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Autore: ALEXIANDRAisMe    25/06/2012    1 recensioni
Resoconto del viaggio appena fatto.
Fa sempre parte delle one-shot di "Alexiandra"
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Casa

La seconda volta che andai in Germania avevo quindici anni e ne avrei dovuti compiere sedici quell’estate, erano passati esattamente tre anni e mezzo dall’ultima volta. Dal duemilanove, quando il giorno dopo il ritorno in Italia Paolo morì.
Durante il viaggio pensai solo che: il dolore è pericoloso.
Flashback
Il fatto che io fossi l’unica ad essere riuscita a dormire per poco più di tre ore e mezzo mi consolava. Anche se da mezzanotte e mezzo alle tre e quarantasette non era una vera e proprio dormita.
Il risveglio è stato brusco e la preparazione frettolosa, i miei capelli si sono ridotti così male durante il sonno che alla fine mi costringo a legarli stretti.
Ero indecisa sull’abbigliamento: converse nere, jeans chiari elasticizzati al ginocchio e maglietta larga fucsia non era il meglio. Alla domanda – Beatrix dovrei cambiare la maglietta?
Lei rispose – Alle quattro di notte mi stai sul serio ponendo una domanda del genere?
Bè.. si.
Comunque alla fine dopo un po’ di peripezie per trovare la valigia giusta, aver sostituito la maglietta con una felpa stretta sempre fucsia e aver tolto di mezzo pantaloni ancora sporchi di vernice per la “giornata dell’arte” a scuola, cambiai anche i jeans con dei pantaloni di tessuto nero. Le converse erano le solite.
La giacca a vento viola con le maniche tirate su a tre quarti.
Alle quattro e dieci di mattina siamo già in macchina di David, il fidanzato di Cindy, l’amica di Isobel. Dopo un paio di incertezze sul dove prendere l’aereo tra Bari e Brindisi, l’opzione giusta fu l’ultima.
Mi sono chiesta come avremmo fatto se senza controllare i biglietti fossimo andati a Bari invece.
Arriviamo alle cinque e mezzo e nel giro di una ventina di minuti riusciamo a fare biglietti, controllo peso dei bagagli e check-in.
L’unico intoppo era che... il volo era alle sette e dieci. Quasi un’ora e mezzo a trovare un qualcosa di accettabile da fare durante l’attesa nel Gate7. Niente.
Isobel ha dormito seduta sulla sedia contro il muro, io sul morbido braccio di papà e Beatrix ha ricontrollato un paio di volte la sua Nikon.
Prima di spegnare il cellulare sull’aereo mando un messaggio ad Alexia che in questo periodo sta ancora a Milano.
Siamo partiti.
Appena facciamo il cambio a Roma chiamo.
La risposta arriva appena in tempo.
Non dimenticartelo, se no mi preoccupo.
Sorrido. Mel mi aveva mandato un messaggio quella notte, un buonanotte seguito da ‘e buon viaggio =(‘. La faccina diceva tutto. Invece Siria non la sentivo dalla sera prima, quando avevo assistito sua mamma nell’ardua impresa di finire il mio vestito.
In aereo, appena avuto il via libera a usare gli strumenti elettronici, accendo il nintendo e guardo il film “In Time”.
Mia sorella Beatrix inizia a fare foto a raffica a me, a nostra sorella Isobel che dorme, a papà che guarda fuori dal finestrino e fuori al paesaggio dall’alto. Colosseo dall’alto, tutta un’altra cosa come lo zoom usato.
Da Brindisi a Roma è un’ora e io riesco a malapena a finire il primo tempo.
Quando scendiamo per il cambio aereo facciamo tardi a causa di Isobel che si impunta sul ritirare dal bancomat mentre ancora siamo in Italia, purtroppo anche se raggiungiamo il Gate14 appena in tempo e dopo aver corso a rotta di collo, il volo viene spostato per via di un guasto.
Andiamo allo ‘Spizzico’ dell’aeroporto per un trancio di focaccia vuota che però è solo una sfoglia sottile di pizza inzuppata nell’olio e condita con sale e rosmarino e per una bottiglietta d’acqua Panna. Ci sediamo per terra contro un cartellone pubblicitario di un tizio di nome Salvatore-e-qualcosa (che a pensarci bene è un gran bel pezzo di ragazzo) e aspettiamo.
Io prendo la pastiglia, Beatrix continua imperterrita a scattare foto a Isobel che inizia ad essere scocciata. Inizio a leggere il libro che ho iniziato più o meno da un giorno o due “Il diario segreto di Cathy” e papà ogni tanto controlla il tabellone del volo.
Dalle otto e cinquanta da cui dovevamo partire inizialmente è passato alle nove e mezzo e alla fine alle dieci e venti.
Finalmente lo prendiamo.
Durante la discesa che porta all’autobus Isobel impartisce gli ordini – Alex attenta a non scivolare con le converse, Beatrix attenta a non rotolare per la discesa, Isobel (se stessa) attenta a non sambuttare (perfetto italiano con una sola parola in dialetto, dovrebbe essere “inciampare”) e finire sulle pietre (l’aiuola di sassolini) e papà... attento a non cadere su tutte e tre!-
Rido scuotendo la testa. Saliamo sull’autobus che ci porta in poca dov’è parcheggiato l’aereo. Seguiamo le procedure d’imbarco.
Beatrix di nuovo con la macchinetta accesa in mano fotografa le nuvole.
Ma poi ci addormentiamo subito tutti ancora prima dell’avviso per poter accendere di nuovo i dispositivi elettronici.
L’unico disturbo è il bimbo del sedile di dietro che piange e grida con un’intermittenza regolare di una decina di minuti.
Dopo un’ora e mezzo arriviamo a Monaco. È ormai mezzogiorno e siamo costretti ad aspettare ancora mezz’ora per i bagagli. Troviamo lo zio ad aspettarci fuori dalla stazione, il mio sguardo assonnato viene scambiato per un’occhiataccia che non mi fa passare liscia. L’uomo alto due metri mi prende per le spalle stringendomi forte - Non ci vediamo da quasi un anno e guardi lo zio così! – inizia a scompigliarmi sfregando il pugno i capelli. – No zio, sono solo stanca!! – sussurro cercando di sgusciare fuori dalla presa. Ci riesco appena in tempo per essere stretta in un abbraccio. Andiamo in bagno perché ci attende un’altra ora e mezza in macchina per arrivare ad Erlangen. Inutile dire che dormiamo di nuovo.
Ci svegliamo proprio quando arriviamo di fronte a una villetta circondata da altre simili, circondate dal verde.
All’interno è arredata bene, moderna. La proprietaria è una vecchietta carina a cui bada la nuova compagna dello zio, Nathalie. Ci offre un caffè il veranda.
Nota: il caffè in Germania è caffeina lavata nell’acqua. Ha un saporaccio, lo zio ci guarda comprensivo, così per non sembrare scortesi spostiamo l’attenzione sulle tazzine carine e ci fiondiamo sul succo di mela e sulla crostata morbida alla marmellata di ciliegie.
