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Autore: EmmaStarr    26/06/2012    1 recensioni
Rieccomi approdata a questo fandom!! Che bello...
Simon e Kamina, ai tempi in cui vivevano ancora al villaggio di Jhia. Una notte, in cui Kamina è (come al solito) in prigione, scoppia un terribile terremoto. Come se la caveranno i nostri eroi questa volta? Se vi ho incuriosito almeno un po'... allora leggete!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kamina, Simon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IL TERREMOTO!

 

“Noi dobbiamo puntare alla superficie! Un posto migliore, senza muri né soffitti!” sta urlando Kamina.

Lo guardo con un misto di affetto e di esasperazione. Anche se lo ammiro, e tanto, lo sa benissimo che il capovillaggio non lo ascolterà, non lo ha mai fatto sin da quando lo conosco, piuttosto è probabile che lo punisca...

“Sei il solito fannullone, Kamina! È questo che fai invece di lavorare? Ti prepari bei discorsi? In prigione, senza cibo! Vediamo se non implorerai di uscire!”

Ho detto probabile? Intendevo certo al 100%.

“Implorare io?”

È sempre così. Quei due non vanno d'accordo, non si sopportano. Se devo scegliere, io sono con il fratello, sempre e comunque. Perché da quando sono morti i miei genitori mi è sempre stato vicino, è tutto quello che ho, tutto quello che voglio.

Ma sarebbe carino se fosse un po' meno... propenso a cacciarsi nei guai, ecco. È finito in prigione un'altra volta, sarà la quattrocentesima... e lo conosco solo da tre anni!

Il capovillaggio ci sta urlando di rimetterci al lavoro. Io lo faccio, anche se vorrei parlare con il fratello, confortarlo, fargli capire che io sono con lui. Non sono bravo a disobbedire, sono un po' un fifone. In effetti a lui piacerebbe davvero tanto se io alzassi un po' la testa davanti a quel prepotente del capovillaggio.

Ma anche se non lo faccio non è proprio arrabbiato, mi vuole bene anche con i miei difetti, ed anch'io gliene voglio.

Oggi lavoro un po' di più, mi serve più cibo. Kamina sa che verrò, stanotte. Vengo sempre, quando ha bisogno, perché lui farebbe lo stesso per me, perché siamo fratelli.

Non nel senso che abbiamo gli stessi genitori, ma per qualcosa di molto più profondo e vero.

“Ehi, Simon, temevo che non arrivassi più!”

Kamina mi guarda con affetto, è seduto a gambe incrociate in un angolo della prigione.

“Scusa, c'era un ragazzo che non si addormentava più... tieni, questa è la più morbida.”

Gli passo una bistecca.

“Aaah, che fame...” dice contento, afferrando la bistecca e azzannandola allegramente.

La stessa fine fanno le altre due che ho portato.

“Grazie mille, Simon. Non so proprio come farei, senza di te!” e mi scompiglia i capelli.

Chiudo gli occhi a quel tocco, mi piace un sacco quando lo fa: mi fa sentire davvero amato, come quando c'erano i miei genitori.

“E quando pensi di uscire?” domando.

A volte, se è davvero arrabbiato con il capovillaggio, vuole stare in prigione per più di una settimana! Quello allora impazzisce, non capisce come diavolo si possa restare senza cibo per così tanto tempo... non sospetta di me, non ci pensa mai nessuno.

“Mah, dipende... quand'è che si va a fare la gita nella zona est?”

“Martedì” rispondo.

Ogni tre mesi circa, se non facciamo casini, il capovillaggio porta noi orfani a fare una gita da qualche parte del villaggio e dintorni. La zona est è la migliore, perché è piena di rocce strane, dirupi, ruscelli...

“Allora penso che uscirò lunedì!” conclude lui, strizzandomi l'occhio.

Per lui è un gioco, e in fondo lo è anche per me. Mi fa sentire complice. Sbadiglio un po'.

“Su, va' a dormire, chissà quanto hai lavorato per portarmi tutta questa roba... sei un mito, sai? A domani!”

E mi spinge nella galleria che ho scavato per raggiungerlo. Poi la ricopre di terra: è il nostro segreto.

