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Autore: CharlieBb    27/06/2012    16 recensioni
«Vendicatori Uniti, giusto?», ride lui chiamando un taxi con la mano e ringraziando la dea bendata per avergliene fatto trovare uno in pochi secondi. «Ti raggiungo, Rogers.»
«E io ti aspetto, Stark.»
[Chris Evans/Robert Downey Jr]
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Evans, Robert Downey Jr., Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Avengers Assemble
Autore: me medesima stessa con la collaborazione di Linde, il criceto nel mio cervello.
Fandom: RPS, The Avengers cast.
Paring: Robert Downey Jr/Chris Evans (...ovviamente. Se posso slashare Tony e Cap posso fare lo stesso anche con loro. Poi, Chris è un fanboy di Robert, quindi se l'è chiamata!)
Rating: Arancione, per gli accenni pesanti allo slash.
Wordcount: 3296w.
Avvertimenti: Slash, manco a dirlo. Niente di esplicito, anyway. Se non è slash non lo scrivo, che vi serva da lezione :D
Disclaimer: Ovviamente non mi appartengono (sigh), non li conosco, non so nulla dei loro orientamenti sessuali (...sì, sono tutti etero e qualcuno di loro è anche sposato -tipo Robert-, ma passatemi la piccola fantasia!) e i personaggi Marvel non li ho creati io (...c'avevate sperato, eh? Se lo avessi fatto i fumetti sarebbero stati un tripudio di unicorni e arcobaleni. Anche se col matrimonio del Alternative Universe mica ci si può scherzare...). Scrivo per puro diletto (e per maltrattare i personaggi, nonchè per farmi maltrattare da loro a mia volta) e non ci ricavo un soldo bucato.
Note: Il titolo fa riferimento a un sms inviato da Chris Evans (Avengers Assemble!, che è l'urlo di battaglia di Capitan America) ai suoi compagni supereroi, una sera durante le riprese del film ad Albuquerque.
#2, un grazie immenso alla mia Sister In Slash e migliore amica, Idra_31, che ha dato uno sguardo a questa cosa prima che la pubblicassi. Grazie, SIS <3
Adesso godetevi la shot!

*

Vendicatori Uniti!”
 
*
 
Il cellulare di Scarlett avvisa dell’arrivo di un nuovo sms nello stesso istante in cui quello di Jeremy decide di fare lo stesso. Si scambiano un’occhiata veloce prima di leggere il contenuto del testo. La donna alza elegantemente un sopracciglio, guarda il collega e quindi di nuovo il messaggio. Non è sicura di cosa sia meglio fare –ridere o preoccuparsi della salute mentale di Chris? Quando Jeremy scoppia in una fragorosa risata e ordina altri due drink, comunque, lei decide di lasciar perdere e classificare il momento come uno dei più idioti (e divertenti) delle loro vite. Dedica a Jeremy un sorriso smagliante mentre il barista serve loro altri due Martini; le luci soffuse del locale e la musica ad un volume accettabile fanno da sfondo alla loro serata libera, l’atmosfera è intima tanto quanto basta a non metterli a disagio e la serata è partita nel modo giusto. Con un po’ di fortuna, la sua conclusione sarà decisamente migliore.
 
