PROLOGO: Mi chiamo Francesca, ho 16 anni e frequento la Santa Monica High School a Londra. Sono una studentessa modello, anche se ho superato con grande difficoltà gli ostacoli di questa nuova lingua, di questo nuovo mondo. Sono una ragazza italiana, mi sono trasferita qui quando avevo appena otto, nove anni. I miei genitori mi dissero che era per motivi di lavoro, papà aveva richiesto un trasferimento in una grande città anni prima della mia nascita, ma la risposta arrivò tardi e noi dovemmo partire in fretta e furia, lasciando questo stivale caldo e allegro, per passare alla cupa Londra. Per fortuna qui a Londra ho incontrato nuove ragazze,con cui ho fatto subito amicizia:  Jasmine, una ragazza alta e mora, occhi castani e un grande cuore, mi capisce sempre e mi supporta (..sopporta) in ogni situazione, proprio come Alexandra, la pazza del gruppo, quella divertente a cui non manca mai la battuta. Sono diventate importanti in poco tempo, ma di certo non ho mai perso i contatti con Silvia, la mia migliore amica di sempre, insostituibile e assolutamente perfetta per me.

**ChapterOne**

Erano le 07:45 a Londra, iniziava una nuova giornata per me. Che poi di nuovo non aveva proprio nulla: solita pioggia, soliti vestiti umidi, solito caffè preparato dalla mamma, soliti insulti di Leo, mio fratello. Di una cosa ‘solita’ non mi stancavo mai: ascoltare i miei idoli, coloro che mi avevano fatto ritornare il sorriso, che mi facevano emozionare, che mi avevano dato una visione di Londra completamente diversa.  Sto parlando di cinque ragazzi britannici, gli One Direction. Dopo essermi infilata quella fredda divisa, scesi giù in cucina e salutai la mia famiglia.
-Arriva la Directioner..-, gridò il mio fratellone, che non vedeva di buon occhio gli OneD, pensava fossero ragazzini effeminati con scarse doti canore. Cercando di cambiare discorso, mio padre disse fra un sorso e l’altro -Buongiorno Fran! Nuova giornata di primavera, eh?!-. –Che poi di primavera non ha nulla, questa Londra! ..Scappo, ciao!- risposi io, afferrando un arancia e il sacco della merenda, senza dimenticare il BlackBerry con già 12 messaggi di Jas, che sicuramente doveva essere davvero incazzata per il mio ritardo. Corsi verso la fermata della metro, dove mi aspettavano (impazientemente) Jas e Alex. –Finalmente! Dovresti smetterla di andare a letto tardi, Fran!- tuonò Jas. –Oh, ti prego! Sembri mia madre! Ho 16 anni, non posso mica dormire alle sei. Ah, buongiorno.- risposi un po’ assonnata e irritata. Insieme prendemmo la metro, per un pelo che non la perdevamo ancora, e dopo alcuni minuti a piedi arrivammo a scuola. –Anche oggi con due minuti di anticipo, visto Jas?!- sentenziò tutta contenta Alexandra, poi entrammo nel cortile, dove vedemmo una calca davanti alla biblioteca, cosa mai successa prima d’ora. –O si stanno scazzottando, o è morta la bibliotecaria!- urlò Alex, e noi come ebeti ridemmo. –No, dai, andiamo a vedere che succede- dissi io, così ci facemmo largo tra la folla. Erano prevalentemente ragazze, tutte urlanti, credo le più fighe della scuola. Quando fummo davanti alla biblioteca, notammo un enorme manifesto colorato, su cui campeggiava la scritta..

-Continua-

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