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Autore: trizmurray    23/06/2012    0 recensioni
Quello che doveva essere un semplice spostamento da un campo all'altro a Wutai si trasforma in un motivo per Sephiroth e Genesis di porsi qualche domanda sulla loro amicizia. Sephiroth/Genesis, pre-Crisis Core, Two-shot (Nata come one-shot, risultava troppo lunga, così è stata divisa in due capitoli)
Rating giallo per certi commenti di Genesis, che per fortuna ha la decenza di non essere troppo esplicito, ma è indecente per altre ragioni.
"Angeal decise che una volta risolta questa emergenza avrebbe svolto delle indagini. O qualcuno aveva drogato la sua borraccia, oppure molto presto Genesis lo avrebbe trascinato in una delle sue “bettole da sbronza” e si sarebbe messo a parlargli dei suoi sentimenti per il Generale."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Angeal Hewley, Genesis Rhapsodos, Sephiroth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core
Capitoli:
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Nota dell’autrice: un breve tentativo di Sephiroth/Genesis. O meglio, come provare a iniziarne una da moooolto lontano. Situata quando Angeal e Genesis sono già First Class da un po’, e il trio è consolidato, ma abbastanza prima di Crisis Core. Se non ho fatto male i conti, ci sono un bel po’ di anni in mezzo.

 

 

UNEVENTFUL

Part I – Of Uneventful Travels

 

Generale, dietro la stazione, lo vedi il treno che portava al sole? Non fa più fermate, neanche per pisciare: si va dritti a casa, senza più pensare che la guerra è bella, anche se fa male, che torneremo ancora a cantare, e a farci fare l’amore, l’amore dalle infermiere…

F. De Gregori, Generale

 

Avrebbe dovuto essere un viaggio di tutto comodo. Dopotutto avrebbero sorvolato solo territori già controllati dalla ShinRa. Il Turk che guidava l’elicottero aveva detto che quello spostamento notturno sarebbe stato sicuro.

E allora perché cazzo il loro elicottero era stato abbattuto da un missile?

La fortuna di essere Soldier 1st Class era che ben poche cose potevano ucciderti. Un salto da un elicottero in caduta libera quando si trovavano ormai a soli 5 metri d’altezza non rientrava tra quelle. Il loro pilota non era stato altrettanto fortunato, però. Il suo corpo pendeva da un ramo di un albero della foresta di Wutai dove si trovavano, la schiena spezzata che formava un angolo innaturale.

Genesis Rhapsodos, Comandante delle truppe ShinRa, Soldier 1st Class, aveva già visto troppe morti sul campo di battaglia per farsi impressionare. Erano in guerra, e in guerra la gente moriva. Spesso in modi assai più truculenti. E chi sopravviveva non poteva permettersi di piangere i compagni caduti, non finchè non si fosse trovato al sicuro. Fino ad allora tutto ciò che contava era andare avanti, valutare i nuovi pericoli e decidere come superarli.

Attualmente quello che c’era da fare era accertarsi delle condizioni degli altri due Soldier. Come se ce ne fosse davvero bisogno. Angeal si stava rialzando da terra, controllando che la sua amata Buster Sword non avesse ricevuto nemmeno un graffio, mentre Sephiroth… beh, Sephiroth probabilmente era atterrato in piedi senza aver perso nemmeno un capello, e aveva già calcolato la loro posizione e il percorso per raggiungere il campo base. Senza dubbio aveva già messo a memoria tutta l’area intorno a loro, e sarebbe stato in grado di individuare tutti i possibili nascondigli da cui i wutai avrebbero potuto tendere loro una trappola.

“Silenzio!”

Appunto.

Irritato per non essere stato il primo ad accorgersi del rumore di passi, Genesis estrasse Rapier.

“Vedi qualcosa?”

Sephiroth rispose con un cenno della testa verso un grosso masso vicino ad un albero sulla loro destra.

Come evocati da quel gesto, un gruppo di guerrieri wutai si gettò sui tre Soldier urlando oscenità nella propria lingua.

Mentre combatteva senza troppo impegno quei soldati, Genesis pensò che prima o poi avrebbe dovuto provare a studiare quell’idioma. Così, tanto per sapere che razza di insulti gli venissero rivolti dagli inutili fanti wutai che si ostinavano ad attaccarlo, nonostante sapessero di non avere nessuna possibilità di uscire vivi da quello scontro.

