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Autore: ElePads    21/06/2012    5 recensioni
ATTENZIONE, SPOILER DI MOCKINGJAY ANCHE NELLA PRESENTAZIONE!
Finnick ha appena lasciato il mondo dei vivi.
La Morte prova a convincerlo ad andare nel suo mondo, ma lui non vuole.
C'è Annie, lì fuori, c'è Annie e ci sono tutti i ribelli, vittoriosi ma stremati.
La Morte acconsente a lasciarlo andare nel Distretto Quattro, con Annie.
Ma lei non può vederlo, non può sentirlo, perché Finnick non è più vivo.
Così lui diventa un irreale ed impotente spettatore della vita altrui.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Finnick Odair, Johanna Mason
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Senza sangue
 

Quando Finnick riapre gli occhi, non è più in una torbida fognatura sotto Capitol City.
È steso su un morbido letto, il corpo fino a poco prima sporco e martoriato ora completamente liscio.
Un pensiero orribile gli attraversa la mente.
"Abbiamo perso. Sono stato riportato al Livello di Bellezza Zero per essere ancora una volta toccato da mani che non conosco. Snow ci porterà tutti alla follia... Come se non l'avesse già fatto."
Ma quando cerca di alzarsi, nulla lo ferma.
Ora è in piedi. La stanza in cui si trova è ampia e luminosa, le pareti dipinte di azzurro.
"Credevo fossi più sveglio. Non siamo certo a Capitol City."
Finnick si gira di scatto.
Dietro di lui - come ha fatto a non notarla prima? - c'è una donna.
Ha gli occhi color ghiaccio, senza pupille, i capelli bianchi e una carnagione innaturalmente pallida, eppure è meravigliosa.
Finnick continua a fissarla, immobile, cercando di darle un nome, un'età, ma il viso della donna è senza tempo.
"Dove siamo?" riesce a chiedere, alla fine.
La donna alza un sopracciglio.
"Non lo hai ancora capito?"
Finnick si guarda di nuovo intorno.
"Non lo so. Un attimo prima ero circondato dagli ibridi, ed ora..."
"Se questo te lo ricordi, non dovresti aver problemi."
E Finnick inizia a capire, mentre un brivido di sudore gelido gli scorre giù per la schiena.
"Chi sei tu?"
La donna sospira e sorride, scoprendo denti forti ed affilati.
"Non mi riconosci? Eppure sono una vecchia amica. Mi hai vista molte volte, di sfuggita, vicina ad altri.
Io sono la Morte."
È come un pugno. Ricevere la conferma alle sue paure gli mozza il fiato e lo fa barcollare come niente ha mai fatto. 
"Non posso stare qui. C'è una ribellione. C'è... C'è Annie."
"Disperati quanto vuoi. Non si può tornare indietro; la tua ora era giunta." dice la Morte. E mentre Finnick scivola a terra, il respiro mozzo e il cuore distrutto, aggiunge, roteando gli occhi. "Voi umani e le vostre passioni."

