Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: lafilledeEris    24/06/2012    4 recensioni
Dietro quei libri vecchi e consunti vi era la prova dell'esistenza di un tempo ormai lontano.
Quando lui era ancora il rampollo dei Malfoy ed Hermione era una saputella.
E non c'era ancora la guerra. Nessun dolore.
Draco tornò alla poltrona, mettendosi in grembo una scatola di legno. La aprì e la prima cosa che trovò fu una foto. Risaliva al quinto anno...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Anche se non ci credo,
magari l'amore vero esiste.
 
                                        V.

 
 
 
 
 
 
 
 

Tu non credere 
se qualcuno ti dirà 
che non sono più lo stesso ormai 
Pioggia e sole abbaiano e mordono 
ma lasciano, 
lasciano il tempo che trovano 
E il vero amore può 
nascondersi, 
confondersi 
ma non può perdersi mai 
 
Sempre e per sempre-F. De Gregori
 

 
 
 
 
 

Quello che eravamo
-Stringimi-

 
 
 

L'amore non è mai presuntuoso o pieno di se, non è mai scortese o egoista [*]
 

 
Un tiepido sole settembrino si faceva spazio fra le pesanti tende color porpora, illuminando in parte la biblioteca di casa Malfoy.
Draco sedeva su una delle poltrone posizionate accanto alla grande finestra. Teneva fra le mani una tazza di thè verde e nell'altra “La gazzetta del profeta” del giorno.
Quel thè, quella tranquillità. Erano dettagli entrati a far parte della sua vita dopo la guerra.
Erano la sua normalità. O meglio, la normalità che si era costruito, mettendo insieme i cocci  di ciò che era rimasto della sua vita.
Vita che comprendeva Astoria e Scorpius. La sua normalità. Come il thè verde.
Quel giorno approfittava del fatto che Astoria e Scorpius fossero usciti per gli ultimi dettagli della festa per il settimo compleanno di quest'ultimo, per godersi un attimo di relax.
Quella mattina riusciva a stento a tenere gli occhi aperti, tutto per colpa di un caso che stava seguendo al Ministero.
Draco chiuse e ripiegò il giornale ordinatamente per poi poggiarlo su un tavolino nelle vicinanze.
Magari fosse stata realmente la stanchezza a fermare la sua lettura.
Chiuse gli occhi e li massaggiò delicatamente.
La realtà era ben altra. In prima pagina quella mattina si parlava di Potter e della sua ultima impresa e di come avesse risolto un caso di magia oscura. C'era un altro nome che faceva bella mostra di sé. Hermione Granger. Ma a differenza del primo, di lei non c'era nessuna foto. Draco ricordava quanto poco le piacesse farsi fotografare. Lo ricordava dopo tutto il tempo passato insieme. Dopo tutte le risate, le piccole discussioni -che finivano tutte con una dolce, dolcissima tregua -, le chiacchiere dopo aver fatto l'amore.
Hermione diceva che le fotografie non servivano, l'importante era vivere ciò che capitava godendosi il momento e conservando il ricordo, non tanto nella mente, ma nel cuore. Lì, e solo lì, c'era lo spazio necessario per conservare tutto. Si sa che anche la mente, come una foto, può sbiadire.
A pensarci dopo tutto quel tempo era buffo che lui ricordasse quei dettagli. Era incredibile pensare a ciò che avevano vissuto, se si paragonava al loro rapporto attuale. Hermione non gli rivolgeva più la parola, se aveva a che fare col dipartimento di Draco, non si rivolgeva  mai a lui, ma a qualche suo collega.
Immerso in quelle riflessioni, Draco si era alzato dalla poltrona e si era diretto alla libreria. Cercava qualcosa fra i libri, o meglio dietro quelli. Spostò il doppio fondo di compensato.
Dietro quei libri vecchi e consunti vi era la prova dell'esistenza di un tempo ormai lontano.
Quando lui era ancora il rampollo dei Malfoy ed Hermione era una saputella.
E non c'era ancora la guerra.  Nessun dolore.
Draco tornò alla poltrona, mettendosi in grembo una scatola di legno. La aprì e la prima cosa che trovò fu una foto. Risaliva al quinto anno...

