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Autore: pandamito    24/06/2012    1 recensioni
« Addio, DJ. » dice, con una punta di malinconia.
« Arrivederci, Chef. » rispondo, mentre vedo la sua espressione sorpresa che nasconde un pizzico di speranza.
Genere: Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: DJ
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale
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Avevo ricevuto la telefonata stamattina, imprevista. Ho dovuto staccare dal lavoro prima, fortuna che il mio staff è sempre comprensivo riguardo i problemi degli altri, ogni giorno penso di essermeli scelti proprio bene, ma comunque mi sono preoccupato per loro ed ho chiesto a mia moglie se poteva dare una mano in cucina, al ristorante. Non poteva. In fondo cosa pretendevo? Certo, come animalista avrebbe potuto più facilmente staccare dal lavoro rispetto a me, ma per qualche attimo non avevo messo in conto che c’erano anche i bambini da riprendere a scuola.
Parcheggio la jeep di fronte l’ospedale, chiedendo ad un’infermiera in che reparto si trova e percorro piano i corridoi bianchi ed immacolati fino a raggiungere la sua stanza, dove trovo un medico, un’infermiera e un paio di uomini che probabilmente dovrebbero essere i suoi avvocati. 
Entro titubante nella stanza, facendo rumore nell’aprire la porta ed attirando l’attenzione dei presenti, compresa la sua, che sembra sorridere in quel ghigno così sadico, sempre col suo solito spazio fra i denti che lo caratterizza. Lo riconosco proprio da quello, perché ora le rughe sono comparse sulla sua fronte, la testa è sempre pelata ed il suo fisico è sempre imponente, ma i muscoli sono sotterrati da strati di pelle raggrinzita e calante, ricoperte a volte da piccole macchie più scure. 
Lui fa un gesto verso la cerchia che gli sta intorno, mandandoli via e quelli escono contrariati, specialmente gli avvocati che non si fanno sfuggire l’occasione di rivolgermi alcune occhiatacce. 
« Chef! » lo chiamo, sorridendogli.
Sembra quasi divertito dal sentire il suo nome. « DJ. » risponde alla sorta di saluto, mentre mi fa sedere su uno sgabello vicino al suo letto. « Sei arrivato. »
« Appena ho potuto, Chef. » confesso. 
Lui sembra riflettere su ciò che ho detto. « Ti ho rubato da qualche affare importante? » domanda. « Sai, Caccia alle Celebrità mi ha detto che hai messo su famiglia. » Devo per forza aver fatto una faccia sorpresa, perché lui subito ghigna e continua: « Sai, quel programma è odioso tuttora e continua a stare in cima alla mia lista nera, ma guardarlo ogni tanto per essere in contatto col resto del mondo dello spettacolo non fa male. »
Ridacchio, divertito un po’ da come si beffa di sé stesso. « Non preoccuparti, Chef. Mia moglie e i miei figli se la caveranno, se sto via per un po‘. »
« Allora è meglio far subito, non ti pare? » Prende un respiro, forse affaticato dal troppo parlare, in fondo lui è sempre stato un tipo di poche parole. « So anche che sei riuscito a sfondare nel mondo della gastronomia, come volevi. »
Annuisco. « Sì, ho un ristorante ora, è impegnativo ma almeno riesco a guadagnare abbastanza bene. » spiego.
Lui rimane in silenzio, facendo cenno con la testa. Non interrompo i suoi pensieri semplicemente perché so che Chef sa qual è il momento giusto per parlare e quale no. E’ stato un militare e forse è proprio quello che l’ha reso così forte e sicuro di sé, con un limite di sopportazione abbastanza elevato. Forse neanche io sarei riuscito a sopportare quello che ha dovuto passare lui con Chris e col reality. Avrebbe certo voluto far carriera in qualche altro modo.
« Ti ho fatto chiamare per dirti che ti lascio tutta l‘eredità. » annuncia.
Spalanco occhi e bocca, incredulo. « Cosa? » chiedo, non esattamente sicuro di aver capito bene.
Sospira, scuotendo la testa. « DJ sto dicendo che tu avrai tutti i miei bei soldoni, o almeno quelli che mi sono rimasti. »
Ci rifletto, cercando di assemblare i pezzi. « Perché? » domando infine.
Resta in silenzio, sospirando e guardando di fronte a sé, per rilassarsi. « Perché - ci ho pensato a lungo, credici - ho capito che forse l‘unico che ha saputo trovare qualcosa di buono in me sei stato proprio tu. » Fermi tutti. Chef che dice qualcosa di dolce? Chef che si confessa? Chef prova dei sentimenti? « Te lo meritavi tu il milione, l‘ho sempre detto. E poi io non camperò ancora per molto. Guardami, mi hanno dovuto portare in ospedale a forza e contro la mia volontà e non ho molta voglia di stare rinchiuso in questa stanza ancora per molto. »
M’incupisco, sentendogli pronunciare quelle parole. Ma in fondo è Chef e lo conosco bene, lui è forte e se dice una cosa è sicuro che la fa e, inoltre, non cambia idea molto facilmente. Una vena di malinconia si affligge dentro me, ma fuori cerco di sorridergli affettuosamente, mentre prendo una delle sue mani nella mie.
« Va bene che siamo in un‘atmosfera sentimentalista e di solito nei film ci sono sempre scene del genere in momenti di questo tipo, ma non voglio cose da femminuccia neanche se sono in punto di morte, soldato. »
Rido, mentre nella mia mente si forma l’immagine di quello Chef che ho incontrato anni ed anni fa, ma che comunque riesco a ricordare tutt’oggi. Mi alzo e lo abbraccio per poco, mentre lui bofonchia qualcosa, ed io gli lascio le mani.
« Ti ho voluto bene come un figlio, quando ho potuto. » confessa, forse per togliersi tutto ciò che doveva dire in questi anni.
« Ed io come un padre. » continuo, non mentendo nemmeno un po’. Chef, in fondo, è stato un po’ la figura paterna che non ho avuto, la persona che mi ha spronato a combattere, a continuare e che alla fine… ma proprio fine, aveva fiducia in me, contro ogni aspettativa.
Sorride, mostrando il suo spazio fra i denti, ed io corrispondo divertito ed ammirando quel corpo ancora forte ed autoritario che mi si presenta di fronte.
L’infermiera si affaccia alla stanza. « Signor Hatchet, il tempo delle visite è quasi scaduto e c‘è ancora una persona che aspetta in sala d‘attesa. »
Lui annuisce, mentre l’infermiera sparisce e capiamo che dobbiamo salutarci.
« Addio, DJ. » dice, con una punta di malinconia.
« Arrivederci, Chef. » rispondo, mentre vedo la sua espressione sorpresa che nasconde un pizzico di speranza.
Me ne vado, grato di tutto ciò che lui ha fatto per me, sicuro che non riuscirò mai a scordarlo, ma mentre esco noto la figura di un uomo anziano - il viso segnato da diversi interventi estetici, il corpo che non vuole arrendersi alla vecchiaia ed un buffo parrucchino in testa - che entra al posto mio nella stanza d’ospedale di Chef. E’ Chris McLean
   
 
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