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Autore: Amy In Wonderland    25/06/2012    6 recensioni
Damon andato via da anni da Fell's Church, torna e incontra una vecchia conoscenza. Sarebbe bello, se avesse considerato un po' prima che gli umani invecchiano e la loro vita scorre...
One-shot schifosa e un po' deprimente!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm not Human. I'm not Young.







<< D’accordo, allora ci vediamo stasera! >> lo salutò raggiante, sporgendosi sul tavolo del bar per lasciargli un bacio a fior di labbra.

Lui la bloccò ridacchiando.

<< Mi raccomando, sii puntuale... almeno stasera! E’ il mio compleanno! >> le disse, piccato.

La ragazza s’imbronciò.

<< Non è colpa mia se non parte la macchina! E poi io sono sempre puntuale! >> brontolò, incrociando le braccia al petto.

<< Sì come no... Vai, sennò tua madre ti uccide! Le avevi detto che saresti tornata dopo massimo un’ora >> rise, lasciandole un bacio come saluto.

Lei si lasciò sfuggire una risata serena e, dopo avergli strizzato l’occhio, uscì a grandi passi dal locale senza accorgersi di essere seguita da due occhi neri come la notte ed estremamente confusi.

 

 

 

Damon non capiva.

Per prima cosa, non capiva perché stesse pedinando quella ragazzina.

Secondo di poi, non si spiegava perché provasse tutto quel bisogno di sapere, di comprendere.

Quella ragazza l’aveva notata dopo un po’.

Era al bancone del bar dove si riunivano solitamente tutti i liceali della città, era passato per caso e aveva deciso d’intrattenersi con la cameriera biondina che era davvero una delizia.

Sarebbe stata una caccia fantastica se un intenso odore di fragole non gli fosse arrivato ai sensi, facendogli tornare in mente un ricordo familiare.

Inizialmente non era riuscito a ricollegare immediatamente quell’odore a un ricordo ben preciso, ma quando si era girato e aveva visto quella ragazza le immagini erano tornate nitide.

Capelli rossi, i suoi stessi lineamenti, il suo stesso odore.

Aveva per un secondo pensato che fosse quella ragazzina dai capelli color fragola, quell’adorabile Uccellino che si era spesso divertito a stuzzicare, giocando sui sentimenti che la ragazza aveva sempre nutrito per lui. Quella piccola rossa che aveva salvato così tante volte per capriccio.

Ma poi l’aveva notato: curve più pronunciate, voce meno cristallina, zero timidezza e, soprattutto, la rossa era ancora un’adolescente.

Ciò era impossibile dato che erano trascorsi ben venticinque anni dall’ultima volta che aveva visto lei, Elena e tutta l’allegra banda.

Come ulteriore conferma aveva notato che gli occhi erano di un azzurro intenso, non di quel dolce miele fuso che lo aveva sempre fatto sentire strano.

E adesso, eccolo lì.

Pedinava quella ragazzina così simile alla sua streghetta e la gente lo avrebbe sicuramente preso per un maniaco se non si fosse nascosto sotto la sua forma di corvo.

La seguì continuando a chiedersi cosa diamine stesse facendo finché la ragazza non entrò in una casa.

L’abitazione sembrava una di quelle da “famigliola felice” americana. 

“Perfetto...” borbottò tra sé e sé.

Per qualche secondo considerò seriamente l’idea di andarsene e dirigersi verso Las Vegas, riprendendo il suo piano originario, ma la curiosità ebbe il sopravvento costringendolo ad appollaiarsi in una posizione strategica per sbirciare all’interno dell’abitazione.

 

 

 

<< Mami, sono a casa! >> l’allegra voce di Sophie la desto dal suo libro.

Si mise a sedere sul divano e si girò verso il corridoio dove la rossa le sorrideva raggiante.

<< Non dovevi tornare dopo un’ora massimo? >> la prese in giro, ridacchiando.

L’adolescente fece un sorrisetto divertito, scrollando le spalle e si avvicinò schioccandole un bacio sulla guancia.

<< Mi doveva confessare il suo amore! >> protestò, facendo ridere di gusto la madre.

<< E’ la stessa scusa che hai usato tre mesi fa! Comunque, la cena è pronta fra mezz’ora, vedi di sbrigarti a prepararti per uscire! >> le rispose, vedendola andare verso il bagno.

<< Sarò velocissima! >> disse la figlia, prima di rinchiudersi la porta del bagno alle spalle.

