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Autore: rossellina    21/06/2012    9 recensioni
Una breve storia sull'amore di Edward e Bella.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avete presente quei giorni no? In cui vorresti deprimerti di più di quello che già sei? Ecco, in uno di questi giorni è nata questa breve storia.

Buona lettura.


 

Era l’imbrunire. Bella stava tornando a casa dopo aver fatto un po’ di spesa. Era quasi arrivata davanti al palazzo in cui aveva un piccolo appartamento in affitto, quando notò un’auto scura, di grossa cilindrata e molto costosa parcheggiata proprio lì davanti.

Dal lato del guidatore ne uscì un uomo alto, scuro di pelle. Ma lei sapeva che non era americano, ma bensì europeo. I suoi genitori, tunisini di nascita, si erano trasferiti in Francia quando ancora erano bambini.

-Signorina Swan.- la salutò mentre girava attorno al retro della berlina.

-Buonasera Laureant. Come sta?-

-Bene signorina. E vedo bene anche lei.-

-Sì, sto bene. Mi fa piacere rivederla dopo tutto questo tempo.-

-Anche a me. Si vuole accomodare in macchina?-

Bella lo guardò. Lui mosse solo il capo in tono affermativo e si diresse alla portiera posteriore.

Aveva una mano pronta per aprirle lo sportello, ma rimase fermo. Solo quando lei si mosse, lui aprì effettivamente la portiera per poi richiuderla quando lei entrò dentro.


 

-Laureant ha ragione. Stai bene.- disse l’uomo che sedeva sul sedile posteriore.

-Si, sto bene.-

-Ha sempre avuto un debole per te.-

-E’ un’ottima persona.-

Stettero in silenzio. I vetri scuri dell’auto influenzavano la visibilità.

-Perché sei qui?- chiese lei.

-Volevo vederti.-

-Ho letto sui giornali del tuo prossimo fidanzamento. Tanya è molto bella.-

-Mai quanto te.-

-Edward … -

-Non sarà mai come te.-

-Edward, per favore.-

-Mi manchi.-

-Le cose devono andare così. Lo sai bene.-

-Hai scelto per me.-

-Erano i patti Edward. Non poteva essere diversamente.-

-Ma te ne sei andata senza che potessimo parlarne.-

-Ne abbiamo parlato fino allo sfinimento. Lo sapevi che avevamo solo un anno.-

-Odio tutto questo.-

Stettero nuovamente in silenzio.

-Domani ti laurei.-

-Sì. Appena posso ti restituisco tutto.-

-Non capisco.-

-Lo so che hai pagato le tasse dell’università. E anche i libri.-

-Ma se hai la borsa di studio!-

-Finanziata direttamente da te.-

-Non voglio che mi restituisci niente. Era il minimo che potessi fare.-

-Prendilo come un regalo di nozze a rate.-

-No Bella. Non mi hai permesso di fare altro. Avrei voluto lasciarti l’appartamento, così almeno non dovevi pagare l’affitto.-

-Troppi ricordi.-

-Permettimi di aiutarti anche dopo. Sei l’unica donna che abbia amato.-

-No. Ho bisogno di non saperti più nella mia vita.-

Il silenzio ricadde fra loro.

-Devo andare.- disse lei muovendosi per uscire dall’abitacolo.

-Aspetta. Un’ultima cosa.-

-Dimmi.-

-Vieni con me all’isola Esme.-

-No.-

-Ascolta. Tra due giorni parto. E’ l’ultima cosa che posso fare da solo. Vieni con me. Festeggiamo la tua laurea insieme. Solo io e te.-

-Edward non credo sia il caso.-

-Per favore Bella. Dopo non potrò fare più niente da solo. Sarò sempre sotto i riflettori.-

-Non lo so.-

-All’appartamento ci sono ancora le tue cose. Possiamo prendere tutto dal di la e poi partire. Una settimana. Ti chiedo solo una settimana. L’ultima settimana.-

Era buio pesto nell’abitacolo, ma Bella intuì che Edward stava quasi per piangere. Non le serviva guardarlo per sentire la sua voce rotta. Una settimana. L’ultima settimana insieme e non ci sarebbe mai più stato un noi. Farsi del male un’ultima volta.

-Va bene.-

-Laureant ti verrà a prendere domani sera.-

-Domani sera sono impegnata con alcuni compagni di corso. Ci vediamo dopodomani.-

-Ti verrà a prendere quando avrai finito con i tuoi amici. Ti aspetto all’appartamento.-

-Ok. Ciao Edward.-

-Ciao Bella.- e le prese la mano per baciarla.


 

-Arrivederci signorina Swan.- le disse Laureant dopo aver richiuso la portiera quando lei era uscita.

-Arrivederci.- e si voltò per entrare nel suo condominio.


 

-Che farai in questi giorni, Bella?- le chiese Mike, un compagno di corso.

-Andrò a trovare alcuni parenti. Starò via per una settimana.-

-Quando parti?- Mike aveva una cotta per lei.

