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Autore: Sa_MiLow    25/06/2012    0 recensioni
La storia del Gesù della Periferia, di St. Jimmy e di Helena si incrociano in una scuola statunitense ai margini della periferia. Cattive abitudini e buone intenzioni con la colonna sonora dei My Chemical Romance
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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*Una collaborazione tra me e  Roxanne, idea uscita durante uno svarione su facebook. La storia è descritta per punti di vista: Helena (scritta da me) e Jesus e Jimmy (scritti da Rox). *
You're just a sad song with nothing to say About a lifelong wait for a hospital stay Well if you think that I'm wrong, This never meant nothing to ya
I spent my high school career Spit on and shoved to agree So I can watch all my heroes Sell a car on tv”
Questa era la mia colonna sonora...una voce graffiata e segnata dalla sofferenza e dalla rabbia di un'adolescenza passata in solitudine tra gli insulti di tutti. Era la mia droga:quell'uomo, quel gruppo erano la mia droga. Mi continuavo a chiedere come diavolo facesse a sapere come mi sentivo, come poteva in ogni singola canzone descrivere un momento della mia vita, un sentimento che stavo provando. Era quasi magico e a me quella magia piaceva da impazzire.
Ora penserete che fossi la solita ragazzina stupida che ascolta i My Chemical Romance e che è innamorata del cantante. Nulla di più sbagliato. La mia vita non era esattamente quello che uno può considerare la vita perfetta anzi avrei fatto volentieri cambio con una di quelle ragazze che si dicono depresse e poi hanno un padre e una madre accanto in ogni momento della propria vita.
Io un padre non lo avevo più da quando avevo 8 anni, se n'era andato di casa ed io ero piccola e neanche mi ricordo che faccia abbia. L'ho sognato a volte...quando tutte le mie amiche raccontavano meraviglie dei loro papà. Quando si toccava quest'argomento io di solito abbassavo gli occhi e facevo finta di nulla.
Mia madre è come se non esistesse, lavora tutto il giorno per poter mantenere me e Jeremy, mio fratello maggiore. In casa non c'è mai, le faccende le sbrighiamo noi anche se il rapporto tra me e mio fratello non è mai stato dei migliori, sarà perchè io ho 17 anni e lui 23...mi ha sempre trattata da bambina ed io bambina non mi ci sento più da anni e anni ormai.
L'unica persona che per me è più di un fratello è Seth, il mio migliore amico. Mi è sempre stato vicino in ogni situazione e non so come avrei fatto senza di lui in tutti questi anni. Quest'anno però anche lui mi dovrà abbandonare poiché i suoi si trasferiscono in un altro stato. Nel momento in cui me lo disse il mio cuore cadde a pezzi senza possibilità di essere riparato: ero da sola e avrei dovuto affrontarlo.
-ti prometto che verrò ogni volta che posso- mi disse lui ma quelle erano solo e unicamente parole. Non sarebbe tornato molto presto e anche se l'avesse fatto avrebbe resistito per qualche tempo, poi le nostre strade si sarebbero divise per forza. Finiva sempre così quando c'erano dei chilometri a separare le persone.
Quello che mi accingevo ad affrontare era il primo giorno di scuola, in un liceo in cui non avevo neanche un volto amico, in cui c'erano quelli che mi avevano lasciata sola perchè troppo povera o perchè fuori moda. Era la fiera della popolarità e io non avevo ricevuto l'invito a partecipare. Mi alzai controvoglia e mi guardai allo specchio del bagno: “Helena, sei un disastro completo” pensai. I capelli neri lunghi e un tempo lisci erano tutti arruffati dal sonno e il ciuffo non esisteva più, gli occhi azzurri erano contornati da occhiaie poco carine e il colorito era più vicino a quello di un morto che a quello di una ragazza diciassettenne. Cercai di domare i capelli pettinandoli e raccogliendoli in una specie di codino morbido, coprii le occhiaie con del trucco e una buona dose di matita nera e passai ai vestiti: una t-shirt a righe e un paio di jeans. Scesi a far colazione.
