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Autore: Cuore_Angelo    24/06/2012    4 recensioni
Edward ha lasciato Bella. Lei è andata avanti, ma un giorno i Cullen ritornano. Il vampiro è deciso più che mai a riprendersi la ragazza, ma lei non lo ama più e non ne vuole più sapere. Cosa farà adesso Bella? Dopo un avvenimento che cambierà per sempre la sua natura, scapperà e si ritroverà in Italia, a Volterra. Sarà possibile per Bella riscoprire l'amore grazie a uno dei Volturi? E cosa faranno i Cullen?
Mia prima fanfiction, spero che vi piaccia!!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Un po' tutti, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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I found my world
Capitolo 1

Ero seduta dietro il bancone nel negozio di Newton, dove lavoravo da circa sei mesi, e stavo leggendo “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen, siccome non c’era neanche l’ombra di un cliente e sentivo solamente il mio respiro lento e regolare. Questo libro me lo ha consigliato la commessa della libreria a Port Angeles che, quando ha saputo la mia passione per libri come “Romeo e Giulietta” e “Cime Tempestose”, è letteralmente impazzita. Mi ha detto che questo faceva proprio per me se volevo una bellissima storia d’Amore, quello con la A maiuscola.
    L’amore. Chi può dire che cos’è; insomma, molti danno una definizione e cercano di spiegare cosa si prova, ma finchè non lo si prova non riesci mai a dirlo con esattezza. E’ qualcosa che ti prende e ti trascina in un mondo fatto di sorrisi, battiti persi e lacrime - soprattutto lacrime, in alcuni casi -, è come se ti strappassero il cuore dal petto, ma tu non senti dolore, perchè sai che il tuo cuore e il tuo amore è nella mani giuste, nelle mani perfette per tenerlo e conservarlo. La cosa buffa è che anche per me era così, almeno fino a circa un anno fa. Proprio quando Lui mi ha lasciato. Lui e tutta la famiglia, perchè non posso di certo dimenticarmi di coloro che mi hanno accolta e mi hanno trattata come una figlia, ma alla prima difficoltà non si sono fatti tanti problemi a lasciarmi. Ma adesso basta pensarci, non ne vale la pena.
    - Bella, cara, puoi anche andare se vuoi. Ormai è quasi ora di chiusura e non verrà più nessuno. Finisco io, non c’è problema.
La signora Newton mi strappa dai miei pensieri, che avrebbero preso una brutta piega, e mi permette di andare a casa, finalmente. Prendo il giaccone e la borsa, dove infilo il libro e, dopo aver salutato la proprietaria del negozio con un sorriso, esco seguita dallo scampanellio della porta. Salgo sul mio pick-up, fortunatamente ancora vivo, e mi dirigo a casa. Parcheggio e noto che la macchina di Charlie ancora non c’è, il che è strano, siccome di solito arriva prima di lui di me. Magari ha avuto un contrattempo alla centrale, mi dico, anche se mi sembra un po’ impossibile. In una cittadina come Forks cosa mai può succedere?
    Entro in casa e, dopo essermi cambiata e aver indossato una comoda tuta, inizio a preparare la cena per me e per mio padre: lasagne e arrosto con patate. Dopo qualche minuto sento alcuni rumori e vedo che Charlie è arrivato, ma ha una faccia scura che non mi piace per niente.
    - Ciao papà, va tutto bene? Hai una faccia strana!
Mi guarda e vedo nei suoi occhi, così simili ai miei, timore e preoccupazione, ma anche rabbia. Non capisco il perchè di quell’espressione, ma mi sta facendo preoccupare e sento un brivido scendere lungo la mia schiena.
    - Bella... Ti devo parlare. Oggi ho saputo che sono ritornati... i... i Cullen.
A quelle parole mi blocco e i miei occhi si fanno vacui; il piatto che tenevo in mano scivola via dalla mia presa e si frantuma a terra, spargendo i mille pezzi in giro per il pavimento della cucina. Sento qualcosa scendermi lungo le guance, le tocco e scopro che sto piangendo. Mio padre si avvicina e stando attendo al piatto frantumato mi abbraccia un po’ impacciato, ma stringendomi forte per farmi sentire che lui è lì, con me. Non è mai stato tanto facile per lui mostrare ed esternare i suoi sentimenti, e io come lui non riesco, ma quando la situazione lo richiede è capace di darmi sostegno e fiducia come non mai.
