avere stralci reali delle cose che lei scriveva loro per lettera. Una foto valeva come mille parole e quant’altro dopo tutto. Tipo, per esempio, invece di limitarsi a raccontare a sua madre che razza di maiale fosse Ron durante i pasti, le foto di Harry le mostravano letteralmente spassosi frammenti di ciò con cui Hermione doveva avere a che fare ogni giorno. Sentiva che i suoi genitori ora si sentivano più legati alla sua vita, e quella distanza tra lei e la sua famiglia non era più dolorosamente profonda come un tempo.

Si sentiva incredibilmente grata a Harry per essere stato così premuroso. A proposito di Harry, sorrise nell’occhieggiare alla foto incorniciata di loro due sul suo comodino. Era venuta fuori un po’ sbilenca per via del fatto che Harry aveva dovuto scattarla con le braccia tese, ma quel dettaglio aggiungeva solo fascino. E Harry esibiva quel sorriso sghembo che lei amava da morire. Era venuto davvero benissimo in quella foto, quasi al punto da farle credere di non essere abbastanza carina per stare al suo fianco. Sentendosi un po’ depressa a quel pensiero, rilassò le spalle mentre occhieggiava di nuovo alla lettere che stava scrivendo ai suoi genitori.

“Oh, ehi, è una nuova foto quella?” chiese Calì entrando, notando la foto di Hermione e Harry sul comodino. Dopo un’ispezione ravvicinata, squittì su quanto carina fosse. “Oh, wow, voi due siete proprio carini insieme!”

“D-davvero?” mormorò Hermione dopo un attimo di sorpresa.

“Assolutamente! Quindi voi due adesso siete, tipo, una coppia?” chiese Calì, affamata di pettegolezzi succulenti. “Siete così belli insieme in quella foto che potrei quasi perdonarlo per il flop del Ballo del Ceppo.”

Una cosa era essere definita una bella ragazza, ma essere definita una bella coppia insieme al ragazzo che le piaceva era su un livello completamente diverso che la fece sentire torreggiante. “L-l-lo pensi davvero?”

“Allora voi due uscite insieme o no?” insistette Calì.

“N-no, no, non usciamo insieme,” balbettò Hermione scuotendo la testa.

“Perciò Potter è ancora un deficiente. Prendere in giro le ragazze innocenti in questo modo, tsk, tsk,” Calì scosse la testa e schioccò la lingua per dimostrare la propria sentita disapprovazione.

“Non mi sta affatto prendendo in giro!” insistette Hermione in difesa di Harry.

“Beh, non intenzionalmente almeno,” rise Calì con un’alzata di spalle. “Ma intenzionalmente o no, è comunque crudele.”

Le spalle di Hermione crollarono. “Che cosa dovrei fare?”

Calì le fece l’occhiolino mentre si metteva nella stessa posizione sexy che Katie Bell aveva provocatoriamente offerto a Harry. “Foto di nudo.”

“CALÌ!”

“Scusa, scusa,” ridacchiò lei. “No, ma seriamente, in realtà avrei davvero qualche consiglio da darti.”

Hermione piegò la testa di lato incuriosita. Lei e Calì non avevano mai davvero avuto una vera conversazione su argomenti seri prima d’ora, specialmente visto che i loro interessi si trovavano decisamente agli antipodi. Ovviamente andavano piuttosto d’accordo, ma erano quello che lei considerava solo amiche casuali, qualcuno con cui divertirsi ma non qualcuno con cui solitamente sarebbe andata a confidarsi per problemi seri come avrebbe fatto invece con Ginny o Harry.

“Onestamente, tu lo ami?” chiese Calì. “Tipo... riesci a immaginare un futuro con lui? O, al contrario, a immaginare un futuro senza di lui?”

Hermione si lasciò scappare un lungo sospiro e finalmente ammise ad alta voce ciò che per così tanto tempo aveva nascosto. Era un po’ strano che lo facesse proprio davanti a Calì, tra tutte le altre persone. “Sì... penso di essere innamorata di lui...”