-Domani.-

-Hai già trovato qualche lavoro?- le chiese Angela.

-Ho fatto qualche colloquio. Mi faranno sapere.-

La serata passò tranquillamente. Tra un brindisi e una chiacchierata sui progetti immediati e futuri. Erano quasi le due quando uscirono dal locale. Appena fuori, Bella notò l’auto scura che l’attendeva.

-Vuoi che ti accompagni?- le propose Mike.

-No, sono vicina a casa.-

Si salutarono e quando lei rimase sola sul marciapiede, si avviò all’auto.

-Mi dispiace averla fatta attendere Laureant.-

-Non si preoccupi. L’accompagno dal signor Cullen,-

-Potremmo prima passare da casa mia? Devo prendere una borsa.-

-Certo.-

E si avviarono. Quando arrivarono a casa di Bella, Laureant la fece scendere e l’attese quando ritornò con un borsone. Poi si rimisero in marcia verso l’appartamento di Edward.


 

-Laureant?-

-Sì, signorina?-

-Sì può fermare un momento?-

-Il signor Cullen la sta aspettando.-

-Per favore Laureant.-

-Bene.- e lui accostò.

Entrambi uscirono.

-Ok. Dimmi tutto.-

-Non è così semplice.-

-Prova.-

-Dopo che te ne sei andata, si è rinchiuso in sé stesso. Non che prima fosse ciarliero, ma dopo era ancora peggio. C’è stato un periodo in cui non ha più voluto che gli facessi da autista.-

-Perché?-

-Gli ricordavo te, penso. Ieri sera l’ho accompagnato per la prima volta all’appartamento da due anni.-

-Non vive più all’appartamento?-

-No, è tornato a vivere alla villa. Una sera, dopo che vi lasciaste, mi chiamò la sua guardia del corpo. Non riusciva a trovarlo. Ebbi l’intuizione che forse poteva essere all’appartamento. Mentre ci andavo, me lo incontrai per la strada, aveva preso l’Aston. Lo seguì. Era venuto a cercarti. Eri al pub che lavoravi. Lui restò fuori e decisi di avvicinarmi. Parlammo un po’ e mi disse che non ce la faceva più. Ti rivoleva nella sua vita, a costo di mandare a puttane tutto e tutti. Lo convinsi a tornare a casa. Quando ripartì chiamai la sua guardia del corpo per avvertirlo di dove stava andando. La mattina dopo lo trovarono nel suo letto in coma etilico. Lo presero per i capelli. Stette in una clinica per un po’ e quando uscì, gli imposero Tanya.-

-E adesso si sposano.-

-Sì, lei aspetta un bambino.-

-Forse dovrei tornare a casa e sparire per sempre.-

-Ti cercherebbe. Stavolta manderebbe realmente tutto a monte solo per trovarti. So che non potete più stare insieme, mi ha raccontato del patto.-

-Quindi cosa dovrei fare?-

-Concedetevi questa settimana. Per una settimana siate felici senza pensare ad altro che a voi.-

-Mi prometti che dopo gli starai accanto?-

-Non posso. La sua fidanzata ha già predisposto un cambio del personale. In teoria non dovrei già essere più con lui. Ma è riuscito a farmi restare ancora per un po’.-

-Dopo che farai?-

-Sarò la tua ombra.-

-Perché?-

-Tanya sa che lui è innamorato di te. Che sta con lei solo perché le è stata imposta. Vuole proteggerti da eventuali ripercussioni, tipo se dovesse venire a sapere di questa vostra vacanza.-

-Ha pensato a tutto.-

-So che vuole lasciarti un fondo a cui attingere in caso di bisogno. Ha già provveduto ad intestarti l’appartamento. E se vuoi c’è un lavoro che ti aspetta anche se non ne avresti bisogno.-

-E come avrebbe fatto con Tanya che lo controlla?-

-Alice.-

-E’ sempre stata dalla nostra parte. Quando mi avrebbe detto delle sue decisioni?-

-Contava che fossi io a dirtelo quando ti avrei riaccompagnato a casa al ritorno dalla vacanza.-

-Starò zitta.-

-Non mi preoccupo. Sa già che se stiamo ritardando è perché ci siamo fermati a parlare.-

-Portami dal mio amore.-

-Vieni.-

Risalirono per ripartire ed andare all’appartamento di Edward.