-buongiorno sgorbio, guarda che non è mica halloween- esordì Jeremy
-mmm...- risposi, ero abituata ai suoi commenti molto simpatici...mi cucinai due toast con le uova e mangiai più veloce che potei, non per la fretta di andare a scuola ma per la fretta di togliermi mio fratello di torno.
-vado a scuola, ciao- dissi veloce e mi fiondai fuori con l'mp3 a palla
You're not in this alone Let me break this awkward silence Let me go, go on record
Be the first to say I'm sorry Hear me out, Well if you take me down Or would you lay me out And if the world needs something better Let give them one more reason now”
Proprio come le torri gemelle a cui questa canzone è ispirata la mia vita stava crollando a pezzi. Avevo bisogno di un appiglio, un qualche salvataggio, qualcuno che mi dicesse che non ero poi così sola come credevo, ma non c'era. Camminai piano per le strade di Los Angeles, presi il bus che mi avrebbe condotta a scuola con tutta calma. La mia zona non era un granchè da girare a piedi, neanche a quell'ora del mattino, la odiavo! Arrivata a scuola vidi tutti gli studenti assiepati in gruppetti intenti a raccontarsi le avventure estive: ragazze conquistate, sogni infranti e realizzati, tintarelle evidenti e preziosi souvenir. Io non avevo nulla e nessuno a cui raccontarlo. Mi diressi in segreteria a prendere il numero di armadietto e l'orario delle lezioni. Era deserta, tutti erano ancora fuori. Mi avvicinai al bancone e chiesi ciò di cui avevo bisogno. Sentii la porta aprirsi e mi voltai d'istinto, un ragazzo più o meno della mia età entrò e si sedette in attesa del suo turno. Una cosa mi colpì di lui: era un punk. La segretaria mi diede orario e numero di armadietto e me ne andai senza fare molto caso a quel ragazzo. Sentii solo il suo nome, particolare per un ragazzo di quell'età: Jesus. Andai all'armadietto e mi ci appoggiai contro per farmi forza. Lo aprii e vi infilai i libri che mi ero portata dietro. Quando lo chiusi per poco non mi venne un infarto. Un ragazzo era appoggiato con la schiena agli armadietti proprio di fianco a me e non me ne ero accorta. Sussultai per la sorpresa -ciao- disse lui -non volevo spaventarti- aveva un sorriso beffardo in volto, tra il malizioso e il “cattivo ragazzo”. Ne rimasi ipnotizzata. -non mi hai spaventato, solo non me lo aspettavo- risposi pronta. Era visibilmente un punk, jeans stretti, rotti in più punti con spille da balia e toppe su tutta la gamba, anfibi, una t-shirt bianca strappata sulle maniche disegnata a mano, capelli lunghi a coprire appena le orecchie spettinati, occhi verdi e piercing al labbro. “Decisamente un bel ragazzo” mi trovai a pensare.
-scusa, sono nuovo, non è che mi dai una mano- chiese
-certo, che ti serve?- sorrisi sforzata
-beh, dov'è l'aula magna??- il primo giorno c'era sempre il discorso introduttivo
-infondo a questo corridoio, quelle due porte più grandi danno sull'aula magna-
-oh, grazie- si avviò poi si voltò sorridendo -comunque io sono Jimmy, piacere di conoscerti-
-io sono Helena- disse la ragazza ricambiando il sorriso.
-che nome particolare!- esclamò lui
-beh...era il nome di mia nonna...- dissi un po' imbarazzata. Non sapevo se il suo era un apprezzamento o un insulto.
-figo! Ascolta mi accompagni? Tanto penso che l'introduzione pallossissima te la dovrai sorbire pure tu...almeno mi fai compagnia!- sorrise
-ok...- chiusi l'armadietto e gli feci strada. Non sapevo perchè non mi fossi fatta problemi ad accettare il suo invito ma con in lui vedevo qualcosa che mi attraeva.