Isobel comunque è ormai partita per il sonno e tutti stavamo morendo di fame. Quando lo zio annuncia la notizia di Nathalie incinta tutti lo prendono per uno scherzo, tutti inteso come Isobel e Beatrix. Papà già lo sapeva e io troppo stanca per immaginare che non poteva essere vero.
Poi ci accompagna a casa di zia Mimì. Appena trovato il parcheggio scendiamo dall’alfa romeo nera dello zio e veniamo assaliti da Sarah, Valentine e da Gianluca ansimanti per la corsa. Vale è addirittura scesa senza scarpe per la fretta, invece Gianluca si mostra indifferente anche se quando ci salutiamo con un abbraccio mi stringe forte mi da un bacio dolce sulla guancia e sussurra con tono leggermente maligno – Sai che dobbiamo parlare, noi due, vero?! –
Rido divertita – Eheh si.. e non hai neanche idea di quante cose sono cambiate dall’estate scorza. –
Saliamo con fatica di tre piani e appena dentro salutiamo la zia e il suo compagno Luke, o LukeTre come lo definiamo per distinguerlo dal compagno della zia Lucy e da quello della Zia Asso. Anche nostro padre si chiama Luke, ma per noi è papà e basta.
- Zia mi stai stritolando! – dico senza fiato prima che mi lascia a terra.
- Ma che dici la zia! –
La zia Mimì è una donna di una certa stazza, capelli rossi (di famiglia) e due braccia muscolose e dolci.. anche se non lo diresti quando ti abbraccia in quel modo.
La cosa positiva è che.. Ha fatto la pasta!
Mangiamo tutti insieme, perché hanno aspettato noi per pranzare nonostante fossero già le due e mezzo del pomeriggio.
- Ma quello è il secondo piatto? – chiedo a Gianluca guardando il piatto di pasta ora strapieno che fino a poco fa era vuoto.
Lui mi fissa per un po’, sorride falso – No! –
Beatrix ridacchiando dice – Infatti è il terzo.. –
Iniziamo a ridere tutti. La zia inizia con li aneddoti di come i suoi tre figli la facciano impazzire e dopo un po’ riprendiamo il discorso dello zio e di Nathalie.
- Perché non era uno scherzo? – chiede Beatrix.
- Davvero incinta è? – domanda Isobel spalancando la bocca.
Io e papà le guardiamo confusi. – Le hai anche dato gli auguri! – le dico.
- Pensavo la stesse coglionando perché è ingrassata! – ribatte lei.
Papà scuote la testa.
- Comunque dovevate vedere la faccia di quei tre (a quanto pare il loro colorito tendeva molto sul bianco) – dice la zia prima di iniziare a raccontare di come hanno ricevuto la notizia.
Subito dopo mangiato poi, mentre ci prepariamo ad andare in città, Gianluca in disparte coglie l’occasione per dire – Comunque... mandala a fanculo da parte mia quella là! – ovviamente si riferisce a Lei. Come biasimarlo infondo.
Rimorchiato, Illuso e poi mollato nel peggior modo possibile. Via Facebook.
Ma doveva aspettarselo da una relazione a distanza Puglia - Germania.
No, doveva solo aspettarselo da Lei a pensarci bene.
Fingo d’ignorarlo. Ma Isobel e Beatrix non fanno lo stesso – Lei non ci piace Gianlù! – dice la prima e – Lasciala perdere! – commenta la seconda.
Riprende il discorso solo quando ormai siamo in centro.
- Ma... come fanno loro due e tuo padre a saperlo? –
Non riesco a trattenere le risate e tra un tentativo e l’altro di smettere rispondo – Gianlù! L’avevano capito tutti anche se non nel modo in cui l’ha capito Simona! –
Non so se quello sulle sue guancie era imbarazzo o altro...
Ritornando alla città, non si può dire che la Germania cambi di molto rispetto a come stiamo messi noi nel sud.
Qui non c’è molto traffico e quel poco è ben gestito dai semafori diligenti che anche i pedoni sono costretti a rispettare.
Qui c’è un sacco di gente che va in bici.
Piste ciclabili regolari.
Genitori che portato i figli al parco.
Un parco in cui andare con la famiglia.
Dappertutto ci sono alberi.
Un grande Arcaden che comprende i migliori negozi di abbigliamento, elettronica e fast-food di tre piani complessivi.
Strade ricche di negozi, ristoranti e punti di riferimento per giovani e anziani.
Degli autobus che ti portano da una parte all’altra della città e abbonamenti che ti danno l’opportunità di portare con te altre cinque persone.
Si.. del tutto uguale ai quattro negozietti di Nardò.
Alle stradine strette della città o del centro dove a mala pena passano le macchine.
Allo smog che si respira.
Al poco tempo che una famiglia passa insieme, anche se quello può essere comunque dappertutto, più o meno.
Il giro si svolge più o meno così: Isobel e Sarah vanno all’Arcaden. Io, Beatrix, Valentine e Gianluca in città.
Raggiungiamo Isobel e Sarah. Valentine rimane lì per vedere la partita dell’Italia contro la Croazia con delle amiche.  Noi raggiungiamo lo zio da Cesare (un amico di famiglia che ha il ristorante dove lavora) e la vediamo anche noi mentre Gianluca va a lavorare da Bruno (altro amico di famiglia con un ristorante a una decina di metri da quello di Cesare). Assistiamo al pareggio e ce ne andiamo a fare un giro. Scattiamo foto nel parco, sull’altalena, sulla costruzione di legno con gli ostacoli con lo scivolo largo e basso, le funi, e altro. Torniamo a casa stremate.
Dopo una doccia mi appallottolo sul divanetto blu nella stanza di Gianluca, dove c’è anche un altro divano più grande rosso oltre al letto e al computer fisso, mi sistemo con il pc sulle ginocchia e inizio a digitare. Scrivo finché la batteria non è al limite.
Il pc va in standby per non perdere il lavoro che stavo facendo così mi costringo ad alzarmi per attaccarlo al carica batterie.
Piccolo intoppo: la spina è a tre... in Germania esiste solo a due. Panico.
Con la riserva della batteria lo riaccendo e salvo tutto. Sospiro di sollievo e rassegnata a non poter finire continuo a leggere.
Nella camera dormirò io sul divano blu,Valentine su quello rosso e mio papà sul letto di Gianluca. Nella camera di zia Mimì e LukeTre sul letto matrimoniale Isobel, Beatrix e Sarah (con Bella, il cane, come intrusa). In quella di Valentine e Sarah ai letti a castello la zia e LukeTre e Gianluca.. credo..
Quando devo spegnere la luce per Valentine che deve dormire per andare a scuola domani mattina, metto le cuffie e ascolto musica. Mi addormento.
La zia Mimì e Gianluca mi chiamano per spostarmi. Io devo dormire con Isobel e Beatrix. Gianluca sul divano blu e Sarah nella sua camera ma per accontentarla e per far stare più comodi la zia e LukeTre che starebbero scomodi in due in un letto singolo, mi stringo un po’ e la faccio dormire con me nella mia parte di letto. Infondo non è un problema, per Beatrix e Isobel basta metà pazzia visto come Isobel si è avvinghiata a lei. Così stiamo bene anche in quattro.
