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Autore: fann1kaoriyuki    07/01/2007    8 recensioni
Non so quanto senso abbia, ma spero che vi piaccia! Harry si guarda allo specchio e pensa...
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli specchi non smettono mai di riflettere

Gli specchi non smettono mai di riflettere

 

Harry osservava la sua figura e la trovava mutata negli anni.

Non era più il ragazzino di un tempo, quello spaventato undicenne che aveva paura della sua stessa ombra, che si ritrovava immerso in un mondo che non sentiva appartenergli, ma che invidiò subito come casa…

No, Harry non era più un bambino.

Erano passati i tempi della scuola di magia.

Erano passati i tempi delle zuffe tra amici, delle serate passate a giocare a scacchi magici, delle avventure meravigliose, delle uscite notturne sotto il mantello dell’invisibilità’.

Era finita la spensieratezza che, a conti fatti, non aveva mai goduto appieno.

 

Voldemort era stato sconfitto, ma….attenzione! Questo non ne implicava la morte…

Voldemort era ancora vivo.

In seguito al tradimento dei dissennatori, la maestosa prigione d’Azkaban, era stata abbattuta e avevano costruito un’altra prigione più grande e con nuove magie.

Hermione Granger aveva creato un incantesimo così potente ma era così crudele che, solo se vi era la certezza ASSOLUTA dell’effettivo crimine, si poteva applicare.

L’incantesimo era più o meno lo stesso effetto di un molliccio: ti mostrava la tua più grande paura e te la ricreava, ma diversamente da quel buffo esserino, questo anatema permaneva finché il carceriere non decidesse di scioglierlo e le emozioni erano così reali e così profonde da annullare ogni resistenza o coraggio o forza dal malcapitato.

Questo incantesimo era così spietato da poter essere scagliato unicamente da una squadra speciale, era considerato senza perdono e senza ritorno, poteva, quindi, essere scagliato solo a chi era colpevole oltre ogni ragionevole dubbio e se il crimine era considerato disumano e al limiti del diritto della vita.

Ovviamente Voldemort non sfuggì al trattamento e, poiché la sua paura più grande era morire, fu costretto a farlo più e più volte, dolorosamente e spaventosamente, nei modi più atroci e angosciosi. Ma tutto era nella sua testa e lì restava.

Perché, si sa, è la psiche umana che ci rende quelli che siamo. Distruggerla è peggio che morire…

 

Harry osservava il suo riflesso.

- Gli specchi non smettono mai di riflettere - sussurrò tra se e se.

Le cicatrici di guerra erano evidenti e andavano ben oltre il sfregio che lo aveva accompagnato lungo tutto il suo viaggio.

Non sembrava Moody per fortuna, ma la guerra lo aveva molto provato nel fisico.

Allungò una mano e accarezzò la superficie fredda creando degli aloni leggeri che svanirono subito dopo.

Il suo riflesso eseguiva tacito ogni movimento continuando a restituire lo sguardo truce e triste che caratterizzava il padrone dell’immagine.

Ora Harry Potter era libero.

Si sentiva come un elfo domestico che aveva ricevuto un indumento e la libertà.

Era felice si, ma…

Harry Potter era il salvatore del mondo, il bambino sopravvissuto, colui che aveva sconfitto il signore oscuro.

Era cresciuto con questa etichetta e mai nessuno lo avrebbe visto in altro modo.

Perfino Ron e Hermione, che tanto si professavano suoi amici, s’inebriavano della luce che lui emanava e si pavoneggiavano della sua amicizia.

Ipocriti.

Tutti ipocriti.

Tutti pronti solo a vedere di Harry Potter l’immagine che rifletteva quello specchio che aveva di fronte.

Harry respirò a fondo.

Già. Era proprio vero:

 

Gli specchi non smettono mai di riflettere.

 

Questa frase era l’ultima che il signore oscuro gli aveva sussurrato prima di accasciarsi ai piedi dichiarandolo vincitore.

Lui aveva capito i tormenti del giovane di fronte a se, lo stesso avversario aveva compreso che era quello la cosa che li legava maggiormente.

Non era la cicatrice.

Non era il loro legame.

Non era la loro faida.

Era l’apparenza…

Quell’assurda apparenza a cui entrambi dovevano far conto.

