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Autore: Bratty_Jedi    07/01/2007    17 recensioni
Lei osservò la stanza, girando lentamente la testa per esaminare il cacao sul pavimento, sugli sportelli del pensile, sulle superfici dei banconi, su se stessa.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tonks al Cioccolato

Tonks al Cioccolato

 

THONK!

La maggior parte delle persone, sentendo uno schianto provenire dalla propria cucina, si precipiterebbe immediatamente a vedere cosa fosse successo. O perlomeno sussulterebbe per l’improvviso rumore. Non Remus J. Lupin. Gli schianti improvvisi avevano da tempo smesso di preoccuparlo, e non c’era una vera ragione di andare in cucina a scoprire cosa fosse successo. Tutto ciò che doveva fare era aspettare. Sollevò lo sguardo dal libro che aveva in mano e s’inclinò per sbirciare verso la cucina attraverso una frangia di capelli grigio-castani. Con aria assente si scostò i capelli dagli occhi e tese le orecchie aspettando il suono di un incantesimo di pulizia mormorato o i più sonori epiteti che avrebbero indicato se Tonks aveva rotto qualcosa o ci era inciampata sopra.

Non sentì nulla. Inarcò le sopracciglia. “Tonks?” chiamò, un sottilissimo tremito a incrinare la sua voce roca. Per ogni momento che passava, il silenzio, così come il suo cipiglio, si approfondiva.  

Il cuore di Remus iniziò a battere più velocemente mentre la sua mente correva senza volerlo alle miriadi di modi in cui Tonks poteva essersi fatta seriamente male. Lasciò di tutta fretta il libro aperto in bilico sul bracciolo della poltrona e stese le sue lunghe gambe per alzarsi. Ignorò il tonfo del libro che cadeva dalla precaria ubicazione e si affrettò verso la cucina. Nonostante la paura gli suggerisse di spalancare la porta il più in fretta possibile, posò gentilmente la mano sul duro legno e spinse piano, aprendo solo parzialmente la porta, nel caso in cui Tonks vi fosse stesa in direzione.

Dolcemente la chiamò ancora e voltò la testa attraverso la porta “Tonks?…Oh” Si rilassò mentre sollievo e incredulità si facevano strada dentro di lui alla vista che gli si presentava davanti.

Ogni superficie visibile della cucina era coperta da una sottile polvere marrone. La ciotola di cacao sul pavimento col coperchio che giaceva pochi metri più in là ne era indubbiamente la fonte.  Alcune scaglie del cacao dal delizioso odore fluttuavano verso il pavimento vicino a lui, sollevate dall’aria venuta dalla porta aperta.

Nel mezzo della tempesta di cioccolato, Tonks, apparentemente indenne, era in piedi su uno sgabello, le braccia ancora tese verso il pensile da dove la ciotola di cacao era caduta. Non era sfuggita al diluvio di cioccolato. Le impolverava il pigiama, costituito da un paio di vecchi pantaloni da tuta di Remus e una canottiera di cotone verde acido. Le rimaneva attaccato sulla pelle, che era ancora umida per la doccia serale. Le impiastricciava i capelli color rosa brillante. E nonostante questi ultimi fossero un po’ troppo chiari, l’aspetto complessivo era innegabilmente quello di una enorme fragola al cioccolato.

Remus aprì completamente la porta e si appoggiò allo stipite ammirando la deliziosa visione. Da quella prospettiva, poteva vedere esattamente la faccia di Tonks. La sua bocca era aperta in un silenzioso “oh” e le sopracciglia erano schizzate su così in alto che si perdevano tra i capelli spinosi. Sembrava bloccata dallo shock e determinata a rimanere così a meno che lui non avesse fatto qualcosa.

Remus si staccò dalla cornice della porta e si diresse verso di lei. “Tonks” ripetè per la terza volta mentre tendeva la mano per accarezzarle gentilmente la spalla scoperta.

 

Lei fece un balzo al suo tocco e si rivoltò per vederlo in faccia. Sbattè le ciglia sui suoi enormi occhi scuri e si abbandonò sul bancone dietro di lei con un sospiro, mandando scaglie di cacao tutto intorno. Lo fissava, con gli cocchi ancora spalancati ma le ciglia finalmente ferme.