Torno a trovarlo la notte anche nei giorni seguenti, come al solito, e presto deciderà di uscire e il capovillaggio si calmerà... questo penso mentre torno dalla prigione fino al mio dormitorio, ma oggi capisco che non riuscirò a dormire, me ne rendo conto appena rimetto piede nel mio letto per una sana dormita. La terra inizia a tremare, e tutti saltano giù dai letti. C'è poco da fare: stando dentro alla capanna, il soffitto rischia di caderci addosso; stando fuori, c'è comunque un soffitto. Resta solo da vedere quale crollerà per primo.

“Fuori di qui!” urla una voce: è il nostro tetto che sta cedendo.

Ci catapultiamo fuori. Il capovillaggio corre dalla nostra parte.

“Ci siete tutti?” Seguono vari cenni di assenso.

Un'altra scossa, più forte della prima.

“Attenti!”

Adesso tutto il villaggio è nel nostro speciale rifugio, scavato nella roccia più resistente, poco lontano dal villaggio.

“Qui non dovremmo avere problemi, ma che nessuno esca da qui!” sta urlando il capovillaggio.

Io cerco il fratello fra la folla, qualcuno l'avrà fatto uscire per forza, chissà dov'è...

Alla fine però devo arrendere all'evidenza: Kamina è ancora in prigione e nessuno l'ha tirato fuori, ma deve uscire subito perché la terra sta continuando a tremare...

“Capovillaggio, capovillaggio, e Kamina?” urlo.

Lui si volta e mi guarda, sta per dire qualcosa ma una scossa ancora più potente ci sbatte tutti a terra.

“Simon, è troppo pericoloso uscire adesso!” grida lui, tirandosi su a fatica. L'idea di aiutarlo ad alzarsi non mi sfiora nemmeno.

“Ma...”

Da qui riesco a vedere la prigione. Chissà se Kamina sta cercando di uscire, magari ci riesce... Improvvisamente, un masso cade proprio sulla porta, e un altro sul soffitto!

“Ma... e quella roccia? In pochi minuti verrà schiacciato!” urlo, in preda al panico.

“Non puoi fare più niente, ti proibisco di rischiare la vita per quell'insolente, sei uno scavatore troppo bravo e importante per morire così! Visto che è capace di sopravvivere da solo senza cibo, sopravviverà da solo anche a questo!” sghignazza.

Io lo guardo, poi guardo la prigione.

È vero, di solito non sono bravo a disobbedire, ma qui c'è in gioco la vita del fratello! Il fratello, che si è sempre preso cura di me, che mi sostiene, che mi difende dai prepotenti...

Lui non è da solo quando sopravvive senza mangiare, ci sono io con lui, e sarò con lui anche adesso! Non importa se ho solo dieci anni, non importa se mi picchieranno per aver disobbedito, non importa neanche se rischierò di morire.

“Resisti, arrivo!” sussurro, e, mentre il capovillaggio non mi guarda, scavo una galleria più velocemente che posso.

Scavare durante un terremoto è pericolosissimo, sarà un miracolo sopravvivere... che paura!

Ma non posso fermarmi, non posso assolutamente perdere neanche un preziosissimo secondo, o Kamina potrebbe... non riesco nemmeno a pensarlo.

Sopravviverà, ne sono sicuro! Scavare durante un terremoto è pericolosissimo, ma in qualche modo, per qualche intervento sovrannaturale, raggiungo la prigione.

“Fratello!” urlo.

Fa che sia ancora vivo, fa che sia ancora vivo...

“Coff, coff! Simon, sei tu?”

Kamina non sembra ferito, ma è pieno di polvere: la roccia caduta sulla prigione deve essersi un po' sbriciolata, e questo vuol dire che fra poco cadrà!

“Fratello!”

Vorrei scoppiare dalla felicità, ma non c'è tempo, potrebbe davvero crollare tutto da un momento all'altro...

“Vieni dentro, presto!”

Ci tuffiamo nel cunicolo appena in tempo, lui davanti e io dietro. Poi la prigione viene distrutta.

“Cosa ci fai qui, Simon? È da pazzi, con un terremoto così!”

Camminiamo tutti curvi per il mio cunicolo più in fretta che possiamo. Grazie al cielo l'ho fatto così largo!

“Non potevo mica lasciarti lì, è una cosa che avrebbe fatto chiunque...” borbotto io, imbarazzato.

“Simon, non l'avrebbe fatto chiunque, rischiare di morire per me! Grazie.” dice semplicemente.

Proseguiamo. All'improvviso, un'altra scossa. Un po' di polvere mi cade in faccia.