*
 
Quando Chris, Tom e Mark leggono il messaggio appena ricevuto si dedicano uno sguardo eloquente e ridono. Tom ride più forte degli altri, forse perché è giusto un po’ più idiota, forse perché è solo un po’ più ubriaco.
«Quest’uomo è un genio», dice bevendo un sorso generoso della sua birra scura. «Un genio. Propongo un brindisi al Capitano!»
Chris, un metro e novantuno di muscoli e alcool, tuona una risata neanche fosse Thor in persona e alza il bicchiere pieno. «Al Capitano!»
Mark, quel povero diavolo, scuote la testa con fare sconsolato perché i suoi colleghi sono tutti un branco di idioti ubriachi. Forse dovrebbe ubriacarsi anche lui, adesso, e lo stupido sms di Chris Due, com’è stato ribattezzato, forse quello stupido sms sembrerebbe così tanto divertente anche a lui. Scrolla le spalle e alza il bicchiere, perché non può fare da balia a quegli omoni tutti muscoli e ormoni impazziti.
Tom dedica ai due la sua risata contagiosa e poi il suo sguardo cambia all’improvviso: gli occhi azzurri si illuminano di una scintilla che Mark definirebbe malsana, le labbra si stirano in una smorfia che ricorda terribilmente il sorriso malefico di Loki e quando parla la sua voce è in qualche modo più bassa e più roca del solito.
«Al Golden Boy dell’America», biascica facendo tintinnare i bicchieri e scolando il suo tutto d’un fiato.
Dio, recitare in quel film li ha resi tutti più instabili di quanto già non fossero.
 
*
 
Robert è impegnato in una gara a chi beve più velocemente quanti più shots di tequila riesca a ingurgitare con dei tizi incontrati per caso nel locale quando il suo cellulare lo avverte dell’arrivo di un nuovo sms. È così impegnato a finire il settimo (ottavo? Decimo?) shot che sul momento non ci fa caso, poi il suo sfidante ha un conato e corre via verso il bagno dichiarando una muta sconfitta, allora alza le braccia mentre un coro lo proclama vincitore. Si alza, fa ciao-ciao con la mano a tutta quella bella gente e tira fuori il telefono dalla tasca dei jeans. Apre il messaggio mentre le lettere si muovono avanti e indietro, sdoppiandosi e moltiplicandosi rendendogli quasi impossibile la lettura.
Scoppia in una fragorosa risata mentre l’alcool che ha in corpo lo fa sentire euforico e stranamente felice. Sposta lo sguardo per tutto il locale e fa partire la telefonata mentre esce nella calda sera che il New Mexico offre, indifferente agli sguardi increduli o ammirati della gente.
 
«Iron Man!», trilla Chris all’altro capo del filo. Sembra molto, molto su di giri e di sicuro molto, molto ubriaco.
 
«Ehi, Cap.» Robert sente la propria voce uscire un po’ più strascicata di quanto dovrebbe ma non ci fa caso più di tanto. È solo l’alcool. «Lo sai che tecnicamente non potresti ubriacarti, vero?»
 
«Ah, al diavolo» ride l’altro mentre la musica e il chiacchiericcio del locale coprono quasi la sua voce.
 
«Dove sei?»
 
«Ehm…» Robert è praticamente sicuro che Chris non si ricordi il nome del pub, o la strada, o la parte di Albuquerque in cui si trovi. «Quel locale che abbiamo visto passando per andare sul set, perché?»
 
«Vendicatori Uniti, giusto?», ride lui chiamando un taxi con la mano e ringraziando la dea bendata per avergliene fatto trovare uno in pochi secondi. «Ti raggiungo, Rogers.»
 
«E io ti aspetto, Stark.» Di questo non è proprio sicuro sicuro, ma crede di aver sentito Chris sorridere giusto prima di chiudere la comunicazione –il che è assurdo, pensa la parte razionale e non ubriaca del suo cervello, perché non si può sentire un sorriso, ma tant’è.
 
*
 
Quando il taxi si ferma e Robert scende si trova di fronte a quello che ha tutta l’aria di essere un locale combinato con una discoteca contornato da ragazze praticamente svestite e ragazzi tutti muscoli e t-shirt attillate. Per non parlare dei pantaloni.
La musica si sente chiaramente anche da fuori e quando attraversa le trasparenti porte automatiche sembra esplodere tutto intorno a lui, avvolgendolo come la gente che lo nota e lo riconosce. Dedica qualche sorriso in giro e si guarda intorno. Le luci colorate spezzano il buio e rendono i corpi che si muovono a tempo di musica ancora più sexy di quanto non siano già. Adocchia il bancone e i suoi occhi scorrono su una figura scolpita che conosce bene, il torace fasciato da una semplice t-shirt blu e un paio di jeans scoloriti a risaltare le gambe muscolose.
Gli si avvicina a passo lento, godendosi lo spettacolo che il locale gremito offre, e la musica copre i suoi passi. Chris non si accorge della sua presenza fino a che non gli arriva alle spalle, e si china verso il suo orecchio incollandosi alla sua schiena.
 