 “Cosa è successo?” chiese lui.

 Lei osservò la stanza, girando lentamente la testa per esaminare il cacao sul pavimento, sugli sportelli del pensile, sulle superfici dei banconi, su se stessa. Mentre faceva così, tentava di pulirsi dal cacao che le ricopriva il volto. Remus si morse forte l’interno del labbro per trattenersi dal ridere del modo in cui le dita di Tonks scivolavano tra il cioccolato, lasciando dietro di sè poche strisce bianche tra la polvere marrone. Lei terminò finalmente l’esame della cucina e si voltò nuovamente verso di lui, la sua espressione un misto di serietà con punte di divertimento, chiaramente visibili nonostante le strisce tigrate di cioccolato, che incurvavano gli angoli della bocca e degli occhi.

“La forza di gravità.” disse lei con risolutezza, la bocca atteggiata in una posa severa e determinata.

 Fu il suo turno di guardarla fisso. “La forza di gravità?” ripetè.

“La forza di gravità” ribadì lei con sicurezza. “Ho urtato la ciotola di cacao col gomito e da quel punto la forza di gravità ha preso il controllo.”

“Caspisco” disse lui, nonostante la sua confusione “E invece cosa credevi che sarebbe accaduto?”

“Chi lo sa?” rispose Tonks con una scrollata di spalle. Tentò di sorridergli con aria innocente ma non potè evitare il luccichio di furbizia celato negli occhi brillanti. “Non pensi che la forza di gravità si meriti un po’ di ferie dopo millenni passati a tirare le cose verso il pavimento? Magari avrebbe potuto prendersi una pausa abbastanza lunga da permettermi di afferrare la scodella.”

Remus si morse il labbro ancora più forte per evitare di ridere all’espressione onesta di lei, rimanendo piuttosto sorpreso di non arrivare a ferirsi. Portò le mani dietro la schiena e assunse un tono di voce ancora più severo “Signorina Tonks, sta cercando di convincermi che lei non è responsabile per questa baraonda, dovuta invece alla forza di gravità che lavora troppo?”

“Proprio così”  disse lei impertinente, col tono di un’adolescente petulante, e iniziò a dondolare le gambe avanti e indietro dal suo trespolo sul bancone. Un piede sfiorava il bordo dei jeans di Remus a ogni giro. Lui abbassò lo sguardo per vedere una nuova striscia marrone sui suoi pantaloni. Mentre il piede di Tonks tornava a calciarlo dolcemente, lui le afferrò inaspettatamente la caviglia e le stese dritta la gamba. “Hey!” urlò la ragazza indignata, afferrando il bordo del bancone per assicurarsi di non cadere.

”La forza di gravità potrebbe averti aiutata a creare questo disastro” disse lui “ma non ti aiuterà a ripulirlo. In effetti, al momento stai solo peggiorando le cose.” Indicò con la mano il cioccolato sui propri pantaloni.

Tonks inclinò il collo per vedere cosa stesse indicando “Ne avevi già sui piedi”, disse, come se questo scusasse ogni cosa.

 Lui abbassò lo sguardo sui suoi piedi nudi che spuntavano da sotto i bordi sfrangiati dei jeans. I dorsi, e presumeva anche le palme, dei suoi piedi erano picchiettati da macchie di polvere di cioccolato, che lui aveva sollevato camminando. “Questo non ti autorizza a peggiorare le cose” la ammonì.

Tonks scosse rapidamente le gambe, liberando la caviglia dalla debole presa di lui, e rise “I tuoi pantaloni sono così dannatamente importanti che sporcarli con un po’ di cioccolata è peggio che ricoprirne tutta la cucina?”

 Aveva un ghigno piuttosto irritante mentre rivoltava deliberatamente le sue parole. Remus considerò brevemente di correggerla, ma il luccichio nei suoi occhi e il sorriso che le arricciava un angolo della bocca gli dissero che, se lo avesse fatto, in qualche modo avrebbe perso la battaglia dall’inizio. “Se stavi cercando di ricoprire tutta la cucina, hai fallito miseramente…”

Tonks lanciò uno sguardo veloce in giro. “Cosa ho mancato?” chiese, la voce alta per la sorpresa, dal momento che aveva coperto meravigliosamente ogni superficie visibile.