I tre Soldier non ci misero molto a eliminare l’intera  pattuglia. Ormai combattere fianco a fianco non era che un riflesso incondizionato. I movimenti di ognuno si incastravano alla perfezione con quelli degli altri due. Non era un caso se qualcuno aveva iniziato a soprannominarli la Black Trinity. In meno di tre minuti quindici cadaveri di guerrieri wutai avevano tinto del loro sangue il terreno.

Genesis scrollò il suo giaccone per togliersi di dosso la polvere, irritato per quell’inutile perdita di tempo. Se tutto fosse andato come previsto, ora si sarebbe trovato già al campo base, a leggere Loveless nella tenda che era stata preparata per lui. Del piano d’azione per l’attacco all’avamposto di Tsukima avevano già discusso a sufficienza mentre attraversavano in elicottero il mare che circondava Wutai. Invece ora avrebbero dovuto fare la strada a piedi, e ormai stava calando la notte. Certo, per occhi potenziati dal mako come i loro questo era un problema minore, ma ciò non toglieva che tutto sommato c’erano modi migliori per passare la serata che non aprirsi un percorso in un bosco in un territorio che a quanto pareva ospitava più nemici di quanto la loro intelligence pensava.

E per di più quella scaramuccia non era stata nemmeno una sfida degna di nota.

“Beh, nulla di tremen…

Il suo commento venne tagliato da un’esplosione alle sue spalle, e Genesis si trovò bloccato a terra da un corpo avvolto in un giaccone di pelle nera.

“Cazzo!”

Il dannato elicottero era esploso dietro di lui. Evidentemente alcuni proiettili vaganti avevano colpito il serbatoio e il carburante si era infiammato. Ottimo, ora la loro posizione era stata ancor meglio segnalata. Dovevano togliersi di lì, possibilmente in fretta.

Però prima Sephiroth doveva toglierglisi di dosso. E magari spiegargli perché diamine si fosse gettato su di lui.

“Seph, levati, cazzo, pesi! Un po’ di dieta no, eh?”

Genesis scacciò il disturbante pensiero che gli aveva appena attraversato la mente e che aveva tutta l’aria di procedere sulla falsariga di un ammettilo che in fondo non ti dispiace stare in questa posizione, e diede una spinta alle spalle dell’amico. Ma Sephiroth non pareva intenzionato a spostarsi di lì.

“Seph..?”

A farci ben caso, Sephiroth non stava nemmeno cercando di non pesargli addosso. E stava ansimando troppo pesantemente. Un pensiero tanto assurdo quanto spaventoso si insinuò nella mente del Comandante, subito confermato da quello che vide sollevando la testa oltre le spalle del compagno che gli era riverso addosso.

Dalla schiena di Sephiroth spuntavano almeno dieci centimetri di metallo. Una lamiera dell’elicottero appena esploso. Una lamiera che avrebbe dovuto colpire Genesis.

Sephiroth aveva capito un secondo prima di lui quello che stava per succedere, e si era messo in mezzo, facendogli scudo.

Sephiroth era ferito. Gravemente. Il sangue colava copiosamente dallo squarcio nella schiena, bagnando i loro corpi.

Merda. Merda merda merda merda.

 

“Angeal! Angeal! Sephiroth è ferito!”

Alle urla del compagno, Angeal accorse subito e aiutò Genesis a spostare Sephiroth, coricandolo su un fianco. Esaminò la ferita con un rapido sguardo.

“Genesis, le materie di Cura, presto!”

Solo allora Genesis si rese conto di un dettaglio che lo mandò nel panico.

“Non ce le ho!”

“Cosa?!?”

“Ho lasciato le materie nell’elicottero, non le avevo equipaggiate, cazzo! E chi si aspettava che ‘sti stronzi ci avrebbero abbattuti, dannazione!” Genesis strinse la presa sul braccio di Sephiroth, il cui respiro si faceva sempre più pesante. “Seph!”

“Se erano nell’elicottero sono irrecuperabili, ormai. Maledizione!”

Genesis non ascoltava nemmeno più Angeal, ogni suo pensiero concentrato sull’amico più giovane. Sephiroth continuava a respirare affannosamente, il volto deformato da una smorfia di dolore. Genesis non lo aveva mai visto in condizioni simili, e la cosa lo terrorizzava.

“Seph! Seph, rispondi, dannazione! Avanti, stupido Generale dei miei coglioni, apri gli occhi, cazzo! Cazzo!”

“Genesis, smettila di urlare, segnalerai la nostra posizione.” Se il loro udito non fosse stato potenziato dal mako, i due Soldier non avrebbero sentito la frase sussurrata tra i denti da Sephiroth. Il quale in tutta risposta ottenne un “Come se quel cazzo di elicottero di merda non l’avesse già fatto a sufficienza!”, possibilmente ancora più ad alta voce.