«Capsicle.» Chris sobbalza e si volta a guardarlo mentre un sorriso gli illumina il volto e gli occhi brillano riflettendo le luci colorate. Robert gli regala un sorriso che è a metà un ghigno e una pacca sulla spalla prima di occhieggiare lo sgabello accanto al suo –occupato, ma niente a cui non si possa porre rimedio. Dedica al tipo lì seduto uno sguardo che definire omicida è fargli un complimento e quello pensa bene di alzarsi e cedergli il posto. Si ottiene di tutto, con la gentilezza.
 
«Stark», trilla Chris voltandosi subito verso il barista e ordinando due bicchieri di qualcosa. «È un secolo che aspetto, pensavo mi avessi dato buca.»
 
«Non potrei mai dare buca a te, Cap.» Robert sorride e prende il whiskey che il barista gli porge, poi alza il bicchiere imitato dall’altro. «Vendicatori Uniti, eh?»
 
Chris esplode in una risata genuina. «Vendicatori Uniti! Anche se tecnicamente siamo solo in due.»
 
«I due più importanti.»
 
«Mi sembra giusto. Tony Stark da solo basterebbe a far impazzire chiunque. Immagina tutti noi ubriachi, nello stesso locale.»
 
«Sarebbe la fine del mondo», Robert ride e beve un sorso. «Quindi ammetti di essere ubriaco, Rogers? Credevo il serum te lo impedisse.»
 
Quando Chris si avvicina al suo orecchio per sussurrargli la risposta, Robert capisce che è la fine.
È solo una finta per preservare l’immagine di Golden Boy, Tony.
Hanno appena cominciato un gioco potenzialmente pericoloso, questo Robert lo sa. Chiamare Chris “Cap” ogni tanto è diverso dal, be’, pensare a lui come Capitano –che è esattamente ciò che sta succedendo adesso. La cosa più grave è pensare a se stesso come Tony Stark, forse, ma riflettendoci Tom si comporta come Loki la maggior parte del tempo. Tom si crede Loki, quindi perché lui non può fingersi Stark una volta ogni tanto? Al diavolo. È un po’ ubriaco, Chris è decisamente ubriaco; sono belli, famosi e possono fare cosa diavolo gli pare, non hanno bisogno di una badante (…o forse sì, ma Robert preferisce ignorare la cosa la maggior parte del tempo).
Okay, forse in fondo sono solo bambini troppo cresciuti, ma davvero importa a qualcuno? A lui no di certo. E quindi, Cap.
Capsicle che gli dedica quel suo sorriso capace di illuminare il mondo intero, che si porta il bicchiere alle labbra rivelando una sottile provocazione, e la serata è troppo bella per essere sprecata a pensare.
 
«Il Golden Boy degli Stati Uniti non dovrebbe farsi vedere in giro ubriaco, allora», soffia lui contro il suo orecchio e il brivido che percorre la schiena dell’altro non arriva inaspettato.
 
«Non dovrebbe, no.» Cap sorride di nuovo e i suoi occhi sono scuri e morbidi come l’oceano di notte. «A tutto c’è rimedio.»
 
