In Pieces

 

 

Alla mia Mayoi, come sempre. Perché le voglio bene.

 

 

Continuò a torturarsi le mani senza concedersi tregua, nel vano tentativo di reprimere quella morbosa agitazione che attanagliava il suo cuore. Si guardò attorno, turbata, sperando che nessuno dei suoi compagni avesse notato quel momento di debolezza; doveva mostrarsi sempre fredda e risoluta in ogni luogo e situazione, se desiderava essere temuta e rispettata dagli altri. Dopotutto, ne andava anche del suo orgoglio.

Scrutò con curiosità i volti dei suoi coetanei, cercando di sopire l’angoscia e di distrarsi. Notò con vergogna di essere l’unica così evidentemente nervosa. Nessuno condivideva con lei quel momento di pesante tensione.

Perché non erano preoccupati dei loro esiti? Forse erano già consapevoli di quale fosse il loro mediocre risultato. Ormai nessuno più provava a mettersi in competizione con la giovane, date le sue eccellenti doti.

Proprio lei, la perfezione in persona, stava morendo d’ansia. Che cos’era quell’insolito senso d’inquietudine che la soffocava? Prima d’allora, mai si era preoccupata così tanto nel ricevere un compito corretto. La sua carriera immacolata lo confermava: non un voto al di sotto dell’uno. Era fiera del suo curriculum perfetto e aveva ragione di esserlo.

Ma questa volta no, qualcosa non sarebbe andando come prestabilito. Un brutto presentimento le mozzò il respiro, costringendola a dischiudere leggermente le labbra per ricercare la mancata aria.

- Komm, von Karma – la richiamò alla normalità la voce squillante dell’insegnante, invitandola a dirigersi immediatamente alla cattedra.

Per un breve istante, a Franziska parve che gli sguardi – invidiosi o meno – dei compagni dilaniassero la sua carne, violando brutalmente il suo corpo. Tutti ormai conoscevano l’esito della storia: il Genio avrebbe ottenuto il punteggio massimo, la professoressa l’avrebbe coperta di elogi e lei si sarebbe inchinata per ringraziarla.

La giovane avrebbe sicuramente sfoderato un sorriso compiaciuto e beffardo, rispondendo fiera alla signora con la solita frase: «Tutto dipende dal fatto che mi applico molto e dal mio amore per lo studio. Quando ci si impegna, i risultati arrivano sempre. Inoltre ho le risposte chiare in testa, per questo motivo non sbaglio mai».

Si sarebbe crogiolata nel suo eccessivo orgoglio, suscitando l’antipatia di chi cercava senza successo di emulare i suoi risultati, e avrebbe concluso il suo discorso dicendo: «I von Karma vivono per la perfezione».

Purtroppo, nulla avrebbe rispettato quella consuetudine a cui tutti ormai avevano fatto l’abitudine. Non appena la studentessa giunse al fianco della donna, questa le sorrise gioiosa e soddisfatta.

- Tu sì che sai come rendermi contenta! Contando che la media della classe ruota attorno al quattro, - esclamò la docente, porgendole il suo compito – questo bellissimo uno meno è stato fonte di felicità immensa per me. Ovviamente, questo è il voto più alto della classe.

La compostezza di Franziska vacillò pericolosamente, minata da quell’inaspettata e ben poco gradita notizia. Per un attimo, rischiò che la verifica le scivolasse dalle mani. Strabuzzò gli occhi, lo sguardo terrorizzato puntato sull’apparentemente innocente tratto accanto a quel punteggio.

Agli occhi degli ignoranti spettatori indiretti, la giovane von Karma appariva a dir poco rabbiosa. Sebbene il suo risultato fosse eccellente, nonostante fosse ben conscia della sua superiorità, non sembrava per nulla soddisfatta di quell’esito.

C’era chi avrebbe fatto i salti mortali per ottenere un simile risultato ma lei no, non voleva accettarlo. Fosse stato per lei, ne avrebbe fatto volentieri a meno.

Quel numero avrebbe comportato guai e dolore, ne era certa.

Ormai era risaputo quanto la liceale fosse fin troppo severa con se stessa, e che avrebbe venduto l’anima al diavolo pur di raggiungere un obiettivo. Ancor più nota era la sua travagliata situazione famigliare, che nessuno invidiava: pur di soddisfare le aspettative altrui e mantenere alto il nome della sua famiglia, era disposta a fare qualunque cosa.

Solo una cosa nessuno sapeva, in quel preciso istante: dipinta nelle sue iridi non c’era rabbia, neppure disgusto come la maggior parte di loro pensava. No.

Nei suoi occhi si rifletteva terrore puro, e nella sua mente già riecheggiavano i duri rimproveri del padre.

 

 

 

Note di Testo:

Komm, von Karma – “Vieni, von Karma”. Non so dirvi come mai ho voluto utilizzare il tedesco lì, però ho pensato rendesse più evidente il distacco tra i pensieri di Franziska e la realtà. Volevo fare in modo che fosse evidente il suo ritorno alla realtà attraverso le parole in lingua madre della docente.

La sua carriera immacolata lo confermava: non un voto al di sotto dell’uno – Franziska non è un’ignorante. Secondo la valutazione scolastica tedesca, 1 è il voto più alto, l’eccellenza. In pratica, è il nostro 10. Segue 2, che è un buon voto, 3, che è discreto, 4, che è la sufficienza, 5 e 6, le insufficienze gravi.

 

Questa idea mi ronzava in testa già da molto tempo, ma solo oggi sono stata in grado di tramutarla in realtà. Era da davvero troppo tempo che non scrivevo qualcosa riguardante la famiglia von Karma, e sono stata finalmente in grado di farlo. Sono passati 10 mesi dall’ultima pubblicazione riguardante Franziska, e devo dire che rimpiango non aver composto altre storie in onore di questo personaggio.

In questa long (3 capitoli) volevo approfondire il legame tra Franziska, Miles e Manfred. Più che altro volevo focalizzarmi su come il temuto procuratore si comportava nei confronti degli allievi. Per questo motivo è nata questa storia. Già vi dico che, dal prossimo capitolo, il rating verrà alzato vertiginosamente.

Ah, non pensate che prendere 1- non sia una tragedia per Franziska. Non ho esagerato. I von Karma considerano pessimo tutto ciò che non è perfezione. Questo voto mi serve per il prossimo capitolo.

 

Comunque, volevo dedicare questa storia a gm19961, la mia Mayoi. Perché senza di te non riuscirei ad andare avanti, amore. Perché, se non ci fossi tu, sarei praticamente morta. E non sto scherzando ;)