***
La prima a svegliarmi sono stata io.
Così almeno credevo prima di vedere Gianluca sulla poltrona in cucina avvolto da un lenzuolo a vedere un programma tipo mtv solo in tedesco.
- E tu.. – dico assonnata.
- ‘Giorno.. tuo papà è sparito... – sussurra assolto dalla scatola luminosa.
- Ama passeggiare la mattina... non c’è da preoccuparsi siamo in Germania. – dico sarcastica.
Aspettiamo in silenzio mentre intanto tutti si alzano.
LukeTre fa il caffè (italiano, quello che abbiamo portato insieme ai dolcetti) e il latte. La zia Mimì i toast al burro, alla marmellata e alla ‘Crema alla Nocciola’ (= nutella!)
Bevo un caffè carico di zucchero e mangio un paio di toast alla nutella. Gli altri si abbuffano di tutto e di più.
Decidiamo di andare in piscina perciò ci prepariamo. Esco dalla camera con il costume intero ma che praticamente è a due pezzi perché comprende un reggiseno a fascia con i ferretti nero con dei coniglietti bianchi assassini, la fascetta centrale sottile che si lega dietro al collo, un’altra un po’ più smessa dal centro che va a ingrandire e coinvolgere lo slip il tutto a strisce bianche e nere, con la schiena e fianchi scoperti.
- V-vieni così!? – chiede Gianluca strabuzzando gli occhi e arrossendo. Sorrido divertita e rispondo annuendo.
- Tuo padre che dice di quel costume? – chiede LukeTre.
- Che sono molto carina. – sorrido e faccio la voce da bambina.
Lo vedo rimanere a bocca aperta mentre la zia e Gianluca sghignazzano scuotendo la testa.
Gianluca parla in tedesco e la zia guardandomi dice traducendo – A detto che sei carina – e oltre a Gianluca che arrossisce nuovamente è anche il mio turno di diventare rossa.
Ritorno in camera, cercando di sbrigarmi a mettere il vestito nero semplice che la zia mi ha prestato e che mi va decisamente più grande del necessario. Se non in lunghezza quando a larghezza.
Ci incamminiamo senza dire altro quando anche le altre sono pronte. Arriviamo in piscina verso le dieci e mezzo/undici. Paghiamo poco meno di quattro euro per entrare e sistemando gli effetti più importanti nell’armadietto a disposizione andiamo a quella all’aperto, visto il sole.
Tra tuffi, corse in acqua, lo scivolo e le bollicine passiamo il tempo e scattiamo foto.
Al polso ho sempre il ciondolo a forma di cuore con le foto di Paul e di mamma.
Verso mezzogiorno e mezzo mangiamo. Offre Gianluca. Io prendo un Brezel, lui e Sarah una porzione di patatine e Valentine un piatto strano che è composto da una salsiccia con salsa piccante, una spezia gialla e patatine. La provo... buona.
Isobel e Beatrix non hanno fame e preferiscono prendere il sole.
Dopo mangiato aspettiamo una mezzoretta e torniamo in acqua. Mentre Valentina ha raggiunto delle amiche che ha trovato lì per caso e dopo aver convinto Sarah ad andare sullo scivolo io e Gianluca riusciamo a rimanere finalmente soli, così andiamo a sederci con un asciugamano sul prato.
Parliamo Davvero di ciò che dovevamo parlare e di tutto.
Di Lei, di lui, di me.. di quello che siamo diventati, di quello che sono diventata e lo vedo stupito quando gli dico che fumo e che è il secondo giorno che guardo gli altri fumare mentre io ho bisogno di una schifosa sigaretta, di quello che voglio fare a diciotto anni, di quello che vuole lui.
- Come scendi in Italia?! Io contavo su di te per imparare la lingua! – dico stupita.
- Qui è diversa la vita... – dice lui.
- Già! È decisamente migliore! – rispondo.
- No, lo dici perché non ci vivi! – ribatto.
- Guardati intorno! Prendendo cittadine come Nardò o Gallipoli ci sono 25.000 persone massimo a città! Non c’è un cazzo tranne che a Gallipoli che c’è turismo... ma per il resto basta. Qui invece avete parchi, tanto spazio, un sacco di culture! – e continuo spiegandogli come i giovani passando il tempo lì, di come conosco ragazzi/e  diciotto anni che sono già stanchi della vita e di tutto il resto.
- È vero, è diverso. Ma qui la vita è anche più rigida rispetto a voi! – dice lui.
- Francamente, dovendo scegliere preferisco far crescere i miei futuri figli qui piuttosto che giù.. – rispondo.
Ma il tempo è scaduto. Lui e Valentine devono tornare a casa che alle tre anno un incontro alla chiesa visto che il motivo per cui siamo venuti qui è che devono cresimarsi e mio papà farà da padrino a Gianluca (nonostante ha 17 anni il fatto che è venuto dall’Italia gli ha fatto perdere due anni di scuola e anche di catechismo).
Io, Beatrix e Isobel andiamo da sole in centro... o almeno ci proviamo.
Ci mettiamo Un Po’ ma alla fine ci riusciamo e arriviamo all’Arcaden per mangiare al McDonald’s lì ci raggiunge anche Sarah che era tornata a casa per cambiarsi.
Ci giriamo tutti e tre i piani.. lo shopping è ancora rinviato ma osserviamo tutto e memorizziamo i posti dove potrebbe esserci qualcosa che c’interessa.
Uscendo facciamo un ultimo giro per i negozi della città, vediamo uno spettacolo di breakdance alla piazzetta ma lo interrompiamo per prendere un bus che ci porta vicino a casa. Appena varcata la soglia ci dividiamo. Io a leggere sul divano blu, Valentine che arriva poco dopo si mette al computer nella camera di Gianluca, Beatrix, Sarah e Isobel vedono un film con Johnny Depp con il mio pc. Io non lo guardo con loro e sto per i fatti miei. Sono un po’ innervosita, principalmente con Isobel. Se è venuta per non far altro che criticarmi, lamentarsi e rompermi poteva benissimo stare a casa. Inoltre non è detto che è l’unica a potersi stizzire per qualunque cosa e in questo sono molto più brava io.
Papà torna verso le nove di sera e dato che la zia, LukeTre e Gianluca ancora non ci sono, Isobel cucina un’insalata di pomodori e fa un po’ di pasta al sugo. Mangiamo e poi ci dividiamo di nuovo.
Papà esce di nuovo. Sarah dorme. Beatrix forse guarda la tv in cucina e noi in camera di Gianluca: io al pc a scrivere, Valentine a quello fisso e Isobel sul letto destinato a papà che si riposa.
È mezzanotte meno dieci.
Ascolto musica dal pc, lasciandolo perdere continuo a leggere il libro che spero di finire e intanto cerco di aspettare Gianluca e la zia Mimì con LukeTre, ma mi addormento quasi subito.