“Beh... Il problema di Harry è che è un impedito totale a Divinazione,” spiegò Calì. Lei stessa adorava la Divinazione, perciò le era difficile capire perché ad altre persone potesse non piacere.

“E questo cosa avrebbe a che fare con me?” Hermione si accigliò.

“Non puoi saperlo visto che hai mollato Divinazione, ma durante le lezioni qualche volta mi è capitato di osservare Harry... sarebbe difficile non farlo visto che metà delle profezie della professoressa Cooman riguardano lui,” Calì alzò le spalle. “Non si impegna granché a Divinazione, questo è piuttosto chiaro, ma la cosa è più profonda di così. Lui non crede nel futuro in generale, questo è quanto ho notato. E, senza un futuro in cui credere, ovviamente fa schifo a Divinazione.”

“Dove vuoi andare a parare?” chiese Hermione, anche se doveva ammettere di essere rimasta impressionata dalle osservazioni di Calì. Le era sempre sembrava una un po’ svampita, perciò a dire il vero si trattava di una sorpresa piacevole. Pensandoci bene, sapeva che Calì aveva colto nel segno. Harry non aveva molta fiducia nel futuro. Si ricordava ancora la conversazione avuta con lui sul tipo di carriera che avrebbe voluto intraprendere dopo Hogwarts, e la sua unica risposta era che avrebbe verosimilmente scelto quella dell’Auror in mancanza d’altro. In mancanza d’altro! Che razza di risposta apatica era quella?

“Beh, per qualche ragione, io non so quale sia, magari è l’ombra di Tu-Sai-Chi che gli grava sulle spalle, ma è come se non riuscisse a vedere un futuro per se stesso,” continuò Calì. “E questo significa anche che non vede alcun futuro con te.”

Hermione si rattristò immediatamente. “Oh...”

“Ma tu puoi cambiare le cose, ovviamente,” aggiunse Calì. “Dagli qualche segnale. Fallo pensare di più al futuro. Ha bisogno di smettere di vagare nel passato.”

Il passato. Sirius. I suoi genitori. Cedric. I bei vecchi tempi in cui le cose non erano così complicate. Hermione sapeva che probabilmente per Harry era più facile essere beccato a fissare le fotografie del passato piuttosto che a guardare in avanti verso un incerto futuro. Ed era ironico che Calì non sapesse nemmeno quanta ragione avesse.

“So che magari è un po’ troppo presto, persino un po’ sciocco e ingenuo, per pensare al matrimonio, ma quale ragazza non ha mai provato a sentire come suona il cognome del proprio ragazzo con il suo nome, no? Hermione Potter, direi che suona molto bene, no?” Calì ridacchiò. “Il futuro è speranza, e questo è qualcosa che a Harry al momento manca. Perciò dagliene una... un futuro... una famiglia... non hai bisogno di predirne una, creane una. È in questo che consiste la Divinazione.”

§*§

Harry era disteso sul letto e teneva tra le mani la foto di lui e Hermione, fissandola come se contemplasse gli stessi sentimenti che provava per lei. Ogni volta che gli si avvicinava, il suo primo istinto era quello di prenderla tra le braccia e stringerla a sé, o anche intrecciare le dita tra le sue. Ogni volta che guardava le sue labbra o la guardava negli occhi, sentiva l’inesplicabile urgenza di baciarla, cosa che gli faceva chiedere se per caso non fosse assuefatto a qualcosa che non aveva ancora neanche provato. Sapeva che si stava innamorando di lei, ma non aveva idea di che cosa farci.

