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Autore: Simuz    23/06/2012    6 recensioni
Naruto è riuscito a riportare a casa Sasuke, ma non riesce a sopportare la vista di Sakura e Sasuke insieme. Si allontana perciò dal villaggio. Quando tornerà tutto sarà diverso: il villaggio, lui, Sasuke, Sakura e il figlio di lei.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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mi scuso in anticipo per errori di ortografia ed altro.

 

 

Capitolo 1

 

 

 

Avete mai pensato di avere perso degli anni ad inseguire qualcosa di irraggiungibile? Qualcosa
che agognavate da così tanto tempo che avreste fatto di tutto per averla, persino di buttarla tra le
braccia di una persona che mai si era interessato a lei?

Io l'ho fatto. Come un stupido promisi alla donna che amavo che avrei riportato indietro l'uomo
che amava e l'ho feci. Soffrendo ogni secondo di quel viaggio che mi riportava a konoha insieme
a Sasuke.

Provavo un dolore indicibile: sapevo che ogni secondo, ogni minuto che passava mi stava avvici-
nando sempre di più ad una sofferenza maggiore della morte.

Sapete cos’è un heartbreak? Sapete cosa vuol dire quando vi si spezza il cuore? Io si. Quel gio-
rno, quel maledetto giorno io non sono morto, sono caduto in un abisso nero come la pece in cui
non vedevo niente, ogni mio movimento era vuoto, non c'era soffitto non c'era parete, non c'era
nulla. L'angoscia mi pervase e mi sentii... deluso.

Io avevo fatto di tutto, mi ero allenato, avevo rischiato di morire e solo per esaudire il desiderio
di una ragazza: "porta indietro Sasuke." aveva domandato in lacrime lei. Ma mentre tutti festeggia-
vano il ritorno del figliol prodigo, il figlio buffone, il brutto anatroccolo che aveva compiuto il salvat-
aggio, veniva schivato, lasciato in disparte. Lui non contava più.

Sakura abbracciava Sasuke: piangeva e gioiva per il suo ritorno, mentre io li a guardare, a sper-
are in un abbraccio, un qualcosa che mi facesse capire che a me ci teneva. Ma nulla. Lei era conc-
entrata su di lui. LUI. 

In quel momento qualcosa si ruppe e io piansi. Non perché fossi triste, tutt'altro, bensì per il fatto
che mi sentivo deluso e arrabbiato per il trattamento che mi era stato inflitto. Mi girai, flettei le gambe
e saltai via.

Con la rabbia che avevo in corpo, kyubi si era fatto sentire, lui adorava quel mio sentimento, lo trova-
va appetitoso. Ma io mi rifiutai di assecondarlo, non volevo trasformarmi in un mostro per lei. Rapida-
mente la ricacciai nella sua gabbia, guardai verso lo studio del hokage e mi diressi li. Il motivo era
semplice volevo una missione, dovevo distrarmi in un modo o in un altro, per dimenticare, per non
pensare. Saltai sulla finestra che dava sullo studio, la aprii ed entrai e dato che nonna Tsunade non
c'era, mi sedetti su una sedia ed aspettai.

Non saprei dire quanto stetti li a fissare il soffitto stravaccato sulla sedia dello studio: minuti, ore, non
saprei neanche adesso che sono passati due anni e la mia mente e molto più lucida dell'epoca, ma
ricordo che quando nonna tsunade tornò la giornata stava avviandosi verso la fine.

Ricordo che al rumore del chiavistello che scattava sussultai e mi girai, quando la vidi entrare lei era
contenta, così tanto che feci una faccia disgustata: tutta quella gioia mi disgustava. Doveva essere
piuttosto sorpresa di trovarmi li, dato che mi guardò in un modo strano, e mi domandò che diavolo
ci facessi nel suo studio. Io mia alzai e le dissi che volevo una missione: il più lunga possibile. Ricor-
do che tentò in vari modi di dissuadermi da quella idea, infondo ero appena tornato, pensava che
volessi passare un po' di tempo con Sasuke e gli altri: che stronzata era proprio quello che volevo
evitare. Alla fine riuscii a convincerla, mi fu assegnata una missione nel Paese del vento che si tro-
vava ad un mese di cammino da konoha: era lontano, maledettamente lontano. Era perfetto! Accettai.
Girai i tacchi e me ne andai senza dire nulla a nessuno. Non salutai nessuno: nessuno.