È tardi.. non so di preciso che ore sono ma la zia e Gianluca sono di nuovo davanti a me. La zia mi accarezza la fronte e dice – Tesoro, alzati la zia e vai a dormire sul letto. –
Papà era tornato e dormiva nel letto al posto di Isobel. Valentine era andata nella sua camera a dormire e sul divano rosso si stava sistemando Gianluca. Non capivo perché dovevo spostarmi da quella posizione così comodo e calda che avevo preso ma meditabonda andai in camera.
Isobel, Beatrix e Sarah stavano dormendo. L’ultima, in mezzo, si prendeva tutto il posto. – Isobel, spostati più di là. – dico sfiorandole la spalla.
Si sposta e sdraiandomi riprendo subito sonno.
***
Mi sveglio con le zampe di Bella sulla mia schiena.
- Sarah fa entrare un’altra volta il cane in camera e lo caccio fuori dalla finestra! - urlo mentre con un scatto mi metto in piedi e vado in cucina (per la cronaca siamo al terso piano). Do il buongiorno alla zia e mi siedo.
Beatrix è sulla poltrona a mangiare uno yoghurt e Isobel entra e si siede accanto a me.
Mormora qualche bestemmia contro Sarah che stanotte gli ha dato calci e una gomitata sotto l’occhio che per fortuna non ha lasciato segni. Beatrix prende i toast e la macchinetta per farli. La poltrona viene occupata da papà.
Mangiamo a raffica fette di toast con il burro, la marmellata e la nutella. Il vasetto è diverso da quello di ieri che aveva scritto in tedesco ‘crema di nocciole’, questo ha un nome più simile a quello che diamo noi alla deliziosa crema spalmabile dappertutto, Nutoka. Rido quando lo leggo.
Intanto la zia fa di tutto per svegliare Gianluca, deve andare a lavorare perciò non verrà con noi in piscina oggi.
Invece noi ci prepariamo ad andare e rimanerci fino alle due.
Torniamo a casa che Isobel, Beatrix e Valentine sono rosse e bruciate dal sole.
Io sono abbronzata ma non ho dolore.
Ci fermiamo prima in un supermercato per comprare da mangiare, ma quando arriviamo a casa alla fine prepariamo dei panini e ci sistemiamo Io sul divano blu e Isobel e Beatrix su quello rosso. Gli altri escono e noi rimaniamo a casa a vederci dei film. Durante “Hugo Cabret” io prendo sonno. Quando mi sveglia faccio giusto in tempo a vedere insieme a loro “Ho cercato il tuo nome”.
Alla fine del film Isobel porta fuori Bella e quando torna facciamo una piccola pausa.
Lei per la ceretta (domani è la cresima), Beatrix per fare un piccola salto su facebook e io per scrivere sul pc.
Sono le ventuno e trentadue. La cosa figa è che qui il sole non è ancora tramontato.
È bello pensare come se la giornata fosse eterna...
A parte questo avevo intenzione di fare il mio speciale Tiramisù e il Salame al Cioccolato per domani, ma la zia aveva detto che l’avremmo fatti insieme e io non ho neanche preso gli ingredienti. Volendo potevo anche provarci domani mattina tanto anche se la funzione è alle nove e mezzo la sveglia di casa è impostata alle sei.
Scocciatura.
Comunque per il finale di questa sera ci limitiamo a mangiare altri panini (io un toast con il Brie) e a vedere “The Avengers”.
La cosa più inquietante è che oggi in piscina ho parlato di Emis a Isobel e Beatrix. Quasi subito dopo sullo scivolo ho visto un tizio che gli assomigliava e sono rimasta imbambolata. Lui in tedesco mi ha chiesto perché non scendevo... non so esattamente cosa me lo dicesse, visto che non capisco il tedesco, credo i gesti.
E poi il bagnoschiuma che abbiamo comprato (l’ha scelto Isobel)... mi fa profumare di muschio bianco.
Ancora più inquietante.
***
Giorno della cresima, grande agitazione.
Stanotte nella nostra camera c’era un via vai di gente che non si limitava a darci la buona notte.
Sarah si è intrufolata nel letto insieme a noi, il che dice tutto.
Stamattina, infatti, siamo state svegliate dalla zia Mimì che cercava di svegliare lei, ma senza successo.
Inutile dire che il cane non è intervenuto prendendo me e Isobel alla pancia.
Tra parrucchiera, docce e tutto il resto siamo pronte ora che ormai sono le nove e mezzo passate. Ovviamente Gianluca e Valentine con Papà e la madrina di Valentine sono già alla chiesa, accompagnati da LukeTre. Noi invece riusciamo ad arrivare lì quando la messa è già iniziata da mezz’ora.
Beatrix tira subito fuori la sua Nikon e andiamo in giro per la chiesa sperando d’immortalare quanto più possibile della funzione.
La messa qui in Germania è figa, c’è una band che suona le canzoni ed è composta da chitarristi e cantante. Per lo più ero concentrata solo su Un chitarrista, quello biondo.
Fuori dalla chiesa troviamo il rinfresco, un piccolo aperitivo con prosecco.
Affrontiamo un viaggio in macchina di una ventina di minuti prima di arrivare alla sala che la zia ha affittato e sistemato in occasione della cresima.
Oltre a quella di Gianluca e Valentine festeggiamo anche quella di Jackline, la figlia della zia dei miei cugini.
Il pranzo va a rilento. In pratica è un buffet da cui tu ti servi con quello che ti piace, ma il cambio tra stuzzichini e primo piatto e secondo è di circa un’oretta e mezzo ciascuno. Uno strazio, tanto che arrivati a metà del primo io e le altre mie sorelle non riusciamo più a toccare nulla. Attendiamo la torta che non arriva mai.
Nel frattempo i ragazzi si scatenano, gli adulti ballano. Persino papà dimostra la sua abilità nei balli di coppia. Lo zio cerca di coinvolgermi ma mi scanso pronta andando al riparo da azioni indiscrete che avverrebbero se io mettessi piede in pista.
Tornata al tavolo con Isobel e Beatrix ci mettiamo a vedere le foto fatte fino ad allora dall’ultima. Molto belle, compresa quella di Gianluca in quella posa da playboy.
Intanto Valentine stanca si stende con la testa sulle ginocchia di Isobel e dorme.
È stanca, ieri a letto tardi per i preparativi, stamattina sveglia presto per la parrucchiera e tutto il giorno inseguita da tipi che ti sbattono da una parte all’altra per foto, regali, la tua attenzione... praticamente è crollata.
Valentine non è il tipo di ragazza frufru come sua sorella Sarah, è il così detto maschiaccio, ma è pur sempre una tredicenne.
Gianluca invece è più forte, con i suoi diciassette anni ha già ben altro da affrontare.
È per questo che quando durante la successione di foto che hanno seguito la venuta della torta, Valentine è scoppiata a piangere ed è corsa in bagno.
Inizialmente avevano accusato Gianluca, in genere scherzano, anche in modo pesante.
Ma questa volta non era motivato. Lui aveva solo abbracciato la sorella da dietro ed era stato ferito dalle parole della madre che, stressata dalla settimana di lavoro e dalle ultime giornate a preparare la sala, aveva riversato su di lui anche quel nervosismo.