Tony (sì, Tony. È un gioco, stanno giocando) ride, scola il suo whiskey e offre il secondo giro, sporgendosi in avanti e spalmandosi su Steve per attirare l’attenzione del barista. Quello lo nota quasi subito, gli porge i drink insieme a una strizzatina d’occhi perché, ehi, Tony Stark farebbe diventare gay anche il più etero degli uomini, e torna al suo lavoro continuando a guardarlo di tanto in tanto. Non che a lui interessi, ovviamente.
Il Capitano sembra notare quello sguardo languido e per un istante rimane a fissare il barista con quella che Tony (dio, è così facile pensare di essere Tony. Lui e Tony sono molto simili), è pronto a scommetterci, potrebbe benissimo essere qualcosa di simile a furia omicida. 
Tutti sanno quanto sia forte l’amicizia tra Iron Man e Capitan America, e loro non possono ignorare questa sorta di eredità. È per questo che quando il barista serve loro il terzo giro Chris gli dedica uno sguardo di gelido ammonimento e quello pensa bene di battere in ritirata, rivolgendo a Robert solo un vago cenno del capo.
Chris –Cap, sorride soddisfatto e ancora una volta fa tintinnare i bicchieri. È così ubriaco che gli viene da ridere senza apparente motivo, e il pensiero di quanto idiota possa sembrare agli occhi di altri lo diverte ancora di più.
In qualche modo, lui è il Golden Boy –non l’unico, ma uno dei tanti. Il suo mestiere lo mette sempre sotto alle luci dei riflettori, lo innalza quasi a modello da prendere a esempio, e non può permettersi di sbagliare. Non possono. Hanno un esempio da dare, il buon esempio, perché loro sono quelli fortunati, quelli che sono riusciti a realizzare il proprio sogno  e non devono spaccarsi ogni giorno la schiena per tirare avanti. È il minimo che possano fare, tutti loro, dare il buon esempio. Un po’ come il Capitano Rogers, ironia della sorte. È così facile identificarsi con il Capitano, gli è bastato leggere le prime pagine del copione per scivolare lentamente nei panni di Steve Rogers, eroe americano dal passato non esattamente facile. Uomo-simbolo dai sani principi, fedele alla giustizia e agli amici più cari, è stato davvero troppo semplice.
Ma d’altronde, pensa tra un sorso di whiskey ambrato e un’occhiata di sottecchi a Robert, lo è stato per tutti loro. Interpretare, diventare gli eroi che difendono la Nazione e il mondo tutto, vestire i panni di uomini e semi dei straordinari, ergersi a stendardi di giustizia contro l’oppressione e la cattiveria del nemico. Ha senso.
 
«Sei pensieroso, Capitano.» Tony lo guarda intensamente e cerca di capire cosa frulli sotto a quei capelli biondi mentre l’altro in risposta scrolla le spalle.
 
«Nah. Oggi è il nostro giorno libero, non possiamo sprecarlo a pensare
 
Tony getta la testa indietro e si lascia andare a una sana, fragorosa risata. «Esattamente quello che credo io.»
 
«Bene», dice Steve e sorride cancellando il mondo intorno a loro. Stark sente un qualcosa muoversi dentro di lui ad altezza stomaco, decide di incolpare l’alcool e non quello stramaledetto sorriso, quindi torna alla sua occupazione preferita: fissare Capsicle. La t-shirt, nota, è in tinta con i suoi occhi e ne fa risaltare il colore in un modo che lui definirebbe disarmante; i jeans, chiari e scoloriti e aderenti in zona cosce, sembrano chiedere a gran voce di venir strappati via. L’effetto che di solito hanno le pubblicità. I muscoli guizzano a ogni suo movimento sotto al cotone della maglietta e Tony gradisce, oh sì.
 
«Troppo rumore», biascica avvertendo la gola secca. «Proporrei di spostarci in un posto più…tranquillo.»
 
Steve gli dedica uno sguardo così intenso che sarebbe impossibile da sostenere se lui non fosse, be’, il fottuto Tony Stark, e a quello sguardo segue un sorriso da mozzare il fiato e lui si ritrova effettivamente a corto di ossigeno per un istante o due. Le labbra soffici si stirano leggermente da una parte rivelando il bianco quasi ammaliante dei denti e trasmettendo tutto ciò che Cap non vuole dire a parole, non lì, non adesso.
 