Non fosse stato che l’amico si trovava in quelle condizioni, Genesis lo avrebbe quasi malmenato per quel suo modo di comportarsi così… così da Sephiroth.

“Sephiroth, come ti senti?” chiese Angeal in un tono preoccupato che non usava spesso.

“Come uno che ha un pezzo di lamiera conficcato nella spalla sinistra.”

Il che conseguì come risultato un sorriso tirato da parte di Angeal e una sequela di bestemmie da parte di Genesis. La maggior parte delle quali erano rivolte al pessimo senso dell’umorismo del Generale.

“Tranquillo, Genesis. Sono sopravvissuto a ferite peggiori.”

Genesis era seriamente indeciso tra l’andare completamente nel panico e il prendere a calci nel sedere l’amico. Non che le cose si escludessero a vicenda, del resto. Fortuna che almeno Angeal conservava un po’ di buon senso.

“Ne sono sicuro, ma ora dobbiamo toglierti quella dannata cosa dalla schiena, Seph. Farà male.”

Sephiroth cercò di sminuire la cosa, irritato dalle reazioni ai suoi occhi esagerate dei due Comandanti. “Come ti ho detto, sono soprav…

“Sopravvissuto a ferite peggiori le mie palle! Dannazione, Seph, siamo dispersi in territorio nemico, senza materie di Cura né Pozioni!” A quanto pareva, Genesis non sembrava intenzionato a calmarsi.

Sephiroth lo guardò togliersi la giacca e iniziare a stracciarsi la maglia nera.

“E’ per tamponare l’emorragia, idiota.” Commentò Genesis in risposta a Sephiroth che lo squadrava con un sopracciglio alzato.

Intanto Angeal si era posizionato dietro la schiena di Sephiroth, e gli porgeva uno dei guanti che Genesis si era appena tolto.

“Seph, devo estrarre quel pezzo di lamiera, o farà infezione. Tieni, mordi questo.”

Sephiroth obbedì senza discutere. La sua resistenza al dolore era alta, ma non così tanto da poter ignorare quindici centimetri di metallo che gli venivano sfilati dalle carni. Mentre Angeal si preparava alla dolorosa ma necessaria operazione Genesis si era inginocchiato di fronte a Sephiroth e aveva preso in grembo la testa del compagno, stringendogli la spalla nel tentativo di tener fermo il busto dell’uomo e offrirgli al tempo stesso un po’ di conforto. Anche se non aveva bisogno delle rassicurazioni dell’amico, Sephiroth gli fu grato di questa premura. Concentrato com’era sulla sensazione del corpo di Genesis così vicino al suo (anche se poi non capiva perché ciò lo facesse sentire strano), Sephiroth fu colto di sorpresa dalla percezione della lamiera che veniva estratta dalla sua schiena, seguita subito dopo da qualcosa di morbido che veniva premuto sui labbri della ferita. Si lasciò sfuggire un mezzo grugnito. Faceva male, dannazione.

Angeal e Genesis cominciarono a bendarlo, usando come fasce di fortuna la maglia stracciata di quest’ultimo. Durante tutta l’operazione Genesis non smise per un attimo di dirgli che sarebbe andato tutto a posto. Sephiroth non capiva se l’amico stesse cercando di rassicurare lui o se stesso. Era strano vedere il Comandante così agitato. Certo, Genesis non era mai stato esattamente una persona calma e posata, ma a giudicare dallo sguardo febbrile dei suoi occhi, stavolta il giovane sembrava davvero sull’orlo del panico.

Sicuramente il dolore doveva avere annebbiato i pensieri di Sephiroth. Era l’unica spiegazione plausibile al fatto che il viso di Genesis, turbato e insieme concentrato, gli apparisse decisamente bello.

“Dobbiamo raggiungere il campo base.” La voce di Angeal, grazie alla Dea, lo riportò alla realtà.

“Tante grazie, Geal, e dimmi, come cazzo speri di fare con Seph in queste condizioni?”

Ora che aveva finito di medicare l’amico, Genesis aveva ripreso il tono semi-isterico di poco prima.

“Hai ragione, Genesis. Senti, tu porta Sephiroth in un posto riparato, e stai lì con lui. Io vado a cercare aiuti al campo base. Abbiamo una cartina o era anche quella nell’elicottero?”