 

non si offende e non porta rancore

 
Draco si era appena svegliato. A destarlo dal suo sonno era stata una piccola mano che percorreva la sua colonna vertebrale. Saliva e scendeva. Poi compiva lo stesso tragitto a ritroso.
Draco tenne ancora gli occhi chiusi beandosi di quel contatto. Ad un tratto un bacio leggero gli si posò alla base del collo. Il materasso s'infossò, segno che Hermione si stava alzando.
Al che Draco si girò di scatto e le imprigionò il busto con un braccio.
“Hermione, dove credi di andare?”
La  ragazza si voltò leggermente, guardandolo da sopra la spalla.
“Devo tornare al mio dormitorio prima che si accorgano che ho passato la notte fuori”.
Draco sbuffò contro le fossette di Venere di lei, che si contorse a quel contatto.
“E se io non volessi lasciarti andare?” sussurrò baciando poi il lembo di pelle fra le fossette. Si sollevò mettendosi sulle ginocchia per poter abbracciare la riccia.
Draco nascose il viso fra l'incavo del collo e i capelli della ragazza.
Hermione riuscì a voltarsi, ancora prigioniera di quell'abbraccio.
“Non credi che possa andare che so, a farmi una doccia, mangiare qualcosa...”
Venne zittita da un bacio.
“La doccia puoi farla qui” iniziò Draco, mentre si stendeva sulla schiena, portando con sé Hermione “Possiamo farci portare il cibo dagli elfi”.
Hermione era a cavalcioni su Draco, col mento poggiato sul  suo petto.
“Non mi sembra una buona idea, sai?” Arricciò le labbra “Primo perché devo cambiarmi la divisa. Secondo, sai benissimo che non abbiamo un servizio in camera, e poi...”
“Sei la presidentessa del C.R.E.P.A e andrebbe contro i tuoi principi”.
“Ecco, appunto” rispose piccata lei.
Draco mise un piccolo broncio e quando Hermione lo notò, si alzò leggermente , scivolando un po' più verso l'alto. Si trovò faccia a faccia con Draco.
“Povero piccolo. Si è offeso” lo canzonò.
Gli diede un bacio sulla punta del naso.
Ad un tratto Hermione sentì uno scatto, come di un bottone premuto e poi un lampo di luce.
Seguì con lo sguardo il braccio destro di Draco, che a differenza dell'altro non la stava nemmeno sfiorando, ma teneva in mano la bacchetta...
 Stava tenendo a mezz'aria una macchina fotografica. La macchina fotografica di Colin Canon. Mentre si sollevava di scatto e urlava un “Draco!”, scaraventandogli addosso un cuscino, quella maledetta sputava fuori la foto che ritraeva il momento del bacio.
Malfoy riuscì a far evanescere la macchina fotografica e a recuperare la foto, poco dopo sparì anche quella.
“Draco!” sbraitò Hermione “Dove è andata a finire quella foto?”
Aveva i capelli tutti spettinati – più del solito- e il viso era furente.
Era in piedi sul letto e osservava Draco, ancora steso supino, con le braccia incrociate dietro la testa.
Rideva, il signorino.
 Questo fece imbestialire ancora di più Hermione.
“Sono sicura che Colin sarà felice di vedere una foto con noi due praticamente nudi”.
Draco alzò il sopracciglio al sentire quelle parole.
“Hermione, credi davvero che io abbia mandato la foto a quel piccoletto? Una foto in cui tu sei nuda, fra le altre cose?”
Lei incrociò le braccia al petto, dopo essersi seduta incrociando le gambe fra loro.
“E allora spiegati!”
“So che non ti piace farti fotografare, ma io volevo un nostro ricordo, ok? ” sussurrò Draco.
Hermione strabuzzò gli occhi  al sentir quelle parole, ma lui continuò.
“ Così pensavo di fartene una, sperando non te ne accorgessi. Ma quel dannato flash mi ha fregato. E così anche Draco Malfoy ha bisogno di avere dei ricordi. Sorpresa!” disse con tono tutt'altro che entusiasta.
“Draco”. Hermione si avvicinò a lui, piano.
“So come la pensi su queste cose...”
“Draco” gli posò l'indice sulle labbra, per poi stendersi accanto a lui “ Stringimi e basta. Non parlare.”
“ Ma...” tentò lui.
“Stringimi, ti prego”. Come poteva dirle di no? Era la loro dolce tregua.
 