Quando una voce femminile urla i loro nomi, i loro veri nomi, per sovrastare la musica quasi assordante i due neanche ci fanno caso. Al secondo urlo si voltano con la stessa espressione stralunata in volto, quasi non si aspettassero di venire riconosciuti o, più probabilmente, interrotti.
 
Due ragazze si avvicinano a loro, una mora e una rossa di una bellezza davvero notevole e dai vestiti succinti che tanto piacciono agli uomini. Sorridono, un sorriso pieno di ammirazione e quella che entrambi sono abituati a riconoscere come voglia; sorridono e si avvicinano un po’ di più per non dover urlare ancora. Il sorriso vacilla per un istante quando notano la mano di Robert poggiata sulla spalla di Chris, le dita che stringono la pelle sotto alla stoffa in un gesto che sulle prime sembrerebbe possessivo ma che le due catalogano infine come amichevole.
 
«È meraviglioso, davvero», comincia una, la mora. «Che siate qui. Abbiamo pensato di passare per un saluto, e magari un autografo. Se non è di troppo disturbo.»
 
Chris sembra riscuotersi e sorride, come se si fosse improvvisamente ricordato la sua identità e il posto in cui si trova. Il sorriso è gentile e cortese, non si estende agli occhi, come quelli che di solito dedica agli estranei. I suoi colleghi, compagni, lo conoscono bene e conoscono anche i suoi sorrisi, quelli veri, quelli che accendono una luce nei suoi occhi azzurri e chissà come riescono a illuminargli tutto il volto. Robert sogghigna, senza farsi notare.
 
«Capitan America e Iron Man insieme», continua la rossa puntando su di loro i suoi bellissimi occhi verdi. «Come da copione, eh? Una delle amicizie più forti tra i Vendicatori.»
 
«Una delle più intense», sorride Robert, e questa volta è un ghigno vero e proprio. Chris ride e gli da un pugno sulla coscia, tanto per gradire, mentre le due fan sfoggiano il loro repertorio di sguardi languidi che i due uomini sembrano ignorare.
Robert prende un paio di tovagliolini dal bancone, si sporge verso il barista e quello gli allunga una penna con la quale poi scarabocchia i due pezzi di carta. Li porge a Chris, che lo imita e li tende poi alle due ragazze che li prendono con mani leggermente tremanti.
 
«Speravo avresti potuto firmare qualcosa di più intimo», sorride la mora.
 
«Magari un’altra volta, dolcezza», Robert si alza in piedi e invita silenziosamente Chris a fare altrettanto. «Il Capitano ed io stavamo andando via. La Stark Tower ci aspetta.»
 
«Cos’è, un’emergenza da Avengers?», trilla la rossa divertita. Robert le fa l’occhiolino.
 
«Qualcosa del genere.» Con il ghigno ben saldo sul volto passa tra di loro e avanza verso l’uscita senza guardarsi indietro, troppo alcool in circolo, la testa leggera e una risata che gli nasce spontanea in gola mentre afferra il braccio di Chris e lo trascina fuori dal locale.
Barcollano in strada, ridendo come due idioti sotto lo sguardo attonito della gente intorno a loro. Ma che importa, sono belli e ubriachi e felici, al diavolo il resto.
Si avviano a piedi, ridendo a squarciagola per nessun motivo in particolare e camminando a zig zag sul marciapiedi, un braccio di Robert che sostiene Chris per la vita e il biondo che si aggrappa alle sue spalle come se fossero l’unica cosa a tenerlo in piedi.
 
«La Stark Tower?», ghignaChris. «La Stark Tower!»
 
Robert stringe più forte le dita sul suo fianco e ridacchia. «La Stark Tower, Capsicle.»
 
Quando Chris si ritrova sbattuto contro il muro di una stradina buia non è esattamente sicuro di come sia accaduto, ma il corpo caldo di Robert premuto forte contro il suo gli da una vaga idea del perché. Non che la cosa gli dispiaccia.
Poi Robert, subdolo serpente, scivola tra le sue cosce con un’agilità inaspettata e gli si strofina addosso mentre le mani corrono a stringere saldamente il suo fondo schiena. Quando parla lo fa con la bocca sepolta nel suo collo, il fiato e la lingua che lo solleticano e gli fanno venir voglia di farsi il bastardo lì e ora.
 