“Fratello?” dico, esitante.

“Sì?” risponde.

“Ho paura.” dico piano.

I miei genitori sono morti in un terremoto, e ho il terrore di fare la loro stessa fine.

Ora che l'ho salvato e l'adrenalina sta sparendo, mi rendo conto del pericolo in cui mi sono cacciato, e mi gira la testa, e la zona sicura sembra lontanissima... Lui sta per dire qualcosa, ma improvvisamente una scossa terribile fa franare il terreno fra me e lui.

Cado all'indietro, lui invece si tuffa in avanti.

“Simon!” urla.

“Sto bene!” sussurro da dietro la parete che si è appena formata fra noi due.

Ma non è assolutamente vero. Che paura! Ora sono da solo, è quasi tutto buio, solo la luce dei miei occhiali illumina questo spazietto angusto e tetro. Chiudo gli occhi e mi raggomitolo. La terra trema ancora. Mi cade della polvere sui capelli.

“Tu vai!” dico, ancora più piano.

“Sei pazzo, non ti lascio qui!” risponde lui. E aggiunge, a bassa voce: “Tu non lo faresti!”

Bé, è vero, ma...

“E cosa puoi fare?” chiedo. “Io sono così terrorizzato, non riesco a muovermi! Tu basta che segui il cunicolo e sei salvo!” mi si spezza la voce.

“Simon, hai una trivella, puoi venire fin qui senza problemi!” mi dice lui.

“Ma ho paura!” grido.

Scoppio a piangere, i miei genitori sono morti in un terremoto, e così finirò anch'io. Non riesco neanche ad aprire gli occhi: la terra che si muove, il rumore sordo della roccia che si infrange mi spaventano troppo, vorrei vomitare...

“Da qui non me ne vado senza di te, fratellino!” afferma Kamina. “Se vuoi morire in questo buco fa' pure, ma ricorda che morirò anch'io!”

“Eh?” domando, spiazzato.

“Esatto. Sei arrivato fin qui per me, e non ti mollerò certo adesso. Coraggio! Apri gli occhi, prendi la tua trivella e scava, sono qui a mezzo metro da te! Puoi farcela, fidati!”

Lentamente apro gli occhi. Sto tremando, ma non posso permettere che muoia anche lui per la mia codardia!

Prendo in mano la mia trivella e comincio a scavare debolmente.

“Fa' in fretta!” grida, e mi accorgo che le scosse stanno salendo di intensità! Faccio un respiro e scavo più forte per aprirmi un varco. Sono nel mezzo del terreno, ho solo lo spazio per il mio corpo, la terra mi avvolge... Un'altra scossa, più potente: un po' di polvere mi cade addosso, entra nella bocca, nel naso... ma non posso fermarmi, ci sono quasi! Ad un certo punto, quando non ce la faccio praticamente più dalla fifa, sento il vuoto dopo la trivella e una mano forte e calda mi attira a sé.

“Sei stato grande!” dice Kamina, abbracciandomi. “Ora forza, muoviti!”

Corre tenendomi la mano, non posso fermarmi, e in men che non si dica siamo al sicuro, proprio un attimo prima di un'ultima, terribile scossa che distrugge il nostro cunicolo. Poi il terremoto finisce, improvvisamente così come era cominciato.

“Per un pelo...” sussurro.

“Simon!” urla il capovillaggio, scuro in volto. “Che ci fai qui con lui? Non ti avevo proibito di uscire?”

E te pareva, sapevo che sarebbe successo, che mi avrebbero punito, ma non mi importa. Le frustate fanno male, ma nel mio cuore c'è solo l'immagine del fratello, che non mi ha abbandonato ma ha rischiato la vita per tirarmi fuori da quel guaio.

Finita la punizione, corro da lui.

“Simon!” sorride, poi mi guarda la schiena e il suo volto diventa arcigno. “Ma ti ha torturato! Come si è permesso, eh?”

Comincia a bendarmi, e parte in quarta con strani metodi di tortura da infliggere al capovillaggio quando saremo in superficie.

Io semplicemente chiudo gli occhi, assaporando l'affetto di un fratello che mi vuole bene così come sono, senza cambiare nulla di me.

E anch'io lo amo allo stesso modo: lui e la sua propensione a... cacciarsi nei guai! Se no, che divertimento c'è?

  
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