Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
- Day 1-
Apro gli occhi
lentamente, gemendo alla sensazione di
dolore nella parte posteriore della testa. Il mio corpo è
dolorante e sento i
muscoli delle gambe rigidi.
Che cosa mi
è successo? Dove sono?
Quando mi
accorgo di ciò che mi circonda, il panico
inizia a crescere dentro il mio petto. Non riconosco il posto.
È buio e umido e
freddo. Incredibilmente freddo.
Credo
di essere distesa su un materasso. Rapidamente mi alzo, prendendo
respiri brevi
e cercando di abituarmi al buio. I miei occhi esplorano la stanza e poi
noto
una piccola finestra. No, non una
finestra. Sembra più simile a un piccolo buco nel muro. E ci
sono delle sbarre.
Posso sentire
me stessa tremare, chiazze di sudore
fredde sul mio corpo, rabbrividisco. La finestra è troppo in
alto per me da
raggiungere. Forse se potessi salire su una sedia-
Qualcosa si
muove e mi irrigidisco completamente.
La stanza
è troppo buia per vedere qualcosa. Non mi era
venuto in mente che qualcun altro potesse essere nella stanza con me.
Resto
completamente immobile, trattenendo il respiro. Qualche lungo istante
passa e
l'unico suono che sento è il battito incontrollabile del mio
cuore.
Tutto il mio
corpo sta tremando per l'aspettativa e la
paura.
E poi
all'improvviso qualcuno parla.
“Miss
Granger?”
Indietreggio al
rumore, sentendomi come se qualcuno mi avesse
appena versato un secchio pieno di acqua ghiacciata sulla testa.
Devo
rispondere? Chi è?
É un
uomo, è tutto quello che riesco a dire. Ma perché
che mi chiama Miss Granger? Dove
sono?
Chi è lui?
“S-si?”
Balbetto, le mie orecchie ascoltano con
attenzione qualsiasi segno di movimento.
“Finalmente
ti sei svegliata.”
Un sospiro di
sollievo lascia la mia bocca quando mi
rendo conto a chi appartiene la voce.
“Professor
Piton?”
“Sei
stata incosciente per molte ore.” Afferma con
calma.
Riesco a
malapena a vederlo attraverso l'oscurità. Lui
è seduto su qualcosa, di fronte a me.
“Che
cosa sta succedendo, Professore? Dove siamo?”
Ho bisogno di
risposte.
“Ti
è forse sfuggito che siamo in una prigione, Miss
Granger?” Chiede, la sua voce grondante di sarcasmo.
Sono troppo
confusa e spaventata per essere infastidita
dalle sue osservazioni pungenti. E non posso fare a meno di sentirmi un
po’ più
al sicuro sapendo che non sono sola. Ovunque io sia, qualunque cosa sia
mi successa,
almeno non sono sola. Anche il Professor Piton è qui.
“Cosa
è successo?” Chiedo, cercando di mantenere la
calma.
“Non mi ricordo niente.”
Lo sento fare
un respiro profondo e poi parla.
“Sembra
che siamo stati catturati dai Mangiamorte. Sono
stato portato qui ieri e solo un paio di ore più tardi hanno
portato anche te.”
“P-Perché?”
Chiedo, sentendo il panico crescermi nel
petto.
“Usa
il cervello, Miss Granger.” Abbaia contro di me.
“Che
cosa possono volere da noi?”
“Informazioni?”
“Forse.”
Acconsente, poi aggiunge: “Forse un accordo.
Tu per Potter. Oppure più semplicemente vogliono danneggiare
Potter facendo del
male a te.”
Assorbo le sue
parole e prendo un respiro profondo,
pensando intensamente alla mia domanda.
Non
mi permetto di soffermarmi sull’orribile situazione in cui ci
troviamo. Decido
che la cosa migliore da fare è di concentrare tutta la mia
attenzione sulla
salvezza del problema.
“Quando
hanno intenzione di salvarci?”
“Loro?”
chiede.
