Fandom: Hawaii Five-0
Pairing: Steve/Catherine
Trigger-warning: Sesso!InPostiStrani
Stazione di servizio
Eccola.
Catherine indossava
ancora la divisa e portava la borsa mimetica con i suoi vestiti. Si guardava
intorno, cercando di individuarlo tra la folla di persone che si trovavano al
porto. Quando finalmente lo vide le sue labbra si piegarono in un dolce sorriso
e lei accelerò il passo, ansiosa di raggiungerlo. Lasciò cadere la borsa a
terra e gli gettò le braccia al collo mentre lui le stringeva i fianchi.
“Ciao,”
sussurrò, inalando l’odore della sua pelle.
“Bentornata
sulla terraferma,” la salutò lui, aumentando la stretta.
“Dio, quanto mi
sei mancato!” Gli posò una lunga serie di baci sul collo, fino a raggiungere la
mandibola.
“Mi sei mancata
anche tu, Cath. Come mai sei così affettuosa questa volta?” domandò, chiudendo
gli occhi mentre le labbra di lei gli carezzavano la pelle sensibile sotto il
mento.
“Steve, ti sei
quasi fatto ammazzare in Corea del Nord! Non hai idea di quanto mi hai fatto
spaventare!” Gli prese il voltò tra le mani e lo guardò negli occhi, cercando
di trasmettergli tutta l’intensità dei sentimenti che provava per lui.
“Mi dispiace,
non era mia intenzione farti star male,” si scusò, scivolando con le mani sotto
la maglia della sua uniforme e baciandola lentamente.
“Andiamo?”
mormorò lei, con quella voce che lo faceva impazzire. Sembrava che gli stesse facendo
le fusa.
“Andiamo.” La
prese per mano, mentre con l’altra afferrava la borsa, e la condusse alla sua
auto. Salirono e in pochi minuti erano già sulla strada principale, tutto
grazie alla folle velocità con cui Steve era solito guidare e alla mano di
Catherine che si era posata sulla sua gamba e non accennava a muoversi, se non
per disegnare dei piccoli centri con la punta dell’indice. Nonostante Steve
avesse trentadue anni suonati, non riusciva a non sentirsi come un ragazzino
ogni volta che stava con lei. Non era normale che un solo sguardo lo facesse
impazzire a quel modo, non era normale che non riuscissero a portare a termine
un appuntamento senza saltarsi addosso prima del dolce, la maggior parte delle
volte prima ancora di uscire a cena.
“Basta,” disse,
pronunciando ad alta voce il pensiero che da quando aveva messo in moto non lo
lasciava in pace.
“Che c’è?”
domandò Catherine, vedendolo svoltare a destra e fermarsi all’area di servizio.
“Scendiamo,”
ordinò lui, aprendo lo sportello dell’auto.
“Cosa… Steve!”
lo richiamò, intuendo le sue intenzioni. “Mancano cinque minuti per arrivare a
casa tua.”
“Troppi,”
decretò, chiudendo lo sportello e avviandosi verso i bagni. Catherine
scosse la testa ma non riuscì a trattenere un sorriso divertito mentre scendeva
e lo seguiva. Fortunatamente non c’era nessuno in quel momento.
Catherine non
fece in tempo a chiudersi la porta del bagno alle spalle che già le sue labbra
erano impegnate a baciare quelle di Steve, i suoi fianchi erano stretti in una
morsa passionale e il suo corpo era premuto contro quello di lui.
“Con tutti i
posti del mondo, - ansimò, mentre la bocca di lui scendeva sul suo collo, - hai
scelto un sudicio bagno pubblico. Ti avverto, Steve, nemmeno un centimetro del
mio corpo toccherà il pavimento.”
Lui rise,
rialzando il viso e tornando all’altezza del suo. “Non preoccuparti, non
succederà.”
Le tolse la
maglia e stava per gettarla a terra, con tanti saluti all’attenzione per
l’igiene, ma lei lo bloccò in tempo e l’appese alla maniglia per poi attaccarci
anche quella di lui.
“Sei
bellissima, Cath,” sussurrò, scendendo con le labbra verso il suo seno mentre
lei si appoggiava alla porta. Stava per slacciarle i pantaloni quando qualcuno
bussò.
“Occupato!”
gridò Steve, mentre Catherine si morse le labbra. Era sicura di aver fatto
troppo rumore, come sempre. Ascoltarono in silenzio per qualche secondo e non
sentendo nulla ripresero da dove avevano interrotto.
Le mani di
Catherine aveva appena artigliato la stoffa dei boxer quando bussarono di
nuovo. Ancora una volta, Steve gridò “Occupato!” ma nulla sembrava poter
fermare chiunque ci fosse dall’altro lato della porta.
Quando
finalmente se ne andò, Catherine si stava rivestendo. “Non fiatare, Steve.
Andiamo a casa e conserva le energie.”
“Agli ordini,
tenente,” rispose, infilandosi la maglia.
“Vai prima tu e
dimmi se posso uscire,” lo istruì, spostandosi in modo che potesse aprire la
porta.
“Mi sembri un
po’ troppo esperta nello sgattaiolare via, Cath,” la punzecchiò, ricordando
tutte le volte che l’aveva vista allontanarsi silenziosamente dalla sua stanza,
durante le infinite notti in cui lui era ancora un suo superiore e la loro
relazione non poteva essere resa pubblica.
“Che ci vuole
fare, comandante. Tutta colpa di un certo uomo a cui piace provare posti
nuovi.”