 
 
Draco continuava a fissare la foto magica. Hermione non aveva mai scoperto dove l'aveva nascosta.
Aveva ipotizzato vari posti, persino i più improbabili- come quando si era avventurata nel bagno di Mirtilla Malcontenta scatenando la sua ira.
Non aveva idea che quella foto in realtà non aveva mai lasciato la camera di Draco.
Lui non avrebbe mai fatto circolare quella foto con noncuranza.
Era troppo preziosa, troppo importante. Mentre rifletteva con l'indice prese a seguire i contorni del corpo di Hermione. Dalla morbida linea del collo,  fin  giù  alla schiena.
Draco ricordava la consistenza della pelle di Hermione sotto i polpastrelli. Era liscia e morbida. Lei non usava molto di frequente profumi e il suo bagnoschiuma non era stucchevole o troppo forte. 
Draco ricordava ogni dettaglio del corpo di Hermione - un corpo che era stato suo per troppo poco tempo. C'erano dei dettagli in cui lui adorava perdersi. Dalla piccola voglia a forma di cuore nell'interno coscia, alla piccola costellazione di nei, sotto il seno sinistro.
Draco aveva perso ore a tracciare i contorni di quei nei.
Ricordava che dopo aver fatto  l'amore lei lo tirava a sé, delle volte e gli faceva poggiare il capo sui suoi seni e la cosa strana era che lui in quell'abbraccio si sentiva protetto.
E non si vergognava affatto ad ammetterlo. Con Hermione era stato semplicemente un quindicenne che viveva la sua vita assaporandone ogni momento.
Perché sapeva che tutto quanto sarebbe finito. Tutto ciò che un attimo prima poteva stringere, toccare, accarezzare sarebbe svanito al primo battito di ciglia.
Draco ripose la foto nella scatola e prese il secondo oggetto. Era una sciarpa grigio fumo – come i suoi occhi, aveva detto Hermione - di cotone. Gliela aveva regalata il primo Natala che avevano passato insieme...
 