“Sì,
l'Ordine. Ormai probabilmente sanno quello che ci
è successo e-”
“Non
illuderti, Miss Granger.” Mi interrompe, la sua
voce fredda e gelida. “Anche se sapessero quello che ci
è successo, le
probabilità che conoscano la nostra sorte sono molto
scarse.”
Sto tremando.
Il solo pensiero di non essere salvata è
troppo da sopportare.
“N-non
capisco.”
Ammetto tranquillamente. “Che cosa sta
dicendo?”
“Sto
dicendo che non dovresti contare sulle tue
speranze.” Ripete senza emozioni.
Scuoto la testa
furiosamente, anche se probabilmente
lui non può vederlo. Certo che ci salveranno. Invece di
discutere con il
Professor Piton, decido di mettere di nuovo insieme i pezzi del giorno
precedente.
“L'ultima
cosa che ricordo è ... l’aver ottenuto un
punizione. Da lei, perché stavo aiutando Neville e ho dovuto
farla con Gazza.”
La mia voce si rafforza. “Ecco! Sono stata catturata mentre
stavo facendo la
punizione o di ritorno al mio dormitorio. “
“Miss
Granger.” Inizia lentamente. “Ti ho dato una
punizione. Ma è stato quattro
giorni
fa.”
Faccio qualche
passo indietro e lentamente mi siedo sul
materasso, cercando di capire quello che mi stava dicendo. Sento tutto
il
sangue lasciare il mio viso. Il silenzio riempie la prigione e tutto
quello che
posso sentire è il battito del mio cuore.
“Com’è
la lesione sulla tua testa?” Chiede lui
improvvisamente,tirandomi
fuori dai miei pensieri.
Le mani volano
fino alla parte posteriore della testa e
sento un lieve bernoccolo lì. Fa male, ma non è
nulla di grave.
“Va
bene.” Rispondo. “Probabilmente mi hanno colpito o
mi sono colpita ...” Mi fermo, diversi scenari giocano nella
mia testa e pochi
istanti dopo scatto. “Maledizione!
Perché non riesco a ricordare niente?”
“Non
puoi forzare queste cose.” Dice con il suo tono da
insegnante. “La tua amnesia è temporanea, molto
probabilmente a causa di un
trauma cranico o di una
lieve commozione
cerebrale.”
Mi limito ad
annuire e cerco di calmarmi. Ricordo di
aver letto qualcosa sull’argomento. La perdita di memoria
tende a tornare quando
la gente meno se lo aspetta. Più duramente spingono e
cercano di ricordare con
la forza, meno successo hanno.
Poi mi accorgo
di qualcosa.
“E
lei, Professore?” Chiedo con calma.
“Perché è qui?”
Lo sento
lasciarsi sfuggire un sospiro profondo e poi alla
fine parla: “Sarebbe…imprudente
discutere
di queste cose con te”
Apro la bocca
in segno di protesta, ma poi capisco che
non so cosa dire. Forse non gli è permesso di dirmi
perché è stato catturato.
So alcune cose. Cose di cui non abbiamo mai parlato, ma c'erano sempre
dei sussurri. Sussurri secondo cui
il
Professor Piton è ancora un Mangiamorte, ma al tempo stesso
è un membro
dell'Ordine. Silente si fida di lui e questo è
più che sufficiente per me a
fidarmi di lui. C'è una connessione tra il Professor Piton e
Voldemort. Ma
forse non può parlarne mentre viene tenuto prigioniero da
loro.
“Crede
che ci sia un modo in cui potrebbero ascoltare
la nostra conversazione?” Chiedo
con
attenzione, avvolgendo le braccia intorno a me.
“No.”
Risponde. “Ma meno sai più al sicuro
sarai.”
Accetto la sua
risposta. Per ora.
Stiamo entrambi
in silenzio per qualche minuto. Sembra durare
un’eternità. E mi chiedo come possa essere
così calmo? Perché non si fa
prendere dal panico come me? Forse non è così
preoccupato per la nostra
situazione e quella è una buona cosa, giusto? Ma se stesse
semplicemente
facendo finta di non essere preoccupato? Forse sente il bisogno di
essere
forte. A causa mia. Dopo tutto, è un adulto e un insegnante.
