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Autore: NiNieL82    25/06/2012    1 recensioni
Isabella sta partendo dalla sua città. Studia lingue e si vuole laureare. Ma non è questo il morivo per cui ha deciso di scappare. Non riesce a tenere botta e vuole essere diversa da quello che dicono gli altri, da quello che gli altri pensano sia il bene per lei.
Sarà un nuovo lavoro a cambiare la sua vita. Un lavoro per nulla difficile. Almeno in apparenza, ma che le permetterà di crescere e di capire meglio il mondo in cui è entrata in punta di piedi. [Jude Law, no slash]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO


Il rumore della zip che chiudeva la valigia fece venire la pelle d'oca ad Isabella che guardandosi intorno ancora non credeva possibile che una vita lunga ventisei anni potesse entrare tutta in due valigie. Certo! La cosa non era stata del tutto indolore, però alla fine ce l'aveva fatta. Impacchettata in scatole recuperate qua e là dai vari supermercati della sua città, Isabella aveva stipato tutti i suoi vestiti estivi in attesa del momento giusto per farseli spedire, conscia del fatto che a settembre inoltrato, dove stava andando, non c'era il rischio di morire dal caldo. Non a Londra per lo meno.

Charlie Brown sbadigliò annoiato. Isabella quasi si sentiva in colpa per quello che avrebbe dovuto fargli passare il giorno dopo. Non solo lo aveva sottoposto ad ogni tipo di cure, vaccini, controlli, ma il giorno dopo lo avrebbe rinchiuso in un piccolo trasportino nel quale lo aveva pesato, nelle ultime settimane almeno una ventina di volte e che il povero Charlie Brown aveva cominciato ad odiarlo talmente tanto che appena lo vedeva cominciava a ringhiare. Isabella lo sapeva, ma tutto questo stress avrebbero reso Charlie Brown isterico entro la fine del viaggio.

Sospirò rimandando questo pensiero al giorno dopo e si guardò intorno. La sua cameretta era quasi del tutto vuota. Non c'era più nulla che testimoniasse il passaggio di un'intera vita tra quelle pareti, a parte le scritte con l'uniposca sulle ante degli armadi che parlavano di amori antichi e di canzoni che avevano segnato l'adolescenza di Isabella.

Ora era ad un solo passo. Ad un passo dal diventare adulta. Ad un passo dal prendere la sua laurea in letteratura inglese. Ad un passo da ottenere finalmente la sua tanto agognata libertà.

Perché per quanto potesse dirne Ligabue, lei nella sua città non riusciva a tenere botta. Aveva bisogno di scappare e di lasciarsi dietro quei luoghi e tutte quelle persone che la stavano costringendo a non essere: a non essere se stessa, a non essere felice.

Si sedette sul letto e una strana sensazione le prese la bocca dello stomaco. Non voleva pensarci ma qualche cosa dentro di lei si stava muovendo. Un mostro sopito che lei non aveva fatto parlare fino ad allora e che ora si stava svegliando facendole venire una paura fottuta.

Per mesi aveva cercato di non dar peso alla sua vocina interna che le faceva giornalmente il countdown, come un promemoria per ricordarle quanto davvero mancasse, ricordandole che sarebbe partita da sola, con un cane come suo amico, verso una terra nuova, un nuovo stato, che non conosceva e che aveva visitato solo come turista e non come persona che ci avrebbe passato, forse, tutta la vita.

Qualcuno si avvicinò alla porta. Isabella ne vide la sagoma attraverso il vetro smerigliato. Isabella sorrise arresa. Sapeva già chi era e lei se l'era aspettato da quando aveva detto vado. Magari sperava che succedesse un po' prima.

La porta si aprì e apparve suo padre. Senza bussare, come suo solito, con la rudezza di un padre, spaventato quanto basta da quando si era reso conto che la figlia non era più la bambina che stringeva tra le braccia appena l'altro ieri e che, in quel preciso momento, invece, era una donna che poteva farcela anche senza di lui.

Isabella lo guardò con un sorriso dolce. Era un uomo abbastanza giovanile, che non dimostrava gli anni che in realtà aveva. Un uomo che non esitava a commuoversi davanti ad un telegiornale, ma che non aveva ancora versato una sola lacrima da quando aveva saputo che la figlia doveva partire. Isabella sapeva perché. Tra di loro c'era sempre stato un bellissimo rapporto. Lei lo aveva amato come tutte le bambine amano il proprio padre e, nonostante tutti i litigi, una volta cresciuta aveva tenuto con lui un rapporto unico ben lontano da quello che aveva con la madre. Per lui, invece, Isabella era la prima figlia, quella che sapeva tenergli testa, quella che rispondeva a tono e solo dopo pochi minuti da un litigio le passava tutto.

In quel rapporto così strano e così forte, quel primo grande distacco era un po' un lutto. Per entrambi.