Isabella entrò nell'appartamento che aveva condiviso con Edward per qualche mese. Non ci metteva piede da quando si erano lasciati, circa due anni prima. Lì aveva lasciato tutti i ricordi che erano legati a lui.
-Sei arrivata!- le disse Edward andandole incontro quando varcò la soglia.
-Sì.-
-Hai passato una bella serata con i tuoi amici?- lei sorrise al ricordo di quando tornava a casa, da lui, dopo che aveva passato tutto il giorno all'università. O quando rientrava tardi perchè aveva fatto gli straordinari al pub. E lui era sempre lì, come ora, a sorriderle e a darle il benvenuto.
-Sì. Ci siamo salutati.-
-Adesso dovrò chiamarti dottoressa Swan!- scherzò lui.
Lei lo abbracciò posando il volto sul suo petto. Non potè fare a meno di lasciarsi andare ad un pianto silenzioso. Una settimana e non ci sarebbe più stato niente. Si staccò brevemente per asciugarsi le lacrime con la manica della maglia. Sapeva che lui la stava guardando. Poi alzò il viso e incontrò i suoi occhi verdi colmi di lacrime.
-A che ora partiamo domani?-
-L'aereo è pronto anche adesso se vogliamo.-
-Domani andrà benissimo.- e lo prese per mano. Insieme si incamminarono verso la camera da letto. Tranquillamente, senza fretta, si spogliarono e si misero sotto le coperte. Abbracciati, si addormentarono.


 

Edward si svegliò quando sentì i baci di Bella sul viso.

-Uhm ….- mugugnò Edward.

-Finalmente ti sei svegliato!-

-Chiamo per avvisare che stiamo arrivando?-

-Dopo.-

-Dopo?-

-Dopo …- e lo baciò con passione.

Fecero l’amore, quello vero, quello in cui sai benissimo come si incastrano i corpi, sai come baciare il partner, sai come dargli piacere per sentire a tua volta piacere.


 

-Dobbiamo proprio partire?- si lamentò Bella.

-Per sicurezza, è meglio di sì. E poi saremo solo noi due.- spiegò Edward.

-E se rimaniamo chiusi in casa? Non voglio perdere tempo con un lungo viaggio.-

-Possiamo recuperare in aereo.-

-I bagni degli aerei sono così piccoli.-

-Cucciola! Il nostro aereo ha anche una camera da letto … tutta per noi.-

-Il tempo di preparare qualcosa da mettere in valigia … -

-Alice ha già preparato tutto. Dobbiamo solo andare all’aeroporto.-

-Andiamo?- chiese lei con entusiasmo.

-Andiamo.- e la prese per mano per uscire dall’appartamento.


 

Il viaggio fu tranquillo, trascorso esclusivamente nella camera da letto dell’aereo privato della famiglia di Edward. Una delle più ricche degli Stati Uniti.

Quando l’aveva conosciuto, Bella non sapeva chi fosse. E all’inizio cercò anche di evitare la sua corte. Non voleva essere una delle tante. Anche se da una ricerca in internet non era mai emerso tante storie a suo carico. Era una persona schiva, a cui non piaceva apparire. E forse fu questo a farla capitolare. Influì anche il fatto che Edward non tentò mai di portarsela a letto nel tempo che si conobbero, ma solo dopo quasi due mesi che stavano insieme.


 

Passarono una bellissima settimana all’isola Esme. Una settimana di passione pura e di poco altro. Si nutrirono del loro amore. Si dissetarono del loro amore. Nessuno dei due pensò che sarebbe arrivato il momento di ritornare e di dirsi addio, stavolta per sempre.

Eppure arrivò anche il giorno del ritorno. Quando incominciarono a sistemare le loro cose per tornare a casa, la tristezza piombò tra loro.

-Cucciola?-

Lei lo guardò solamente.

-Non essere triste. Abbiamo ancora qualche giorno da stare insieme. Domani ho un impegno, ma poi avremmo ancora un paio di giorni per noi, se vuoi.-

Lei continuò a guardarlo, con gli occhi che si riempirono di lacrime. Lui si avvicinò e la prese tra le braccia e non potè fare a meno di piangere anch’egli.

-Ascoltami Bella.- la pregò. -Lo so che è una cosa che non ti piace, però resta a Seattle. Non cercare lavoro da nessun altra parte. Se vuoi lavorare, cercalo a Seattle e vai a vivere nell’appartamento. E’ tuo, credo che Laureant te l’abbia già detto. Quando posso, verrò da te e staremo assieme.-

-Non voglio fare l’amante.-

-Non voglio perderti. Per favore non lasciarmi di nuovo.-

-Ci penserò.-

-Starai con me ancora questi giorni?-

-Sì.-

-Andiamo. L’aereo ci aspetta.-


 

Mentre lasciavano l’isola, abbracciati, Bella le diede un’ultima occhiata. Era stata felice lì e per ora sapeva che non lo sarebbe più stata in vita sua.

Avrebbe detto di no a Edward quando fosse venuto il momento di salutarsi. Non voleva procurargli guai.

Ma per ancora pochi giorni, sarebbero stati loro due e nessuno le avrebbe portato via quei ricordi.


 

Tornarono a Seattle e restarono insieme ancora quei pochi giorni che erano riusciti a rubare solo per loro.

L’ultima notte la passarono a fare l’amore in modo disperato. Come se non ci fosse più un domani per loro. E forse era così che si sentivano.

Isabella si svegliò per colpa della luce solare. Si rigirò nel letto e non trovò nessuno. Si alzò e notò una busta sul suo comodino. L’aprì.


 

Amore mio.