E se stesse davvero
facendo finta di non essere preoccupato? Questo mi spaventa
più di tutto.
“Cosa
pensa abbiano intenzione di fare con noi?”
Chiedo, rompendo il silenzio.
“Ti
sembro la Professoressa Cooman, Miss Granger?"
Risponde con sarcasmo.
Comincio a
essere infastidita dal suo comportamento.
Questa non è nemmeno la mia situazione ideale. E odio il
modo in cui sta
parlando con me, come se non sapessi niente.
Mi appoggio al
muro e tiro le ginocchia al petto, appoggiandoci
sopra la testa. Nessuno di noi parlò per molto tempo.
ooo
Apro
gli
occhi e mi rendo conto che è già giorno. Come ho
potuto addormentarmi? Sono in
pericolo mortale e io mi addormento. Sentendomi imbarazzata e
arrabbiata con me
stessa, mi guardo intorno e noto il Professor Piton in piedi in un
angolo della
prigione, appoggiato al muro, le braccia incrociate sul petto, il viso
illeggibile.
Non
posso
fare a meno di chiedermi se avesse dormito durante la notte scorsa.
Sembra
strano immaginare il Professor Piton dormire. Non ci ho mai pensato. Mi
sembrerebbe
più normale se non avesse dormito affatto.
Spingendo
il
pensiero da parte, colgo l'occasione per guardarmi intorno e osservare
la
prigione per la prima volta. È piccola e ci sono due
materassi, sui lati
opposti. C'è solo una sedia nel mezzo della stanza e ...
nient'altro.
Assolutamente niente altro. Nemmeno
un cuscino o una coperta. Neanche un bagno.
Guardo
me
stessa e mi accorgo che sto indossando le mie vesti di Hogwarts e non
sembra che
abbia eventuali ferite. Mi costringo a guardare il Professor Piton.
Indossa le
sue vesti scure da insegnante e non appare ferito. Ciò
significa che non ha combattuto
i suoi rapitori. O forse hanno usato un incantesimo su di lui prima che
potesse
fare qualsiasi cosa. Questa teoria mi sembra un po’
irrealistica. Sono sicura
che il Professor Piton è un bravo duellante e mi sembra
strano che qualcuno lo
abbia battuto tanto facilmente.
“Merlino.”
Comincio nervosamente. “Quanto a lungo-” Mi fermo a
metà frase, poi inizio
di nuovo: “Che cosa stanno pensando di
fare con noi? Quanto tempo hanno intenzione di tenerci qui?”
“Fino
a
quando è necessario.” É la sua unica
risposta.
Comincio
a
essere infastidita dal suo comportamento privo di emozioni. Anche se
non so
cosa avrei fatto se avesse iniziato a farsi prendere dal panico, mi
dà fastidio
che sia così calmo da tutto ciò che sta
accadendo. Mi mette in cattiva luce,
come se stessi facendo qualcosa di sbagliato semplicemente essendo
preoccupata
per la nostra situazione.
Lui
non
dice nulla per lungo tempo e sembra perso nei suoi pensieri. Non voglio
disturbarlo quindi cerco di concentrarmi su altre cose invece.
Ho
sete. Sono
davvero assetata. Per fortuna non ho
ancora fame e non devo preoccuparmi di quello. Ma c'è anche
un altro problema.
Devo andare in bagno.
Mi
guardo
intorno, convincendomi che ci deve essere qualcosa. Porte per il bagno
ad
esempio. Probabilmente non me ne sono accorta prima. Ma quando mi
guardo
intorno, mi rendo conto che non avevo saltato nulla. C’erano
semplicemente due
materassi, una sedia e una finestra. Troppo alta da raggiungere.
Mi
lascio
sfuggire un respiro profondo. Le cose non potevano andare peggio.
ooo
“Ha
provato la magia senza bacchetta, Signore?” Chiedo.