Passano i giorni. Finnick spende il suo tempo rannicchiato a terra. La Morte, sempre più infastidita, cerca di convincerlo a lasciar perdere, ad andare in quello che ora il suo mondo. Capitol City è stata sconfitta, i ribelli non hanno più bisogno di lui.
Finnick non la ascolta.
"E va bene. Vieni con me." dice la Morte, ad un certo punto.
Finnick si alza, esitante. Forse potrà tornare indietro. A casa, nel Distretto Quattro. Da Annie.
Ed, in effetti, la Morte lo porta lì. Ma non lo lascia tornare.
Lui e la Morte sono in riva al mare. Non sono da soli. Al pelo dell'acqua, pronta per essere spinta tra le onde, c'è una bara.
Finnick non riesce a crederci, ma quell'assembramento di dita, pelle e pezzi di carne è lui. La sua testa è l'unica parte del suo corpo ad essere stata ripulita. Ha numerosi morsi e graffi sul viso e le labbra esangui.
Finnick si chiede perché non abbiano spezzato la tradizione del Distretto Quattro - che vuole il coperchio delle bare in vetro soffiato - con un sarcofago interamente di legno.
Sa chi arriverà fra poco. Gli abitanti del suo Distretto, i ribelli, Annie. E non vuole. Non vuole vedere gli occhi grandi e profondi della sua Annie spalancarsi per l'orrore e la disperazione, non vuole vederla piangere e scagliarsi verso il mare per inseguire quello che resta di lui.
Cerca di scappare verso non sa dove, ma la Morte è più svelta e lo afferra per un braccio.
"Fermo." gli sibila all'orecchio. "Sto cercando di essere clemente. Avrei potuto portarti nel mio mondo con la forza."
Finnick si divincola, ma le mani bianche della Morte sono forti e gelide e lo tengono ancorato a lei.
Vede arrivare una processione da lontano, e davanti a tutti c'è lei, i capelli scompigliati, il viso pallido, e i palmi delle mani feriti da quelle che Finnick pensa siano le sue unghie.
Ora non si dimena più, ma le mani della Morte continuano a tenerlo fermo.
Finnick sa il motivo, perché l'unica cosa che vorrebbe fare ora e correre verso Annie e sentire ancora una volta il sapore delle sue labbra e l'odore dei suoi capelli. Ma non può. La Morte non vuole e Annie non lo vedrebbe. Ha occhi solo per quella bara.
Con un sussulto, Finnick vede Peeta mettere una mano sulla spalla di Annie e mormorarle qualcosa.
Poi è Katniss a farlo, e Haymitch, Johanna, Plutarch, sua madre, e gente che Finnick non ha mai visto, e forse neanche Annie.
E mentre la bara viene spinta in mare e poi affonda, mentre la Morte sospira soddisfatta per il compimento di un altro destino, mentre la gente comincia ad andarsene ed Annie piange rannicchiata sulla sabbia, Finnick si sente crollare, pezzo per pezzo, in ogni istante.
Vuole urlare, urlare ad Annie, alla stessa Annie che continua a piangere, che lui è lì, che ci sarà sempre.
Ma non può.
È un senza-voce, ora, un muto, e il suo dolore lo soffoca.
Annie grida, Finnick sente nettamente i pezzi del suo cuore ormai fermo staccarsi e galleggiare in un oceano di orrore.
La Morte osserva.

Annie sta sempre peggio, e Finnick con lei.
Non ha mai gli occhi asciutti. Un giorno, Johanna, che ha deciso di rimanere nel Quattro, la trova svenuta a terra.
Vomita sempre più spesso, racconta i suoi sogni come se fossero reali.
Si decide di eseguire degli esami.
Il viso pallido di Annie si tinge di rosso quando le comunicano che è incinta.
Tutti si congratulano, ridono, piangono di gioia.
Tutti, tranne Finnick.
"Lasciami tornare. Ti prego." singhiozza, rannicchiato a terra.
La Morte lo guarda dall'alto, impassibile.
"Ti prego. T-ti prego..." 
Finnick continua, finché i suoi lamenti non perdono senso.
"Come lo chiamerai?" chiede Peeta.
"Finnick." risponde Annie, accarezzandosi il ventre.
Finnick tende le mani verso la Morte, la supplica, continua a piangere. Il tempo dei nodi è finito, non c'è più niente che trattenga il suo dolore.
O che gli impedisca di crollare.
Le guance di Annie rimangono rosse di gioia.