 
Hermione camminava fra gli immensi scaffali, ricchi di cultura, storia e secoli di magia tutti custoditi nella biblioteca della scuola.
Le vacanze di Natale erano appena iniziate, la scuola si era svuotata, con parecchi studenti che avevano preferito tornare a casa.
Lei, invece da coscienziosa studentessa aveva deciso di usufruire di quei giorni per studiare e prepararsi ai G.U.F.O.
Ad un tratto si sentì tirare verso verso uno spazio piccolo o scuro che faceva ad angolo fra uno scaffale e il muro di pietra.
Le cadde la borsa per terra mentre cercava di mettere le distanza fra sé e il suo aggressore.
“Hermione ti sembra il modo di accogliere una sorpresa?”
Due mani le strinsero i polsi portando le braccia intorno a quelli che Hermione intuì fossero fianchi.
“Draco?”sussurrò, sorridendo al buio.
Nell' oscurità due labbra cercarono le sue. Quella era la risposta che aspettava.
Fu un contatto leggero. Non c'era nessuna fretta.
Quell'oscurità donava loro un momento d'intimità perfetto.
Draco rafforzò la presa sui fianchi di Hermione, dopo aver lasciato liberi i polsi.
Lei in risposta cinse il collo con le mani, catturando dei ciuffi di capelli chiarissimi sulla nuca.
Si alzò in punta di piedi per diminuire le distanze.
Il tessuto fra loro era ormai superfluo.
Vi era come un richiamo di pelle, polpastrelli, comunione prima che di corpi, di anime.
Hermione si distanziò di poco da Draco, poggiando i palmi sul suo petto.
“Ho una cosa per te”. Draco aggrottò le sopracciglia. “ Il tuo regalo di Natale”.
Il ragazzo sorrise dolcemente.
“Tu sei il mio regalo più bello” sussurrò, per poi depositarle un piccolo bacio sulla fronte.
Hermione arricciò le labbra.
“Sei un piccolo bambino viziato” ridacchiò, mentre  si allontanava da lui per prendere ciò che le serviva dalla borsa, poco distante.
In pochi secondi era di nuovo vicino a Draco e gli porgeva un piccolo pacchetto con la carta rossa.
Draco storse la bocca.
“Prima che tu dica qualcosa, il tema della carta è natalizio” precisò Hermione.
“Sì, ma anche il verde è un colore natalizio!”
“Non è vero!” tentò Hermione.
“Sì,invece! Babbo Natale prima era verde. Ti ho fregata! Ciò che mi hai insegnato sui Babbani, ti si sta ritorcendo contro!”
L'espressione di Draco sprizzava gioia e soddisfazione. Hermione, invece, era esasperata.
Alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
“Confermo ciò che ho detto prima”.
“Cosa?”
“Sei un bambino viziato!”
Draco in risposta le fece la linguaccia.
Hermione gli porse il pacchetto e lui lo scartò. Dentro vi era una sciarpa grigia.
“Questo è per evitare che tu ti ammali”. Hermione gli sistemò la sciarpa intorno al collo.
“So che non è molto”iniziò Hermione “Tu sarai abituato a regali più sfarzosi...”
Draco non le fece terminare la frase e la strinse al petto.
“E' bellissima. Mi dispiace non avere con me il tuo regalo, ma giuro che te lo darò presto. Adesso stringimi e basta”.

 

 

L'amore non prova soddisfazione per i peccati degli altri ma si delizia della verità

 
Draco teneva la sciarpa facendola scivolare fra le dita.  Si sentiva come ingoiare dai ricordi. La sensazione era pari a quella della mancanza d'aria quando stai per affogare e annaspi.
I polmoni che si stringono, le forze che iniziano a mancare.
Ma la certezza era una sola: lui era un sopravvissuto. Cosa fanno i sopravvissuti per andare avanti? Prendono il coraggio a quattro mani, si rimboccano le maniche e continuano a lottare.
Perché peggio della guerra c'è solo la battaglia che si affronta giorno dopo giorno con se stessi.
Ora che aveva aperto il suo personale vaso di Pandora doveva arrivare sino in fondo.
Lo doveva soprattutto a sé stesso.
L'ultimo oggetto dentro la scatola era un libro. “Le fiabe di Beda il Bardo”.
Dietro la copertina una dedica. “ Al mio bimbo viziato. Con amore, H.”

 

