“Sei
debole-rise di gusto- sei debole, ma
combatti ancora.” Immediatamente
protesi le mani verso il suo collo,volevo strozzarlo. Ero a cavalcioni sopra il
suo petto lentigginoso. Sotto di me, a pelle, percepivo lo scorrere lento del
suo sangue e la respirazione bloccato a causa del mio peso.
Provavo odio e paura. L’adrenalina
pura mi scorreva nelle vene. Le mie mani intorno al suo collo non lo
intimorivano. Continua a ridere sadicamente; molto probabilmente era questo
quello che voleva sapere: quanto mi sarei spinta oltre. Volevo ucciderlo.
Questo era l’unico pensiero che invadeva il mio corpo.
Cercai di stringere più forte il
collo. Forse a causa dell’adrenalina, ci riuscì. Le mie mani divenne bianche
per lo sforzo, mi dolevano terribilmente. Le vene erano dilatate sui carpi.
Risi, come lui pochi attimi prima. Sentivo le ossa del suo collo sui miei
palmi. Volevo solo una cosa in quel momento:vederlo morto tra le mie mani.
Dilatai occhi per guardarlo un ultima volta prima della fine dell’atto. Rimasi
stupita di ciò che vidi. Il Rosso aveva smesso di ridere. Sul volto gli si
poteva leggere chiaramente un senso di paura e debolezza. In quel momento Lui
era debole. Mi rivedevo. Lui ora non era la stessa persona che tentavo di
uccidere: era diverso. L’uomo porto le proprie mani sulle mie braccia come a
toglierle da quella ferrea. Non ci
riuscì. Le vene delle collo gli si gonfiarono per l’assenza di ossigeno. La sua
presa divenne leggere sulle mie braccia. Mosse le labbra come a implorare
aiuto. Esattamente come fa un condannato a morte al proprio boia. Accecata
dall’odio riconobbi solo poche sillabe disconnesse tra loro. Mi chiamava, mi
stava chiamando.
Invano, cercai di allontanare le mani
dal suo collo. Era diventato paonazzo in volto.
Pochi minuti e avrebbe esalato il suo ultimo respiro.
“Non
sono io. Non sta accadendo veramente. Non lo voglio uccidere!” urlai dentro
di me. Nessuno rispose perché il mio corpo si stava muovendo da se. “Non
sono io!- ripetei come una canzone monotona- Non sono io!”
Continuavo ad urlare. Ma in quelle
urla capì le parole del Rosso: non erano indirizzate a me, ma a Colui che mi opprimeva e comandava ogni mio
movimento.
“Scusami,
se sono così tarda” disse guardando il suo volto lentigginoso. Gli occhi
dilatati ed iniettati di sangue mi guardarono a loro volta. Verde . I suoi
occhi erano verdi, non l’avevo mai notato.
Lui strinse le mani.
Io urlai. Nessuno mi sentì.
Crac.
La mia anima urlò solitaria.