U R A 10
Autore: Noxialis
Traduttore: Scribak
Nota del
Traduttore
Salve a tutti i lettori. Spero vivamente che la fanfiction sia di vostro gradimento, nonostante rappresenti il mio primo lavoro da traduttrice; a tal proposito, consiglio a chiunque conosca un poco di Inglese di leggere la versione originale su fanfiction.net, in modo da apprezzare pienamente lo stile dell’autore. Mi scuso in anticipo per eventuali tratti della storia, che siano stati tradotti piuttosto liberamente: alcune costruzioni hanno dovuto subire decisive modifiche, perché suonassero più scorrevoli nella lingua proposta.
Buona lettura
J.
Arianna F.
alias Scribak
P.S. Mi pare
utile aggiungere una precisazione riguardo
una scelta di traduzione abbastanza importante: nella narrazione
troverete la
dicitura “attraente”, in luogo
dell’Inglese “cute”; tecnicamente, tale
aggettivo equivarrebbe al nostro “carino”, ma non
mi sembrava essere molto
appropriato al linguaggio solitamente usato da Spanner.
Non
era come se ricordasse di aver vissuto quegli avvenimenti. Piuttosto,
era come
leggere un libro ed avere un vago senso di “deja
vu”, cosa che aveva senso, in
un certo modo, dal momento che quella non era propriamente la sua vita,
non
ancora. E, forse, non lo sarebbe mai stata, il che era, probabilmente,
un bene,
considerando quale mondo incasinato fosse stato. Senza contare che, di
certo,
non sarebbe stato ansioso di lavorare sotto il comando di un perfido
megalomane, che aveva pianificato di conquistare il mondo.
In
ogni caso, era stato in grado di trarre
ispirazione dalle immagini del futuro, piene di progetti per i robot e
tecnologia avveniristica. Forse avrebbe potuto creare qualcosa per quel
giovane
Vongola, qualora lo avesse incontrato. Non era sicuro di come
raggiungerlo, ma
non ne aveva bisogno, almeno non finché avesse avuto
qualcosa da dargli.
E
poi c’era lui. Irie Shouichi. Quel
ragazzo con i capelli rossi e gli occhiali, ed un sorriso che riusciva
a
riscaldare il cuore di Spanner al solo pensarlo. Non era sicuro se le
loro
controparti future fossero state insieme – almeno,
così non gli era sembrato-
ma lo Spanner del presente era sicuramente interessato al giapponese.
Non che
sapesse come trovarlo. I suoi ricordi non riuscivano a risalire
più indietro
del suo incontro con Tsuna. Aveva parlato con Shouichi prima di allora,
e
Spanner aveva iniziato a temere che si fossero incontrati solo
attraverso
Byakuran, e che non avrebbe avuto modo, ora, di vederlo.
Si
era distratto con i suoi robot, lavorando ad un progetto per entrare
nella gara
di robotica della sua scuola. Era stato un lavoro rilassante, si era
divertito
a penetrare con le mani nelle viscere oleose degli ingranaggi,
occupandosi, nel
frattempo, delle lenti per l’X Burner. Aveva vinto facilmente
il primo premio
nella sua scuola, ed era stato selezionato come rappresentante per
l’Internetional High School Robotics Competition. Aveva
sorriso quando glielo
era stato detto, anche se non ne era sorpreso. Era il migliore, e
nessun altro,
nella sua scuola, aveva la sua stessa passione.
Si
era fermato un istante, cercando di dare un
posto a quel senso di deja vu, quando era stato distratto
dall’annuncio che la
gara si sarebbe tenuta in Giappone. Era così contento.
Finalmente, avrebbe
potuto vedere quel paese che amava così tanto! Avrebbe
potuto bere del vero te
verde, e, forse, incontrato alcune delle persone che conosceva nel
futuro.
Forse
avrebbe visto
Shouichi.
Era
stato messo sull’aereo con il suo robot
nella stiva ed un accompagnatore che sonnecchiava nel sedile accanto al
suo. Il
salone era spazioso e già pieno di robot di ogni forma e
dimensione, con una
piccola targhetta su un tavolo loro vicino per mostrare ai giudici chi
avesse
costruito quale robot, e quali fossero alcune delle loro funzioni.
Spanner si
sedette sulle spalle di un piccolo prototipo Mosca, dirigendolo tramite
la
consolle modificata di un Nintendo 64. Forse era un’entrata
un po’ plateale, ma
Spanner l’aveva fatto solo per vedere oltre il capo di alcuni
dei robot più
alti, nel caso individuasse qualcuno che conosceva.
Una
volta fatto fermare il suo robot, Spanner saltò
giù dalle sue spalle e diede
un’occhiata intorno alla gara. Tuttavia, fu solo quando si
trovò tre tavoli più
indietro e sei di fronte al suo, che vide un nome che conosceva.
Irie
Shouichi.
Spanner
si guardò intorno, ma il ragazzo dai
capelli rossi non era da nessuna parte perché potesse essere
visto. Un po’
imbronciato, scartò un lecca-lecca, ficcandoselo in bocca
con un po’ più di
forza del necessario. Diede un’occhiata al robot di Shouichi,
una splendida
sintesi di eleganza e forza, che, ne era sicuro, lavorava bene quanto
ne dava
l’impressione.
Si
guardò di nuovo intorno, riluttante ad
allontanarsi dalla postazione di Shouichi, nel caso tornasse indietro.
Quindi,
lo vide. Anche se era dieci anni più giovane
dell’immagine che Spanner aveva
visto nel futuro, era completamente riconoscibile. Era vicino ai bagni,
e stava
parlando nervosamente con alcune ragazze, che sembravano trattenersi a
stento
dal ridere. Spanner emise un piccolo sbuffo di irritazione ed
iniziò a
camminare verso di loro, captando la conversazione
man mano si
avvicinava.