La madre scosse la testa ridacchiando: sua figlia le somigliava molto fisicamente, ma quella sfacciataggine era tutta del padre.

Posò il libro e andò in cucina ad accendere il fuoco per riscaldare il pollo.

Mentre aspettava che il sugo iniziasse a scricchiolare, un’ondata di potere la investì in pieno facendola sobbalzare.

Per istinto si arpionò al tavolo su cui era appoggiata e si guardò intorno confusa, tremando leggermente.

Ascoltò: totale silenzio disturbato solo dal rumore della doccia e dal fruscio del vento.

Si girò verso la finestra aperta, cercando di capire da cosa potesse essere provenuta quella scarica.

“Strano...” pensò dopo qualche secondo in cui non successe nulla, “Devo essermelo immaginato...”.

Fece per uscire dalla cucina per andare a controllare che Sophie stesse bene, ma una strana sensazione la pervase.

Conosceva già quella sensazione di pericolo, era estremamente familiare, troppo familiare. Era da anni che non la provava.

<< Pensa un po’... ti sei data da fare, eh Streghetta? >>.

Bonnie quasi non morì d’infarto.

Quello non se l’era immaginato!

Si girò con uno scatto verso la finestra e, quando i suoi occhi castani incontrarono quelli di pece, una marea di emozioni la investirono, tormentandola in una tempesta di devastazione.

Non riusciva a dire nulla.

Sentiva l’aria che le premeva sul diaframma, spingendo su di esso come un grumo di parole che fa pressione per uscire. Aveva la bocca aperta, sia per la sorpresa sia perché avrebbe dovuto dire qualcosa, ma semplicemente non sapeva cosa dire.

Le sue emozioni, i suoi pensieri, tutta se stessa era concentrata su un unico nome che si era obbligata di dimenticare ormai da molto tempo: Damon Salvatore.

D’altro canto il vampiro non faceva niente per rompere il silenzio.

Anche se non era rimasto a bocca aperta, anche se sembrava apparentemente indifferente, la sua espressione tradiva un certo sconcerto. Continuava a osservarla con incredulità.

<< Sei... diversa. >> notò, guardando ogni singolo tratto del corpo della donna che gli stava davanti. Era quasi... deluso. E sorpreso.

Beh, che si aspettava? Gli umani crescono, muoiono, invecchiano...

<< Damon... >> un sussurro flebile, impercettibile a qualsiasi orecchio umano, uscì finalmente dalle sue labbra.

Era bellissimo. 

Ovviamente non era cambiato di una virgola, ma lei era comunque sorpresa: ritrovarselo lì, bello e dannato come venticinque anni prima, faceva male... tremendamente male.

Ciò che la sorprendeva di più era che per tutto quel tempo ne aveva avuto un ricordo talmente nitido che le sembrava di averlo avuto accanto a lei in ogni istante.

Si ricordava ogni lineamento, ogni tonalità di nero dei suoi occhi, ogni pagliuzza argentata, la forma delle sopracciglia e di quella bocca sensuale che aveva agognato per anni, ogni espressione. Perfino il tono della voce si era conservato perfettamente nella sua mente.

Come faceva lei, che a malapena ricordava cosa avesse mangiato a colazione, a tenerlo in mente così bene, come se non se ne fosse mai andato?

“Ma se n’è andato” si ricordò, con una fitta di dolore.

Il silenzio che era caduto risultava imbarazzante.

Ciascuno dei due era impegnato a guardare bene l’altro.

Bonnie decise di mettere da parte tutte quelle emozioni e quel dolore interrompendo il silenzio.

Sorrise delicatamente - quel sorriso da bambina che le era sempre appartenuto, notò Damon - e si tocco un boccolo imbarazzata.

<< Come... >> si schiarì la voce, roca per l’emozione, << Come mai sei qui? >>.

Fantastico. Venticinque anni che non lo vedeva e quello era tutto ciò che le era uscito?

“Bel lavoro, McCullough” si complimentò da sola con se stessa, facendo ghignare per un millesimo di secondo Damon.

Il vampiro ancora era spiazzato dalla visione di quell’Uccellino così cresciuto, così donna... così invecchiato...

“Perché non l’ho trasformata?” si domandò involontariamente, cogliendosi di sprovvista.

<< Passavo per vedere come se la passasse l’allegra brigata. Ma ve ne siete andati tutti... o quasi >> gli rispose.

Bonnie annuì.

<< Elena e Stefan si sono trasferiti in Francia, mentre Meredith è andata a vivere in Scozia con Alaric. E Matt... >>.

<< E’ il padre di lei vero? >> scattò Damon con fare pensieroso, facendo un cenno verso la foto alla sinistra della rossa.

Non era idiota, aveva capito che quella ragazza che aveva seguito prima era la figlia e, se non ricordava male, i suoi occhi erano identici a quelli di Mutt. 

Una fitta di amarezza lo colpì: credeva di essere stato cristallino prima di andarsene!

Bonnie sorrise leggermente.

<< No, Matt si è sposato e vive in una cittadina qui vicino. Ogni tanto ci sentiamo... >> spiegò.

Damon si rilassò: uno in meno da uccidere.

Prima di andarsene era stato chiaro con Mutt riguardo a cosa non doveva fare, per esempio corteggiare il suo pettirosso.

Il vampiro si appoggiò alla parete con una spalla e incrociò le braccia al petto.

Sentiva la rossa guardarlo con devozione, non trattenne un sorriso compiaciuto.

Bonnie mosse incerta qualche passo verso di lui.

Voleva toccarlo, essere sicura che fosse vero e non un altro dei suoi sogni.

Quando Elena aveva scelto Stefan e si era lasciata trasformare, lui era sparito improvvisamente, come fosse stato un sogno.

Se il dolore che provava non fosse stato così forte, Bonnie avrebbe avuto il dubbio di non essersi immaginata quella creatura così perfetta.

Con una mano tremante raggiunse il viso dell’eterno ventitreenne, sentendo la sua pelle liscia e ghiaccia sotto i polpastrelli.

Una lacrima involontaria le rigò il volto.

Damon chiuse gli occhi e la lasciò fare, conscio solo in quel momento del dolore che le aveva causato andandosene.

Si godé quella pelle così morbida a contatto con la sua e, per un secondo, immaginò che non fosse cambiato nulla, che quello fosse il suo adorabile Uccellino ancora adolescente e immaturo.

Aprì gli occhi dopo quello che sembrò essere un’eternità, quando le mani di lei erano scese sul suo petto, e ritrovò il suo volto a una distanza minima.

<< Che ne è stato di te, Damon? >> soffiò Bonnie.

Damon la guardò per qualche secondo, confuso. 

Cosa doveva risponderle? Che aveva passato quei venticinque anni a sfogare la rabbia di non essere stato scelto di nuovo? Di essersi dimenticato ancora una volta della sua umanità? Di essersi divertito uccidendo vergini innocenti e sconvolgendo famiglie?

Come lo avrebbe guardato poi, il suo Uccellino?

Il silenzio valeva più di mille parole e Bonnie si ritrasse, delusa.

<< Oh, andiamo Streghetta... cosa ti aspettavi? Che mi fossi unito ai corpi di pace? >> domandò scettico di fronte alla sua palese delusione.

Bonnie le rivolse un sorriso amaro.

<< Non mi sono mai aspettata nulla da te, Damon. Ho smesso di farlo da quanto te ne sei andato e non hai pensato neanche per un secondo che, nonostante Elena non ti avesse scelto, io ti avrei scelto... sempre... >> confessò, spegnendo il fuoco del fornello ed evitando di guardarlo.

Non sapeva perché avesse detto quelle cose, ma sentiva un bisogno represso e latente dentro di lei da troppo tempo. Erano così tante le cose che avrebbe voluto confessare al vampiro prima che se ne andasse. Ma lui non le aveva dato neanche l’occasione di salutarlo!

Sentiva i suoi occhi su di lei, ma il silenzio si era fatto pesante.

Dopo qualche secondo si senti prendere i fianchi con dolcezza e sentì il suo respiro sul collo.

Chiuse gli occhi, reprimendo il dolore che minacciava di uscire.

<< Ma questo l’ho sempre saputo, Uccellino. Solo che avevo dato per scontato che mi avresti aspettato... sempre, qualsiasi cosa fosse successa... >> le sussurrò, capendo per la prima volta di aver dato per scontato troppe cose.

Bonnie chiuse gli occhi e si concentrò: dolore, dolore e ancora dolore! Solo questo lui le sapeva procurare! E cosa faceva?

La biasimava per non averlo aspettato? Per essersi innamorata di un altro e aver messo su famiglia?!

<< Beh, ora è tardi >> sbottò, divincolandosi con un certo disappunto dalla sua presa.

Damon non replicò, osservando per la prima volta la fede nuziale che la donna aveva al dito: sì, era troppo tardi.

“Saresti stata una bellissima vampira, Uccellino”.

<< Te ne sei andato senza nemmeno salutare! >> lo rimproverò con rancore, lasciando che una lacrima le solcasse il viso.

Damon le si avvicinò e, dopo averle preso il viso tra le mani, l’asciugò con il pollice.

Osservò con più attenzione il suo viso. Nonostante i suoi probabili quasi quaranta anni, era ancora una bellissima donna. Fiera, orgogliosa e ancora a tratti bambina.

<< Sono stato troppo egoista. Un bacio di addio te lo eri proprio meritato, Uccellino >> disse, biasimandosi da solo.

Osservò le labbra: nonostante il matrimonio, erano ancora un bocciolo di rose che aspettava di essere colto... colto da lui.

Si avvicinò con lentezza, sentendo il corpo di Bonnie irrigidirsi.

<< Potrei farmi perdonare ora... >> propose con dolcezza.

Bonnie chiuse gli occhi: non lo avrebbe di certo fermato, anche se era tremendamente sbagliato.

<< Mamma, mi vesto e poi mang- >> la ragazza entrò in cucina in accappatoio, interrompendo quel momento.

Bonnie diede automaticamente una spinta al vampiro, facendolo scansare giusto in tempo e rivolgendo alla figlia un sorriso tirato.

<< Chi è? >> domandò lei, guardandolo diffidente. 

“Che caratterino impertinente!” pensò con disappunto Damon.

<< E’-è... il... figlio... fratello di Stefan, tuo cugino Stefan! >> le spiegò lei.

Era così che le aveva presentato Stefan un anno prima: suo cugino, con la sua adorabile fidanzata Elena.

La ragazza corrugò le sopracciglia, guardandola con sconcerto.

<< Stefan ha un fratello? >>.

Bonnie annuì tentando di essere convincente.

Damon, dal suo canto, osservava quella ragazza impassibile, in maniera quasi inquietante.

Lei gli si avvicinò.

<< Piacere, Sophie >> gli porse la mano e lo guardò.

Damon rimase ad ammirarla: non era niente male.

Assomigliava tremendamente a Bonnie, anche lo sguardo era il suo.

<< Damon >> rispose, stringendole la mano con charme.

Lei gli sorrise. Un sorriso mozzafiato... Anche quello era uguale a quello di Bonnie.

La madre della ragazza, vedendo il modo interessato con cui Damon guardava Sophie, si mise tra i due coprendola dagli occhi del vampiro in un atteggiamento protettivo completamente nuovo agli occhi del moro.

Sophie rimase di stuccò e guardò interrogativa la madre.

Questa le riservò uno dei suoi dolci sorrisi che la facevano sciogliere.

<< Tesoro, vai a vestirti! Non vorrai arrivare tardi! >> l’ammonì bonariamente.

Lei sorrise a sua volta e s’incamminò verso la camera salutando educatamente Damon che rispose con un semplice sorriso sghembo.

<< Te ne devi andare! >> ordinò fermamente Bonnie, non appena Sophie fu uscita dalla cucina.

Damon inclinò leggermente la testa di lato, con uno sguardo acceso dal divertimento.

Quello era uno sguardo da predatore.

“Non mi conviene provocarlo...” pensò, ma i suoi istinti da madre avevano la precedenza.

<< E perché? Sono anni che non ci vediamo e tu mi cacci così? Non sarai per caso gelosa, Streghetta... >> Insinuò atono.

Stava ancora pensando alla ragazzina.

Era molto invitante... Se non fosse stato per gli occhi! Quegli occhi così azzurri avevano un non so ché di sbagliato. Di profondamente sbagliato.

<< Non essere idiota, Damon! Come potrei mai essere gelosa di mia figlia?! E comunque, perché qui non c’è più niente per te >> lo informò.

Damon rimase per qualche istante spiazzato dalla cruda verità di quelle parole.

Era vero: lì non c’era più niente per lui.

Damon incrinò il suo volto in un sorriso amaro.

<< Peccato... >> commentò. << Niente male... la bambina... >> aggiunse.

Vide distintamente la rossa irrigidirsi sotto i suoi occhi. Non per paura, ma per rabbia e forse per un pizzico di gelosia.

<< Vattene via di qui, ora >> disse gelida, rivolgendogli un’occhiata penetrante.

Damon guardò affascinato quella reazione, quella dimostrazione di affetto materno, quando improvvisamente capì cosa significasse.

Bonnie proteggeva quella ragazzina.

Se proteggeva non aveva bisogno di essere protetta perché ormai era diventata forte.