Un
profondo
sospiro, poi una risposta: “L’ho fatto.”
“E?”
“Come
te
lo aspetti, Miss Granger.”
“Nessun
tipo di magia è possibile qui.”
Silenzio.
“Dove
pensa che siamo?”
“Non
ne ho
la più pallida idea.” Dice con
difficoltà.
Probabilmente
è difficile per lui ammettere l'ignoranza di qualcosa.
“Ha
provato a raggiungere la finestra?”
“È
troppo
in alto da raggiungere, anche stando in piedi sulla sedia.”
“Ma
... E
se-”
Lui
alza
un sopracciglio in interesse.
Continuo
lentamente. “Lei può stare sulla sedia e io
potrei-”
“Non
ti
farò salire sopra di me, Miss Granger.” Dice
freddamente.
“Ma
potrebbe
funzionare, Signore.” Insisto, alzando un po’ la
voce. “Potremmo vedere dove
siamo.”
“E
questo
come ci aiuterebbe?” Chiede, guardandomi, aspettandosi una
risposta.
Non
ho
nulla da dire. Ha ragione. Non ci aiuterebbe.
Di
nuovo
silenzio.
ooo
Come
può
stare lì? È stato in piedi nello stesso punto per
le ultime paio d'ore. Perché
non si siede?
Un
forte
tonfo mi tira fuori dai miei pensieri. Le porte della prigione si
aprono e io
di riflesso mi alzo, il mio intero corpo si tende.
Un
uomo
entra. Indossa abiti neri e ha una bacchetta nella mano. Lo guardo in
faccia,
ma non c'è nulla familiare in lui. Non ho mai visto
quest'uomo prima d’ora. Deve
avere 40 anni o poco più.
“Tu.”
Mi
indica. “Vieni con me.”
Congelo
sul posto.
“Lascia
la
ragazza.” Dice Piton. “Prendi me, invece. Esigo di
essere condotto dal Signore Oscuro.”
Apro
la
bocca in stato di shock nel sentirlo. Perché vuole essere
portato da Voldemort?
L'uomo
scuote la testa e poi sorride. “Le tue richieste dovranno
aspettare.” Mi guarda
di nuovo. “Vieni con me.”
“Dove
mi
porti?” Chiedo, mantenendo la mia voce forte.
“Lo
vedrai.” Risponde, allora il suo tono si fa minaccioso:
“Non te lo chiederò
gentilmente di nuovo.”
Ho
i
brividi alle sue parole, ma il mio volto rimane impassibile. Guardo il
Professor
Piton e c'è uno sguardo severo nei suoi occhi. Entrambi
sappiamo cosa
significa. Non riesco a rivolgermi a lui in cerca di aiuto.
É impotente quanto
me. Non posso pretendere che faccia qualcosa per aiutarmi,
perché si
rivelerebbe inutile e ci potrebbe mettere in grossi guai.
Senza
parlare
mi avvicino all'uomo e lui mi
afferra il
braccio, guidandomi fuori dalla prigione.
ooo
Vengo
spinta dentro la prigione e le porte si chiudono dietro di me.
“Cosa
è
successo?” Chiede il Professor Piton, avvicinandosi a me.
Alzo
gli
occhi verso di lui e sono sorpresa di trovare preoccupazione sul suo
volto.
“Sei
uscita solo per pochi minuti.” Aggiunge, le sopracciglia
aggrottate.
“Mi
ha
portato in bagno, solo questo” Spiego. “Ha detto
che ci è concesso una visita
al bagno due volte al giorno e che verrà presto per
te.”
Lui
annuisce semplicemente alle mie parole, allontanandosi da me.
Un'ora
più
tardi, forse più, l'uomo torna e questa volta porta il
Professor via con sé.
Nel momento in cui sono rimasta sola nella prigione, la
realtà della situazione
si abbatte su di me. La mia gola si chiude e trovo
difficoltà a respirare.
