È come tutte le sere, alle sette, l'ora di mangiare.
Prima mangiano loro, la mia famiglia: il Fratello, la Bionda e il Gigante.
Poi quando hanno finito ne danno un po' anche a me, che sto buona ad aspettare il cibo.
Mi avvento gioiosamente sulla carne offertami, ringraziando che esistano la carne e i letti.
Quando ho finito torno sul letto e mi addormento, come faccio da dieci anni a questa parte.
È bello stare qui, il Fratello è gentile e ogni tanto mi fa giocare. Quando arriva a casa, entrando dalla porta che dà sul Mondo Esterno, è sempre l'una circa. Sono sempre affamata e aspetto che lui prepari qualcosa di buono per me e se non si sbriga, gli faccio capire che ho bisogno di mangiare, mordendolo alle gambe.
Poi dopo pranzo esco sul balcone a guardare le gazze, che mi fanno i dispetti.
Sono piccola, loro sono cattive e gracchiano tutte contente di farmi le planate vicino vicino, conscie della mia paura.
Quando mi sono stufata poi delle gazze, entro in casa e vado un po' a letto per riposare le mie stanche membra.
Osservo la vita domestica intorno a me, vedo il Fratello che studia.
Poi arriva la Bionda. Sempre con qualche stress o qualcosa che non va, ma sempre bendisposta a dare cibo. Per questo è la mia preferita, lei che gira veloce per casa con una grossa piuma in mano o per terra o con il Bestione Verde Risucchiatutto.
Verso sera arriva il Gigante. Lui porta con sé sempre uno strano odore, di vecchio e al contempo di acidognolo, come se fosse stato immerso in un luogo in cui vi fossero alcol e spremuta di nonno insieme. Lui è gentile solo se insisto, facendogli capire che tutti hanno diritto a una corretta alimentazione, anche se alla fine lesina sempre nel dare il cibo.
Ci sono poi i giorni in cui tutti si assentano, vanno via, vanno da una signora che viene di tanto in tanto, Nonna. Nonna è molto gentile, sarebbe la mia preferita se rimanesse più tempo qui con me, mi dà da mangiare anche troppo e difatti ingrasso un po' tutte le volte che sta qui. A volte vado da lei per l'estate, quindi passo una o due settimane felici, in quella piccola casa con tante api e farfalline e luci e oggetti e foto e mobili che sembrano appartenere a un altro tempo, un'altra epoca.
Loro escono spesso e vanno in giro, uno, due o tutti insieme e io sto sola in casa, non mi va molto di uscire. Le poche volte che il Fratello ha provato a farmi uscire nel Mondo Esterno, mi ha messo una corda attorno al collo, stretta, impedendomi di andare dove volevo. Non mi è piaciuto, il Mondo Esterno, c'è rumore e ci sono i Grossi Bestioni Veloci e Puzzolenti.
Già ogni tanto devo salirci su, in braccio al Fratello, per andare dal Signore Occhialuto in una casa coi mattoni. È un medico, dicono loro. È un signore gentile, con gli occhiali. Mi tocca, mi gira e mi illumina con una penna. Poi scrive su un foglio e la Bionda dà lui dei pezzi di carta colorati. Lui sembra felice di riceverli.
Tutto è sempre trascorso normale, finché un giorno non è arrivato Pedro.
Pedro era piccolo, bianco e nero. Una vera peste! Io sono timida e mi sono fatta intimorire da lui, che era aggressivo, aveva paura.
Subito era sempre una lotta continua: lui mi dava fastidio, io lo rimproveravo e lo colpivo.
Mi dava sempre fastidio mentre dormivo.
Dava fastidio anche al Fratello e alla Bionda, che gli urlavano dietro. Ne combinava di tutti i colori, però loro gli volevano e gli vogliono bene, non so perché! Io sono sempre stata buona e non ho mai ricevuto dei premi, lui distrugge tutto e rompe e riceve tanto cibo. Questa è ingiustizia!
Poi col tempo lui è cresciuto, è diventato più grosso e pesante di me.
Ha smesso di rompere, al giorno d'oggi, però competiamo per il cibo: io sono abituata a mangiare lentamente, lui mangia come se non avesse mai mangiato in vita sua e, quando finisce, viene da me a fregarmi il cibo, poiché essendo più forte, mi spinge via dal piatto.
Dopotutto a lui voglio bene, quando dorme ogni tanto vado a fargli compagnia, è morbido come un grosso cuscino, come le gambe del Fratello.
Io vivo così, dormendo, competendo e giocando con Pedro, sopportando la Bionda e i suoi isterismi e pregando per avere da mangiare, usando anche a volte le cattive maniere. Ora sono pure dimagrita rispetto a una volta perché Pedro mi fa correre, nonostante io abbia i reumatismi e glielo dica pure.
È dura, la vita di una gatta.