Non bastava la vista del padre con la nuova compagna che si lamentava con gli altri del comportamento scatenato dei figli, dando la colpa alla madre, la donna che anche da sposata era l’unica su cui gravava il peso della crescita di tre figli adolescenti e minorenni. Isobel gliel’aveva detto, non sono problemi Suoi e la zia non tiene in considerazione lo zio... ma Gianluca è un uomo ormai e certe cose non le accetta.
Mi fa sorridere quanto sia in realtà più maturo di quanto tutti pensano.
Fatto sta che in quel momento siamo corsi tutti dietro Valentine, lei è quella che al momento è più fragile. Ho capito solo quando anche Gianluca le è corso dietro sbraitando che Non Era Colpa SUA. Io lo sapevo. Isobel e Beatrix stesse sapevano e avevano capito... ma lo zio no.
Quando è intervenuto infuriandosi e allontanando Gianluca, lui è tornato in sala. Ma probabilmente solo perché ha sentito Valentine urlare in italiano e in tedesco “non è colpa tua.. io lo so”.
E mentre tutti stavano ancora dietro a lei io ero tornata a indietro. Avevo spiegato alla madrina di Valentine, una donna che parlava senza sapere nulla, ciò che era successo. Tornando al mio posto Isobel mi ribecca – A te, avvocato difensore. –
Forse voleva fare una battuta, non lo so. – Stavo semplicemente dicendo quello che doveva essere detto. Vale non è l’unica stressata. – ribatto acida.
Non ho reagito male, mi sono trattenuta...
Quando torna gli chiedo – Apposto?! –
Lui mi guarda, sorride, prende una sedia e si mette in mezzo tra noi tre.
È la sua risposta, significa che ‘va bene’.
La serata si conclude con una torta in faccia a Valentine, ormai si è ripresa. È calma e sorride. Un’altra su faccia e capelli a Jackline che però non reagisce bene. Gianluca che tenta di scappare ma alla fine torna e si fa prendere di sorpresa solo per inseguire il colpevole con una delle due torte ancora intera, quella in cui invece di Gianluca avevano scritto Gialluca.  Rido.
Usciamo che sono le nove e mezzo e ancora fuori c’è il sole.
La zia e LukeTre rimangono lì con gli ultimi invitata. Papà ci porta a casa seguendo le indicazioni Valentine. Siamo sei in una piccola macchina rossa (la odio, mi fa stare male... ripenso alla morte di Paul ogni volta che salgo su una macchina rossa). Papà alla guida,Valentine davanti insieme a lui. Beatrix contro il finestrino dalla parte del guidatore, io al centro con la testa posata sulla spalla alta comoda di Gianluca, Isobel appollaiata sulle sue ginocchia. Penso che è così caldo, chiudo gli occhi.
- Ehi non si dorme! – mi dice lui muovendo impercettibile la spalla.
- Non dormo. Ho solo chiuso gli occhi. – rispondo esausta.
- Allora aprili. – ribatte. Sento di nuovo la spalla muoversi un poco a quel suono, ma aprendo gli occhi mi accorgo che è solo perché sta ridacchiando.
Quando arriviamo a casa, senza essere beccati dalla polizia, papà e Gianluca tornano a prendere la zia e LukeTre.
Mentre ci prepariamo per stare a casa io e Isobel iniziamo a discutere. Da prima nel nostro solito modo di parlare ad alta voce e forse giusto un po’ acide. Alla fine iniziamo a gridare furiose.
- Per stare con i cazzi tuoi sai essere responsabile, quando c’è qualcosa da fare in famiglia ad un tratto devono fare gli altri le cose per te! – mi accusa lei.
- Cosa dovrei dire? Lo ammetto sono egoista ma stavolta non è dipeso da me! Ero stanca morta eppure sono rimasta li ad aspettare che finisse il vestito, ho pensato di portarle ma Bea aveva detto che non servivano! – ribatto.
- Il problema è che non ti ci sei neanche messa! Credi che basti essere promossa con la media del sette a scuola per fare contenta papà? – a questa frase non ci vede più.
- Credi che sia solo per papà? Allora proprio non capisci! Non è per lui se mi spacco il culo per andare in quella scuola! È per me! IO sono la prima contenta di prendere sette! – intanto sono corsa in bagno e mi sono chiusa dentro.
La sentivo con Beatrix di quando secondo lei avesse fatto per me e di quanto invece io la costringessi a sopportare il broncio che ormai avevo sin da quel giorno del 2009.
Sono uscita gridando – Sei tu quella che non è felice di essere qui! Sei tu che sin dall’aeroporto non hai fatto altro che criticare e lamentarti! –
Ha reagito male. – Tu! Tu non hai idea dei problemi che ho io e si, non volevo venire e mi lamento. Volevo stare a casa mia, Io. E non osare più dire che io scarico su di te i Miei problemi! –
- Non hai capito niente! – urlo. Non ha scaricato su di me i Suoi problemi, sono i miei problemi quelli che mi rinfaccia.
Li conosco e li affronto da sola. Non ho bisogno di qualcuno che mi faccia notare cosa sto combinando della mia vita.
- Non mi interessa, se prima non sbollisco non ti ascolto. –
- BASTA! – interviene Beatrix – Ma sei scema? – dice verso Isobel. – Non ti vede mai e appena stiamo un po’ insieme inizi a rompere le palle! È ovvio che poi ti manda a fanculo! – continua indicandomi. Ma io ormai sono di nuovo in bagno.
- È il mio compito ok? Devo romperLe le palle, devo romperTi le palle. Perché tu non reagisci e perché altrimenti lei non viene spronata a vivere come dovrebbe. Sta sempre col broncio, non si capisce quando è felice e quando si sta scoglionando! E io mi sono rotta di sopportarla! – dice Isobel.
- Tu a sedici anni stavi anche peggio. Lasciala in pace e basta. -
Quando esco dal bagno sto un po’ con Valentina. Prima aveva provato a mettersi in mezzo dicendo a Isa che io sono la più piccola e sa cosa provavo e che non doveva comportarsi così, ma non aveva avuto risultato. Non che m’importasse più, ormai la stavo ignorando e stavo per i fatti miei. Aveva ragione Beatrix, Basta.
Al loro ritorno io già dormo con il nintendo sulle gambe mentre Isobel si è rinchiusa in camera e Beatrix scarica la micro SD sul pc.
Gianluca mi sveglia per andare a fare una passeggiata con il cane.
È un pretesto. Sa che è da mercoledì che non fumo e che sto morendo per il nervosismo. Gli dico del litigio con Isobel ma non del motivo. Lui non me lo chiede e si limita a porgermi una sigaretta con l’accendino appena non siamo più a portata di vista.
Ci isoliamo in un parcheggio deserto con degli spazi verdi dove Bella fa i suoi bisogni e noi parliamo di quello che faremo da grandi. Scopro un altro lato di lui, quello che vuole creare un videogioco tutto suo e che studia su quelli già fatti per imparare.
