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Autore: sushiprecotto_chan    26/06/2012    2 recensioni
[Scritta per il moviesquote_fic con il prompt "La gente spesso definisce impossibili, cose che semplicemente non ha mai visto."]
Neville non era pronto per tutto quello. Gli sembrava assurdo; gli sembrava di star vivendo la vita di un altro, di cui lui non aveva nulla a che fare; una vita in cui i vestiti gli erano troppo larghi, la bacchetta era di qualcun altro e neppure le speranze e le pretese di sua nonna erano della sua misura.
Il primo giorno del suo primo anno ad Hogwarts, Neville Longbottom deve confrontarsi con la decisione del Cappello Parlante.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie 'Some parts of a Longbottom's life'
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Titolo: Questioni di taglie.
Fandom: Harry Potter.
Personaggio/Coppia: Neville Paciock (Neville Longbottom). 
Set: #6.
Prompt: "La gente spesso definisce impossibili, cose che semplicemente non ha mai visto." (Aldilà dei sogni)
Disclaimer: All © J. K. Rowling, fiction scritta unicamente per divertimento personale, nulla è di mia proprietà tranne la storia stessa.
Rating: Verde. 
Conteggio parole: 698 (fdp).
Tabella: Link qui
Introduzione/Riassunto: Neville non era pronto per tutto quello. Gli sembrava assurdo; gli sembrava di star vivendo la vita di un altro, di cui lui non aveva nulla a che fare; una vita in cui i vestiti gli erano troppo larghi, la bacchetta era di qualcun altro e neppure le speranze e le pretese di sua nonna erano della sua misura.
Note: 1. Neville POV, scritta per il moviesquote_fic.
 



















Questioni di taglie.
 

 
 
“Paciock, Neville!”
Perlomeno riuscì ad evitare di sobbalzare. Si fece strada tra tutti gli altri studenti con il corpo tremante, sentendo le sue gambe diventate improvvisamente ancora più molli ed i piedi incespicare nella sua divisa troppo grande. La presenza della bacchetta di suo padre, che teneva al sicuro nella tasca del mantello, si fece più presente quando Neville urtò contro uno di quelli che forse sarebbe diventato un suo compagno, e il legno si attaccò per un attimo al suo corpo.
Poi finalmente il piccolo Paciock arrivò davanti alla professoressa McGranitt, che gli fece segno di sedersi e che gli mise in testa il Cappello Parlante.
Neville non era pronto per tutto quello. Gli sembrava assurdo; gli sembrava di star vivendo la vita di un altro, di cui lui non aveva nulla a che fare; una vita in cui i vestiti gli erano troppo larghi, la bacchetta era di qualcun altro e neppure le speranze e le pretese di sua nonna erano della sua misura.
Il Cappello Parlante non ci avrebbe messo molto a scegliere una Casa a cui assegnarlo, e questo era un motivo di sollievo, ma anche qualcosa che gli incuteva ancor più terrore. Lui era già lì, sotto il Cappello, né deciso o risoluto o con una qualche sicurezza lì a fargli da appoggio ma completamente titubante, impreparato, insicuro ed anche un po’ tremante.
Proprio quando se ne rese conto sentì il Cappello parlare dentro la sua testa.
“Mmmmh… Vediamo… Dove ti colloco… è strano, a quanto pare anche tu sei una scelta difficile, non è vero?”
Se l’espressione di Neville prima poteva apparire come spaurita, ora esprimeva puro terrore.
“Mmmh, c’è indecisione, molta indecisione. Eppure c’è talento, qualcosa di grosso, molto grosso che deve ancora mostrarsi, venire fuori… C’è coraggio… Un pizzico d’impulsività nascosta, voglia di mettersi alla prova… Forse dovrei metterti a Grifondoro.”
Neville spalancò gli occhi. Grifondoro era la Casa di suo padre. Era la Casa di sua madre. I Grifondoro erano considerati i più coraggiosi, e forti, e valorosi…
Sentì ancora quella sensazione di vestiti troppo larghi. Ed improvvisamente si ritrovò a chiudere gli occhi ed a pregare direttamente il Cappello.
No, no, no, Grifondoro no. Io non potrei… No, no, no.
Avrebbe dovuto essere contento che il Cappello gli avesse indicato Grifondoro. La Casa dei suoi, dei coraggiosi. Sua nonna Augusta sarebbe stata contenta. Eppure no. Non era quello che voleva lui.
Ma cosa diavolo voleva, poi, lui?!
Non voglio. Non a Grifondoro.
“Potrei metterti a Tassorosso, se proprio lo desideri… eppure ne sei davvero sicuro, piccolo mago? Proprio non vuoi metterti alla prova?”
Tassorosso. Tassorosso va bene. Tassorosso, Tassorosso, Tassorosso…
Sentiva su di sè la lieve tensione di alcuni compagni e degli insegnanti. Era evidente che il cappello ci stesse mettendo più del previsto.
“Se proprio ne sei convinto… Mi sa che finché non avrai tirato fuori la sicurezza in te stesso ed il tuo reale coraggio succederà spesso che altri ti contesteranno, ragazzo. Ed io sono molto deciso di quale sia il miglior posto dove collocarti, quindi scelgo… Grifondoro!”
Un boato si levò dal tavolo di Grifondoro, e gli studenti gli fecero posto al loro tavolo, contenti d’aver guadagnato un altro dei loro.
Neville scese dalle scale del palco e li raggiunse tremebondo.
La scelta del Cappello Parlante era stata solo una pazzia, come diavolo poteva pensare di poterlo collocare tra i Grifondoro, tra i quali ciò che ci si aspettava da te era quanto meno essere impavido?
La sua mente fu piena di questi pensieri per un paio di minuti, ma poi un ragazzo della sua età con i capelli rossi ed un accento irlandese gli sorrise facendogli segno di sedersi accanto a lui e presentando se stesso ed il suo amico Dean e Neville si accorse di quante leccornie erano comparse dopo il discorso del preside, ed all’improvviso la sua situazione gli sembrò più accogliente e calda.
I dubbi sulla scelta del cappello lo perseguitarono per anni – anche a causa dei pensieri che secondo Neville avevano sua nonna e tutti gli altri –, finché, anno dopo anno, non sparirono piano piano ma completamente e definitivamente.
Ci volle un po’ prima che Neville capisse che la gente definisce impossibile semplicemente ciò che non ha mai visto – o ciò che semplicemente non ha la capacità d’immaginare e d’avvertire.



   
 
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