Da una parte, era come se sapesse che era la cosa giusta. Ma allo stesso tempo, sentiva anche che era sbagliata per un sacco di motivi. Ron era l’ultimo dei suoi problemi però. Aveva avuto il sospetto che ci fosse stata una scintilla di qualcosa tra Ron e Hermione, ma Lavanda guardava Ron con occhi da triglia da quando era cominciato il semestre. E conoscendo Ron, non si sarebbe fatto sicuramente scappare l’occasione di pomiciare con chiunque avesse un paio di tette e una testa bionda. Inoltre, non per fare l’arrogante ovviamente, ma persino lui aveva capito che Hermione preferiva lui a Ron in quel senso ora che si era disturbato davvero a dare un’occhiata più da vicino. Quello che Hermione aveva con Ron erano scintille violente, letteralmente; sicuramente appassionate, ma che si spegnevano altrettanto velocemente come si erano accese. Quello che invece aveva con Harry, malgrado la mancanza di fuochi d’artificio al momento, era una quieta e confortevole alchimia, stabile, quasi domestica.

No, il suo problema più grande era che aveva il cinquanta-e-cinquanta di possibilità di sopravvivere alla prossima manciata d’anni. Nemmeno il cinquanta-e-cinquanta, era una stima fin troppo generosa. Se la profezia era corretta, e si sarebbe arrivati a un duello faccia a faccia tra lui e Voldemort, chi con un minimo di sale in zucca avrebbe scommesso qualcosa sulla possibilità che un mediocre mago teenager magrolino potesse sconfiggere il più potente signore oscuro dai tempi di Grindelwald? Persino con qualche potere misterioso sconosciuto a Voldemort, Harry sapeva che le chance di sopravvivere erano realisticamente piuttosto pochine. Non sarebbe stato giusto nei confronti di Hermione cominciare una relazione con lei sapendo che c’erano buone probabilità che lui finisse sottoterra di lì a poco, lasciandola così con il cuore spezzato.

Quando aveva cominciato quell’anno scolastico, sapendo della profezia, aveva deciso che ne avrebbe avuto uno normale. In quel modo, sperava di poter almeno provare il gusto di una vita normale per l’ultima volta prima di correre a testa bassa a uccidere Voldemort o a morire nel tentativo. Desiderava tutte le cose normali, l’ondata di adrenalina durante le partite di Quidditch, la pozione tiramisù durante le tirate le notti prima degli esami, la Burrobirra durante i week end a Hogsmeade, fare un po’ di casino con le ultime novità dei Tiri Vispi Weasley, venire messo con il culo per terra durante le partite di scacchi magici, una storiella romantica con una fidanzata, e chi più ne ha più ne metta. Chiedeva davvero troppo?

Ma ciò che voleva con Hermione non era una storiella. Se fosse stata una ragazza qualunque, tipo, Ginny, che sembrava cambiare fidanzato con la facilità con cui faceva il cambio di stagione degli abiti, allora probabilmente non avrebbe avuto troppe difficoltà a rompere con lei alla fine dell’anno, dicendo che era troppo pericoloso o palle varie. Ma non poteva fare così con Hermione. Aveva la sensazione che, una volta che l’avesse avuta, non sarebbe stato capace di lasciarla andare, mai più. Sapeva che era una cosa ingenua e persino infantile pensare una cosa del genere alla sua età, ma non poteva davvero evitarlo. Non che si sentisse giovane comunque, era abbastanza difficile sentirsi giovane quando si aveva una sentenza di morte che pendeva sopra la testa.

“Non posso farlo... non a lei...” mormorò mentre metteva la foto di loro due di nuovo sul comodino. Se fosse morto combattendo contro Voldemort però, almeno quella foto avrebbe provato che Harry Potter era esistito, la prova che aveva amato Hermione Granger.

“Harry?”

Alzò gli occhi sorpreso di vedere Hermione in piedi sulla soglia del dormitorio dei ragazzi del sesto anno. Malgrado il conflitto interno di poco prima, gli sfuggi un debole sorriso, “Ehilà. Che ci fai qui?”

“Mi chiedevo solo se ti unissi a noi per cena, è già cominciata, sai,” disse lei, varcando cautamente la soglia del così chiamato bastione della mascolinità e fratellanza maschile dei Grifondoro. Poi notò le foto incorniciate sul comodino che la ritraevano, e le brillarono gli occhi dalla contentezza.

La cena era già cominciata; nessuna sorpresa di come fosse riuscito a ritagliarsi un così raro momento di pace solo per pensare.