“Sono
qui solo per supportare mio fratello,
chiaro?” disse la ragazza con lunghi capelli neri.
“Siamo
troppo in alto nell’ordine sociale per
uscire con un “geek” come te” aggiunse
una seconda, dai capelli castani e
corti.
“I-i-i-io
stavo solo chiedendo, non dovete…”
balbettò Shouichi, gli occhi abbassati
sulle sue scarpe.
“Perché
non ti fai una ragazza robot e basta?
Così andrebbe bene a tutti” disse la prima.
“Generalmente,
trovo che la compagnia umana non possa essere riprodotta con successo
da un
essere artificiale”, disse Spanner, che era sbucato dietro
alle ragazze,
facendole sobbalzare. Shouichi sollevò la testa di scatto e
rimase a bocca
aperta come un pesce per un momento, prima che un sorriso erompesse sul
suo
volto.
“Spanner!”.
Il
ragazzo in questione sorrise all’altro e
camminò tra le due ragazze, che se ne andarono
silenziosamente, un po’ sorprese
dall’improvvisa apparizione del biondo.
Gettò un braccio intorno alle
spalle di Shouichi, nonostante lo raggiungesse a fatica per quanto
fosse più
basso di lui, e lo allontanò dalle
ragazze. Condusse Shouichi al suo
tavolo, parlando del suo robot e di quanto fosse stato inspirato dalle
visioni
del futuro. Offrì a Shouichi un lecca-lecca non appena
finì il suo, ma l’altro
ragazzo rifiutò, e Spanner tenne il dolce in tasca per dopo.
Dopo
un po’, finirono di parlare e si
fissarono. Shouichi sorrise e tirò lievemente un
ricciolo dei capelli di
Spanner. “È un po’ più
selvaggio di quanto ricordassi”.
“Tu
sei più attraente di quanto ricordassi” disse
Spanner prima che potesse fermare
la propria bocca. Ma, be’, era la verità, ed era
piuttosto soddisfacente vedere
Shouishi arrossire.
“Non
è quello che pensano quelle ragazze…”
mormorò, togliendosi gli occhiali ed
iniziando a pulire le lenti con la sua felpa.
“Cosa,
non pensi di essere attraente?”
“Non
lo sono” insisté Shouichi, e Spanner
serrò le sue labbra.
“Oh,
mio Dio…” borbottò Spanner
“Così
testardo”.
“Huh?”
Shouichi si rimise gli occhiali e lo
guardò. Spanner soffiò alcuni capelli dagli occhi.
“Io
penso che tu lo sia. E diventerai davvero
attraente in futuro”.
Shouichi
arrossì ancora di più ed iniziò a
tirare un filo dal bordo della sua felpa.
“Lo pensi davvero?”.
Spanner
lo guardò e si morse le labbra,
sentendosi improvvisamente a disagio. Sentiva tutte quelle cose, quei sentimenti,
e non era neppure sicuro che fosse giusto provarli già, nel
presente. Teneva
davvero a Shouichi così tanto, o erano i ricordi di
sé stesso del futuro?
Aveva, poi, veramente importanza? Non ne era sicuro, e sentiva la sua
gola
rinchiudersi, ma Shoichi lo stava fissando attraverso le sue ciglia,
aspettando
una risposta.
“Penso
di volerti bene”, iniziò a
mormorare, senza neppure notare che stava parlando in Italiano
finché alzò lo
sguardo e vide l’espressione confusa di Shouichi. Oh
be’, era una buona
occasione per confessarsi. “O di averti voluto
bene… o forse ti ho sempre
voluto bene. Ma il punto è che sei attraente ed
incredibile, ed io non
posso aspettare fino a che potremo incontrare il nuovo futuro
l’uno con l’altro”.
“Ummm…”
Shouichi era senza parole, e Spanner
strascicò i piedi e si grattò
le guance. “Non conosco così tanto
l’Italiano…”.
“Scusami”
disse Spanner, tornando al
Giapponese. “È la mia lingua, perciò,
qualche volta, io…”
“Oh…
be’, cosa hai detto?”.
Spanner
gli sorrise. “Basilarmente, che sei
fantastico, sia ora, che nel futuro, e che non dovresti permettere ad
alcune
stupide ragazze di decidere come sentirti riguardo te
stesso”. Il che era un
buon punto, ed anche vero, seppur non fosse l’esatta
traduzione. Ma a Shouichi
piacque, giudicando il sorriso luminoso sul suo viso.
“Grazie,
Spanner. La tua opinione è
decisamente più importante della loro, di sicuro”.
Spanner
gli sorrise e scambiò i loro indirizzi
con Shouichi, dicendogli dell’equipaggiamento che aveva
costruito per Tsuna e
mettendosi d’accordo perché glielo potesse
consegnare. Notò a malapena che il
suo robot aveva vinto un premio, mentre Shouichi, abbracciatolo per
festeggiare, gli dava, di nascosto, un veloce bacio sulla guancia,
talmente
rapido che solo una debole formicolio sulla sua
pelle ed il rossore sul
viso di Shouichi provavano che fosse realmente avvenuto.
Durante
il viaggio verso casa, Spanner fu
occupato a sfogliare un gran numero di brochures di vari college ed
università,
che offrivano corsi di ingegneria robotica in Giappone. Era certo che,
presto,
avrebbe visto di nuovo Shouichi ed i Vongola, ma, una volta finito il
liceo,
aveva intenzione di essere lì per loro ventiquattro ore su
ventiquattro, ogni
giorno.