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Autore: Sailor Saturn    22/06/2012    0 recensioni
Piccola One shot totalmente senza pretese, nata da un pomeriggio di caldo torrido mentre sognavo ad occhi aperti guardando fuori dalla finestra...
Dalla storia "Amavo quel soprannome: sono una ragazza di statura normale, ma ho un fratello e parecchi cugini molto più alti di me, perciò per tutti sono uno “scricciolo”. Quando Mark mi chiama così, però, lo fa non solo in maniera scherzosa, ma anche affettuosa: lui è circa dieci centimetri più alto di me perciò per lui sono uno scricciolo. “Il mio scricciolo” mi dice sempre “di statura sei più bassa di me, ma sei un piccolo uragano... Un uragano che ha sconvolto positivamente la mia vita. Sei il mio scricciolo e il mio uragano”."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN SEMPLICE POMERIGGIO ALL'INSEGNA DI ME E TE

 

Camminavamo vicini, il braccio di Mark attorno alle mie spalle, la mia mano intorno alla sua vita. Chiacchieravamo di ogni cosa e, ogni tanto, Mark mi lasciava un bacio sulla tempia. Non potevo crederci, era stato straordinario: in quel periodo battibeccavamo per tutto, senza motivo, così per prenderci un po' di tempo per noi due, Mark mi ha fatto una sorpresa e mi ha “rapita” per due giorni portandomi a Locarno, in Svizzera. È stata una bellissima sorpresa, sopratutto perché Locarno è stato il nostro primo appuntamento.

“Grazie” gli sussurrai in un momento in cui ci eravamo fermati.

“E per cosa mi stai ringraziando, di grazia, scricciolo?” mi chiese Mark, abbracciandomi e baciandomi la punta del naso.

Amavo quel soprannome: sono una ragazza di statura normale, ma ho un fratello e parecchi cugini molto più alti di me, perciò per tutti sono uno “scricciolo”. Quando Mark mi chiama così, però, lo fa non solo in maniera scherzosa, ma anche affettuosa: lui è circa dieci centimetri più alto di me perciò per lui sono uno scricciolo. “Il mio scricciolo” mi dice sempre “di statura sei più bassa di me, ma sei un piccolo uragano... Un uragano che ha sconvolto positivamente la mia vita. Sei il mio scricciolo e il mio uragano”.

“Per questa sorpresa, per avermi portata qui” gli dissi, allacciandogli le braccia intorno al collo e dandogli un dolce bacio sulle labbra.

Mark sorrise e, sciogliendo l'abbraccio, mi prese per mano e ci dirigemmo verso una panchina che si affacciava sul lago. Mark si sedette e mi fece accoccolare in braccio a lui, per poi prendere ad accarezzarmi i capelli. Io chiusi gli occhi e mi godetti il momento, senza pensieri. Amavo quando faceva così: mi sentivo protetta, coccolata... Sentivo quanto mi amasse nonostante non me lo dicesse quasi mai a parole.

“Diciamo che volevo passare un paio di giorni senza rotture...Volevo stare con te senza dover sentirti impazzire per ogni minima cosa!”

“Io non impazzisco per ogni minima cosa!” sbuffai infastidita, mettendo il broncio da bambina.

Mark scoppiò a ridere e mi abbracciò forte, per poi baciarmi le labbra “No, hai ragione, non per ogni minima cosa... Per tutto!”.

Io, per tutta risposta, mi misi a ridere e mi misi a pizzicargli i fianchi, facendogli il solletico. Rimanemmo così, a ridere e scherzare senza pensieri, per non so quanto tempo. Guardammo il sole tramontare sul lago in piedi vicino alle ringhiere di protezione: Mark che mi abbracciava da dietro, la testa poggiata sulla mia spalle, ed io completamente abbandonata tra le sue braccia, senza pensieri.

“Dobbiamo andare” mi sussurrò lui “altrimenti l'albergo ci chiude le porte in faccia”.

Io risi e mi rigirai tra le sue braccia: lo guardai negli occhi qualche istante e lui capì. Mark capì quello che volevo trasmettergli con una sola occhiata e si chinò sulle mie labbra. Io chiusi gli occhi e mi lascia andare. In quel bacio entrambi mettemmo tutti noi stessi: i sentimenti che non riuscivamo ad esprimere a parole, le nostre emozioni, le nostre paure.

“Ora è meglio che ci fermiamo, altrimenti ci ritroveremmo in una situazione imbarazzante... Molto, molto imbarazzante”.

Io sgranai gli occhi, un po' infastidita dall'interruzione. Poi, però, muovendo leggermente il bacino, capii cosa intendesse Mark. Sorridendo, gli baciai la punta del naso e gli dissi “Mi farò perdonare più tardi, promesso”

“Altroché se ti farai perdonare, scricciolo! Non ho intenzione di lasciarti dormire, neanche un secondo!”

“È una promessa o una minaccia?” chiesi divertita. Mark sorrise, quel sorriso seducente e un po' malandrino che all'inizio odiavo e poi, col tempo, avevo imparato ad amare “Una minaccia, poco ma sicuro!”.

Ridendo, come due bambini senza pensieri, ci incamminammo verso l'albergo.

  
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