«Avrai l’onore di fare un giro negli alloggi privati del capo, Capitano» Robert sussurra e stringe un lembo di pelle tra i denti, arrossandolo e alleviando poi il fastidio con una passata di lingua. Sa di buono.
 
Chris si aggrappa ai suoi fianchi mentre d’istinto sposta una gamba per ampliare l’angolo di contatto dei loro corpi e quando Robert muove di scatto i fianchi in avanti gli manca il respiro. Dio, è così duro, e già sente sulla lingua il sapore della fantastica scopata che li aspetta.
Robert spinge di nuovo il bacino contro il suo, le erezioni che si scontrano attraverso i jeans, e lo bacia violentemente infilandogli la lingua in bocca e mordendo le sue labbra quasi fino a farle sanguinare.
Con un colpo di reni Chris ribalta le posizioni, spinge Robert contro il muro e gli si spalma addosso quasi ne avesse bisogno per restare in vita. Gli da un assaggio dei suoi, di affondi, e gli strappa più di un gemito roco insieme a qualche sospiro somigliante più a un ringhio trattenuto in gola.
 
«Stark Tower, adesso. O giuro che ti scopo qui per strada, Stark.»
 
«Settant’anni di astinenza fanno male, eh Rogers?». Robert gli ruba un ultimo bacio con troppa lingua e troppi gemiti soffocati annessi prima di trascinarlo per un braccio verso la strada principale e quindi un fottutissimo taxi.
 
 
*
 
«Quel messaggio ci ha fatto sbellicare, ieri notte. Tom ha persino brindato al Capitano.»
 
Joss Whedon guarda in su verso Chris (Uno) e non capisce di cosa stia parlando, poi sposta lo sguardo verso l’altro Chris, che ha la decenza di sembrare almeno un poco imbarazzato.
 
«Aehm, sì, ero ubriaco.»
 
«E il messaggio sarebbe…?», chiede Joss, anche se non è poi proprio così sicuro di volerlo sapere. Quello che i suoi attori fanno durante la serata libera non è affar suo, soprattutto se è stupido e potenzialmente imbarazzante.
 
«Ha scritto a tutti “Vendicatori Uniti”», risponde Robert con nonchalance.
 
«Ah. E…?»
 
«E niente, Joss. Io sono stato l’unico a raggiungerlo, l’ho trovato in uno stato pietoso. Era così ubriaco che non si reggeva in piedi, giuro, allora l’ho preso di peso e riportato dritto dritto a letto.»
 
Robert si volta a guardare Cap con un ghigno quasi invisibile sul volto, una scintilla pericolosa negli occhi scuri e un sopracciglio solo leggermente alzato mentre l’altro arrossisce in zona collo e sembra indeciso sul da farsi –strangolarlo sul posto per la sua stupida somiglianza con Tony Stark o ignorarlo semplicemente? Alla fine opta per un sorriso che non è assolutamente indicativo di nulla, nonostante sia forse uno dei suoi sorrisi più luminosi. Lo ha riportato dritto dritto a letto, oh sì. Un letto che sono quasi riusciti a rompere nella foga del momento, ma cos’altro avrebbero potuto fare? Forse evitare di gettarcisi sopra a peso morto continuando a urlare “Vendicatori Uniti!” come se non ci fosse un domani, ma tant’è.
 
Chris li guarda ridendo, ignaro del vero stato delle cose, mentre Joss sente il suo fanboy interiore cominciare ad agitarsi e decide di zittirlo prima che possa diventare pericoloso. Quei due non sono Stark e Rogers, piccolo stupido fanboy, non lo sono e di conseguenza non puoi slasharli. Però possiamo aggiungere un po’ di subtex extra nel prossimo film.
 
 
*Fin

...a commentare non vi cascano le dita ;)
B.







   
 
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