La Morte torna alle sue mansioni.
Finnick segue Annie in ogni istante, guarda ansioso la sua pancia ingrossarsi e il suo viso farsi più florido.
La notte piange ancora, Annie, ed è sempre una tortura stare lì vicino al suo cuscino e non poterle asciugare le lacrime, non poterla tirar fuori dagli incubi, non poter spostare le sue mani dalle orecchie e dirle che andrà tutto bene.
La notte grida, il giorno tira avanti. Finnick fa lo stesso.
Piano piano, un sorriso le appare sul volto sempre più spesso, gli incubi diminuiscono.
Ma un giorno arriva qualcosa a turbare l'apparenza di quiete del Quattro.
È un treno. Dentro ci sono almeno un centinaio di abitanti di Capitol City. Finnick sente dire da Gale, arrivato con loro, a coordinarli, che sono venuti lì ad aiutare con le restaurazioni degli edifici.
Sono liberi, i polsi sciolti, ma Finnick appena li vede li classifica come prigionieri. La cosa non lo turba più di tanto.
Lui ed Annie sono seduti in riva al mare, guardano da lontano i nuovi arrivati.
Vedono Johanna avvicinarsi e fare una qualche domanda ad ognuno di loro, e dal tempo che ci impiega sembra sempre la stessa.
Scuotono tutti la testa, con forza. Ma Finnick ha passato tanto tempo insieme ai segreti, e sa riconoscere una risposta vera da una falsa. La maggior parte di loro mente. Una donna dai lunghi capelli azzurri e dagli spessi tatuaggi argentati, con una lieve ricrescita rossiccia, non è altrettanto pronta e fa un cenno affermativo e spaventato con il capo.
Finnick ricorda quei tatuaggi, se li ricorda tra lenzuola di pizzo ed uno spesso profumo creato da Capitol City.
Ha appena il tempo di realizzarlo, quando vede Johanna strattonare la donna per un braccio e trascinarla via con sé.
Finnick tentenna, poi decide di seguirle, e di lasciare Annie a raccogliere conchiglie.
Arrivato al treno, è guidato dalla voce irata di Johanna.
"Come ti sei sentita? Come ti sei sentita?! Dimmelo! Pensavi che dirgli i tuoi stupidi segretucci bastasse? Che lo facesse stare bene?"
Un colpo, un grido.
Finnick entra nella stanza.
La donna è stesa per terra in posizione fetale. Tossisce. Sputa un grumo di sangue. Johanna è sopra di lei, e la fissa con occhi pieni di odio.
"Rispondimi! Credevi che lo facesse stare bene?!"
"N-no." geme la donna.
Johanna le tira un calcio nello stomaco. Un altro grido.
"Perché l'hai fatto, allora? Tu e i tuoi probabili compagni di feste... Siete voi i veri mostri. Se voi non lo aveste... Comprato... Tutto il giro sarebbe... Sarebbe crollato! Perché l'hai fatto? Perché?!" Grida Johanna, sputando addosso alla donna e gettandola verso l'altro lato della stanza con un solo calcio.
Poi tira fuori un coltello. La donna piange sempre più forte.
"Ti prego, non farlo! Ti prego, ti prego! Farò tutto quello che vorrai, ma non farlo!"
Johanna le graffia il collo con la lama.
"Non ti preoccupare, non sarai l'unica.
E non saranno tutte per Finnick, queste morti. Ci sono tanti vincitori, familiari di tributi, semplici abitanti dei Distretti... Chiedono tutti vendetta. L'idea dei Giochi è sfumata. C'è la pace, dicono. Ma la pace non serve a niente. La pace non mi fa stare meglio! Non fa stare meglio nessuno!" urla Johanna, tirando indietro la testa alla donna.
Sta per calare il coltello, quando entra Annie.
"Johanna!" strilla. "Cosa - Cosa stai facendo?"
Johanna impreca. La donna cade all'indietro, svenuta.
"Niente, Annie. Vattene."
Annie fissa la donna. "Cosa ha fatto?"
"Lo sai." risponde Johanna, cupa. "Questo è per lui. Poi saranno morti per me, per te. Per tutti."
"Lui non vorrebbe..."
"Credi? Io..."
Ma Johanna si deve interrompere, perché Annie è scossa da conati di vomito.
Quando ha finito, i suoi occhi fissano con intensità il vuoto.
"Andiamocene." dice Johanna, lanciando un ultimo sguardo disgustato alla donna e sospingendo Annie verso l'uscita.
Finnick cerca di seguirle.
Nella sua mente, il sangue della donna si alterna al vomito di Annie in una spirale folle e disgustosa di dolore. E rimpianto, anche.
Perciò, quando la Morte compare davanti a lui, gli occhi senza pupille ora blu mare e i capelli di un biondo rassicurante, le chiede: "Perché è arrivata Annie? Ora sta male. E la donna non è..."
"... Morta." completa lei. "Non era ancora giunta la sua ora."
"Perché sei diventata così, adesso?" 
"Ero una morte naturale. Il vecchio da cui sono andata è morto nel sonno. Aveva avuto una vita talmente orrenda che ho voluto... Aiutarlo."
"Chi era?"
"Oh, lo conosci." dice la Morte, sorridendo. "Si chiamava Haymitch."
A Finnick muore il respiro in gola.
"È... È morto?" chiede con voce rauca.
"Certo. Ma lui è andato avanti."
"Perché io sono morto? Perché Haymitch è morto? Perché noi sì e quell'...quell'essere no?" urla Finnick puntando un dito verso la donna ancora svenuta.
La Morte non sa rispondere.