Il primo come capo del male, seguito, ammirato, odiato, acclamato, combattuto, continuamente sulla bocca di tutti, con una lente d’ingrandimento costantemente puntata sul suo capo, costretto a guardarsi le spalle sempre e comunque per poter sopravvivere.

Il secondo come capo della guerriglia di ribellione, o forse più come esca o fantoccio per attirare il nemico.

Una stanchezza ormai radicata nell’animo di entrambi e, per questo, impossibile da ignorare.

Improvvisamente Harry si allontanò dall’oggetto e si diresse verso il suo letto ove vi era riposta una valigia mezza piena.

Finì di riporvi alcuni indumenti e si voltò nuovamente verso lo specchio che ora rifletteva la stanza vuota.

Osservò nuovamente la valigia e ritornò allo specchio, come imprigionato di un incantesimo, un novello narciso.

Si riavvicinò alla superficie riflettente e toccò nuovamente la superficie, ma accadde qualcos’altro…

La sua mano fu incatenata da altre dita che fuoriuscivano dallo specchio, la sua immagine non rifletteva più ciecamente ciò che aveva innanzi, ma aveva vita propria e propria forma.

Infatti, la forma mutò piano fino a divenire quella del peggior incubo del ragazzo che era sopravvissuto.

- Voldemort… - sussurrò piano.

Non si ribellò, né tentò di scappare. C’era qualcosa di differente in quella nuova immagine riflessa.

L’uomo sorrideva mestamente e lo attirava a se solennemente.

Harry lo seguì lì, oltre lo specchio, oltre la sua immagine riflessa, oltre la sua realtà, oltre l’ipocrisia della sua verità.

Mentre attraversava lo specchio sentì il freddo avvolgerlo come ad imprigionarlo in una morsa soffocante, ma subito avvertì il calore bruciante delle braccia dell’uomo che lo stingeva.

- Ciao, Harry -

La voce del signore oscuro era bassa e roca, leggermente maliziosa.

Harry lo fissò dritto nei suoi piccoli occhi neri: era diverso dalla battaglia, era più simile all’uomo che sarebbe divenuto se avesse continuato la sua vita senza trascinare se stesso e tutti in quell’incubo.

Poi si guardò attorno.

Era nella sua stanza, ma era tutto al contrario, proprio come in uno specchio. Si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa, ma che reprimente subito dato che era tra le braccia del suo peggior nemico.

- Che ci fai qui? – chiese semplicemente. - Come sei scappato? -

L’uomo non rispose. Si limitò a sorridergli obliquamente, allentando la presa leggermente.

- Non chiedermi come… - esordì con voce strascicata e bassa – ma perché. -

Nonostante la presa era fiacca, Harry non sembrava accorgersi del pericolo, restava immobile tra le braccia del nemico come coccolato.

- Allora… - sorrise - Perché? -

Gli occhi di Voldemort si fecero più vicino ed Harry poteva sentire il suo fiato sul proprio viso, le sua labbra si avvicinarono pericolosamente e, improvvisamente, si ritrovarono incollate al quelle del ex grifone.

Harry non sembrava aver capito la situazione.

Non ricambiava il bacio, ma nemmeno lo scacciava, semplicemente, sembrava voler vedere cosa desiderasse da lui quell’uomo.

Tuttavia le mani del signore oscuro si fecero più intraprendenti e s’infilarono sotto la maglia rossa che avvolgeva il moretto. Harry si trovò, suo malgrado, a sospirare.

- Vedo che non ti sono indifferente… - constatò il nemico leccandosi le labbra.

Il moretto lo osservò inespressivo.

Voldemort lasciò definitivamente la presa e si allontanò piano, avvicinandosi al letto e sedendovi sopra.

I loro occhi s’incrociarono e il moretto capì il chiaro invito dell’uomo di fronte a se.

Gli chiedeva di scegliere, di dimenticare per una volta la gente, gli occhi degli altri, la loro reputazione, le loro fame…di essere semplicemente loro stessi per qualche ora.

Lui n’aveva bisogno, come n’aveva bisognino il suo antagonista.

Dimenticare che erano “Il Ragazzo Sopravvissuto” e “Il principe Oscuro” e godersi quegli attimi di totale abbandono che entrambi agognavano.

In qualche arcaico modo, chiedeva semplicemente di divertirsi. Divertirti a prendere in giro il mondo oltre l’apparenza ed essere ciò che gli altri non avrebbero mai accettato.

Harry si avvicinò al letto.