Non ho avuto la forza di svegliarti per salutarti. So già che avevi preso la decisione di non vederci più e per quanto ne sia amareggiato, non posso fare a meno di comprendere le tue ragioni.

Ti chiedo solo una cosa, l’ultima. Vorrei che tenessi tu l’anello che dovrebbe essere destinato a chi sposerò. Mio nonno me lo diede con la promessa di darlo alla persona che sarebbe stata la mia compagna di vita. E tu sei la donna che amo e che vorrei sposare. Mi dispiace di averti coinvolto nella mia incasinata vita. Ma la mia, di vita, la posso chiamare tale solo per i momenti che ho vissuto con te.

Per qualsiasi cosa, hai Laureant al tuo fianco. Ed anche Alice se vorrai.

E io ci sarò sempre.

Prenditi cura di te amore mio. Cerca di trovare la felicità che non ho potuto darti.

Ti amo,

Edward.


 

Non sarebbe rimasta a Seattle, questo lo aveva già deciso. E non poteva neanche andare a New York, dove sapeva che si sarebbero trasferiti. Il mondo era grande, e forse era giunto il momento di mettere quanta più distanza tra lei ed Edward. Ma ci avrebbe pensato dopo, adesso voleva solo piangere. E pianse tutte le lacrime che aveva.


 

6 mesi dopo.


 

-Buongiorno signorina Swan.- un uomo alto, biondo, sulla cinquantina, le si parò davanti al cancello della villetta nella periferia di Johannesburg. Viveva in Sud Africa ormai da 5 mesi. Condivideva la casa con Laureant e lavorava per un'azienda di San Francisco che aveva una succursale proprio nella città sudafricana.

-Sono … -

-Carlisle Cullen.- finì lei.

-Vedo che mi conosce, ma non ho mai avuto il piacere di fare la sua conoscenza.-

-Venga al dunque.-

-Diretta!-

-Devo andare al lavoro e lei mi sta facendo fare tardi.-

-Signor Cullen.- lo salutò Laureant.

-Salve Laureant. Felice di vederti. Ci potresti lasciare soli?-

-Quello che mi deve dire, lo può dire davanti a lui.-

Il signor Cullen fece un profondo respiro. -Va bene. Posso darti del tu?-

-No.-

-Non mi stai rendendo le cose facili.-

-Venga al dunque e molto in fretta.-

-Ho bisogno del tuo aiuto.-

-Se fossi uno scaricatore di porto la manderei immediatamente a fare in culo. Ma sono una signora e le dico di andarsene e sparire dalla mia vita seduta stante.- e così dicendo si incamminò.

-Edward ha bisogno del tuo aiuto.- tentò lui andandole dietro.

Bella si fermò e lo guardò senza dire nulla. E poi si rincamminò per la strada.

-Per favore Bella, fermati un attimo.- stavolta fu Laureant.

-Perchè? Edward non è più parte della mia vita così come io non lo sono della sua. Ha bisogno di aiuto? Ha un'amorevole madre a cui interessa la sola posizione sociale che riveste al Golf Club. Un'amorevole moglie che pensa ad andare solo alle feste e adesso anche un figlio che cresce in una famiglia in cui l'amore è solo una parola isolata sul vocabolario.- Mentre diceva queste parole, le sputò in faccia a Carlisle avvicinandosi con occhi furenti. -Mi dimenticavo del caro padre. A cui importano solo i soldi e il prestigio. Per cui il figlio è solo una pedina per mantenere un certo status e da un tempo massimo al suddetto figlio per vivere una relazione, vera, perchè poi deve tornare a frequentare solo persone che contano. Persone con cui fare i figli giusti che rivestiranno i posti giusti nel loro mondo giusto. Ho dimenticato qualcosa, Calisle Cullen?-

-E' giusto che tu ce l'abbia con me.- disse semplicemente.

-Ahahahaha! Giusto? Quante cose giuste ha fatto senza i suoi soldi?-

-Bella basta!- la rimproverò Laureant.

-Gli hai detto tu dove trovarmi?-

-Sì.- Dopo un momento in cui i due amici si guardarono, Laureant decise di intercedere. -Signor Cullen, potrebbe lasciarci soli? La richiamo io.-

-Certo.- rispose l'uomo. -Arrivederci signorina Swan. Laureant.- e si incamminò verso la sua auto.


 

-Puoi fare le valige e andartene dove ti pare. Ho chiuso con tutto quello che è la famiglia Cullen e con tutti quelli a loro collegati.- gli disse quando furono soli.

-Smettila di fare la bambina.- le rispose Laureant.