 
Era San Valentino.
Quella mattina Draco aveva ricevuto, durante la colazione, un messaggio via gufo che diceva  “Vediamoci alla Torre di Astronomia”.
Non c'era nessuna firma ma lui sapeva benissimo a chi appartenesse quella calligrafia.
Quando arrivò al luogo dell'incontro, trovò Hermione seduta per terra, intenta nella lettura.
“Ciao”.
Quando lo sentì, lei si ridestò da ciò che stava facendo e gli sorrise.
Secondo Draco, Hermione aveva uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto.
“Ciao” ricambiò lei,alzandosi in piedi e spolverandosi la gonna.
Lui teneva le mani nascoste dietro la schiena.
Quando Hermione se ne accorse, lo guardò con sospetto.
“Cosa nascondi?”
“Prima voglio vedere il tuo regalo” cercò di contrattare Draco.
Hermione incrociò le braccia al petto.
“Signorino, stai cercando di perdere tempo?” lo interrogò “ Il tuo regalo è  davvero così brutto?”
Draco strabuzzò gli occhi.
“Così pensi che io non abbia buon gusto?”rispose piccato, mentre con un abile gesto riusciva a nascondere il regalo nella tasca dei pantaloni.
“Oh andiamo!” ridacchiò Hermione mentre lo abbracciava e gli dava un piccolo bacio a stampo.
Draco, a quel gesto, rispose abbassando tutte le sue difese.
“Dai, sono curioso! Voglio vedere cosa mi hai regalato!”
“Va bene! Va bene!” Hermione prese dalla borsa un pacco di forma rettangolare.
Lo porse a Draco che lo scartò in fretta e furia, in barba al buon galateo.
“Un libro?”chiese stupito.
“Non è un libro qualsiasi” puntualizzò Hermione. “Sono...”
“Le fiabe di Beda il Bardo” concluse Draco per lei. “Perché proprio questo libro?”
Hermione tornò ad abbracciarlo, lui ricambiava il gesto con una sola mano, mentre la compagna teneva ancora in mano il libro.
“Leggi la dedica”.
Draco aprì il libro e scoppiò a ridere. Era una risata cristallina.
“Al mio bimbo viziato. Con amore, H.”
“Così sarei il tuo bimbo viziato...”
Hermione annuì. “Certo, però non tergiversare! Fuori il mio regalo!”
“Mai hai detto che è brutto. Oltretutto senza nemmeno degnarlo di uno sguardo!”
Hermione si strinse di più a Draco, mettendo un piccolo broncio.
“Dai!”
Draco cedette e tirò fuori dalla tasca un piccolo pacchetto blu.
“Aprilo e poi dimmi se non ho gusto”.
Hermione fece ciò che Draco le diceva. Rimase a bocca aperta, quando vide ciò che quello conteneva.
“Draco sono bellissimi!” Hermione aveva gli occhi lucidi.
“Lascia che te li metta”.
Hermione acconsentì. Due piccole perle facevano bella mostra di loro, posizionate ai lobi delle piccole orecchie della ragazza.
“E loro non sono bellissimi. Tu sei bellissima.”
Al sentire quelle parole Hermione, saltò in braccio a Draco, stringendo le gambe intorno alla sua vita.
Lo baciò appassionatamente, mentre qualche lacrima sfuggiva dalle lunghe ciglia scure.
Draco si poggiò al muro per non perdere l'equilibrio.
“Mi piacciono i tuoi regali” disse Hermione.
“Mi piace il modo in cui mi ringrazi”.
“Adesso stringimi e basta. Questo è un momento perfetto”.
 

 
 
 
 
