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Autore: Aeternum    26/06/2012    2 recensioni
"...mi chiedo come sia possibile che il mondo a diciassette anni sembri così dannatamente vasto che pare che tutte le emozioni possano scivolare via, perdersi in questo immenso niente che racchiude la vita." (cit.)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Considerato che è il mio primo lavoro... per cortesia, non siate troppo cattivi..
ps: il ragazzo del testo è un diciassettenne, non io .-.




Le orecchie bruciano. Bruciano per il troppo rumore. In silenzio resto, mentre la musica mi fa da sfondo rompendo ogni mio schema mentale, lasciando il vuoto dietro sé. Nella mia mente ritrovo solo parole, parole vuote e prive di senso, parole che si mischiano ai testi di questa musica che non ha niente a che vedere con quello che invece sento dentro.
È tutto così strano, così assurdo, così… non lo so. Forse dovrei alzarmi dal letto e spegnere lo stereo, ma non ne ho voglia. Ho il cranio talmente vuoto che se mi alzo ho paura di mettermi a galleggiare per la stanza come un palloncino ad elio.
Fermo, immobile nel letto, mi chiedo come sia possibile che il mondo a diciassette anni sembri così dannatamente vasto che pare che tutte le emozioni possano scivolare via, perdersi in questo immenso niente che racchiude la vita. Eppure se ci penso ho l’impressione di aver sbagliato tutto finora, come se avessi lasciato che la mia vita scorresse lenta, senza che io la vivessi appieno; come se avessi desiderato dire una cosa e invece ne avessi detta un’altra. Ma non importa perché la canzone cambia, e adesso ci sono parole nuove di una vecchia canzone a riempire di note la mia camera. L’ascolto in silenzio, socchiudendo piano gli occhi, immergendomi nelle sue parole sussurrate quasi controvoglia.

“Ci han concesso solo una vita,
soddisfatti o no, qua non rimborsano mai”


e mi viene da pensare che questo tizio abbia ragione, e che forse, anche se sono solo un diciassettenne, io e quest’uomo abbiamo qualcosa in comune.
Penso che vorrei cambiare ogni cosa della mia vita, raderla a zero e cominciare tutto, ma proprio tutto daccapo. Sarebbe bello uscire appena adesso dal pancione di mia madre e fare capolino nel mondo con un vagito, il mio primo segno di vita, il mio primo richiamo all’attenzione del mondo. Quanti sguardi felici che attirerei su di me... La mamma che tende le sue braccia desiderosa di avermi accanto a sé, papà che si commuove e che non vede l’ora di scattarmi la sua prima foto.

“Strade troppo strette e diritte
per chi vuol cambiar rotta oppure sdraiarsi un po’,
che andare va bene però a volte serve un motivo, un motivo…”


Già, ma qual è il motivo per mandare avanti la mia vita? Innamorarmi della bellezza e del candore di una dolce ragazza? No, sul serio, quello l’ho già fatto, e dall’esito che ne ho riscontrato posso dire con somma certezza che no, non è un valido motivo per andare avanti.
Rosa, con la sua bellezza in quegli occhi di fata turchina, la sua schiettezza nel dire sempre le cose, la sua pelle vellutata che pareva sempre dire “sfiorami!”, adesso non ha più alcun valore per me.
Fino ad una settimana fa pensavo che lei fosse il centro della mia vita, il sorriso perfetto sulle mie labbra, il sogno che non ricordi al mattino, il raggio di luce che ti ferisce la vista in un tramonto estivo… insomma, il mio tutto. Il mio piccolo universo privato.
Quante cose cambiano in una settimana…
Eppure trovo ancora il coraggio di immaginarla qui, accanto a me, a baciarci e scambiarci dolci effusioni come facevamo poco tempo fa. Ma ecco che il coraggio si tramuta in paura. Paura di cadere in una parvenza di ridicolezza, o peggio di spezzare quella nuvoletta di sogno su cui sto galleggiando. Ma appunto è solo un sogno, e deve essere infranto. Perché lei non ritornerà.
Perché le cose non sono quasi mai semplici e facili? Perché la vita deve sempre rovinare tutto? Perché i sentimenti devono sempre cambiare rotta? E perché la gente trova sempre il modo di rimpiazzarti? Possibile che siamo così inutili nella vita dell’altro, che basta la presenza di un’altra persona per colmare la nostra assenza?
Rosa ti odio. Ti odio con tutto me stesso. E non sto piangendo per colpa tua. No. Sto piangendo perché mi sento uno stupido. Un emerito coglione che è caduto nel tranello della vita, sì, quel fottutissimo tranello che la gente si ostina a chiamare “amore”, quella trappola per topi a cui tutti anelano, come se fosse la felicità.
Non è possibile… La vita non può farmi questo.
Vi prego, fermate tutto. Voglio scendere da questa giostra infernale.
   
 
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