-Non sto facendo la bambina.-

-Cazzo Bella! C'ero quando sei rimasta due giorni a letto a piangere. C'ero quando leggevi l'articolo del loro matrimonio e piangevi. C'ero quando ti sei presentata davanti alla chiesa solo per vederlo un'ultima volta e sei scappata quando è arrivata la limousine per paura che ti vedesse anche lui. C'ero quando sei partita per San Francisco e hai letto su una rivista della loro luna di miele. C'ero quando ti ho accompagnata in un altro continente solo per dimenticarlo. C'ero quando hai scoperto di essere incinta dell'uomo che ami e la tua preoccupazione più grande è stata come allevare da sola quel bambino.- Bella piangeva a quelle parole. -Quando ti addormenti sul divano, pronunci il suo nome. Quando ti accarezzi la pancia, ti vengono i lucciconi. Ti sento Bella. Ti sento piangere sotto la doccia e la notte nella tua camera.-

-Basta … per favore.- riuscì a dire fra le lacrime-

-Mi ha chiamato qualche giorno fa. Mi ha chiesto se sapevo dove trovarti.-

-E perchè glielo hai detto?-

-E' in coma. Due settimane fa ha avuto un incidente in auto.-

-Cosa?-

-Ho verificato tutto in internet cercando di filtrare i pettegolezzi dalla realtà. Ma vorrei che fosse quel signore che se ne è appena andato a raccontarti le cose come stanno.-

Bella si toccò la pancia e un piccolo calcio le diede conforto.

-Ok.-


 

Bella entrò nel salotto della suite seguita da Laureant.

-E' venuto con il suo aereo privato?- disse senza salutare Carlisle che l'aspettava dopo la telefonata di Laureant.

-Sì.-

-Ha tutto il volo del ritorno per dirmi tutto. E che sia solo la verità.-

-Andiamo.-


 

Erano seduti nei comodi sedili di pelle dell'aereo privato della Cullen Corp. Era lo stesso aereo con cui lei ed Edward erano andati all'isola Esme. Meglio non pensarci ed andare dritti al sodo.

-Quando vuole, sono pronta ad ascoltarla.- disse Bella guardandolo dritto negli occhi.

-Pensavo mi chiedessi prima come sta?-

-E' una delle cose che mi deve dire in queste dodici ore di viaggio.-

-Edward ti descrisse come una persona dolce e timorosa.-

-In questo momento incazzata sarebbe la parola giusta.-

Carlisle guardò un momento davanti a sé per poi alzarsi e versarsi da bere. -Un mese fa Tanya ha partorito. Un maschio. Ma c'era un problema: il bambino era scuro di pelle.- e la guardò.

-Le consiglio di non interrompersi se non vuole commenti spregiativi da parte mia.-

-Facemmo le analisi del DNA. Il bambino non era di Edward. Quando lo scoprì divenne spaventoso. Ci incolpò tutti di aver manipolato la sua vita e che non avrebbe mai riconosciuto quel figlio che non era suo e che era nato da una donna che non amava. Che se lo doveva aspettare perchè neanche con te era riuscito ad avere un figlio. Era l'unico modo che gli avevo concesso perchè poteste stare insieme, ricordi?-

-Sì. Un anno. Se fossi rimasti incinta, ci saremmo potuti sposare. Altrimenti ci saremmo dovuti lasciare e voi avreste scelto per lui.-

-Tu hai rispettato il contratto.-

-Anche voi. Gli avete trovato la troia di turno per sfornare un bastardo.-

-Tanya viene da un'ottima famiglia. Il loro matrimonio ha portato molto ad entrambe le famiglie.-

-Mi soddisfi una curiosità. Essere coglioni è una prerogativa dei Cullen o solo di alcuni di voi?-

-Come puoi odiarmi così tanto? Neanche Edward mi ha mai parlato così.-

-Edward non aveva le palle per dirvi che non voleva far parte dei vostri giochi.-

-Ma ora sei qui.-

-E' il modo più veloce per andare dall'uomo che amo per vedere come sta e come posso aiutarlo. Lo sto facendo per Edward.-

-Come fai ad amarlo e dire che è senza palle?-

-Amare significa stare con una persona prendendola così com'è. Con i suoi pregi e i suoi difetti, senza tentare di cambiarla. Seguirla e appoggiarla nelle sue decisioni. Scaduto l'anno, Edward doveva tornare da voi. Poteva decidere diversamente e non l'ha fatto. Ho provato a fargli capire che le cose potevano andare diversamente; alla fine ho rispettato la sua decisione.-

-E' questo l'amore?-

-E' anche questo. O almeno come lo intendo io. E come l'ho visto nella mia famiglia, con mia nonna che si è lasciata morire quando morì il nonno perchè non aveva più una ragione di vita. Come mio padre che fa finta che gli piacciano gli esperimenti culinari di mia madre solo per vederla sorridere. Per me è questo l'amore.-

-C'era questo fra voi?-

-Anche.-

-Perchè non ti sei mai approfittata dei suoi soldi?-

-Edward è una persona, non un conto in banca. Cos'è successo due settimane fa?-

-Era sull'orlo della pazzia. Aveva scoperto che quando eravate insieme non potevate avere figli per colpa nostra.-

-Cioè?-

-Gli avevamo fatto credere che dovesse prendere delle medicine contro un'allergia. In realtà erano degli inibitori degli spermatozoi. Non potevi rimanere incinta neanche volendolo.-