“La cima del freezer” Fu il turno di Remus di ghignare, sapendo benissimo che lei non poteva assolutamente riuscire a vederla da dove era seduta e che non ci sarebbe riuscita nemmeno alzandosi in piedi e venendo accanto a lui.

 Tonks sollevò lo sguardo verso il freezer imputato, un sopracciglio inarcato mentre decideva cosa fare a riguardo della nuova rivelazione. Quando si voltò nuovamente verso di lui, ci volle tutta la forza di volontà di Remus per impedirgli di fare un involontario passo indietro. Gli occhi di lei erano ancora luccicanti e c’era ancora l’inizio di un sorriso agli angoli della sua bocca, ma la sua espressione era in qualche modo cambiata. Il delicato volto a forma di cuore sembrava quello di un predatore in procinto di balzare sulla preda, e le strisce tigrate di cioccolato aumentavano l’illusione. Se di illusione si trattava. “Non me ne preoccuperei” disse “ visto che soltanto uno scherzo della natura ridicolamente alto riuscirebbe a guardare lassù.” Si interruppe per una risata mentre lui le faceva una linguaccia e poi continuò “Ma credo di poter comunque risolverlo.” Lo guardò con aspettativa.

Lui sapeva che era esattamente la cosa sbagliata da fare, ma pronunciò comunque l’unica parola interrogativa “Oh?”

Ebbe a malapena il tempo di notare il sorriso trionfante di Tonks prima che si trasformasse in un tornado in movimento. Il braccio destro schizzò verso di lui e gli strappò la bacchetta dalla tasca posteriore. Lui di riflesso fece per afferrarle il polso, ma lei anticipò la sua mossa e sollevò la bacchetta in aria, passandola poi nella mano libera. Si allontanò da lui e si mise in piedi sul bancone, curvandosi per non battere contro il soffitto, ormai abbastanza in alto da impedirgli di raggiungere la bacchetta. La mosse in un veloce guizzo circolare, e un soffio di aria calda fuoriuscì dalla punta, sollevando riccioli di cacao dal pavimento. Tonks diresse il turbine di cioccolato in modo che un pò della polvere marrone si posasse sul freezer…e su Remus.
 
Contenta del disastro che aveva provocato, Tonks scosse di nuovo la bacchetta, fermando il ciclone di cacao. Gli rivolse un ghigno diabolico, mantenendo la bacchetta appena oltre la sua portata.

“Tonks” disse lui con un ringhio basso e minaccioso mentre cercava di riprendersi la sua bacchetta.

Lei chinò la testa da un lato e sbattè le ciglia, cercando di apparire totalmente innocente. Remus sbuffò alla vista e lei si risparmiò una ramanzina solo grazie alla polvere di cacao che lui aveva inalato e che gli causò un violento attacco di tosse, tanto da farlo piegare a metà. Aveva le lacrime agli occhi quando sentì una piccola, morbida mano sulla spalla. Sollevò lo sguardo posandolo sul volto preoccupato di Tonks. Lei si era spostata e adesso gli era accanto, e lì, penzolante vicino al suo fianco, c’era…

Remus le strappò la bacchetta dalla stretta allentata, si spostò all’indietro, e gliela tese con aria di sfida, ogni sintomo di malessere svanito.

“Tu…tu…tu…” farfugliò lei colta di sorpresa.

“…dovresti praticare vigilanza costante?” le chiese lui seccamente, ghignando e sollevando un sopracciglio.

“Parla l’uomo che si è fatto rubare la bacchetta dalla sua tasca posteriore,”sbuffò lei “Mi hai imbrogliata!”

“Sì. E cosa pensi di fare al riguardo?”

La bocca di Tonks si torse in un angolo mentre considerava le sue possibilità. Probabilmente la sua bacchetta era rimasta nella loro camera da letto. E Remus era davanti all’unica via di uscita dalla cucina. Alla fine tese le mani in avanti, agitando le dita, e avvicinandosi a lui lentamente. “Solletico?”