…Vaffanculo, fottuto elicottero di merda.” La risposta di Genesis era più che eloquente.

Angeal corrugò la fronte e chiuse gli occhi, costringendo ogni suo neurone a pensare. Doveva trovare una soluzione, e in fretta.

Genesis era chiaramente sull’orlo di una crisi di panico. Vedere Sephiroth in quelle condizioni aveva turbato anche Angeal, certo. Il Generale era anche amico suo. Ma la reazione di Genesis era esagerata. Angeal non lo aveva mai visto comportarsi così. Genesis non era uno che si affezionava facilmente alle persone, ma se si legava a qualcuno era per la vita. In questo lui e Sephiroth erano simili. Ed era chiaro agli occhi di Angeal, che ormai pensava di conoscere abbastanza bene entrambi, che, al di là della competizione che serpeggiava in ogni loro scambio di battute, tra i due correva un legame profondo. Molto profondo. Angeal non sapeva se esserne preoccupato o meno. Comunque, ora aveva ben altri problemi. In primis quello di capire come arrivare al campo base senza l’ausilio di una mappa.

“Procedi in direzione nord-est per due miglia, poi costeggia il fiume che incontrerai per altre tre e mezzo, in direzione nord-nord-est. Incontrerai una diramazione minore, che va verso nord: seguila finchè non arrivi al campo, sono altre due miglia. Non puoi sbagliare, è ai piedi di una collina rocciosa.”

Figurarsi se Sephiroth non conosceva la cartina a memoria. Era come portarsi dietro un navigatore satellitare, con in più la sicurezza che non c’era il rischio di perdere il segnale GPS.

“Fortuna che Sephiroth ha un navigatore satellitare incorporato.” A quanto pareva, Genesis aveva avuto il suo stesso pensiero. “Adesso però stattene buono, tu.” Continuò il Comandante, in un tono che Angeal avrebbe osato definire dolce. “Ci pensiamo io e Geal ok?”

Genesis aveva posato una mano sulla fronte di Sephiroth, e ora lo stava accarezzando. E Sephiroth lo stava lasciando fare. I suoi amici dovevano aver bevuto qualcosa di pesante senza che lui se ne fosse accorto. O forse era lui ad avere le allucinazioni, pensò Angeal, alzandosi.

“Vado a cercare un riparo.”

Non dovette cercare molto. Un centinaio di metri più in là trovò un parete rocciosa che celava una fenditura abbastanza ampia da permettere a tre o quattro uomini di ripararvisi comodamente. Alcuni dei soldati wutai che li avevano attaccati dovevano essersi nascosti lì.

Quando Angeal tornò indietro, trovò gli altri due Soldier nella stessa posizione di prima, Sephiroth con la testa su una coscia di Genesis, gli occhi chiusi, mentre il compagno giochicchiava con una ciocca dei suoi capelli argentei. Angeal decise che una volta risolta questa emergenza avrebbe svolto delle indagini. O qualcuno aveva drogato la sua borraccia, oppure molto presto Genesis lo avrebbe trascinato in una delle sue “bettole da sbronza” e si sarebbe messo a parlargli dei suoi sentimenti per il Generale. Tuttora Angeal propendeva per la prima opzione. Va bene che Genesis era praticamente entrato a Soldier per via della sua ammirazione per Sephiroth, ma fino ad ora il suo vecchio amico d’infanzia non aveva mai parlato del Generale in quel senso. Per non parlare di quella che poteva essere l’opinione di Sephiroth stesso a riguardo.

“Allora?”

“C’è una piccola rientranza nella roccia poco più in là.”

“Ottimo, aiutami a portarci Seph.”

Genesis lo spinse a lasciar perdere i pensieri a lungo termine e a occuparsi delle necessità immediate. Insieme i due Soldier portarono il compagno al riparo e lo distesero sul giaccone che gli avevano sfilato prima di bendarlo. Genesis si sedette a fianco a lui, la schiena appoggiata alla parete di roccia.

 “Ok, Gen, io vado. Torno appena possibile.” Disse Angeal dopo che ebbe portato a Genesis la giacca e i guanti che questi si era tolto poco prima.

“Ti ricordi le mie indicazioni?”

Potevate drogarlo, ferirlo, torturarlo, ma il Generale Crescent non si smentiva mai.

“Tranquillo. Ora tu riposa, Genesis è qui se hai bisogno, ok? A presto.” Si accomiatò Angeal, cercando di celare la preoccupazione che provava.

Genesis osservò la sagoma del compagno che si allontanava a passo svelto.

   
 
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