-Avete fatto questo?-

-Edward non ci ha mai dato grossi problemi. Gli abbiamo concesso un anno di svago ma non ci doveva rovinare i piani per il futuro.-

-Come fa a parlare di suo figlio in questi termini? Come se fosse un oggetto?-

-I miei nonni anche se vivevano assieme, erano separati in casa. Ognuno con un'amante. Stessa cosa per i miei genitori. E lo stesso tra me e mia moglie. Non ho mai avuto l'esperienza di un amore vero nella mia vita. Conosco solo questa di vita. Fatta di aerei privati e vestiti su misura. Case con tante stanze e tanti bagni. Vacanze all-inclusive in isole private e auto nuove ogni mese.-

-Ed è questo che ha voluto per suo figlio.-

-L'ho fatto per tutti i miei figli.-

-Adesso cosa è cambiato?-

-Non si vuole svegliare. E' in coma da quindici giorni. Ha avuto un incidente in auto andando a sbattere contro un terrapieno. Andava molto forte ma alla curva non ha rallentato, probabilmente cercava un modo per morire. Fondamentalmente non ha avuto gravi danni se non per una gamba rotta e una commozione celebrale. Dovrebbe stare bene, ma non torna da noi. I medici dicono che non è motivato. Ecco perchè ti sono venuto a cercare. Spero che tu sia ciò che serva per farlo svegliare.-

-E quando si sveglierà? Gli dirà che deve tornare alla sua vecchia vita con Tanya e il bambino?-

-Sarà Edward a scegliere questa volta.-

-Lo lascerà decidere in piena autonomia?- Bella era sbalordita.

-Sono stato innamorato, non di mia moglie, ma lo sono stato. Si chiamava Esme e aspettavamo un bambino. Lei morì subito dopo il parto.-

-E il bambino?-

-E' Edward. L'ho dovuto sacrificare per poterlo tenere con me. Altrimenti sarebbe andato in orfanotrofio. Mia madre aveva già predisposto tutto. Mi sono imposto per tenere mio figlio con me ma ho dovuto cedere sul suo futuro.-

-Edward non me lo ha mai detto.-

-Non lo sa. Siamo in pochi a saperlo. Vedi Bella, nella nostra famiglia, prima o poi siamo stati tutti innamorati. Ma siamo stati costretti a stare con altre persone e non con chi volevamo. Quando ci hanno avvisato dell'incidente, ho poi messo le cose in chiaro. Edward ed Alice avrebbero fatto le loro scelte e li avremmo semplicemente appoggiati. Tanya ha già firmato i documenti del divorzio. Di Alice non mi preoccupo perchè sta con la persona che ama. Resta Edward, che vorrei vedere vivo e felice.-

-Quindi se Edward mi volesse ancora, potremmo stare insieme alla luce del sole?-

-Sì. Potete fare quello che vi pare. Voglio solo vedere i miei figli felici. Voglio che d'ora in avanti, la mia famiglia sia ricca d'amore e di felicità.-

Restarono in silenzio per un po'. Poi Bella prese la mano di Carlisle e se la mise sulla pancia. Lui sentì un piccolo colpetto.

-Sai già cos'è?-

-No, ma spero abbia gli occhi verdi.-


 

Arrivarono a New York. Carlisle le spiegò che avevano fatto trasferire Edward alla villa che avevano appena fuori città perchè le sue condizioni non richiedevano di restare ricoverato in ospedale e anche per tenere alla larga i curiosi. Ed è lì che si diressero.

Quando entrarono, venne loro incontro Alice.

-Come sta?- chiese Carlisle.

-Sempre uguale.- rispose al padre. -Ti mostro la tua stanza così ti puoi rinfrescare.- disse poi rivolta a Bella.

-Preferirei vederlo subito.-

-Ti accompagno.- disse Carlisle.

Salirono al piano superiore e percorsero un lungo corridoio. Davanti ad una stanza c'era la signora Laurean. -Che ci fai lei qui?-

-Starà con noi fino a quando Edward si sveglierà e anche oltre se sarà loro desiderio.- rispose Carlisle.

-Ma … -

-Niente ma, Lauren. Questa è casa mia, e decido io.- per tutta risposta, la moglie girò sui tacchi e se ne andò.

Entrarono nella camera. Edward era steso a letto, con una flebo nel braccio e altri monitor che bippavano.

-Lei è la signora Hammond. Insieme alla signor Cope si danno il cambio come infermiere. Lei è Bella.-

-Piacere signora.- disse cortesemente.

-Salve. Pensavo che non ci fossero dei macchinari … -

-Servono solo per tenere sotto controllo alcune funzioni. Sono un elettrocardiogramma. La flebo serve per nutrirlo.-

-Come mai è intubato?-

-Per non avere problemi con la respirazione. Così non rischia di strozzarsi con la saliva.-

-Signora Hammond.- le si rivolse Carlisle. -Lasciamoli da soli.-

-Certo, prendo solo il trasmettitore a distanza.- ed entrambi uscirono.