Lui sollevò un po’ la bacchetta e fece un passo indietro “No, se speri di ottenere un minimo di aiuto per pulire questo macello.” La sua risata smentì la minaccia, ma Tonks aggrottò la fronte e si fermò.

“Ti arrendi?” chiese lui.

“Giammai!” urlò lei, sollevando il mento, mandando scaglie di cioccolato per aria dai capelli. Si guardò intorno nella cucina calamitata. “Ma potrei accettare una tregua finchè non sarà tutto pulito.” Si morse il labbro e lo guardò speranzosa.

“E tregua sia” disse lui, rigirando la mano casualmente, adesso che non c’era più bisogno di tenere la ragazza a bada.

“Io devo andare a prendere la mia bacchetta, ma tu vuoi iniziare dal pavimento o dai mobili?” gli chiese lei mentre osservava il disastro marrone che avevano da pulire.

“Ho imparato molto tempo fa che, quando mi si offrono due possibilità ugualmente spiacevoli, non ho nessun obbligo di accettarne alcuna.”

Sembrò che tutto in lei crollasse. Le spalle si incurvarono, la bocca si piegò in una piccola smorfia, gli occhi si abbassarono lievemente per il disappunto, e le spine rosa dei capelli tinte di cioccolata sembrarono abbassarsi. “Non mi aiuterai?” chiese, non riuscendo a evitare un piccolo tremito nella voce.

Remus si chiese se Tonks avesse una vaga idea di quanto apparisse adorabile in quel momento.

 “Io voglio aiutarti a pulire. Semplicemente non voglio iniziare dal pavimento o dai mobili.” Disse con l’aria di una cosa scontata mentre si portava più vicino a lei.

Tonks sollevò un sopracciglio, cambiando immediatamente la smorfia da delusa a inquisitoria “E che altro avevi in mente?”

“Te”, sussurrò Remus mentre con un dito le strofinava via un pò di cioccolata dalla fronte, spostando poi la mano dietro l’orecchio di lei.

”Oh” sussurrò Tonks, gli occhi spalancati in piacevole sorpresa “Questo potrei accettarlo…”


Lui fece un ulteriore passo verso di lei, premendo leggermente il proprio corpo contro il suo prima di abbassare al testa e leccarle dolcemente un po’ di cacao dal collo. “Potresti?” mormorò contro la pelle di lei.

“Mmmm.”

Lui sorrise per la sua mancanza di una risposta coerente “E quali sarebbero le tue obiezioni?” le chiese mentre le tracciava una scia di baci tra il collo e la spalla.

“Anche se ci puliamo adesso” sussurrò lei, mentre lui le posava le dita della mano libera alla base del collo e le usava per piegarle gentilmente la testa all’indietro, in modo da avere miglior accesso al suo collo, “non faremo altro che sporcarci di nuovo quando puliremo la cuc…ooh.”

La voce di Tonks si affievolì in un sospiro mentre Remus le mordeva piano una vena sul collo.

“Ancora meglio” le rispose iniziando a spostarsi in cerca di altra cioccolata e lasciando baci lungo la sua clavicola. Fu il turno di Tonks di affondare le dita tra i suoi capelli. “Così avremo una scusa per farci una doccia più tardi…”

Lei gli scostò gentilmente il capo e gli sorrise dolcemente. “Ti ho mai detto che mi piace il tuo modo di pensare?” gli chiese prima di coprirgli la bocca con la propria in un dolce bacio. Si allontanò velocemente “Sai di cioccolato” disse, con l’aria di star annunciando una rivelazione.

“Mi domando come mai” rise lui.

Lei scrollò le spalle teatralmente “Non ne ho idea. Ma mi piace.” Lo attirò a sé per un altro, più profondo, bacio.

Nessuno dei due notò la bacchetta di Remus cadere ai loro piedi tra la polvere di cacao.


Remus o Tonks (a vostro piacere; voglio accontentare tutti) porteranno una scatola enorme di cioccolato (bianco, al latte, fondente o in qualunque altra combinazione, ancora a vostro piacere) alla vostra porta in segno di ringraziamento per una recensione.

 

  
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