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Autore: CrHacker98    24/06/2012    1 recensioni
Mondo popolato da zombie...una piccola cittadina isolata, un ragazzo solitario e mille pericoli. Amici, nemici, traditori e spaventose scoperte. Jack scoprirà a sue spese segreti oscuri, macchiati di sangue...zombie e non.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Jack si voltò di scatto. Ansimava velocemente, restando però attento a quello che lo circondava. Si fermò un attimo e si riposò appoggiandosi alle gambe, mentre il fucile a tracolla premeva contro lo zaino sulla schiena. "Dove sono andati a cacciarsi? Quei bastardi non se ne vanno così facilmente, mi stanno tendendo una trappola..." pensò il ragazzo. In quel momento sentì un latrato davanti a sè. Alzò la testa e con una mano si tolse la frangia che gli copriva gli occhi. Il cane zombie ringhiava feroce contro la sua preda, mentre un rivolo di sangue gocciolava da un occhio del tutto spappolato fino alle gengive rosse scavate dai denti. Jack non ci badò molto.
- Ehi...un momento...pausa...fammi riprendere il respiro...ok?- ansimò il ragazzo. Il cane latrò ancora più forte come risposta, slanciandosi in una nuova corsa.
- E che cazzo, nemmeno un attimo?! Di nuovo no!! - esclamò il giovane riprendendo a correre verso la direzione da cui era venuto. Il cane era molto più veloce, e in un attimo percorse la distanza che lo separava dall'adolescente. Quest'ultimo si fermò di tratto, prendendo la doppietta.
- Adesso basta brutto figlio di puttana, tocca a me ora il divertimento- disse imbracciando il fucile e mirando alla testa del cane. Un colpo partì di scatto andandosi a conficcare in mezzo al cranio dell'animale, che cadde di striscio a terra, lasciando una scia di sangue. Jack si tolse la frangia dall'occhio.