 

Ora davanti a questo cancello di legno enorme, dopo due anni passati in missione, io mi sentivo diverso.
Avevo come la sensazione che questo villaggio non fosse più il MIO villaggio. Mi sentii a disagio. Era una
strana sensazione: era come mangiare un piatto che hai amato per molto tempo e che non hai più potuto
mangiare, ma quando lo riassapori lo trovi insipido, strano.

Guardai intorno alla enorme porta e vidi che qualcosa era cambiato: i vecchi palazzi di una volta non c'erano
più, al loro posto vi si trovavano dei nuovi edifici. Davanti a quella visione mi domandai che cosa potesse essere
successo. In tutti quegli anni non ero venuto, e neanche voluto, sapere notizie su Konoha.

Varcai titubante la porta domandandomi il peggio.

Gli uomini che stavano di guardia alzarono la testa e mi guardarono domandandosi chi fossi.

- Chi sei? Identificati! - disse uno dei due. Il tono era autoritario e sembrava che non esigesse repliche.

- Mi chiamo Naruto Uzumachi. Genin di Konoha di ritorno da una missione -

- Mi servono i documenti della missione e la parola d'ordine -

Lo guardai esterrefatto. Parola d'ordine? Che diamine significava parola d'ordine!

- Mi scusi per i documenti non c'è problema, ma la parola d'ordine non la so. Non sapevo neanche che ci fosse -

L'uomo che mi stava davanti fece schioccare la lingua e mi guardò contrariato.

- Se non è in possesso della parola d'ordine lei non può passare - mi disse pacatamente.

Non capisco. Dopo due anni torno e mi trattano a pesci in faccia e non mi permettono di entrare nel villaggio?

- Senta. Io sono Naruto uzumaki di ritorno da una missione durata DUE anni. E ripeto DUE anni. Sono stanco
e voglio riposarmi a casa mia che guarda caso si trova proprio qui in questo villaggio. Quindi ora lei per piacere
mi lascia entrare -

Mentre pronunciavo quelle parole tentavo di essere il più calmo possibile, ma era difficile con un imbecille davanti.

- Senta lei non può entrare e se continua con questo atteggiamento saremo costretti ad intervenire - e dicendolo
sfoderò la spada mentre l'altro afferrava due kunai. Ottimo due anni passati a combattere per poi tornare e combat-
tere di nuovo: fantastico!!

- Che succede qui? - domandò una voce che proveniva da dietro di me. Mi voltai per vedere chi fosse e, ritto davanti
a me, vidi un ragazzo con capelli a caschetto, una insolita calzamaglia verde che dava il volta stomaco, ma soprattutto
delle folte sopracciglia, le quali furono quelle che più di tutto avevano catturato il mio disgusto.

- Signor Lee, questo ragazzo non conosce la parola d'ordine e pretende di entrare -

Lee mi guardò, alzò uno dei suoi schifosissimi sopraccigli e lanciò un urlo di gioia.

- NARUTOOOOOOOOOOOO!!! -

Quell'urlo mi perforò i timpani e mi fece cadere per terra. Le due guardie invece resistettero a quell'onda d'urto, probabil-
mente già abituati a quel tifone umano che era Rock Lee.

Mi rialzai a fatica, anche perché quell'idiota continuava a saltellare come un ossesso intorno a me.

- Naruto finalmente sei tornato, ma dov'eri finito? Eh? Eh? -

Ma si era rincoglionito nel frattempo? Tutta quella gioventù, o come la chiamava lui, doveva avergli dato alla testa.

- Ero in missione Lee. Dove vuoi che fossi finito? Comunque Lee puoi dire a questi due di lasciarmi passare? -

- Oh si si. Sentite ragazzi lui è apposto e ricordate il potere della gioventù è tutto nella vita! - e detto ciò sfoderò un sorriso
a trentadue denti che avrebbe accecato anche il sole.

Iniziammo ad incamminarci e Lee iniziò ad assediarmi di domande: come stai, che missione era, come mai era così lunga.
Io sorrisi e basta, poi però mi domandai come mai c’erano così tanti edifici nuovi intorno.

- Senti Lee. Come mai ci sono così tanti edifici nuovi? -

In quel momento tutta la felicità che c'era in lui svanì, abbassò la testa e guardò il terreno.

- Lee tutto apposto? -

Lui alzò la testa e si fermò, poi mi guardò serio come non lo avevo mai visto fare.

- Un anno fa circa Konoha è stata rasa al suolo da Sasuke. -

  
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