Gli occhi scuri e piccoli dell'uomo scrutarono la figlia per un attimo e poi le chiese:

Allora? Sei pronta? Domani è il grande giorno!”

Isabella sentì quel mostro divorarle lo stomaco e delle lacrime cominciarono ad inumidirle gli occhi.

Annuì appena e si guardò le mani con troppo interesse. Il padre si rese conto dell'imbarazzo della figlia maggiore e sedendosi accanto a lei e le chiese:

Sei sicura di voler partire?”

Isabella sospirò e stavolta le lacrime scesero impietose nonostante lei scappasse dallo sguardo del padre ostinandosi, stavolta a guardare il soffitto.

Il padre le poggiò una mano sulla gamba e dolcemente le disse:

Qualsiasi cosa succeda, ricordati piccola. La porta di questa casa sarà sempre aperta per te. E anche per Charlie Brown!”

Isabella chinò finalmente lo sguardo, sorridendo tra le lacrime e abbracciando il padre, lasciandosi andare ad un pianto quasi liberatorio rispose tra i singhiozzi:

Ti voglio bene!”

Il padre le passò una mano sui capelli e guardando le pareti dove un tempo avevano capeggiato i poster dei Take That e di Luciano Ligabue esclamò:

Mi sa tanto che dovrò tinteggiare una volta che sarai partita!” i due risero e si guardarono negli occhi. Fu in quel momento che Isabella scoppiò a piangere e il padre, piangendo a sua volta l'abbracciò e con la voce rotta, aggiunse: “Ti voglio bene anche io piccola!”


I PASSEGGERI DEL VOLO FR 5822 CON DESTINAZIONE ROMA...”

Isabella teneva il trasportino con Charlie Brown a fatica, mentre il cane guaiva disperato dentro. La ragazza aveva ancora gli occhi rossi e ringraziò Dio che non fosse permesso di far passare i parenti e gli amici anche nella sala d'attesa.

Nonostante questo, nonostante avesse cercato di non piangere davanti a sua madre che dopo la malattia ancora non si muoveva liberamente che invece piangeva come una fontana e aveva cercato di essere forte abbastanza quando suo fratello l'aveva abbracciata mostrando dopo tanto il suo lato dolce dall'infanzia, Isabella non aveva resistito quando aveva visto suo padre salutarla da dietro il vetro dal quale si poteva vedere la fila di passeggeri pronti per imbracarsi. Era scoppiata a piangere, mentre la poliziotta di frontiera la guardava con un sorriso materno mentre le diceva di passare.

Prese le sue cose che venivano trasportate sul nastro dopo essere state scannerizzate e infilò le scarpe e prese tutto il resto.

Mise il cappotto e frugò le tasche. Fu allora che trovò un foglietto. E sopra con una calligrafia incerta e con qualche lacrima che aveva bagnato il foglio, qualcuno aveva scritto:

QUANDO TI SENTIRAI SOLA... GUARDA IL CIELO E CERCA LA LUNA. IN QUEL MOMENTO LO FARÒ ANCHE IO. E ALLORA TI SENTIRÒ VICINA. TI VOGLIO BENE. IN BOCCA AL LUPO. SPACCA TUTTO PICCOLA. CON TANTO AFFETTO. TUO PADRE.”

Le lacrime scesero di nuovo ancora più copiose.

Si sentiva una stupida. Lei lo aveva voluto. Lei e lei soltanto. Si mise a sedere e mise un dito dentro il trasportino. Charlie Brown lo leccò piano, ricominciando a guaire disperato. Isabella poggiò la schiena sulla spalliera del sedile e cercò di soffocare il senso di colpa che sentiva verso il suo cane che stava soffrendo per il suo egoismo. Così come la sua famiglia, specialmente suo padre.

Tirò su con il naso, guardando di nuovo il foglietto.

In effetti, la luna era la stessa, dovunque la guardasse. Quello l'avrebbe unita alla sua famiglia. Sempre. Come un sottile filo rosso.

Guardò lo schermo dove sullo sfondo blu appariva una scritta gialla.

Partenza e destinazione.

Alghero.

Londra.

Verso una nuova casa.

Verso una nuova vita.



Questa è la mia nuova fan fiction.

È su Jude Law e questo è solo il prologo.

Spero che vi piaccia.

E di non avervi annoiati/e.

Un bacio. E fatemi sapere che cosa ne pensate.

È importante leggere i vostri pareri.

Positivi o negativi. Basta che siano costruttivi.

Alla prossima.


DISCLAIMER: leggete Jude Law e i nomi di altre persone che fanno parte della sua vita e pensate che sia lui... Si lo è, lo ammetto. Ma quella che vi apprestate a leggere è solo una storia scritta nell'intento di divertire. Ho preso il nome di Jude Law, ma voglio ricordare che io non lo conosco e che il mio personaggio prende solo spunto da quello reale. Per il resto... Non credo che siano più diversi. Un bacio. E Buona Lettura.

   
 
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