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Autore: Scribak    26/06/2012    1 recensioni
Breve estratto della storia
"...Si era fermato un istante, cercando di trovare un posto a quel senso di deja vu, quando era stato distratto dall’annuncio che la gara si sarebbe tenuta in Giappone. Era così contento. Finalmente, avrebbe potuto vedere quel paese che amava così tanto! Avrebbe potuto bere del vero te verde, e, forse, incontrato alcune delle persone che conosceva nel futuro.
Forse avrebbe visto Shouichi...".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shoichi Irie, Spanner
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: Noxialis

Traduttore: Scribak

Nota del Traduttore

Salve a tutti i lettori. Spero vivamente che la fanfiction sia di vostro gradimento, nonostante rappresenti il mio primo lavoro da traduttrice; a tal proposito, consiglio a chiunque conosca un poco di Inglese di leggere la versione originale su fanfiction.net, in modo da apprezzare pienamente lo stile dell’autore. Mi scuso in anticipo per eventuali tratti della storia, che siano stati tradotti piuttosto liberamente: alcune costruzioni hanno dovuto subire decisive modifiche, perché suonassero più scorrevoli nella lingua proposta.

Buona lettura J.

Arianna F. alias Scribak

P.S. Mi pare utile aggiungere una precisazione riguardo una scelta di traduzione abbastanza importante: nella narrazione troverete la dicitura “attraente”, in luogo dell’Inglese “cute”; tecnicamente, tale aggettivo equivarrebbe al nostro “carino”, ma non mi sembrava essere molto appropriato al linguaggio solitamente usato da Spanner.

Non era come se ricordasse di aver vissuto quegli avvenimenti. Piuttosto, era come leggere un libro ed avere un vago senso di “deja vu”, cosa che aveva senso, in un certo modo, dal momento che quella non era propriamente la sua vita, non ancora. E, forse, non lo sarebbe mai stata, il che era, probabilmente, un bene, considerando quale mondo incasinato fosse stato. Senza contare che, di certo, non sarebbe stato ansioso di lavorare sotto il comando di un perfido megalomane, che aveva pianificato di conquistare il mondo.

 

In ogni caso, era stato in grado di trarre ispirazione dalle immagini del futuro, piene di progetti per i robot e tecnologia avveniristica. Forse avrebbe potuto creare qualcosa per quel giovane Vongola, qualora lo avesse incontrato. Non era sicuro di come raggiungerlo, ma non ne aveva bisogno, almeno non finché avesse avuto qualcosa da dargli.

E poi c’era lui. Irie Shouichi. Quel ragazzo con i capelli rossi e gli occhiali, ed un sorriso che riusciva a riscaldare il cuore di Spanner al solo pensarlo. Non era sicuro se le loro controparti future fossero state insieme – almeno, così non gli era sembrato- ma lo Spanner del presente era sicuramente interessato al giapponese. Non che sapesse come trovarlo. I suoi ricordi non riuscivano a risalire più indietro del suo incontro con Tsuna. Aveva parlato con Shouichi prima di allora, e Spanner aveva iniziato a temere che si fossero incontrati solo attraverso Byakuran, e che non avrebbe avuto modo, ora, di vederlo.

Si era distratto con i suoi robot, lavorando ad un progetto per entrare nella gara di robotica della sua scuola. Era stato un lavoro rilassante, si era divertito a penetrare con le mani nelle viscere oleose degli ingranaggi, occupandosi, nel frattempo, delle lenti per l’X Burner. Aveva vinto facilmente il primo premio nella sua scuola, ed era stato selezionato come rappresentante per l’Internetional High School Robotics Competition. Aveva sorriso quando glielo era stato detto, anche se non ne era sorpreso. Era il migliore, e nessun altro, nella sua scuola, aveva la sua stessa passione.

Si era fermato un istante, cercando di dare un posto a quel senso di deja vu, quando era stato distratto dall’annuncio che la gara si sarebbe tenuta in Giappone. Era così contento. Finalmente, avrebbe potuto vedere quel paese che amava così tanto! Avrebbe potuto bere del vero te verde, e, forse, incontrato alcune delle persone che conosceva nel futuro.

Forse avrebbe visto Shouichi.

Era stato messo sull’aereo con il suo robot nella stiva ed un accompagnatore che sonnecchiava nel sedile accanto al suo. Il salone era spazioso e già pieno di robot di ogni forma e dimensione, con una piccola targhetta su un tavolo loro vicino per mostrare ai giudici chi avesse costruito quale robot, e quali fossero alcune delle loro funzioni. Spanner si sedette sulle spalle di un piccolo prototipo Mosca, dirigendolo tramite la consolle modificata di un Nintendo 64. Forse era un’entrata un po’ plateale, ma Spanner l’aveva fatto solo per vedere oltre il capo di alcuni dei robot più alti, nel caso individuasse qualcuno che conosceva.

Una volta fatto fermare il suo robot, Spanner saltò giù dalle sue spalle e diede un’occhiata intorno alla gara. Tuttavia, fu solo quando si trovò tre tavoli più indietro e sei di fronte al suo, che vide un nome che conosceva.

 

Irie Shouichi.

Spanner si guardò intorno, ma il ragazzo dai capelli rossi non era da nessuna parte perché potesse essere visto. Un po’ imbronciato, scartò un lecca-lecca, ficcandoselo in bocca con un po’ più di forza del necessario. Diede un’occhiata al robot di Shouichi, una splendida sintesi di eleganza e forza, che, ne era sicuro, lavorava bene quanto ne dava l’impressione.