    Lo stringo anch’io e mi aggrappo come se fosse l’unico appiglio, fatto non tanto lontano dalla verità, anche perchè da quando Loro se ne sono andati, ho continuato a sopravvivere solo per mio padre.
    Con delicatezza scioglie l’abbraccio e guardandomi negli occhi mi dice di andare a riposare. Non me lo faccio di certo ripetere e staccandomi da lui, mi dirigo in camera mia. Mi butto sul letto e non smetto di piangere, ma io non me ne accorgo. Loro sono tornati. Lui è tornato. Perchè? Cosa li ha spinti a tornare? Forse... forse sono tornati per me. No. Impossibile. Lui mi ha detto chiaramente che non mi amava e che non ero adatta a lui.
    Ricordo ancora quel giorno, ogni notte lo rivivo nei miei sogni - o per meglio dire incubi - quello in cui mi ha detto che se ne andava con la sua famiglia, ma senza di me, perchè io non ero giusta per lui, perchè non mi amava, perchè io ero una stupida umana innamorata di lui e, invece, lui era uno splendido vampiro che mi ha usata come un qualcosa con cui divertirsi nella sua lunga eternità. Mi ha lasciato in mezzo alla foresta, dopo che se n’era andato con la sua stupida velocità vampiresca, dove mi ha trovato Sam Uley la sera stessa. Gli altri componenti della famiglia Cullen non li ho potuti salutare - un taglio netto - e anche loro sono spariti; Alice, la mia sorellina, il folletto, la mia migliore amica, con la sua allegria e la sua esuberanza; Esme, dolce e amorevole madre, ingannata dalla natura che le ha tolto il suo unico figlio quando era umana. Non la ritenevo capace di fare un gesto simile, mi ha sempre detto che ero come una figlia, per lei, e allora perchè non mi ha salutata? E Carlisle, colui che curava sempre le mie disgraziate cadute in qualsiasi momento, colui che era come un secondo padre per me, sempre pronto a dare consigli. Oppure Emmett, che si divertiva così tanto a prendermi in giro, o a cercare di spaventarmi. Anche lui se n’è andato senza dire niente. Forse avevano ragione Rosalie e Jasper, gli unici che non hanno mai dimostrato tanta simpatia verso di me. Non facevo parte di quella famiglia.
    Se ne sono andati dopo quella dannatissima festa di compleanno, dove per poco Jasper mi mordeva a causa di uno stupido taglio. Quella è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, già pieno. Dopo la loro partenza, per sei mesi, ho vissuto con un’automa: non mangiavo, non dormivo, a causa di tutti gli incubi che mi raggiungevano nel sonno, e non parlavo. Mi limitavo a sopravvivere, andavo a scuola, facevo i compiti e così ho finito l’anno scolastico. Un giorno, però, ho sentito mio padre parlare con Billy e Jacob, ed era così preoccupato, così affranto e dispiaciuto per me, che era sull’orlo di una crisi. Rivedeva in me lui stesso, quando mia madre lo lasciò, portandosi dietro anche me. Allora ho deciso di rialzarmi, di continuare la mia vita, di vivere e non di sopravvivere, unicamente per lui, per mio padre. Cominciai anche a uscire con Jacob, il mio migliore amico e meccanico che abitava a La Push. Grazie a lui, la ferita aperta e pulsante nel mio petto, si è ridotta parecchio e ora non fa così male, almeno non finchè ho appreso la notizia che sono tornati. Forse  è per questo che i ragazzi della riserva ora sono tutti licantropi, anche Jake, purtroppo.
    Ma adesso non mi devo preoccupare di questo. No. Mi devo preoccupare del fatto che sono tornati e io non so cosa fare. Devo ignorarli? O andarci a parlare? Ma per dire cosa, poi? No, no. Ho deciso: li ignorerò, sì, farò così.

    Il giorno dopo mi alzai prima che la sveglia suonasse, poichè non avevo chiuso occhio per tutta la notte. Mio padre era venuto a controllarmi un paio di volte; credo che fosse preoccupato che possa ridurmi come qualche mese fa. Tolgo il pigiama e mi infilo sotto la doccia; il getto d’acqua calda mi rilassa e scioglie i miei poveri nervi, rimasti contratti tutta la notte. Dopo essermi asciugata e vestita - jeans, felpa e converse - scendo a fare colazione e sul tavolo trovo un biglietto.