 

Adesso Bella era nella stanza di Edward. Lui era bianco e faceva senso vederlo con quei tubi e quei fili attaccati al corpo. Per distrarsi un attimo, guardò in giro. La stanza era ampia e luminosa. Aveva due portafinestre. Il letto era un normale letto a due piazze ed Edward ne occupava la parte destra. Bella si avvicinò dall'altra parte, si tolse le scarpe e gli si avvicinò. Controllò di non schiacciare nessun tubo e nessun filo e gli si sdraiò accanto.

-Ciao!- e gli diede un bacio sulla guancia. Sapeva di buono, sapeva di Edward. Era senza barba, la sua igiene personale era ben curata. -Tuo padre mi è venuto a prendere dal Sud Africa. Si è fatto un volo di 24 ore in due giorni solo per vederti aprire gli occhi. Anch'io ho voglia di rivedere i tuoi occhi verdi.-

Lo riguardò e gli accarezzò una guancia.

-Adesso lavoro in Sud Africa, Laureant è sempre con me. Mi ricorda un po' di te quando parliamo. Te l'ho detto tante volte che è un'ottima persona, e continuerò a ripetetelo.-

Ogni tanto si fermava e lo scrutava.

-Mi sei mancato Edward, mi sei mancato tantissimo. Mi dispiace che tu sia in coma. Tuo padre mi ha detto che ti sei rotto solo una gamba e che guarirà presto. Ma il tuo cervello è in stand by e non si sa quando potremmo parlare. Perchè dobbiamo parlare amore mio. Ci sono tante cose da dire. E in questi sei mesi sono successe tante cose. Siamo a New York. Non avevo mai visto la tua casa di New York. E' molto più grande di quella di Seattle o sembra a me? Quando sono arrivata, Alice mi è venuta incontro. E' sempre lei. Dopo starò un po' anche con lei perchè mi è mancata. Non quanto te, ma mi è mancata.-

Bella rimase accanto all'uomo che amava ancora per molto quel giorno. Gli raccontò del suo lavoro, di Laureant, del Sud Africa.


 

Bella si svegliò. Era mattina e le finestre della stanza erano aperte. Edward era sempre accanto a lei, con gli occhi chiusi.

-Buongiorno!- una voce gentile le fece volgere il capo. -Sono la signora Cope, l'altra infermiera.-

-Mi scusi. Mi sono addormentata.-

-Non si preoccupi. Questo letto è abbastanza grande per due persone e poi credo che il signor Edward abbia apprezzato la sua compagnia.-

Bella guardò la coperta che la ricopriva. -Mi ha coperto lei?-

-No, la signora Hammond. Ha freddo? Chiudo le finestre.-

-No, si sta bene con questa aria.-

-Si, cambiare l'aria fa bene.-

Toc Toc. La porta si aprì rivelando la figura di Alice.

-Ciao.- sussurrò.

-Ciao.- rispose Bella.

-Vuoi venire a fare colazione?-

Bella lanciò uno sguardo in direzione di Edward.

-Vada a farsi una bella doccia signorina.- le suggerì l'infermiera. -E una bella colazione.-

Si sporse verso Edward. -Torno tra poco amore mio.- e gli lasciò un bacio sulla guancia.

-A più tardi.- disse all'infermiera. Ed uscì insieme ad Alice.


 

I giorni passarono. Bella dormiva ogni notte con Edward che continuava a non svegliarsi. Passava le sue giornate nella stanza con lui e gli leggeva tutti i quotidiani, libri. Gli faceva ascoltare della musica e gli parlava di tutto quello che le passava per la testa.

Dalle parole dei medici che venivano a visitare Edward, Bella percepiva la loro scetticità sul fatto che si svegliasse. Ma a Bella non importava. Gli sarebbe stato accanto e gli avrebbe parlato del loro bambino che sarebbe presto nato.

Carlisle ed Alice erano tornati ai loro lavori ma ogni giorni erano con lei al capezzale di Edward. E anche loro cercavano di interagire con lui.


 

DRIN DRIN DRIN

Uno strano squillo uscì dal cellulare di Carlisle. Erano a tavola per il pranzo della domenica.

Carlisle, perplesso, controllò il suo apparecchio. -Edward!- soffiò appena e si fiondò fuori dalla sala da pranzo. Subito Bella ed Alice lo seguirono. La prima alla sua andatura perchè era ormai alla fine dell'ottavo mese di gravidanza. Alice più spedita.

Quando entrarono nella stanza, trovarono la signora Cope e Carlisle che cercavano di tenere fermo Edward. Il pensiero di Bella fu che forse aveva le convulsioni. Ma quando gli si avvicinò, vide che era tutto paonazzo e aveva gli occhi sbarrati.

-Calmati Edward!- continuava a ripetere Carlisle.

-Si calmi e cerchi di respirare dal naso.- tentò la signora Cope.