Non appoggia la mia idea di trasferirmi in Germania, lui che vuole tornare in Italia. Siamo così simili, eppure così distanti. Forse egualmente diversi. In un certo senso ci capiamo anche senza aver vissuto le stesse esperienza. Siamo cugini speciali. È il mio cugino speciale.
Decido che gli darò una mano anche se mi ha fatto uscire a mezzanotte con il pigiama per portare in giro un cane e fumare una sigaretta.
Stanotte sul letto non ci dormo. Sistemiamo un film e ci sistemiamo, io sul divanetto blu e lui su quello rosso.
***
Quando mi sveglia sono le otto e mezzo. Sveglia Gianluca e dopo aver fregato il caffè a Isobel ci prepariamo per andare in città. Solo noi due. Devo aiutarlo con il suo progetto, per questo passiamo tutta la mattinata all’internet cafè a traffica tra siti italiani che io spiego a lui e siti tedeschi che lui spiega a me.
Torniamo a casa che è quasi l’una. Mangiamo tutti insieme a tavola e dopo andiamo a riposarci. Prima chiamo Alexia che tutta eccitata mi chiede spiegazioni sul batterista e sul tizio della piscina che sono così simili ad Emis da farmi uscire di testa.
Poi ho assisto al litigio della zia Mimì con Gianluca per quanto riguarda il lavoro, lei non lo appoggia tanto, in parte perché non capisce e pensa solo alla scuola. Ma anche se ha gridato e non hanno fatto altro che mandarsi a fanculo a vicenda, quando alla fine se n’è andato il bacio della guancia era d’obbligo.
Avevo dimenticato che oggi era il compleanno di mio padre, anche se gli auguri questa notte sono stata la prima a darglieli, così erano le sette circa quando siamo andati di nuovo in città. Abbiamo mangiato e visto la partita lì dove lavora Gianluca, da Bruno. Abbiamo festeggiato i suoi cinquantadue anni come se ne avesse la metà.
La vincita dell’Italia ha avuto un grande impatto sulla Germania.
Uscendo in strada con la macchina, nel traffico ormai spento, gli italiani tedeschi hanno fatto sfoggio di loro stessi sedendosi fuori dai finestrini delle auto o uscendo fuori dal tettuccio apribile. Con i clacson a mille, gli incitamenti alla nazione natale e le urla hanno fatto irruzione nella rigidezza germanica.
Poliziotti e passanti non hanno fatto altro che rimanere immobili di fronte alla nostra vincita, persino io che non riesco ad essere orgoglio di molte cose che l’Italia combina o nasconde, ho festeggiato con orgoglio il mio paese.
A mezzanotte i festeggiamenti sono finiti, arrivati a casa io e Gianluca siamo usciti per la nostra cara passeggiatina notturna con Bella. Abbiamo parlato, visto che è l’unico momento in cui entrambi possiamo farlo, ci siamo sfogati e abbiamo condiviso i fardelli che un qualsiasi adolescente porta anche se in maniera diversa.
E ovviamente la compagnia della sigaretta non ci è mancata.
Tornata dentro, ogni facciata viene nascosta e alle due meno dieci minuti mentre mi preparo a dormire già con il nintendo e le cuffie alle orecchie lui come me fa finta di niente guardando assonnato un film con il mio pc.
***
Piscina. McDonald’s. Arcaden.
Sono state le tappe di oggi insieme a Gianluca, Valentine, Beatrix e Isobel. In piscina ci sono stati anche Sarah e Andrew (un ragazzo di Nardò che come noi è in vacanza, sta dalla sorella Katia che lavora con lo zio).
Ho ancora nel naso il sapore del cloro che ho bevuto per sbaglio quando Gianluca mi ha presa in braccio e mi ha fatto tuffare in acqua di getto quando siamo andati all’Arcaden per comprare la Wii a Valentine.
Isobel domani prenderà l’aereo per tornare in Italia, il ventuno ha un matrimonio.
La mia non è cattiveria ma... sarò più felice quando se ne andrà e smetterà di rompere.
***
Oggi è una giornata stop.
Isobel è partita per tornare in Italia, domani ha un matrimonio e accompagna Max il tipo con cui forse si metterà quando capirà che è lui che ama e non quell’altro.
Gianluca non è stato a casa. È andato a scuola... stamattina alle dieci e a lavoro.
Papà ha accompagnato Isobel a lavoro e io mi sono stravaccata sul divano disponendo una fila in successione di film: Come farsi lasciare in dieci giorni, Ps:I love you, 300, La verità è che non gli piaci abbastanza e dopo lo spuntino composto da patatine fritte e curry piccante i tre film di X Men a raffica. Io Beatrix facciamo sempre così. amiamo i film a serie e vederli in una volta tutti, uno dietro l’altro.
Ultima novità assaggiata in Germania è la coca-cola alla vaniglia... buona ma dipende molto dai gusti. A me è sembrata simile al chinotto.
Inoltre finito il libro di Stephanie Mayer, Danze dell’inferno, ho iniziato il secondo libro di Hunger Games – La ragazza di fuoco.
***
Avevo in mente di passare anche questo come giorno no.. ma non ha funzionato.
Stamattina mia sorella mi ha detto -Stanotte quando mi sono svegliata ho trovato te come coperta.-
Rido e dico – Non è colpa mia se sei comoda e calda! –
Quando sento Emis e glielo racconto lui risponde – Anche io sono comodo e caldo. –
con ancora la voce impastata dal sonno. Probabilmente si è appena svegliato e non sta neanche connettendo bene.
Poi con Gianluca andiamo ad un supermarket vicino casa a cercare gli ingredienti per il mio famoso Salame al Cioccolato e per il mio altrettanto famoso Tiramisù. Mi tocca girare da sola perché Bella non la fanno entrare. Non riesco a trovare il mascarpone e i savoiardi. Impreco.
Inoltre ho fatto una figuraccia per chiedere una busta alla commessa. Alla fine ho dovuto indicarle il sacchetto della spazzatura per farglielo capire.
Tornata a casa ho fatto il Salame al Cioccolato e mi sono messa al pc.
Trovo Siria online e ci scambiamo un paio di messaggi anche via web, fino a che Gianluca non si mette in mezzo. Quando finalmente ci lascia in pace non faccio in tempo a scrivere a Siria che mi passa accanto e spegne il pc da bottone con la luce blu.
Dovrei essere arrabbiata, ma non lo sono, solo un po’ scocciata. Divento arrabbiata quando riaccendendo il pc mi accorgo che il touchpad del pc non funziona più.
Gli sclero contro di quanto sia un idiota, deficiente, stronzo e bastardo. Mentre andiamo in città, sulla strada, gli metto il broncio e ignoro tutto ciò che dice.
All’Arcade sono tentata dall’idea di comprare un libro tedesco per imparare la lingua con quello. Gianluca prova ad appoggiarmi, rassicurandomi del fatto che in caso mi aiuterà lui a capire cosa c’è scritto.
- Vorresti sul serio mettere il costo di un PC contro i 10 euro in offerta del libro?- gli dico io acida.