    Se non ti senti di andare a scuola, per me non c’ problema. Puoi anche rimanere a casa. Ti voglio bene.
Papà
Che dolce Charlie. Ma non posso non andare, non posso  nascondermi per sempre!! Così finisco di fare colazione e vado a scuola con il rombo del pick-up come sottofondo e il cuore martellante nel petto. Parcheggio e scendo dalla macchina, dopo aver preso un profondo respiro, tentando di non inciampare, come sempre. Guardo verso l’entrata e scorgo i miei amici che mi aspettano. Angela e Ben, Mike e Jessica. Sono delle coppie felici e tenere. Non si scambiano mai effusioni in mia presenza, siccome sanno quello che è successo - non la parte dei vampiri, ovviamente. Appena mi vedono corrono nella mia direzione e capisco dai loro sguardi che hanno già saputo.
    - Lo so, ragazzi. Sono tornati, ma non preoccupatevi, perchè io non voglio più a che fare con loro. Non distruggerò la mia dignità parlando per prima. Se mi devono dire qualcosa, saranno loro a fare il primo passo.
Vedo preoccupazione e orgoglio sui loro visi, ma subito spariscono, quando mi stringono in un abbraccio collettivo.
Facciamo per entrare, quando una Volvo metallizzata entra nel parcheggio e da cui scendono cinque ragazzi dalla bellezza ultraterrena. Eccoli. Sono arrivati. Li fisso e, dopo essersi accorti di me, ricambiano il mio sguardo. Vedo Alice che mi sorride, come Emmett; Rosalie e Jasper sono del tutto indifferenti e per ultimo Edward. Squadra il mio viso e il mio corpo con sguardo addolorato e ferito. Quando punta i suoi occhi ambrati nei miei, non posso vietare a un brivido di percorrermi la schiena. Ma è solo un attimo, perchè prendendo per mano Angela, mi volto e do loro le spalle, entrando nella scuola. Il sorriso di Alice si spegne.
    Le ore sono trascorse lente e ogni minuto che passava, ero sempre più preoccupata di incontrarli. Io e le ragazze avevamo deciso di andare a mangiare in giardino e non in mensa, seguite poi anche dai due ragazzi.
Ero in fila con Angela per prendere da mangiare, quando Alice mi si avvicina con quel suo passo aggraziato, come quello di una ballerina di danza classica e mi rivolge un saluto.
    - Bella!!! Oh, come sono felice i vederti!! Non sai quanto mi sei mancata, ti ho pensato spesso, sai? Ti va de venire a sederti con noi? Così mi racconti tutto quello che hai fatto in quest’anno!! Dai, dai!!!
Vedevo Angela guardarla con aria truce e prima che potessi rispondere, lo fece lei al posto mio.
    - Scusa Cullen, ma Bella viene con noi a mangiare. Non ha tempo per te, né per nessun altro dei tuoi fratelli.
Detto questo, prende il vassoio del cibo con una mano e con l’altra mi trascina via, prima che Alice possa dire qualcosa. Non credevo che Angela potesse essere così determinata; devo ammettere che ha carattere la ragazza.
    Quando arriviamo in giardino e ci sediamo, Angela racconta tutto agli altri, che scoppiano a ridere come matti. Passiamo così la pausa pranzo, ridendo e scherzando per quel coraggio tirato fuori da Angela.
    Finite anche le lezioni pomeridiane, saluto i miei amici e mi dirigo verso il pick-up, ma una voce melodiosa mi fa fermare pietrificata.
    - Bella!
Edward. Come non riconoscere la sua voce. Me l’ero immaginata così tante volte nella mia mente, ma neanche una volta raggiungeva la stessa perfezione di quella reale. Mi volto e noto che ci sono anche gli altri Cullen: felici, sorridenti ed entusiasti, Alice e Emmett; indifferenti, scocciati e impazienti, Rosalie e Jasper.
    - Vorremmo parlarti.
E a quelle parole il mio cuore fa una capriola e la sicurezza che avevo mostrato ai miei amici si disintegra appena sento queste parole.







Salve a tutti!! Questa è la mia prima fanfiction e sono molto agitata. Ho sempre paura che non vada mai bene e ci ho messo un po' prima di pubblicarla!! Se state leggendo questo vuol dire che avete letto il capitolo. Spero che vi sia piaciuto e che possiate darmi dei consogli per migliorarmi. Grazie mille.
  
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