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Autore: LaylaLaRed    24/06/2012    2 recensioni
E' estate, non dovrebbe fare così freddo.
Ma ogni tanto le estati piovose capitano.
Serena Van Der Woodsen è scomparsa, Blair Waldorf tenta di ricucire i rapporti con Chuck Bass, Georgina Sparks trama con Dan Humphrey, e il ritorno di uno dei newyorkesi più odiati farà tremare anche Gossip Girl.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti, Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione, Nel futuro
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Gli stavo dando una seconda possibilità, neanche ci potevo credere.
Stavo dando una possibilità a Chuck Bass.
Dopotutto, non avevo più nulla da perdere.
Ci eravamo dati appuntamento a Central Park, lui mi aveva detto che sarebbe stato puntuale.
Mi alzai dalla poltrona in cuoio rosso, guardando fuori dalla finestra.
Una leggera pioggia si stava facendo strada nel cielo.
Sospirai, e qualcuno bussò alla porta del piccolo appartamento.
Sbuffai. Non potevo avere un momento tranquillo da sola che qualcuno doveva subito interrompermi.
Alzai il “coperchio” dello spioncino posizionato sulla porta e riconobbi un viso fin troppo conosciuto: Georgina Sparks.
Come faceva a sapere dove abitavo?
Aprii, sbuffando acida.
“Che vuoi?”.
“Dan ti porta questo”, rispose lei.
La guardai meglio: indossava un vestito blu, lungo sino alle ginocchia, abbinato a delle scarpe in satin e del trucco leggero.
Dalle sue mani pendeva un foglio ripiegato in quattro.
Lo afferrai con violenza, ed entrai nell’appartamento, seguita a ruota dall’arpia.
“Se è la guerra che vuoi, la avrai.
Io ti amo, e lo sai. Ma dopo ciò che mi hai fatto, è Georgina il mio interesse. L’ho mandata nell’UES per darti questo. Aspettati il peggio da me. Da noi”
, citava il pezzo di carta.
Sgranai gli occhi, posando il foglio su un tavolo.
“Io…d’accordo”, borbottai, mostrando a Georgina l’uscita e pensando a quanto scritto da Dan.
Come poteva rovinarmi la vita?
Ormai non avevo più niente.
Né Serena, né Dan, né Chuck.
Decisi che era arrivato il momento di prepararmi per il mio "appuntamento" con Chuck e ignorare lo strano incontro con Georgina e il minaccioso biglietto di Dan.
Lanciai un’occhiata furtiva all’orologio, stabilendo che ero in largo anticipo.
Alzai le spalle, e aprii la porta della cabina armadio.
Sapevo già cosa indossare.
Scelsi un minidress a righe bianco e nero, abbinato a degli svettanti sandali rossi.
Raccolsi i capelli in una crocchia disordinata, indossai dei pendenti d’oro e uscii di casa, tenendo in mano il mio blackberry e trenta dollari per la corsa in taxi.
Chiamai un taxi, e sibilando la mia destinazione, mi accomodai pensierosa.
L’Upper East Side era diventato più tranquillo da quando Gossip Girl aveva appeso il cartello “Work in progress” , dopo aver pubblicato tutti i miei diari.
Improvvisamente, il mio telefono squillò.
Guardai il numero che apparve sul display: non lo conoscevo, e per di più sembrava straniero.
Decisi di non rispondere, rifiutando la chiamata.
Porsi i soldi al conducente del taxi e scesi dall’auto.
Avevo dimenticato il mio ombrello, ed indossavo anche un vestito molto corto.
Mi guardai intorno, notando che la gente che popolava il parco iniziava ad allontanarsi, e cercando Chuck con lo sguardo.
Guardai l’orologio di Central Park, segnava le sei del pomeriggio.
Il nostro appuntamento era alle sei meno venti minuti.
Sbuffai.
Era in ritardo, avrei dovuto immaginarlo. Corsi sui tacchi per raggiungere una panchina coperta, lontana dagli alberi, e mi sedetti, sotto la pioggia, aspettando un uomo che non sarebbe mai arrivato.
Quando la prima mezz’ora trascorse, iniziai a preoccuparmi.
Poteva essere stato investito, poteva aver bucato una ruota con la sua limousine, poteva essere stato scippato, poteva aver dimenticato l’appuntamento, poteva essere dovunque. Meno che da me.
POV CHUCK BASS
Stavo saltando l’appuntamento con Blair, ma per una buona ragione.
Avevo trovato Serena, in uno squallido bar di Brooklyn, intenta ad ubriacarsi.
