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Autore: j3nnif3r    22/06/2012    2 recensioni
Yuno, perché adoro entrare nella sua testa.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le inevitabili note: Ecco, è la prima volta che scrivo su questo fandom, quindi imploro pietà come al solito. Yuno mi piace, offre enormi spunti interessanti di esplorazione, e... boh, inizio con questo per scaldarmi. Non una storia, ma una scena. Perché adoro entrare nella sua testa.

 

 

Le gocce che cadevano facevano rumore. Era sola.
Aveva sete. Era offensivo, sentire di averne. Yukki non c’era più, e lei aveva sete. Come se avesse ancora un senso, bere. Come se il suo corpo non potesse funzionare solo per lui.
Egoista, il suo corpo. Pensava solo a se stesso. Lo stomaco si stringeva dolorosamente, aveva bisogno di cibo. Aveva bisogno di qualcosa. Ma lei non poteva muoversi, non più.
Si era raggomitolata in un angolo, le ginocchia strette al petto. Fissava il pavimento, mentre le gocce cadevano e il suo corpo le ricordava di esistere e di aver bisogno. Non voleva che il tempo passasse.
Doveva tornare indietro. Rimediare.
Era impossibile, ovvio. Ma aveva sete, forse stava morendo. In quante ore si muore? Il suo essere era così pieno, così dolente, eppure la sua vita si limitava al continuare grazie ad acqua e cibo. Che squallore. Era un essere disgustoso.
Per questo, Yukki era andato via.
Se Yuno fosse stata capace di funzionare, di pensare lucidamente, anche senza cibo... Allora...
Gli occhi si posarono sul piatto che era rimasto a terra. Un pezzo di pane. Rimase immobile, la mente svuotata, a fissarlo.
Fame.
E poi se l’era ritrovato in bocca, duro, pieno di polvere, che scendeva per l’esofago. Lo stava masticando, facendosi male. Sangue. Ma era buono. Si sentiva confusa.
Quando lo ebbe mangiato tutto, tornò a sedersi e pianse.
Yukki era solo e stava continuando ad esistere, mentre lei perdeva tempo nutrendosi di pane secco. Doveva trovare la forza. Doveva alzarsi, farsi una doccia, e poi uscire. Il mondo era troppo luminoso, troppo complicato, ma doveva farcela.
Aveva tentato di mettersi in piedi, ma era caduta. Le gambe erano rigide, deboli. Si era sentita indignata di avere quelle gambe così stupide, incapaci di funzionare bene solo perché non le usava da un po’.
Doveva vestirsi. Lavarsi. Mangiare. E bere, porca miseria, doveva bere un sacco.
Si era trascinata lentamente verso il frigo. L’acqua fredda l’aveva fatta sussultare, ma non poteva mettersi a vomitare proprio adesso. Era troppa e troppo fredda, ma il suo corpo avrebbe dovuto accontentarsi.
Era un corpo cattivo, dopotutto. Era colpa sua, se si trovava in quella situazione.
Aveva morso un altro pezzo di pane, aveva atteso un attimo, come se le calorie potessero trasformarsi in energia sul momento e colmare il vuoto. Lo stomaco voleva cibo, no? Beh, gliel’aveva dato. Poteva passare ad altro. Non c’era tempo.
L’acqua era gelida, ma andava bene per svegliarla. I vestiti si appiccicavano alla pelle ancora bagnata, i capelli lasciavano piccoli rivoli d’acqua.
Allo specchio, Yuno sembrava un fantasma.
Adesso doveva fare ciò che sapeva fare meglio. Fingere. Far finta di essere una persona vera, una persona normale come tante. Una ragazza carina. Sorrise. Ecco, funzionava. Il suo corpo non l’aveva tradita del tutto. Riconoscente, si accarezzò una guancia. Poteva contarci, in fondo.
Adesso, doveva solo ritrovarlo.

   
 
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