- Si, ma la lingua ti dura per sempre! – ribatte con ironia.
Non rido.
Passiamo il pomeriggio così finché alle sei lui non va a lavoro e Valentine non raggiunge Jackline per uscire per conto loro. Io e Beatrix facciamo shopping e veniamo raggiunti anche dalla banca portatile che in questo frangente interpreta mio padre.
Passiamo da Cesare e perciò dallo zio, dove mangiamo un pizza pane davvero buona.
Sulla strada del ritorno parliamo di come i tempi sono cambiati. Papà mi racconta di quando da giovane ha incendiato il posto dove il “biciclettaio” lavorava (lui era un assistente del mestiere, parliamo di qualche secolo fa) giocando con una lattina di benzina e un accendino. Shock.
E raccontando di come lui avesse iniziato a fumare già da giovane, perché all’epoca si usava per rimorchiare. Ulteriore Shock.
Mi ha fatto riflettere, me l’ha raccontato perché ha scoperto che fumo? Probabile.
Papà è il tipo che a volte sembra aver capito tutto e altre volte è come se non ha capito un cazzo. Già, abbastanza figo.
Tornati a casa ci mettiamo entrambi a lavoro per risolvere il problema al mio pc. aspiranti tecnici, come si suol dire.
Alla fine scopriamo che in realtà il pc non ha niente. Gianluca quando ha spento il pc deve aver premuto per sbaglio il blocco del tappetino e io non mi ero accorta del puntino rosso che spiccava accanto al blu se non dopo aver provato tutti i modi possibili e inimmaginabili per far funzionare il mouse interno.
Quando alle undici ha smontato da Bruno ed è tornato a casa e l’ha saputo voleva uccidermi. – E dire che mi stavo facendo in quattro per trovare qualcuno che te lo aggiustasse prima che torni in Italia. Ne avevo pure parlato allo zio Bruno! – dice.
- Non sei l’unico a esserti cagato sotto! In quel pc c’è la mia vita. – rispondo.
- Dovresti scusarti con lui! Gli hai tenuto il broncio tutto il tempo e ora fai come se nulla fosse. Io al posto suo te l’avrei già date di santa ragione! – s’intromette Beatrix che è appena entrata in camera.
- Non lo fa solo perché sono la sua cuginetta preferita! – affermo sicura di me.
- Pff! – commenta Beatrix.
- Tsz! – borbotta Gianluca senza staccare gli occhi dallo schermo della tv dove segue la partita che sta giocando con l’x-box, quando crede che non lo stia più guardando abbozza un sorriso sghembo.
Dopo un altro paio di partite portiamo fuori Bella, come ogni sera ormai.
Stavolta si porta dietro la palla per giocarci.
Beatrix, non si sa perché, viene con noi.
Ci sentiamo a disagio. Non possiamo parlare, non posso fumare.
Alla fine, probabilmente il suo intuito, la porta a tornare a casa. Oppure il fatto che sta iniziando a piovigginare ma noi non ci muoviamo.
Una volta da soli passiamo la sera come tutte le altre volte. Una sigaretta, una chiacchierata, Bella che gioca. Lui concorda sul fatto che papà abbia capito che fumo.
- Impossibile, sono stata attenta! – dico io.
- Forse è proprio per questo che ha capito... o forse non lo sei stata abbastanza... fatto sta che hai perso, rassegnati ragazzina. Prima o poi l’avrebbe capito comunque, anzi hai la fortuna che oltre a quello non ti sta dicendo niente! – ribatte lui ridacchiando.
In quel momento veniamo sorpresi dall’acquazzone che si è sostituito ai lenti e distaccati schizzi d’acqua che scendevano dal cielo.
Corriamo a casa che ormai siamo zuppi. Io non tanto visto che ho il cappuccio, ma lui che aveva una leggera maglietta a scavi è fradicio.
Chiudiamo le finestre sparse per le scale, così stanotte non sbattono, una volta dentro casa lui ritorna a giocare all’x-box mentre io mi addormento con il pc sulle ginocchia e con un film a caso che si guarda da solo. Quando mi risveglio lui non c’è più, la camera è buia e il film è finito. Metto da parte il pc e torno a dormire.
***
Mi sveglio alle undici e mezzo. Papà è appena tornato, è uscito presto stamattina.
- Alzati ho portato gli ingredienti per il tiramisù. – dice mostrando la busta.
Lo ignoro continuando a leggere, stesa sul letto.
- Ho preso anche i Brezel. – a quelle parole mi alzo subito in piedi sul letto, scavalco Beatrix e corro in cucina. Brezel!
Ne mangiamo un paio ciascuno e dopo mi decido a mettermi all’opera per fare il Tiramisù. Sistemo tutti gli ingredienti. Beatrix non sta facendo niente, guarda solo la tv tedesca cercando di capire la trama dell’episodio di “How I met your mother” (E alla fine arriva mamma).
- Fai tu il caffè? – le chiedo mentre cerco una ciotola per la crema.
- No. – risponde, fino qui è tutto ok.
– Quando vuoi fare qualcosa devi fartela da sola! – continua. Mi blocco.
- Però visto che lo faccio per voi, potresti anche aiutare! – dico seccata.
- Allora non lo fare. – sbotta. Ora non è più ok.
- Va bene. – la vedo sorridere, come se avesse vinto. Il sorriso sparisce quando mi vede mettere le uova e il mascarpone in frigo, i savoiardi e lo zucchero nell’armadietto, la ciotola nel ripostiglio. Mi dirigo verso la camera mentre sento dirmi – Ci siamo svegliate storte stamattina eh? – la ignoro, inutile risponderle.
Torno a leggere mentre ascolto musica. Gianluca mi raggiunge per giocare con l’x-box. Non parliamo, sa che sono incazzata. Bè non proprio incazzata, però se sto così e mi assili peggiori solo le cose.
Infatti, quando la casa è vuota, prendo il telefono di casa per chiamare Siria e Alexia e intanto preparo il dolce freddo.
Quando tornano sistemo e mi rimetto a letto. Leggo, guardo un film.. non ho voglia di uscire, non esco neanche con Gianluca e il cane.
***
Ultimo giorno in Germania.
Mi sveglio tardi e dopo un’insalata fresca, ormai nel pomeriggio, ci decidiamo ad uscire. Ultimo giro all’Arcaden.
Passiamo prima dalla Kaufland per l’alimentari.
Più che altro cioccolata (bianca per Siria, ripiena al rum per Matt.. per Emis niente, tanto fregherà la mia fondente...) e infine.. i Marshmallow!
All’Arcaden prendiamo la mia bellissima tazza con su scritto “I LOVE ERLANGEN” (bellissima, ha la forma di quelle tazze di caffè all’americana, solo che è di ceramica e il coperchio in un materiale simile alla gomma) e altre tre tazze. Due termiche, una rossa e una blu per me e mia sorella (di due misure differenti, per scambiarle) e una tazzina decorata con le principesse per mia cugina Allise.
Finito quest’ultimo giro mia zia viene a prenderci con la macchina per andare a Beiersdorf, dove lavora come cameriera la zia e come cuoco LukeTre, per mangiare una pizza.