“Ehi, Harry?” chiese lei piano mentre si sedeva delicatamente sul letto vicino a lui prima di lisciarsi la gonna.

“Sì?” sobbalzò lui, trovandosi improvvisamente il cuore in gola.

Lei a quel punto gli mise la mano sulla sua senza parlare e intrecciò le dita con lui, arrossendo distolse timidamente lo sguardo. E Harry si ritrovò assolutamente pietrificato e senza parole.

Fanculo tutto.’ E a quel punto, tutti i suoi precedenti dibattiti interni e rimuginamenti vennero gettati fuori dalla finestra mente si piegava ad accarezzare dolcemente le labbra di lei in un dolce bacio.

§*§

Ma malgrado avesse gettato fuori tutte le riserve dalla proverbiale finestra con quel bacio, il peso della realtà sfondò rapidamente la porta d’ingresso dopo che ebbe preso un po’ di tempo per pensarci e dormirci sopra.

Che diavolo sto facendo?’ gemette internamente. No, non si era pentito di averla baciata, proprio no. Ma questo comunque non cambiava il fatto che avrebbe dovuto combattere contro Voldemort. Stupido dannato signore oscuro. Era per questo che non poteva avere cose belle.

“Harry?”

Alzò gli occhi per scoprire Hermione che scendeva le scale che conducevano alla sala comune in pigiama, stropicciandosi gli occhi ancora gonfi di sonno. “’Giorno.”

“Buongiorno. Che ci fai in piedi così presto?” chiese lei, sedendosi vicino a lui e prendendogli una mano tra le sue mentre faceva teneramente scivolare la testa nell’incavo del suo collo.

Sapete una cosa? Voldemort può andare a farsi fottere,’ pensò lui, tutta la razionalità e la prudenza di nuovo gettate fuori dalla finestra mentre uno ghigno stupidamente felice gli si plastificava sulla faccia con il dolce profumo di pesca che aleggiava dai bei capelli gonfi di lei.

“L’alba è il momento migliore per scattare fotografie per via della luce del sole, perciò mi sono abituato ad alzarmi presto,” replicò lui. “In più è l’unico momento della giornata in cui la sala comune è silenziosa così posso pensare in santa pace.”

“Oh? E a che cosa stavi pensando?” chiese lei.

Le labbra di lui si tesero involontariamente in un piccolo broncio mentre i pensieri sulla profezia e su Voldemort sfondavano di nuovo le pareti della realtà. Insetti fastidiosi. Sapeva che più sarebbe rimasto con Hermione così, più difficile sarebbe stato prendersi la responsabilità di andare a cercare Voldemort. Si concesse una silenziosa risata amara mentale mentre pensava a come rompere con Hermione il più presto possibile sarebbe stato per il cosiddetto bene superiore. Ma lui non voleva rompere con lei. Era felice ora.

Poi aggrottò la fronte a quel pensiero. Sì, era felice ora. Ma se avesse fallito a uccidere Voldemort e fosse morto? A quel punto Hermione sarebbe stata felice? No, le si sarebbe spezzato il cuore. A maggior ragione se lui avesse deciso di restare legato a lei fino alla fine peggiore. Se invece avesse rotto con lei ora, lei sì sarebbe rimasta ferita, ma le avrebbe fatto meno male a lungo andare se lui fosse morto per mano del Signore Oscuro.

Hermione osservò i cambiamenti delle sue espressioni facciali a ogni nuovo pensiero mentre le rotelline del suo cervello ruotavano all’impazzato. Alla fine decise di interrompere le sue elucubrazioni mentali mettendosi a cavalcioni sul suo grembo e trascinandolo in un tenero bacio. “A che cosa stavi pensando?”

“Eh?” chiese lui con un’espressione sbalordita stampata in faccia mentre il bacio di lei gli causava un momentaneo corto-circuito al cervello. “Io... non so... niente di importante immagino.”

“Per quanto lusingata sia dal fatto che un solo bacio possa inceppare tutti i tuoi processi cognitivi, non me la bevo,” rise lei, colpendolo scherzosamente su un braccio.