Ma solo quando gli occhi di Edward e di Bella si incrociarono, lui si bloccò.

-Cerchi di stare calmo. Ha un tubo in gola. Chiamo il dottore che venga qui per toglierlo.- disse la signora Cope. -Se mi capisce sbatta due volte le palpebre per il sì.

E per due volte, in successione, le palpebre di Edward sbatterono.

I momenti successivi all'arrivo del medico, furono frastornanti. Carlisle si mise al telefono per avvisare tutta una serie di amici a parenti. Alice fece la stessa cosa. Bella invece si mise vicina ad Edward, senza staccare gli occhi dai suoi, con la mano che teneva stretta la sua, troppo debole per restituire la presa e con l'altra che gli accarezzava la guancia. Ogni tanto gli dava un bacio sulla guancia o sulle lacrime che uscivano dagli occhi dell'amato.

-Per favore lasciateci soli.- disse la voce del medico.

A malincuore Bella lasciò la mano di Edward. Negli occhi di lui il panico. -Sono qui fuori. Ci vediamo tra poco amore mio.- gli disse prima di allontanarsi con Carlisle ed Alice.

Bella era andata un attimo in bagno per rinfrescarsi. Edward si era svegliato! Dire che era felice, era dire poco. Un colpo al pancione la fece sorridere. -Piccolino! Presto conoscerai il tuo papà!- Un altro colpo e poi qualcosa di umido le bagnò le gambe. Passò qualche secondo in cui realizzò che le si erano rotte le acque. No! Edward l'aspettava! Come avrebbe fatto?

-ALICE!!!- urlò prima di accasciarsi per una forte contrazione.

-BELLA!!!- accorse l'amica. Quando la trovò a carponi sul pavimento del bagno, si spaventò. -Che è successo?-

-Mi si sono rotte le acque. Devo andare in ospedale.-

-PAPA'!!!- chiamò a gran voce. Quando Carlisle sopraggiunse gli disse. -Fai preparare l'auto. Accompagno lei in ospedale. Pensa ad Edward e digli della situazione. Ci sentiamo per telefono.-


 

-Forza Bella!- la stava incitando Alice. Avevano frequentato il corso pre-parto insieme e quindi una sapeva cosa doveva fare. L'altra un po' meno.

-Forza signorina!- la incoraggiò l'ostetrica. -Sta andando benissimo e il suo è un parto velocissimo. Alla prossima contrazione spinga con quanta forza ha.-

E quando arrivò la contrazione, Bella ci mise tutta la forza che aveva. Un urlo fece capire che era nato. Il piccolo Edward Junior, EJ, era venuto al mondo nel giorno in cui il suo papà aveva ripreso conoscenza.

-Ciao!- fu la sola cosa che riuscì a dire Bella quando le passarono un fagottino avvolto in un lenzuolino verde.


 

Bella era nella sua stanza in una clinica privata di Nwe York. Il piccolino accanto a lei che riposava nella culla dopo aver succhiato dal seno materno. Pur essendo nato con qualche giorno di anticipo, non aveva avuto bisogno dell'incubatrice. E come potevano quattro chili abbondanti averne bisogno si chiese sorridendo. Era passato un giorno da quando il suo piccolo era nato. Un giorno da quando Edward si era svegliato dal coma. Sapeva solo che stava bene ma che era molto debole per colpa dei due mesi a letto. Faceva fatica a parlare ma aveva chiesto di lei. Gli avevano riferito del lieto evento e lui si era commosso all'inverosimile. Sapeva che si sarebbero visti presto, perchè lei aveva chiesto di essere dimessa quanto prima e glielo avevano concesso.

TOC TOC

-Avanti!-

Alice entrò con un'enorme orsacchiotto.

-Alice! Ma non è un po' grande?-

-Il suo papà ha chiesto che gli venisse recapitato un peluche.-

-Ovviamente lo hai comprato tu!-

-Certo.- e risero.

-Come sta il mio nipote preferito?- disse Alice guardando la culla. Bella aveva insistito perchè venisse fatto l'esame del DNA per fugare ogni dubbio, anche se non ce n'erano. EJ aveva una leggera peluria rossa tipica del ramo irlandese dei Cullen. Per ora i suoi occhi erano grigi, ma lei sapeva che sarebbero diventati verdi come quelli del padre.

-Sta bene. Ha mangiato senza fare storie.- girandosi anche lei a favore della culla.

-Lo posso vedere anch'io?- una voce flebile le fece voltare. Edward. Era su una sedia a rotelle spinta da Carlisle.

-Non c'è stato verso di farlo restare alla villa. Si era buttato giù dal letto pur di venire qui. Non abbiamo potuto fare altro.- disse Carlisle avvicinandosi.

Bella prese il bambino dalla culla e lo portò vicino ad Edward. Lui provò ad alzare una mano per accarezzarlo, ma non ci riuscì, era troppo debole. Allora lei gli avvicinò il bambino al viso. -EJ. Ecco il tuo papà.-

Ed insieme piansero.

  
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