Io prendo una spinaci e gorgonzola, buona. Probabilmente niente in confronto con quella formaggio e ananas che, a quanto sembra, tutti i tedeschi adorano... comunque alla fine riaccompagniamo papà a casa e come da brave figlie che siamo io e Beatrix andiamo a divertirci anche per lui.
La zia e LukeTre ci portano a una discoteca, solo che non  ci fanno entrare... dopo scopriamo che era in corso una serata Gay...
Alla fine optiamo per un pub.. buona musica e buoni drink. Io in realtà mi limito a un Baileys, davanti a mia sorella e alla mia famiglia non bevo e non fumo, non do neanche l’impressione di farlo in privato.
Dopo, mia zia vuole fare un salto al McDonald’s... niente domande, non me le sono fatte neanche io. Io e Beatrix non mangiamo nulla, troppo sazie della pizza.
Torniamo a casa che ormai sono le due, impieghiamo una ventina di minuti per ordinare un po’ in giro ma alla fine rimandiamo alla mattina dopo.
***
La sveglia suona alle cinque e un quarto, facciamo tutto in fretta e alle sei siamo già in macchina diretti alla stazione.
Per andare a Monaco abbiamo deciso di prendere il treno, stavolta.
Arriviamo a Nurnberg alle otto, prendiamo la coincidenza e a Monaco prendiamo la metro che ci porta direttamente dentro l’aeroporto.
Il volo è alle undici e cinquanta e noi arriviamo alle dieci e cinque, perciò ci tocca aspettare. Facciamo colazione con un Brezel e una bottiglietta d’acqua di tre euro ciascuno. Decisamente cari.
Beatrix rimane di sasso quando passando per il check-in la donna scorbutica in tedesco dice un secco – Nein! – e la butta, ancora piena, nel bidone della spazzatura.
L’imbarco è seguito da un volo tranquillo, anche se l’atterraggio non mi è sembrato dei migliori. Arriviamo all’una e un quarto e ci tocca aspetta fino alle quattro a Roma per la “coincidenza”. (non dovrebbe essere a breve distanza?)
Comunque, alle cinque e venti arriviamo a Brindisi.
Prendiamo i bagagli ma ci accorgiamo che ne manca uno. Raggiungiamo Isobel e i suoi amici (sempre Cindy e David) che sono venuti a prenderci mentre papà e la sua “compagna” vanno a reclamare.
Aspettiamo in macchina. Quando arrivano ci dicono che a quanto hanno capito dev’essere rimasta a Roma e che col prossimo volto arriverà qui. Ci chiameranno Se Arriva. All’inizio non ci faccio molto caso.
Quando papà chiede a Beatrix cosa c’è dentro però mi viene quasi un infarto. Le tazze! (la Mia Tazza!)
La consapevolezza di essere in Italia mi colpì in quel momento.
E non per il bagaglio perso o per la Tazza, ma per il caldo e l’afa che mi ostacolavano il respiro.
- L’avevo detto di rimanere un’altra settimana. – afferma papà.
- Pure due. – ribatto.
- Caldo... – commenta Beatrix. Lei deve tornare a lavoro, per questo non siamo rimasti di più.
In macchina, dopo tanto tempo, ho di nuovo un attacco di iperventilazione che camuffo con dei sospiri profondi e dei gesti per farmi aria a causa del caldo. Ormai non mi venivano da parecchio. L’ultimo era stato prima di natale, per aver sentito quella di Amnesty a scuola parlare di quante mamme nel mondo muoiono ancora per il parto.
A casa mangiamo le polpette fatte da Lei... non la sopporto e questa settimana e mezzo lontana me l’avevo fatta del tutto dimenticare, quasi.
Il resto della giornata a riposare e ad aggiornare Siria. Domani vado da lei a distribuire cioccolata. A lei e a Matt.
Vado a letto tardi. L’insonnia si fa vedere già dalla prima notte, non è un bene.
Un sogno mi colpisce. Sono al centro di uno spazio bianco, a circondarmi come i punti cardinali trovo a sud mia mamma e Paul, a ovest Siria e Matt, a est Alexia e a nord Emis. Hai suoi piedi una catena, l’arma del mio personaggio nel libro che io e Siria stiamo scrivendo. Mi sento a disagio in tutto quel bianco. Come se non fosse il mio “elemento”. Ho la stessa sensazione di quando ho gli attacchi di iperventilazione. Mi guardo intorno e qualcosa mi dice che devo muovermi verso qualcuno. Che devo scegliere.
Il primo impulso è di andare verso mia mamma e Paul, lo seguo, ma Emis alle mie spalle mi corre incontro e mi frena con un abbraccio.
- Hai meno di sedici anni, non ti permetto di scegliere Quello ora. Credevo avessi più buon senso.. – sussurra al mio orecchio con la voce profonda di quando fa il serio.
Mi sento ferita da quell’affermazione, ovvio che Ho più buon senso... ma a volte non si ha la concezione di ciò che va bene e ciò che invece no.
Vedo Alexia, e un nuovo moto mi spinge a correrle incontro. Lo faccio ed Emis mi lascia libera di farlo. Ho la sensazione che stia ridendo.
Abbraccio Alexia e alle mie spalle sento un’altra presenza. Siria e Matt.
- Puoi scegliere lei come strada perché tanto Siria sceglierà te. – dice Matt ridacchiando maligno.
Emis rimane al centro, lì dove stavo io, lì dove mi ha fermata.
- Non hai scelto la catena di Alex.. – dice.
- Significa che non sono pronta? – chiedo.
- Questo l’hai detto tu, non io. – ancora criptico, come sempre.
Quando mi sveglio succede una cosa strana, il cellulare squilla ed è proprio Emis a chiamare.
- P-pronto? – rispondo.
- Apri, sono sotto casa. – mi precipito ad aprirgli la porta e lo accompagno fino alla mia camera. Beatrix dorme con Isobel nell’altra stanza e lui tra qualche ora sparirà da solo così com’è venuto, così come ha già fatto.
Nel letto ad una sola piazza stiamo stretti in cui, in più lui è molto più altro di me, per questo dobbiamo stringerci e accoccolarci.
Tremo per il freddo, anche se ci sono trenta gradi centigradi fuori, per questo mi stringe ancora più forte.
E sono tanto stanca, tanto che neanche mi accorgo di quanto dolcemente mi accarezza i capelli.
A farmi rilassare è Morfeo... anche se Morfeo, in questi casi, gli assomiglia tanto.
Fine Flashback
Togliendo di mezzo tutte le domande che mi assilleranno per tanto tempo, un’unica consapevolezza si fa strada dentro di me quel giorno.
Non è questa la mia casa. Non è questo il luogo che chiamerò Mai casa.
Andrò in Germania. Sarà dopo l’università, dopo la pubblicazione dei miei libri. Ma prima o poi, con la mia famiglia, andrò a vivere in Germania.
 
***Alexiandra***
Come avrete capito il personaggio di queste storie sono io, i miei amici e tutto il resto.
Commentate pure.
  
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