Lui si fermò un momento per permettere al cervello di ricominciare a carburare. Poi disse all’improvviso, “E se morissi?”

Lui sobbalzò, rimproverandosi mentalmente per aver detto qualcosa di così stupido, mentre le spalle di lei si curvavano. Lei si aspettava che questo fosse ciò che lo aveva trattenuto per tutto questo tempo, ma sentirlo dire direttamente da lui le fece comunque male come una stilettata. Se lo era aspettato, ma ora che si stava confrontando con lui, non aveva idea di che cosa dirgli.

Avrebbe dovuto dire che sarebbe andato tutto bene? Che avrebbero vissuto per sempre felici e contenti? No, sarebbe stato da irresponsabili. Lui non ci avrebbe creduto comunque. Voldemort era troppo potente per pensarlo. Morire era una possibilità molto reale che non poteva realisticamente non essere presa in considerazione. Non solo la morte di lui, ma anche la morte di lei, e presumibilmente anche quella di moltissimi altri cittadini dell’Inghilterra magica.

Sapeva che di voler restare con lui nonostante tutto. Se alla fine fosse morto, gli sarebbe mancato da morire, ma quel dolore sarebbe stato un’inezia paragonato al dolore che avrebbe provato se non fosse riuscita ad amarlo fino alla fine. Ma come sarebbe riuscita a convincerlo di questo? Harry, per usare un eufemismo, era tremendamente testardo quando si trattava della sicurezza di lei e del suo benessere, anche se a volte combinava dei gran casini nonostante le buone intenzioni.

Si lasciò scappare un sospiro mentre gli stringeva il collo tra le braccia e appoggiava la fronte contro la sua. “Se morirai... posso almeno essere la madre di tuo figlio prima che tu te ne vada?”

Lui sbatté le palpebre per la sorpresa e riuscì solo a rivolgerle uno sguardo vuoto mentre lei lo fissava con un’espressione incredibilmente seria. Poi, con la coda dell’occhio, notò un angolo della bocca di lei sollevarsi verso l’alto in un sorrisetto quasi impercettibile prima che entrambi scoppiassero a ridere.

“Potremmo chiamarla Emma Watson Potter,” suggerì con un sorriso, tirando fuori il primo nome che le era venuto fuori mentre lo spingeva giù sul divano e si sdraiava su di lui.

“E immagino che avrà la stessa avversione per il suo secondo nome di Tonks per il suo primo,” sogghignò Harry. “Emma Non-Chiamarmi-Watson Potter.”

“Avrebbe i capelli neri... lisci alla radice come i tuoi, ma che lentamente si arricciano verso le punte come i miei,” aggiunse Hermione allegramente prima di stampargli un bacio sulle labbra. “E sarebbe naturalmente curiosa nei confronti del mondo, ma avrebbe anche la tendenza avere sbalzi d’umori.”

“I tuoi genitori probabilmente la vizieranno da morire,” scherzò lui, ricambiando il bacio a stampo. “Perciò è probabile che avrà qualche scoppio di magia improvviso quando non otterrà quello che vuole.”

“Ron probabilmente cercherà di metterla su una scopa prima ancora che impari a camminare,” sogghignò Hermione. “E probabilmente manderà Ron all’ospedale un paio di volte dopo averlo colpito per sbaglio sulla testa con un bolide giocattolo.”

“E Luna probabilmente la convincerà che i Ricciocorni Schiattosi esistono. Ma probabilmente smetterà di crederci più o meno quando smetterà di credere in Babbo Natale,” rise Harry.

“Probabilmente mangerà anche la sua buona dose di polvere con Neville intorno,” aggiunse lei.

“E Ginny probabilmente si assicurerà che conosca tutte le ultime novità in fatto di moda prima ancora che cominci a interessarsi ai vestiti,” ridacchiò lui.

“E andrà alle elementari babbane anche se è una strega,” affermò lei.

“E poi...” le spalle di lui crollarono verso il basso mentre i livelli di energia calavano e un sorriso dolce amaro gli stirava le labbra, “E poi... un giorno... lei ti chiederà... dov’è papà?”

