The died
Seduta su un
banco, guardando fuori dalla finestra, la sua mente vagava
sulle vette dell’Himalaya, in un centro commerciale
mentre comprava vestiti, a Napoli in una pizzeria. Sentì una voce, sembrava
provenire da un luogo così lontano, si svegliò dal suo torpore e si girò verso
l’amica che la chiamava. Ma che cavolo voleva?!?
Giunse presto la risposta al suo quesito. “Mi dai i compiti per domani?” chiese
sfacciatamente l’altra. I compiti?!? Quella tipa la
stava distraendo per una cosa così insignificante come i COMPITI?!? Maneggia alle papere! Si alzò di malavoglia e prese i
libri dallo zaino, porgendoli a quella svampita. Si risedette sullo stesso
banco di prima e ricominciò a vagare per il mondo, lasciandosi alle spalle
tutte le preoccupazioni. Dopo circa un’ora di completa
inerzia, finalmente suonò la campanella della fine delle lezioni, non un gran
cambiamento per Elisa: a casa sua non c’era nessuno e lei non aveva voglia di
mangiare. Si sarebbe semplicemente sdraiata sul letto, avrebbe fumato una
sigaretta e poi sarebbe entrata nel suo solito stato di semi-incoscienza.
Vagava ancora nei suoi pensieri, quando attraversando la strada una macchina la
investiva, facendola volare di molti metri. Ricadde in maniera scomposta
sull’asfalto: una gamba piegata in una posa innaturale, la bocca spalancata in
un muto urlo di dolore, gli occhi tristi di chi vuole ancora vivere e le
braccia avvinghiate al corpo, cercando di lenire il dolore che in quel momento
provava. Alcune macchine sbandarono per evitarla, senza capire l’inutilità di
quel gesto. Chi l’aveva investita era fuggito, una donna, forse un insegnante,
aveva chiamato un’ambulanza, ma la ragazza arrivò già
morta in ospedale. Le infermiere cercarono inutilmente i suoi genitori: erano
partiti per le Hawaii disinteressandosi completamente della figlia.
Dopo la notizia
del suo decesso, qualche compagno si rattristò per lei, o perlomeno finse
piuttosto bene. Dopo neanche qualche settimana tutti se ne scordarono, lei, l’isolata
utile solo per farsi passare i compiti d’italiano,
unica cosa in cui si poteva dire fosse veramente brava. Certo,
i genitori, al ritorno dal loro viaggio, la piansero, ma soprattutto si
erano tolti un peso. Bruciarono ciò che lei aveva scritto, cercavano di cancellarla
dalla loro mente, volevano ricominciare una nuova vita, senza un impiccio creatosi
tra loro troppo presto.
Così il ricordo di
quel piccolo genio si perse nel vento, mentre il suo corpo veniva sepolto sei metri sotto terra, con una dedica terribilmente ipocrita
sulla lapide. Questo il destino già scritto di una giovane scrittrice.
Questa storia l’avevo
già pubblicata con un altro account, ma ho deciso di
ripubblicarla!
Grazie a chi ha
letto! E mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate!