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Autore: Giulia Keeps    25/06/2012    1 recensioni
Avete mai pensato come sarebbe se Kurt e Blaine vivessero in Italia? L'ho scritta in uno sclero durante gli esami, quindi la mia sanità mentale era al limite!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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An (Un)Usual Italian Story
 

Wide Awake

DRIIIIIIIIN                                           DRIIIIIIIIN
“Fottuta sveglia del primo fottuto lunedì del fottuto  anno scolastico”
Ecco come iniziò il primo giorno di scuola di Kurt Hummel. Hummel? Kurt? Che razza di nomi sono?-direte voi-. Sono nomi americani, come il ragazzo. Un ragazzo trasferitosi in Italia(Bologna, precisamente)  all’ età di  13 anni, ossia 5 anni fa. Trasferitosi qui da Lima, piccola cittadina dell’ Ohio, a causa di un nuovo lavoro del padre come manager e di alcuni parenti materni del Bel Paese.  E voi a questo punto aggiungerete: “Ma come, un ragazzo, figlio di un manager, italo-americano, in Italia sarà sicuramente popolare”



SBAGLIATO
Kurt era all’ apparenza un normale ragazzo, né troppo popolare né uno sfigato totale. Uno di quei normali ragazzi  che si tengono i pantaloni sotto le mutande, che ascoltano J-Ax e che ridono come dei deficienti per selle cavolate. Attenzione però, all’ apparenza. In realtà Kurt era un ragazzo sensibile, ma con una personalità esuberante, a cui piacevano i ragazzi, i balzer di Alexander McQueen ,Vogue e Barbra Straisand. Ma questo lato di sé era suo, solo suo e della sua mamma venuta a mancare dieci anni prima. Nessuno sapeva chi era. Tutti i professori, la famiglia, gli amici e i compagni pensavano che lui fosse uno di quei soliti ragazzi che si uniscono alla massa per non essere emarginati. Questa era la cosa che gli faceva più paura: l’ emarginazione. L’ essere emarginato per essere un po’ meno abbronzato degli altri e un po’ più appassionato di moda e di  musicals. Insomma, per essere quello che è.  Ma lui sapeva che doveva resistere. COURAGE era la sua parola d’ ordine. Quella che aveva scritto sul suo diario segreto che nessuno, all’ infuori di sua madre, poteva leggere e condividere con lui. Perché, forse può sembrare una cosa stupida, ma lui con sua madre ci parlava. Piangeva con lei quando sentiva di essere troppo stressato e  rideva con lei quando ascoltava Get Happy/Happy Days are Here Again e si immaginava di cantarla con lei indossando gli stessi vestiti di Judy e Barbra.
 
Tornando alla nostra giornata, il nostro Kurt aveva spento la sveglia del suo I- Phone –essere benestante era l’ unica, o forse una delle poche, cose belle di suo padre- e si avviò verso il bagno. Aprendo lo sportello  guardò le creme della Yves Saint Laurent che aveva comprato quando era andato con Mercedes a fare i suoi primi acquisti decenti. Perché all’ infuori di sua madre, Mercedes era la persona che sapeva più di lui. Non sapeva tutto tutto, ma sapeva che era gay e che aveva una sfrenata passione per le cravatte a pois. Era la sua migliore amica, la sua shop-amica e la sua confidente. Con certi limiti, si intende. Ma sapeva aiutarlo, come quando su twitter aveva ritwittato dei post di  Vogue e dei suoi “amici” avevano iniziato a chiamarlo gay, nell’ ignoranza più totale. In quel caso Mercedes era arrivata subito a casa Hummel e avevano preso un Diretto in direzione di Milano. Tre ore dopo erano da YSL a comprare una crema idratante per pelli sensibili e un abbronzante  in polvere.  Perché Kurt tutte le mattine, e così anche quella mattina del 19 settembre, metteva  qualche granello di terra nella sua crema e se lo spennellava sulla faccia e sul collo, camuffandolo così bene da sembrare assolutamente naturale. Insomma, essere uno degli iscritti più attivi di Clio doveva pur servire a qualcosa!
 
Dopo la sua routine mattutina, e dopo essersi vestito come non voleva Kurt uscì e prese il 57. La scuola non era distante da lì, ma lui preferiva prendere l’ autobus.  Durante quel tragitto di pochi minuti adorava ascoltare gli ultimi successi di Celine, camuffati sotto gli ultimi di Pitbull o Fabri Fibra.
Arrivato a scuola vide subito Mercedes (come si potevano non notare le sue nike dai colori radioattivi???) e la salutò con un cenno senza darle troppa importanza. Quest’anno aveva deciso di mantenere un profilo basso, come sempre del resto. Dopotutto, gli mancavano solo 2 anni di superiori e poi sarebbe potuto andare nella sua amata New York, a frequentare la sua amata NYADA,  cosa che sognava da quando aveva percepito l’ atteggiamento dei ragazzi italiani verso quelli come lui.
Suonò la campanella e fece per andare in classe quando lo vide. Era  bello, con i ricci neri,gli occhi color miele e un sorriso(e anche un sedere, volendo)  invidiabile. Era vestito con una felpa e una tuta, e aveva un paio di RayBan rosa che usava per scherzare con delle ragazze intorno a lui. Kurt pensò ke non lo conosceva, ma non era né un primino né uno nuovo, lo aveva già visto da qualche parte. Non si sa per quanto tempo si fermò a guardarlo, ma abbastanza perché lui si alzasse e si diresse verso di lui.





SCLERO TIME
Devo ritornare sull'Isola che Non C'è o posso restare ancora un pò su questo crudele mondo?
Anyway, io sono Giulia, Trilly o JC(ma ho 3000 soprannomi) e questa è la mia prima fanfiction, quindi per favore siate buoni con una piccola fatina a corto fi polvere magica come me.
Hope you enjoyed!
PS. Non ho ne FB ne Twitter, ma se volete questo è il mio  profilo di Glee Italia, un paradiso terrestre che vi consiglio di visitare



























  
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