Annie sembra aver perso ogni ricordo di quello che è successo con Johanna e la donna di Capitol City, che se n'è andata, insieme ai suoi compagni. Le case del Quattro sono state ricostruite dalla prima all'ultima. Annie si è stabilita in quella di Finnick, quella che usava prima dei Giochi. Il bambino è nato. Ha gli occhi dello stesso colore di quelli di Finnick.
Oggi sono tutti intorno a lei; Johanna, Peeta, Katniss, i suoi genitori ormai vecchi, molto vecchi, Plutarch.
Chiacchiera e ride. Ogni tanto un velo le passa davanti agli occhi, ma lei riesce a scacciarlo.
"Come va?" chiede Katniss, esitante. 
"Meglio." sorride Annie "Il bambino è sano, secondo il dottore."
"Non intendevo in quel sen..." replica Katniss, prima di essere interrotta da Peeta.
"E.. Che cosa fai qui nel Quattro? Voglio dire, come vivi?"
"Oh. Fa tutto... Fa tutto Johanna. Io non credo di... Di essere capace."
Johanna sbuffa irritata allo sguardo sorpreso di Katniss.
"Bene!" esclama Peeta, e comincia a raccontare un buffo aneddoto che gli è capitato con il pane nel Distretto Dodici.
Ogni tanto si interrompe e comincia a tremare. Katniss gli accarezza la testa, il tremito passa.
Annie, intimorita, nasconde il viso fra le ginocchia. Finnick non può fare niente. Annie si riprende in fretta, continua a chiacchierare.
"Mi sta dimenticando?" chiede Finnick alla Morte, un dolore sordo in petto.
"Non nel modo che pensi tu." 
Ridono tutti, al racconto di Peeta.
Finnick urla il suo nome, Annie non lo sente.

Katniss e Peeta tornano nel Dodici. Johanna fa frequenti viaggi, ogni volta più lunghi.
Le visite di controllo di Plutarch si fanno sempre più rade.
Finnick resta.

Il bambino cresce. Annie gli insegna a pescare. Finnick pensa che lui avrebbe potuto aiutarlo con il tridente.
Ogni volta che lo realizza, che prova a tornare e sente la vita scappargli via dalle dita, risente quanto ha perso.
La solitudine è la nuova compagna di Finnick, silenzioso ed impotente spettatore della vita degli altri.
"Come morirà Annie?" chiede un giorno di getto alla Morte.
"Annegata." risponde lei con prontezza.
"Ma Annie sa nuotare. Gliel'ho... Gliel'ho insegnato io."
"Starà pensando a te." dice la Morte.
Finnick sente il suo cuore che si scalda.
Mostro, si ripete, mostro.
Ma non riesce a dispiacersene, quando gli ritorna alla mente l'odore di Annie.

"Vieni." dice la Morte ad Annie. "Seguimi."
Annie si volta esitante verso casa. Suo figlio è lì. Ha sedici anni ed una vita allegra. Ha imparato a usare il tridente.
"Io.. Non so..."
"Devi venire da me." insiste la Morte.
Annie tentenna ancora.
"C'è Finnick lì?"
"Sì." dice la Morte. E poi, roteando gli occhi, aggiunge: "Voi umani e le vostre passioni."
Annie entra nel mare.





 
#Spazio autrice:
 Prima i crediti. “È un senza-voce, ora, un muto, e il suo dolore lo soffoca.” Mi sono permessa di modificare un po’ a mio vantaggio una frase tratta da Mockingjay, ovvero quando Katniss vede Peeta picchiato in televisione. Poi. L’idea della Morte che parla a Finnick me l’ha data una splendida fan fiction inglese. Il contesto era totalmente diverso (era durante gli Hunger Games di Finnick, e la Morte gli diceva che rimanere ucciso nell’Arena sarebbe stato meglio per lui, perché sapeva quello che sarebbe successo dopo), la Morte era caratterizzata in maniera differente, ma ci tenevo a dirlo. Ora passiamo alle note vere. Che disastro, che disastro. Non sono affatto soddisfatta del risultato di questa storia. Credo che l’unico personaggio caratterizzato decentemente sia Johanna, che in realtà fa solo un cameo, quindi andiamo bene.  Vorrei anche spiegare che Annie non si sta realmente dimenticando di Finnick, né lui è felice della sua morte. Lui vuole solo riaverla, lei cerca di tirare avanti e si consola con suo figlio. Ah, lo so, Finnick piange tutto il tempo. C’è comunque una parvenza di canon, credo, perché Katniss in Mockingjay, parlando di lui, dice: “E’ difficile rimanere arrabbiati con una persona che piange così tanto.” Lui nella mia storia è mal caratterizzato comunque, purtroppo, ma comunque le lacrime non sono senza senso.. Il titolo ‘Senza sangue’ sta a significare sia la condizione fisica di Finnick, ormai morto, sia il ruolo che ha nella storia. Non può fare niente, non può ‘spargere sangue’, è lì solo come spettatore. Grazie, se siete stati tanto coraggiosi da arrivare in fondo. Gradirei un parere, se volete, anche piccolo :3

 
 
 
   
 
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