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Autore: koorime    26/06/2012    3 recensioni
C’è un inquilino di troppo a Baker Street.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo Titolo: Un inquilino di troppo per Sherlock Holmes
Fandom
: Sherlock (BBC)
Pairing/Personaggi
: Sherlock Holmes, Mycroft Holmes, John Watson, OC
Rating
: Pg
Charapter
: 1/1
Beta
: no one
Words
: 837 (fiumidiparole)
Genere
: comico dovrebbe
Warning
: crack? Boh, stupidità galoppande? Marysueismo?
Summary
: C’è un inquilino di troppo a Baker Street.
Note
: Scritta per la Coppa delle Lande di maridichallenge. È un tentativo di parodiare l’ondata di fanciulle che hanno invaso il fandom, scritta solo per far sorridere, nulla di più, quindi... sorridete? :) Lasciatemi dedicare questa cazzatina senza pretese a Samek, visto che durante la stesura sembrava deliziata da Mycroft XD ♥ *sbacina*

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Sue Sherlock, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche John, no *sigh*

 

Con un grugnito infastidito, Sherlock Holmes marciò fino al divano e ci si lasciò cadere sopra, stringendosi contro il corpo le due ali della vestaglia.

Mycroft, dalla sua comoda postazione nella poltrona, fece un sorriso sottile e divertito, il manico dell’ombrello, puntato sul pavimento, che rigirava lentamente nel suo palmo.

Quasi l’avesse visto, Sherlock grugnì di nuovo.

La ragazza, ferma nella cornice della porta, sospirò e un raggio di sole decise proprio in quel momento di fare capolino dalle nuvole sopra Londra e andare a illuminarle gentilmente i capelli fulvi e splendenti, creando un riflesso che illuminò la stanza.

Sherlock, distratto dai suoi pensieri superiori – una serie di borbottii incomprensibili se non per poche, sporadiche parole come crepa, ti odio e mamma – ne fu accecato e gemette sofferente.

Mycroft, che tutti sapevano essere più intelligente del fratello minore e sempre un passo davanti a tutti – anche alla Natura stessa, sì – si coprì preventivamente con la mano.

-Sherly,- cominciò la ragazza, la cui pelle nivea, insieme allo splendore dei capelli e la brillantezza degli occhi del colore della giada, creava una sorta di aurea attorno alla sua esile figura di giovane donna. -Sherly, lo so che è difficile, ma devi superare la morte di John. Lui non vorrebbe che tu ti lasciassi morire così, vorrebbe che lo vendicassi.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui le parole della fanciulla si caricarono di pathos, poi la testa di John Hamish Watson sbucò dalla cucina.

-La mia cosa?- domandò, sbattendo le palpebre. Mycroft, che era un uomo di classe e dalle maniere di un signore, arricciò appena le labbra come espressione di tutta l’ilarità che provava.

La ragazza, che di nome faceva Mariaelena-Cristina – per gli amici Sue – parve non accorgersi di niente e, inclinando appena la testa, scrollò le spalle – due deliziose collinette pallide e delicate all’orizzonte.

-Certo, sono sicura che vorrebbe anche che ti sposassi e avessi cinque o sei bambini, ma per questo abbiamo tempo.

-Ma io sono qua!- riprovò il povero dottore, allargando le braccia. Sherlock lo guardò impotente, Mycroft allargò appena il suo sogghigno e la ragazza lo ignorò di nuovo.

Lei sospirò ancora, raggiungendolo e accovacciandosi accanto al divano, i piedini – rigorosamente nudi senza un vero motivo – che scivolavano leggiadri sul pavimento freddo.

Sherlock sperò che si prendesse una broncopolmonite fulminante e morisse. Fu quasi tentato di aiutare la Natura afferrando la pistola, quando una delle sue esili manine si poggiò sul suo fianco.

-Avrei dovuto risponderti questa notte a letto, mentre facevamo l’amore, lo so, ma... Sherlock, anche io ti amo,- sorrise lei, illuminandosi tutta.

A quel punto, Sherlock Holmes, il brillante detective sociopatico e senza cuore – o almeno così lo avevano definito – saltò su ad occhi sgranati, a metà tra lo sconvolto, l’incredulo e l’incuriosito. Boccheggiò un paio di volte, incapace di sapere cosa rispondere per la prima volta in vita sua, poi si voltò verso il fratello e lo fulminò con uno sguardo carico d’ira.

-Questa è tutta colpa tua,- sibilò, guardandolo male. Mycroft scattò con le sopracciglia in su, in un’espressione di pura innocenza.

-Non so di cosa tu stia parlando, Sherly,- disse -Anzi, ero curioso di sapere come vi foste imbattuti in questa... deliziosa fanciulla.

-Non ci siamo imbattuti,- rispose John, posando il vassoio per il tè sul tavolino e accomodandosi poi nella sua poltrona. -Un bel giorno siamo tornati ed era lì, sul divano. Appena ha visto Sherlock gli si è fiondato addosso cominciando a blaterare una serie di cose senza senso che lei chiama deduzioni, e non se n’è più andata,- spiegò, versando del tè all’ospite. -Abbiamo anche provato a farla arrestare da Lestrade, ma quando lo abbiamo chiamato ha riso e ha detto che questo era il karma.

-E tutte le volte che la sbatto fuori, riesce sempre a trovare un modo per entrare,- masticò Sherlock, sfilando con fastidio la mano dalla presa di lei. Mariaelena-Cristina – che però preferiva sempre farsi chiamare Sue – sospirò, sbattendo le ciglia sui suoi grandi e luminosi occhi verdi, poggiando poi le sue dita sul ginocchio di lui. Ancora una volta, il consulente investigativo si ritrasse, abbracciandosi le ginocchia al petto, tutto chiuso nella sua vestaglia.

-Lei cosa dice al riguardo?- domandò Mycroft, studiando la ragazza e il suo perenne sorriso innamorato-ma-da-sono-indipendente-e-pure-un-po’-femminista.

Dava un po’ di capogiro, in effetti.

-Che è stato il Destino a farli incontrare,- rispose per l’altro John, nascondendo il sorriso dietro la tazza di tè. Ne prese un sorso, approfittando del raro momento di silenzio per lasciarsi cullare dal calore che penetrava dalle mani. Poi fu colto dall’illuminazione.

-Ma se non sei stato tu,- cominciò guardando Mycroft, che inarcò un sopracciglio -Chi ce l’ha mandata?

Quando le due più grandi menti di Londra – del mondo intero – non spiccicarono parola, guardandosi l’un l’altro in cerca di una risposta, John Watson non seppe se essere divertito dalla novità o terrorizzato da ciò che quella novità significava.

A quanto pareva, c’era un nuovo caso per Sherlock Holmes.

E da esso dipendeva la sanità mentale di tutti loro.

Fine.

   
 
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