Si guardò di nuovo intorno, riluttante ad allontanarsi dalla postazione di Shouichi, nel caso tornasse indietro. Quindi, lo vide. Anche se era dieci anni più giovane dell’immagine che Spanner aveva visto nel futuro, era completamente riconoscibile. Era vicino ai bagni, e stava parlando nervosamente con alcune ragazze, che sembravano trattenersi a stento dal ridere. Spanner emise un piccolo sbuffo di irritazione ed iniziò a camminare verso di loro, captando la conversazione man mano si avvicinava.

“Sono qui solo per supportare mio fratello, chiaro?” disse la ragazza con lunghi capelli neri.

“Siamo troppo in alto nell’ordine sociale per uscire con un “geek” come te” aggiunse una seconda, dai capelli castani e corti.

“I-i-i-io stavo solo chiedendo, non dovete…” balbettò Shouichi, gli occhi abbassati sulle sue scarpe.

“Perché non ti fai una ragazza robot e basta? Così andrebbe bene a tutti” disse la prima.

“Generalmente, trovo che la compagnia umana non possa essere riprodotta con successo da un essere artificiale”, disse Spanner, che era sbucato dietro alle ragazze, facendole sobbalzare. Shouichi sollevò la testa di scatto e rimase a bocca aperta come un pesce per un momento, prima che un sorriso erompesse sul suo volto.

 

“Spanner!”.

Il ragazzo in questione sorrise all’altro e camminò tra le due ragazze, che se ne andarono silenziosamente, un po’ sorprese dall’improvvisa apparizione del biondo. Gettò un braccio intorno alle spalle di Shouichi, nonostante lo raggiungesse a fatica per quanto fosse più basso di lui, e lo allontanò dalle ragazze. Condusse Shouichi al suo tavolo, parlando del suo robot e di quanto fosse stato inspirato dalle visioni del futuro. Offrì a Shouichi un lecca-lecca non appena finì il suo, ma l’altro ragazzo rifiutò, e Spanner tenne il dolce in tasca per dopo.

Dopo un po’, finirono di parlare e si fissarono. Shouichi sorrise e tirò lievemente un ricciolo dei capelli di Spanner. “È un po’ più selvaggio di quanto ricordassi”.

“Tu sei più attraente di quanto ricordassi” disse Spanner prima che potesse fermare la propria bocca. Ma, be’, era la verità, ed era piuttosto soddisfacente vedere Shouishi arrossire.

“Non è quello che pensano quelle ragazze…” mormorò, togliendosi gli occhiali ed iniziando a pulire le lenti con la sua felpa.

“Cosa, non pensi di essere attraente?”

“Non lo sono” insisté Shouichi, e Spanner serrò le sue labbra.

Oh, mio Dio…” borbottò Spanner “Così testardo”.

“Huh?” Shouichi si rimise gli occhiali e lo guardò. Spanner soffiò alcuni capelli dagli occhi.

Io penso che tu lo sia. E diventerai davvero attraente in futuro”.

Shouichi arrossì ancora di più ed iniziò a tirare un filo dal bordo della sua felpa. “Lo pensi davvero?”.

Spanner lo guardò e si morse le labbra, sentendosi improvvisamente a disagio. Sentiva tutte quelle cose, quei sentimenti, e non era neppure sicuro che fosse giusto provarli già, nel presente. Teneva davvero a Shouichi così tanto, o erano i ricordi di sé stesso del futuro? Aveva, poi, veramente importanza? Non ne era sicuro, e sentiva la sua gola rinchiudersi, ma Shoichi lo stava fissando attraverso le sue ciglia, aspettando una risposta.

Penso di volerti bene”, iniziò a mormorare, senza neppure notare che stava parlando in Italiano finché alzò lo sguardo e vide l’espressione confusa di Shouichi. Oh be’, era una buona occasione per confessarsi. “O di averti voluto bene… o forse ti ho sempre voluto bene. Ma il punto è che sei attraente ed incredibile, ed io non posso aspettare fino a che potremo incontrare il nuovo futuro l’uno con l’altro”.

“Ummm…” Shouichi era senza parole, e Spanner strascicò i piedi e si grattò le guance. “Non conosco così tanto l’Italiano…”.

“Scusami” disse Spanner, tornando al Giapponese. “È la mia lingua, perciò, qualche volta, io…”

“Oh… be’, cosa hai detto?”.

Spanner gli sorrise. “Basilarmente, che sei fantastico, sia ora, che nel futuro, e che non dovresti permettere ad alcune stupide ragazze di decidere come sentirti riguardo te stesso”. Il che era un buon punto, ed anche vero, seppur non fosse l’esatta traduzione. Ma a Shouichi piacque, giudicando il sorriso luminoso sul suo viso.

“Grazie, Spanner. La tua opinione è decisamente più importante della loro, di sicuro”.

Spanner gli sorrise e scambiò i loro indirizzi con Shouichi, dicendogli dell’equipaggiamento che aveva costruito per Tsuna e mettendosi d’accordo perché glielo potesse consegnare. Notò a malapena che il suo robot aveva vinto un premio, mentre Shouichi, abbracciatolo per festeggiare, gli dava, di nascosto, un veloce bacio sulla guancia, talmente rapido che solo una debole formicolio sulla sua pelle ed il rossore sul viso di Shouichi provavano che fosse realmente avvenuto.

Durante il viaggio verso casa, Spanner fu occupato a sfogliare un gran numero di brochures di vari college ed università, che offrivano corsi di ingegneria robotica in Giappone. Era certo che, presto, avrebbe visto di nuovo Shouichi ed i Vongola, ma, una volta finito il liceo, aveva intenzione di essere lì per loro ventiquattro ore su ventiquattro, ogni giorno.

E forse, una volta che questo fosse successo, avrebbe potuto confessarsi a Shouichi in Giapponese.
  
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