- Ci vediamo all'inferno, mi raccomando- disse andandosene fischiettando. Cercava di calmarsi, ma il cuore gli batteva molto forte, troppo rispetto a quanto era abituato. Non era il tipo di corse pazze, preferiva sonnecchiare e dormire, senza muovere un muscolo. Tutta quella attività fisica era innaturale per lui. Era un esperto nelle imboscate e nelle trappole, ma spesso si lasciava prendere dal panico. "Questa non è la mia vita quotidiana, anche perché sono solo..." la solitudine anche non gli mancava. Aveva trovato solo una donna infetta, me quella neanche l'aveva lasciato avvicinare e aiutarla. "No, un benvenuto migliore è un coltello conficcato nel fianco. Oh certo, altro che solidarietà...al diavolo quelle stronzate dei politici americani..." pensò massaggiandosi il fianco bendato. La ferita era quasi del tutto scomparsa, del resto gli rimaneva come ricordo una cicatrice, che qualche volta gli dava non poco fastidio. Vide una panchina e vi si ci sedette pigramente mettendosi accanto lo zaino e la doppietta. Si rilassò un momento e guardò in alto, le nuvole e il sole così bello e alto nel cielo. E' vero, era molto pigro, e suo padre glielo rimproverava sempre << Fannullone, non combinerai niente nella vita. Non farai niente e niente sarai... >> gli diceva quello. Jack ridacchiò tra sè. Si, certo, intanto però era vivo, mentre suo padre era morto stecchito in casa sua, con un bel foro all'altezza del cuore. Sapeva di essere un assassino, ma la coscienza non gli rimproverava quello che aveva fatto: quella testa quadra di suo padre gli avrebbe messo solo i bastoni tra le ruote, invece così era libero e poteva godersi questa sua nuova vita. Si tolse la frangia dagli occhi e continuò a fissare il cielo. La doppietta l'aveva rubata da quel fesso del suo papà, con tanto di proiettili e zaino con le provviste, che aveva già finito da un pezzo. Non si preoccupava per adesso di mangiare, non sentiva fame, quindi non ci pensava sopra. "Solo io e me stesso" era la sua filosofia. Odiava la compagnia, sia perché gli altri si aspettavano qualcosa da lui, sia perché...non gli piaceva fare la figura del fifone e del fesso. Di fronte al pericolo i ragazzi combattono coraggiosamente, mentre lui se la dava a gambe. Era solo spirito di sopravvivenza, non aveva senso sprecare energie e proiettili contro un nemico contro cui è più facile scappare. Alla fine si alzò e si mise in spalla lo zaino e a tracolla la doppietta. " Nessuno ha un passato lindo e pulito, io ho solo quell'omicidio sulla fedina, ma c'è chi ha fatto anche di peggio. Voglio solo continuare a vivere...da solo o con una ragazza...nessun'altro...da solo" pensò. Camminò un po' in giro, ma poi qualcosa per terra attirò la sua attenzione.
- Umh...? Orme, qui? Questo vuol dire che c'è qualcun'altro...vediamo dove portano- disse. C'erano delle orme di scarpe nel fango, due paia parallele, con delle altre orme di zampe di cane, circa otto paia. " I cani hanno quattro zampe, quindi sono passati quattro cani zombie, che inseguivano due persone...speriamo che siano ragazze..." gli venne in mente. Continuò a seguirle a ritroso: dal forno da cui erano partite (o arrivate) andavano verso un viale, e poi ad un edificio bianco. "Ah, eccolo il Despar. Me ne avevano parlato, ma non sapevo dove era...E' brutto essersi appena trasferiti in un posto che nemmeno si conosce" rifletteva fissando il negozio. Percorse il viale e salì le scale che portavano al primo piano. Al piano terra c'era un parcheggio, ma non aveva alcuna voglia di rischiare la pelle in un luogo così buio, almeno se fosse entrato nel supermercato avrebbe trovato qualcosa da mettere sotto i denti. Era non poco stupito di vedere una marea di cadaveri morti con le teste, le braccia e il corpo tagliati in due o in tre. Per terra, nel sangue, un sacco di orme di scarpe si intersecavano tra loro. 
- Non c'è dubbio, qui è passato qualcuno - disse osservando le barricate sopra le vetrine del negozio. Entrò in quest'ultimo e notò subito che alcuni scaffali erano vuoti. Si diresse verso il banco del pane ignorando le coperte e il materasso insanguinati per terra. Prese un paio di pagnotte, le ultime che erano rimaste, e qualche scatola di prosciutto già confezionato. Mise il tutto nello zaino e fece retromarcia tornando indietro. Sorpassò le barricate e contemplò un poco il lago di sangue ai suoi piedi. Vi ci camminò sopra e gli venne in mente solo in quel momento che forse gli occupanti del negozio potevano essere là intorno. Impugnò la doppietta tremante e continuò ad andare avanti. Vide le scale posteriori che portavano al piano terra e le discese. Arrivò ad un parcheggio buio, con delle piccole fessure per fare entrare un poco di luce. Camminò un poco avanti, sentendo come unico rumore i propri passi. Qualcosa nella semioscurità attirò la sua attenzione: un morto (davvero morto stavolta) con del sangue accanto. Corse verso di quello e notò che poco più in là vi era un'altra pozza di sangue. "Questo è del cadavere, ma l'altro? E' troppo lontano dal corpo, quindi deve essere di quelli che stavano nel negozio...quante altre sorprese mi aspettano?". In quel momento sentì un fortissimo colpo alla testa, chiuse gli occhi e il fucile gli scivolò di mano. Una mano forte lo prese per la gola e lo sbattè contro il muro. La ferita gli fece un male terribile e si sentiva il sangue nella gola per il colpo. Aprì gli occhi e vide il suo assalitore. Una ragazza bionda, sui vent'anni, con un coltello in mano. "Oh, cazzo no!!" pensò un attimo prima che la lama penetrasse nel fianco con la cicatrice. Trattenne un urlo di dolore e si accasciò contro il muro sofferente. "Ecco che mi capita una bella ragazza, e la prima cosa che fa è accoltellarmi...non sono un granchè con le donne". Respirava a fatica, la mano stava stringendo la presa e lo stava strozzando. Guardò il fucile per terra, se solo si fosse spostata di un millimetro, forse ci poteva arrivare. La morsa della mano si strinse ancora di più intorno al suo collo e adesso poteva appena respirare. Era terrorizzato e non sapeva che fare. Sapeva solo che se non respirava non gli arrivava ossigeno al cervello e che quindi molto probabilmente sarebbe svenuto. A questo punto la ragazza si poteva non solo accontentare di una coltellata, ma poteva anche ucciderlo, senza contare che poteva anche fare da cena per uno zombie qualsiasi. Doveva fare qualcosa, ma cosa? Gli si stava già annebbiando la vista, era come se fosse drogato e non riusciva a formulare neanche un pensiero. Era fottuto. 

 
   
 
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