L’avevo fermata, portata all’ospedale, e stavo aspettando che i medici mi dicessero se stava bene.
Picchiettavo le dita sul bracciolo della sedia plastica dell’ospedale, sbraitando il mio nome e pretendendo informazioni.
Il mio iPhone squillò.
Lo tirai fuori dalla tasca del pantalone, infuriato.
“Dove merda sei?”, citava il messaggio inviato dal contatto Blair Waldorf.
Non potei risponderle, perché proprio in quel momento dalla porta anonima della stanza in cui avevano ricoverato Serena, uscì un signore sulla cinquantina, alto, pelato e magro.
POV BLAIR WALDORF
Stavo piangendo.
Sotto la pioggia si poteva piangere anche per due ore, nessuno se ne sarebbe mai accorto.
Avevo inviato un messaggio a Chuck, senza ricevere alcuna risposta.
Decisi di andar via.
Mandai indietro i singhiozzi e le lacrime, cercando di essere la forte e spavalda Blair Waldorf, cercando di indossare la solita maschera che copriva la mia fragilità.
Cercando di essere Queen B, e non Blair Bear.
POV CHUCK BASS
“Lei è il signor…Bass?”, chiese il dottore, abbassando gli occhialetti per squadrarmi.
“Si. E non mi guardi così”, lo minacciai con tono perentorio.
Lui si scusò, e prese a parlare freneticamente.
“Allora, la signorina Van Der Woodsen e il feto stanno…”, lo interruppi prima che potesse continuare.
“Scusi, ha detto…feto?”, chiesi sconcertato.
Serena era incinta, e stava anche bevendo.
“Si, non lo sapeva? Comunque, dovrebbe essere tenuta sotto stretto controllo, quindi oggi e domani resterà qui. Le abbiamo fatto una terapia di disintossicazione. Ah, e appena sveglia ha chiesto di lei e di una certa…Blair”, disse, guardando una cartella medica.
Annuii e mi congedai, entrando nella stanza per parlare a Serena.
La guardai.
Era confusa, perché si guardava attorno intontita.
“Serena!”, esordii.
Lei si voltò di scatto verso di me, e notai che le si illuminarono gli occhi.
“Chuck, dov’è Blair?”, mi chiese, portando una mano sulla pancia.
“A Central Park ad aspettare me”, risposi acido, rendendomi conto di aver ferito la mia Waldorf.
“Vai da lei”, ordinò Serena.
“Ci andrò dopo. Intanto dimmi…sei incinta? Cioè, che sei incinta lo so. Ma…”, balbettai, guardandole la pancia, che, a pensarci bene, era anche abbastanza grossa.
“Ho fatto sesso con almeno trenta persone. Non ho idea di chi sia il padre. Mi spiace”, rispose, con una naturalezza che mi provocò un certo fastidio.
Fastidio che crebbe e diventò disgusto, poi leggera rabbia, poi ira.
“Come non sai chi è il padre? La creatura che cresce dentro di te è sfortunata ad avere una madre come Serena Van Der Woodsen, che saprà solo insegnarle a bere e a rimanere incinta senza poter dare un padre al proprio figlio. E proprio questo farai: non darai un padre a quella creatura”, sbottai.
Lei iniziò a piangere e singhiozzare, e i rimorsi mi assalirono.
“Scusami. Io…io non volevo”, balbettai, avvicinandomi a lei.
“No, hai ragione. Scusami tu”, disse, mentre le porgevo un fazzoletto per calmarla.
Rimanemmo a parlare per qualche minuto, poi decisi che era ora di andare da Blair.
Presi la mia limousine e dissi a Carl, il mio fedele autista, di portarmi a casa di Blair Waldorf, il suo rifugio personale.
POV BLAIR WALDORF
Ero riuscita a tornare a casa, ed ora ero seduta a dannarmi per un uomo che non mi aveva mai amata.
Qualcuno bussò violentemente alla porta.
Mi illuminai, pensando fosse Chuck con un mazzo di rose, pronto a scusarsi.
Ma quando aprii la porta, non trovai Chuck dinnanzi a me.
“Cosa ci fai tu qui?”, dissi spaventata.
Venni accarezzata.
“Non mi toccare, non mi…”, iniziai ad urlare, prima di vedere solo il buio davanti a me.
1. Il titolo del capitolo è ispirato al famoso parco di New York.
2. L'outfit di Blair è questo http://www.divercitycafe.ro/wp-content/gallery/teen-choice-awards/leighton-meester-teen-choice-awards-2009-04.jpg
  
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