Tutti
i
pensieri orribili si fanno strada nel mio cervello e mi vedo morire in
questa
prigione. Morire per mano dei Mangiamorte o per la fame. Forse non
verrò mai
trovata e il mio cadavere sarà lasciato qui per secoli e
secoli.
Mi
mancano
i miei amici e la mia famiglia. Mi manca Hogwarts. Mi manca sentirsi al sicuro.
Le
lacrime
iniziano a crescere nei miei occhi e non cerco nemmeno cercare di
fermarle. Mi
permetto di piangere, di singhiozzare ad alta voce e allo stesso tempo
so che
ho solo un paio di minuti. Uso questo tempo per permettere a me stessa
di
andare completamente in pezzi.
Il
Professor
Piton ritorna qualche minuto più tardi. Da allora non
c’è alcuna prova dell’esaurimento
sul mio volto. Lui non deve mai venirlo a sapere.
ooo
“La
maledizione
Cruciatus ha delle conseguenze a lungo termine?” Chiedo,
rompendo il silenzio.
Lui mi lancia
uno sguardo. “Non credo che sia una conversazione
appropriata, per quanto
riguarda la situazione in cui ci troviamo.”
“Voglio
sapere,
perché ... se loro ...”
"Se
decidono di usare quel tipo di tortura, non sarai preoccupata delle
conseguenze
a lungo termine. Sarai preoccupata
nel
sopravvivere ogni secondo successivo.”
Le sue parole
mi
attraversano come un coltello.
Sta cominciando
a far buio. Non posso credere che sia già passato un giorno.
Le porte si
aprono e c'è un piccolo elfo questa volta, e porta un piatto
piccolo. Sia io
che il Professor Piton ci limitiamo a guardare la piccola creatura
mentre
lascia il piatto sul pavimento ed esce, non guardandoci nemmeno.
Sappiamo
entrambi che sarebbe inutile cercare di ottenere qualsiasi tipo di
informazione
dall'elfo.
Mi avvicino al
piatto e noto che c’è un piccolo pezzo di pane e
un bicchiere d'acqua. Solo un
bicchiere d'acqua.
Mi lecco le
labbra secche, pensando intensamente a cosa fare. Guardando verso il
Professor
Piton, mi rendo conto che non si è mosso dal luogo dove
stava in piedi.
Mi schiarisco
la voce e inizio a parlare. “Credo che dovremmo
dividere-”
“Puoi
avere
tutto, Miss Granger.”
“Cosa?
No.” Ribatto.
“É stato qui più tempo di me, Professore.
Semmai, dovrebbe avere una parte più grande.”
“Non
c'è
bisogno di fare la gentile.”Abbia contro di me.
“Avrai bisogno della tua forza.
Mangia.”
Mi rendo conto
che non c’è alcuna possibilità di
convincerlo a parole, così mi limito a prendere
il piccolo pezzo di pane nelle mani, dividendolo in due parti. Poi
afferro il
bicchiere d'acqua e lo porto alla bocca. È meraviglioso come
l'acqua scivola
giù per la gola, ma dopo tre sorsi ho messo giù
il bicchiere. Ci vuole un sacco
di forza mentale per negarmi il resto dell'acqua, ma è la
cosa giusta da fare.
Rivolgo tutta la mia attenzione nel mangiare il mio pezzo di pane.
“Ne
ho lasciato
metà per lei” Dico, ignorando il suo sguardo, poi
torno indietro sul mio
materasso e mi ci siedo sopra, godendomi il sapore del pane in bocca.
Lui poi beve il
resto dell'acqua, ma lascia il pezzo di pane intatto. Decido di non
discutere,
perché sembra di essere di pessimo umore. E non posso dargli
torto.
Presto
l'oscurità prende il sopravvento e mi sforzo di distendermi
e di chiudere gli
occhi. Non mi farebbe bene stare sveglia tutta la notte. Se non altro,
mentre
sto dormendo non posso pensare all’ orribile situazione in
cui siamo entrambi. Il
sonno è l'unica via di fuga che ho adesso.