 

 

- Aaaaaaaaaarghhh!!!! -

L’incantesimo cessò e Harry cadde a terra, esausto.

Era ormai molto tempo che questo trattamento gli veniva riservato nella buia prigione che prima era conosciuta come Azkaban.

In verità Voldemort aveva vinto la battaglia e tutti erano stati catturati o uccisi.

Ovviamente, il trattamento peggiore, era riservato al bambino sopravvissuto che lo aveva costretto al declino per ben 14 anni!

L’anatema più spaventoso mai creato da mente magica gli era scagliato giornalmente facendogli vivere ciò che più lo spaventava e ciò che più lo uccideva: cedere all’attrazione del male…

Ormai era così provato nell’animo che poco in lui si poteva definire “vivo”.

- Portatelo nella sua cella! – urlò un carceriere.

Harry fu condotto nella cella più fredda e buia della prigione. Non aveva più alcuna forza di camminare o muoversi, i suoi nervi erano stremati e distrutti dalla sua mente lacerata.

Aprirono l’uscio pesate della sua cella e lo buttarono dentro senza gentilezza lasciandolo steso ovunque cadesse e immobile dovunque si trovasse.

Nella profondità della sua mente osservava impassibile l’aria circostante, non potendo, però voltare lo sguardo oltre il suo campo visuale che, essendo guancia a terra, era ristretto al pavimento di pietra e parte della cella.

Non aveva nemmeno più la forza di piangere o respirare.

Stava lentamente morendo.

O forse lo era già…

Era ormai alla stregua di un pupazzo senz’anima, un bambola senza sentimenti. Forse solo quella paura che gli inducevano era l’unica emozione che gli rimaneva.

Sentiva il freddo della cella gelargli le ossa e incredibilmente si mosse buttandosi stancamente a pancia in su e voltando lo sguardo verso la pozza d’acqua piovana in cui riluceva la luce della luna.

Si guardo attorno per l’ultima volta e poi si alzo abbastanza da specchiarsi in quella pozza.

 

Gli specchi non smettono mai di riflettere

 

Vide il proprio aspetto ormai privo d’umanità, e sorrise.

Sorrise semplicemente, lasciando che una lacrima si riversasse su quell’acqua, ricreando onde circolatorie dai movimenti sinuosi.

Le sue braccia tuttavia non ressero oltre il suo peso e si accasciò nuovamente a terra con un tonfo sordo.

I suoi occhi color verde smeraldo si riaprirono e le sue pupille pece si dilatarono…

 

 

In seguito quel giorno tutti lo ricordarono come il giorno in cui morì Harry James Potter, il bambino coraggioso che non ebbe mai paura di fronte al Signore Oscuro.

La gente lo elogiò come martire e si ribellò a Voldemrt costringendolo a ritirarsi e a subire le medesime torture.

Sulla sua lapide che si erge maestosa nella piazza principale di Hogsmade si può leggere il discorso che pronunciò prima di andare in battaglia di cui pochi capirono il significato:

 

 

Gli specchi non smettono mai di riflettere e ti mostrano solo la realtà così com’è senza che sentimenti o discriminazioni la alterino.

Vado a combattere la mia battaglia persa e con poche speranze di vittoria, ma questo perchè la gente, quando si riflette, vede solo ciò che vuole vedere e segue la corrente limitandosi ad adattarsi per sopravvivere.

Io ora, qui, vi saluto e vado a combattere non la mia battaglia, la NOSTRA battaglia.

La battaglia di tutti.

Gli stessi “tutti” che, codardamente, mi addossano la totale responsabilità.

Quando vi guardate allo specchio la mattina, o semplicemente, quando vi specchiate negli occhi dei vostri cari, ditemi gente: cosa vedete?

 

Gli specchi non smettono mai di riflettere, ma non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.

 

 

Fine.

 

Salve gente….

Ehm, lo so, non ha senso tutto questo, ma la tematica dello specchio oggi mi ha ispirata questa cosa. So che probabilmente non sarete arrivati alla fine, e so che non c’è assoluta coerenza con il tutto, ma dato che io scrivo e basta senza che ci sia una logica…

Nell’attesa che pubblichi l’ultimo capitolo della mia fic “Anima D’artista” Vi auguro una felice befana! ^.^

E se proprio non vi fa schifo, non mi dispiacerebbe una salutino e una critica anche maligna!^__^

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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