Lei non poté impedire alle lacrime di pungerle gli angoli degli occhi mentre il suo cuore si spezzava. Scosse la testa prima di baciarlo con amore. “E io le dirò... sono solo le cinque. Papà torna da lavoro alle sei. A quel punto le insegnerò a leggere l’ora sull’orologio. Okay?”

“Immagino che poi si metterà ad aspettare di fronte alla porta principale... occhieggiando impazientemente all’orologio ogni cinque minuti...” sussurrò debolmente Harry. “E quando arriveranno le sei e il suo papà ancora non avrà varcato la soglia di casa...”

“Lei aprirà la porta e vedrà suo papà scendere dalla macchina, perciò correrà fuori a piedi nudi per dargli un bell’abbraccio,” insistette lei, pizzicandogli dolcemente il lobo dell’orecchio tra i denti mentre gli sussurrava nell’orecchio. “A quel punto io la rimprovererò... Emma Watson Potter, ricordati di metterti le scarpe prima di correre fuori!

“E allora lei comincerà con la solita solfa... non chiamarmi Watson!” ridacchiò Harry, sentendo anche lui gli occhi riempirsi di lacrime.

“Poi io darò a te... il mio amato marito... un bacio di bentornato,” mormorò lei facendogli venire la pelle d’oca con un appassionato bacio sulle labbra. “Che ne dici di questa come profezia?”

“Ma...”

“Ho imparato... che la divinazione... le profezie... non riguardano il predire il futuro... riguardano il crearlo,” disse lei, mettendogli le dita sulla bocca. “Perciò creiamo il nostro futuro con le nostre mani, okay? E qualsiasi cosa accadrà, io voglio creare un futuro insieme, non importa cosa... perché... perché... ti amo... e qualsiasi stupidaggine idiota dirai non mi convincerà mai del contrario.”

Lui la fissò negli occhi umidi e la vide corrispondere il suo sguardo con una tale adorazione che non avrebbe potuto rifiutarla nemmeno se lo avesse voluto. “Ti amo anch’io...”

Lei sorrise allegramente mentre tirava su col naso e si asciugava le lacrime con la manica prima di abbassarsi per un altro bacio. Ora che era finalmente riuscita a confermare i sentimenti di Harry per lei, quel bacio fu più caldo, più appassionato. Lei gemette contro la sua bocca, inarcando la schiena per il piacere, mentre le loro lingue si accarezzavano l’un l’altra.

Poi, sentendo uno scricchiolio di sopra, che indicava che qualcun altro si stava svegliando, si separarono di scatto, pur rimanendo uno nelle braccia dell’altra. “Vuoi un po’ d’acqua?”

Hermione annuì, sentendosi assetata per tutto quel piangere e pomiciare, perciò Harry evocò una bottiglia d’acqua da camera sua. Poi, mentre lei ingollava un bel sorso per reidratarsi, lui evocò anche la macchina fotografica.

“Pensi che ai tuoi genitori piacerebbe sapere com’è fatto il tuo nuovo ragazzo?” ridacchiò. “Probabilmente vorranno anche sapere che hanno una nipotina chiamata Emma Watson Potter in cantiere.”

“Ehi,” rise lei, colpendolo a un braccio prima di mettersi in posa sul suo grembo per la foto.

Poi, reggendo la camera con le braccia tese e voltandola verso di loro, lui ripensò a tutte le foto che le aveva scattato, ma non ne ricordava nemmeno una che riuscisse a dirle quanto bella fosse. Era piuttosto evidente che fosse bella, ma aveva la sensazione che avrebbe fatto meglio almeno a dirglielo. “Ehi... sei bella, lo sai vero?”

“Lo so,” annuì lei allegramente.

“Solo per esserne sicuro,” ridacchiò lui. “Pronta?”

“Pronta.”

E proprio mentre lui schiacciava lo scatto, lei si sporse e gli diede un veloce bacio sulla guancia.

FINE

   
 
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