Spinsi la porta di sinistra -benvenuto all'inferno- dissi sarcastica.
-L'inferno è casa mia, baby- disse quasi serio. L'aula era semideserta. Tutti erano ancora fuori a parlare delle vacanze mentre alcuni ragazzi erano già seduti in punti isolati della sala. Ci sedemmo in penultima fila. Jimmy si stirò e alzò le gambe poggiando i piedi sulle poltrone davanti e incrociò le dita dietro la testa.
-comodo??- dissi ironica
-mmmh potrebbe andare meglio se avessi un cuscino! Svegliarsi alle 7 di mattina è una tortura per me- sbadigliò
-a chi lo dici!! preferirei dormire tutto il giorno- lui rise
-sei una tipa casalinga??-
-no...solo non ho molti amici con cui uscire- d'oh! Perchè gliel'avevo detto??
-uh...allora esci con me un paio di volte! Ti mostrerò la bellezza delle uscite serali...- ci pensò un po' su <
-mmh...- non mi fidavo -declino l'invito-
-non era un invito! Era un ordine, ragazza mia!- lo guardai storto
-mica sto ai tuoi ordini, chi cazzo ti conosce??- cercai di sembrare il più scazzata possibile ma lui scoppiò a ridere, notai il piercing alla lingua e per un attimo rimasi a fissarlo.
-calma, calma! Allora te la pongo come sfida! Se riuscirai a starmi dietro per un giorno intero avrai un premio! - sorrise beffardo
-che premio, scusa?? - dissi preoccupata
-quello che vorrai...me lo dirai se vincerai!-
-tutto quello che vorrò??- chiesi sorpresa
-tutto!- abbassò il tono e mi fissò dritto negli occhi.
-e quando sarebbe questa sfida??- incrociai le braccia
-mmh...da ora!- si sciallò sulla sedia -mi sto rompendo i coglioni qui...- prese la sua borsa a tracolla e ne fece uscire una lattina di birra economica.
-che fai?? sono le 8 di mattina!- lo guardai preoccupata
-ahhahah mi sa che qualcuno qui sta per perdere la sfida prima ancora di iniziarla!!- lo guardai malissimo e gli strappai la birra di mano buttandone giù una gran sorsata. Lui mi guardò stupito e se ne aprì un'altra -è tua!- disse ridendo.
La strinsi tra le mani guardandola come se volessi trasformarla in caffè ma non funzionò così pensai “chissene” e continuai a berla.
Tutti erano entrati in aula magna dopo una decina di minuti.L'aria s'era fatta ricca di rumori e di profumi intensi.
Il direttore salì sul piccolo palco creato per l'occasione e iniziò a parlare e parlare raccontando le regole del liceo, il programma per l'anno nuovo e tutte le altre cose inutili. Jimmy ed io ridemmo per la maggior parte del tempo. Le sue battute sul direttore e i vari professori mi facevano morire nonostante cercassi di restare seria. La birra in più iniziò a fare effetto rendendomi leggera. Stavo per morire dal ridere.
Le due ore volarono per me ed in breve tutti si stavano alzando ed uscendo.
Mi alzai anch'io ma non feci in tempo a fare un passo che m'inciampai sulla gamba di una sedia e stetti per cadere quando Jimmy mi afferrò.
-ehi, già ubriaca piccola?-
-ma che dici?? mi sono inciampata sulla sedia!- in effetti un po' mi girava la testa
-ok>> rise <
-mmm...si...te lo concedo!-
-adesso??- chiese lui
-beh io avrei inglese- dissi diretta al mio armadietto
-inglese??- alzò un sopracciglio -non sarebbe più divertente uscire nel parco?? c'è il sole!- si appoggiò agli armadietti con la spalla
-no...è il primo giorno! Dobbiamo seguire! Tu che lezione hai??- lui tirò fuori dalla tasca un foglio tutto stropicciato
-hmm...inglese anch'io...possiamo rendere interessante queste altre due ore...-
  
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