E se non la poteva proteggere lui... lui non aveva più nessuno da proteggere, nessun Uccellino!

Non trattenne una smorfia a quel pensiero, iniziando a vedere davanti a sé un’estranea.

Eppure, qualcosa doveva pur essere rimasto del suo Uccellino... no?

Un guizzo malizioso passo negli occhi del vampiro, guizzo che a Bonnie non sfuggì.

Con lentezza calcolata e sguardo intenso, Damon si avvicinò alla strega attirandola per i fianchi a sé e pian piano annullò le distanze fino a sfiorare le sue labbra.

<< Un bacio di addio non ce lo diamo? >> soffiò, aspettando.

Ciò che attendeva con trepidazione arrivò.

Sentì distintamente la pelle di lei accaldarsi fino a che non arrossì.

Ecco. Allora c’era ancora il suo Uccellino!

Sorrise soddisfatto e fece per baciare la donna, irrimediabilmente attratto dal suo odore, quando un rumore di chiavi che girano nella serratura attirò la sua attenzione.

Sentì dei passi da uomo che entravano in casa, mentre Bonnie s’irrigidiva e lo spingeva via ancora una volta.

Damon indietreggiò fino a nascondersi dietro un mobile.

Vide un uomo moro entrare in cucina e salutare Bonnie, ancora rossa in viso, con un bacio tenerissimo. 

L’uomo uscì immediatamente per andare a posare le borse da lavoro.

Quando Bonnie si girò, trovò Damon intento a fissare il vuoto mentre non riusciva a evitare una profonda sensazione di fastidio.

Quello lì aveva gli occhi di un azzurro molto intenso, identico a quelli della ragazza.

Il vampiro lanciò uno sguardo fugace verso la rossa, sentendo i passi del marito avvicinarsi nuovamente alla cucina.

Sorrise mesto.

<< E’ un vero peccato, dolcezza! Mi rendo conto solo ora di quanto avremmo potuto divertirci se fossi rimasto ancora un po’ qui... Sono davvero mortificato! >> affermò.

Era vero la verità: avrebbero potuto divertirsi da morire loro due insieme. Peccato che Elena in quel periodo gli avesse totalmente rubato il cuore.

Fece per andarsene, quando aggiunse: << Comunque, continuerò a proteggere te e la ragazzina, qualunque cosa abbiate bisogno. Ma per quello lì non muoverò mai nemmeno un dito! >> la informò serio, per poi trasformarsi in corvo e volare dalla finestra lontano da quella casa.

Sì, era stato uno stronzo e sapeva bene di aver ferito Bonnie da morire. Eppure aveva sentito il bisogno di riscattarsi, di marcare il territorio ancora una volta.

Peccato che quel territorio non fosse più suo.

Planò, mentre sentiva le sue piume accarezzate dall’aria fresca.

Se solo lei l’avesse aspettato... Se solo non fosse stata umana... In quel caso avrebbe potuto risolvere tutto.

Ma ormai aveva vissuto gran parte della propria vita. Non era il fatto che sembrasse più grande di lui di almeno dieci anni, perché comunque la streghetta se li portava veramente bene.

Il fatto era che sarebbe stato fin troppo crudele strapparla da quella vita che si era costruita con così tanti sforzi.

Un’occasione persa, pazienza! Ne esistevano a palate di donne al mondo!

Eppure un pensiero continuava a tormentarlo. Infatti, Damon aveva capito cosa non andasse negli occhi della ragazzina: erano troppo poco neri.







*Angolo autrice *

 


Che è ‘sta roba?! Boh, bella domanda ahah

Mi dispiace di avervi fatto perdere tempo a leggere questo schifo qui, ma ormai è troppo tardi ^^’’

Beh, dato il modo in cui stanno andando i libri, penso che il Donnie sarà moooolto difficile che avvenga! Quindi bisogna accontentarsi delle ff che, a volte, sono molto meglio dei libri stessi! 

Comunque, prendendo la piega dei libri, mi sono immaginata cosa avrebbe trovato Damon nel tornare a Fell’s Church dopo un po’ di anni.

Credo che troverebbe solo rimpianti, tra cui ovviamente la sua Streghetta.

Il finale mi è uscito così XD pensate che l’ho scritta in poco tutto di seguito e quindi ciò è venuto fuori! Ma un Damon Salvatore stronzo ci stava tutto, no?

Beh, one-shot orribile e anche abbastanza deprimente! 

Mi vado a sotterrare da sola!

 

 

 

 

 

   
 
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