 
Quello era stato uno degli ultimi momenti che avevano passato insieme. Poi era successo tutto troppo in fretta. Erano cresciuti più velocemente del previsto. Avevano visto cose di cui i ragazzi della loro età non avrebbero dovuto conoscere nemmeno l'esistenza.
Era finito tutto nel momento in cui Draco era venuto a conoscenza del fatto che fatto che di lì a poco avrebbe ricevuto il Marchio Nero.
Allora aveva capito che non poteva mettere Hermione in pericolo, ma non poteva nemmeno dirle a cosa stava andando incontro. Sapeva che lei lo avrebbe dissuaso. Non si sarebbe arresa fino a che lui non le avrebbe detto che non lo avrebbe ricevuto.
Lei era combattiva, aveva un fuoco dentro di sé che la spingeva a esporsi per ciò in cui credeva.
Ma era anche troppo pura per potersi sporcare con tutto ciò che dopo poco sarebbe diventato quotidianità per lui.
“Non ti amo più”le aveva detto. Come se fosse davvero possibile, riuscire a non amare più la persona che ti ha segnato l'anima.
Lei aveva pianto lacrime amare. Gli aveva urlato contro cose orribili, gli aveva detto che era un codardo. Che non sarebbe mai stato davvero uomo. Che non aveva nulla per cui combattere. E che non era stupida e che aveva capito perché la stava lasciando e che non aveva nemmeno il coraggio di dirle la verità sul perché fra loro dovesse finire.
La realtà è che sei sempre stato attratto dal diventare Mangiamorte”.
Quella era stata la stoccata finale. Il colpo di grazia che aveva fatto precipitare Draco nel nulla.
Come se lei non lo conoscesse e non capisse quanto a lui costasse compiere quel gesto.
Draco prese la sciarpa e fece come stesse analizzando con meticolosità e occhio esperto il tessuto.
Sentiva rimbombare nella testa, anzi no, ormai erano in tutta la stanza, le ultime parole di Hermione.
Ciò che però gli aveva fatto più male, in realtà era stato lo sguardo che aveva incrociato quando aveva trovato il coraggio di alzare gli occhi da terra.
Erano freddi. Spenti e inespressivi. Non c'era né rabbia, né sconforto. Nulla.
Preso da un impeto di rabbia, Draco strappò la sciarpa di netto.
 Strap.
Buffa come cosa, era la metafora perfetta della sua anima in quel momento.
Perchè anche se si era sposato e aveva avuto un figlio, la realtà era che lui quella vita se la immaginava diversa. Con una donna diversa. Invece, quella donna era di un altro uomo.
Quell'uomo che forse non l'avrebbe mai amata come aveva fatto lui.
Lo stesso, che per il Ballo del Ceppo – lo ricordava dai racconti di Hermione- si era accorto di lei quando aveva temuto di andare al ballo da solo.
Aveva pianto per lui, aveva sofferto perché non si era sentita apprezzata.
Quel pezzente non capiva – e non avrebbe mai capito- quanto lei fosse speciale.
Strap.
Un altro pezzo di stoffa che veniva squarciato.
Ma quello non rendeva minimamente l'idea di quanto fosse dilaniata la sua anima.
Buttò per terra la stoffa e prese in mano la foto.
Era stupido continuare a tenerla con sé. Gli avrebbe solo ricordato qualcosa che lui ormai aveva perso. Chissà, magari se avesse lottato per lei...
Cazzate! Lei dopo era partita con Potter, facendo la sua scelta.
Solo in quel momento il dolore di entrambi si era equiparato.
Solo allora avevano visto il sangue delle persone a loro care scorrere sulla fredda pietra, solo allora avevano visto la vita spegnersi a poco poco, come un debole fuoco di paglia.
Lui, come l'ultima volta in cui si erano visti non era riuscito a guardarlo in faccia.
Lei, invece, lei sì che era coraggiosa. Lo aveva guardato più volte, senza mai abbassare lo sguardo.
Lei che nonostante tutto non lo aveva mai perdonato, nemmeno quando a Malfoy Manor aveva salvato Potter.
Perché è questo quello che succede a chi delude le persone che ama. Ti lasciano solo a leccarti le ferite, e tu sei consapevole che quello è ciò che ti meriti e allora crolli e l'unico appiglio che hai è cercare di mettere insieme ciò che ti è rimasto.
“Incendio”gridò Draco e la foto svanì nel nulla. Stavolta per davvero. Nessun pericolo di occhi indiscreti.
La stessa fine la fece il libro di fiabe: puff. Come se fosse la cosa più facile del mondo.
Non doveva restare nulla.
 Non perché ciò che era successo fosse un errore. No, lui in realtà amava ancora Hermione.
Dio solo sapeva quanto ancora l'amasse. Ciò che provava per Astoria era più un non voler stare solo e trovare in una persona ciò che si cerca, pur sapendo che questa sarà solo una seconda scelta.
Voleva che tutto ciò che  riguardava Hermione sparisse. Il motivo? Il ricordo di lei sarebbe rimasto per sempre con lui. Non nella mente, ma nel cuore. Lì, e solo lì, c'era tutto lo spazio necessario.
Glielo aveva insegnato Hermione.
 
 

 
 

È sempre pronto a scusare, a dare fiducia, a sperare e a resistere a qualsiasi tempesta.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
[*] la frase in grassetto è di San Paolo, dalla sua prima lettera ai Corinzi. L'asterisco lo trovate solo nella prima, che serve come delucidazione, per dire che no, non è farina del mio sacco ( e si vede, direi XD). Ringrazio Egoica per il betaggio
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: lafilledeEris