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Autore: ross_ana    27/06/2012    4 recensioni
-Mia regina, mi concedete l’onore di poter venire ad inchinarmi davanti al vostro trono?
E Anna, tra sorrisi e lacrime, piuttosto che accordargli il permesso si era inginocchiata di fronte a lui e gli aveva buttato le braccia al collo.
-Siete così sciocco, mio re. Ponete delle domande talmente scontate!
Aveva ridacchiato prima di punzecchiarla ancora.
-Con te non posso mai dar nulla per scontato, Anna. Quando ti ho chiesto di sposarmi la prima volta mi hai risposto di no.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla MIA Anna. L’unica che abbia mai veramente amato.
E a Damian, che con la sua totale fiducia, mi ha fatto tornare la voglia di scrivere. Grazie!





Dio, se è bella quando cammina.
Fu questo il primo pensiero di Fabian Vandemberg quando vide Anna Sthraal incedere, lentamente, verso di lui. Il suo portamento era regale, come se fosse nata facendo la regina, e non come se lo fosse diventata solo da qualche mese.
Teneva il viso basso e le mani giunte sul ventre.
Aveva poco più di quattordici anni, e mostrava l’eleganza e la grazia di una donna.
Una gran donna.
Una piccola grande donna.
La mia piccola grande donna.
Lo pensò non appena lei gli fu davanti e alzò il viso per guardarlo negli occhi. Arrossì, come ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, e gli rivolse un sorriso timido, come la prima volta che l’aveva visto. Anzi no, non la prima volta che l’aveva visto. Piuttosto la prima volta che aveva capito che il ragazzo a cui aveva risposto a tono, nel bosco delle terre di Minstran, era proprio il suo sovrano.(1)
-Vostra Maestà.
Aveva fatto un lieve inchino, tenendosi le gonne con maestria, e aveva piegato la testa di lato.
Lui, per risposta, le aveva preso la mano portandola alle sue labbra, sfiorando impalpabilmente la sua pelle – come galateo richiedeva.
-Mia signora. Vi ho detto più di una volta di chiamarmi per nome, credete che io debba ordinarvelo ancora prima che esaudiate i miei desideri?
Era arrossita di nuovo, come ogni volta che le rimproverava quella mancanza di intimità, e come ogni volta Fabian sorrise, mai pago della sua dolcezza.
-Siamo in pubblico – aveva sussurrato lei di slancio, e il sovrano poco più che diciottenne delle Novem Nationes non era riuscito a trattenere una lieve risata.
-Lord Domenic è come un padre per me, e Axel ed Eloise sono i miei fratelli.
-Appunto!
Quella era stata la sua risposta piccata, e lui aveva riso ancora più forte.
Dio, se è bella quando arrossisce.
Con un movimento pomposo da etichetta, si era inchinato a lei e le aveva fatto un altro baciamano.
-Mia signora, volete concedermi l’onore di accompagnarmi in una passeggiata in giardino?
Poi aveva fatto un passo avanti e aveva accostato le labbra al suo orecchio per sussurrarle sommessamente: -Dove non ci sarà nessun Lord Domenic e potrai finalmente chiamarmi Fabian e darmi del tu!
Di nuovo, le sue guance si erano tinte di rosso.
Fabian e Lord Domenic avevano incrociato lo sguardo, come se quest’ultimo avesse sentito anche quelle parole dette ad esclusivo beneficio di lei, e aveva ghignato.
-Come il mio re desidera.
Le aveva porto il braccio e l’aveva osservata di sottecchi mentre rivolgeva un inchino di congedo a Domenic che continuava a tenere d’occhio Axel ed Eloise che giocavano dall’altra parte del salone.

*

Fabian condusse Anna per i giardini, facendole aggirare poi la serra invernale di Bryce e alla fine si fermò. Dal panciotto sfilò una fascia di seta nera e la fece dondolare davanti al suo viso.
-Vi fidate abbastanza di me da concedermi di bendarvi?
Anna trattenne il fiato, ma quando rispose lo fece con il suo solito cipiglio combattivo.
-Fabian – calcò volutamente il suo nome di battesimo – mi hai importunata affinché ti chiamassi per nome, mettendomi in imbarazzo davanti a Lord Domenic, e adesso – fece un gesto vago con le braccia, per indicare l’assenza di persone – che non c’è nessuno sei tu a darmi del voi?
Dio, se è bella quando mi sgrida.
Aveva riso, ancora. Lei lo faceva ridere sempre. Lo rendeva ebro di gioia con nulla. Come faceva a non amarla?
Oddio, ho pensato amarla?
Mi sono innamorato?
Si costrinse ad allontanare quel pensiero molesto per inchinarsi in segno di scuse.
-Perdonami, Anna. Volevo solo farti una richiesta formale.
Aveva ghignato, di nuovo, e aveva sventolato un’altra volta la benda davanti ai suoi occhi.
-Allora? Posso bendarti?
Aveva inarcato un sopracciglio, la dolce piccola regina guerriera, e aveva incrociato le braccia al petto.
-Io ho fiducia in te e mi lascerò bendare, ma tu non hai fiducia in me da lasciarmi libera, con gli occhi chiusi.
Le aveva sfiorato il naso con il proprio, poi l’aveva baciata. Erano passati alcuni secondi prima che lei ricambiasse il bacio, e quando aveva cominciato a farlo lui si era allontanato. Lei era rimasta con gli occhi chiusi prima di aprirli e fissarlo interrogativa.
-Faresti proprio come adesso: li terresti chiusi per un po’, poi la tua curiosità ti spingerebbe a sbirciare. Sbaglio, forse?
Anna aveva messo il broncio e gli aveva dato le spalle.
-Come fai a sapere così tante cose di me se mi conosci da così poco tempo?
A dispetto di ciò che dimostravano i suoi gesti stizziti la sua voce suonava molto dolce, e questo spinse Fabian a fare un passo avanti e ad abbracciarla da dietro, facendole posare la schiena minuta al suo petto muscoloso.
-Non ti conosco ancora abbastanza quanto vorrei, ma giuro sul mio onore che non farò altro per il resto della mia vita. Imparerò a conoscere ogni tuo pensiero leggendolo nei tuoi gesti, ogni tuo desiderio scovandolo nei tuoi occhi, ogni tuo più torbido segreto scavando a fondo nel tuo cuore. Voglio conoscere tutto di te, Anna. Anche le cose più sciocche e insignificanti io voglio saperle.
Si era irrigidita, la giovane regina, per quella dichiarazione così inaspettata. E poi aveva abbandonato il capo sul mento, lasciandosi completamente andare tra le braccia di Fabian.
E il giovane re non aveva perso tempo. Aveva preso la benda e l’aveva legata intorno ai suoi occhi, poi le aveva baciato la mano, stavolta infischiandosene del galateo e posando le labbra sulle sue nocche, e mettendole un braccio intorno alla vita aveva cominciato a condurla verso la sorpresa che aveva fatto preparare per lei.
Una fontana di marmo ingrigita, ma gorgogliante. Era di proporzioni minute, ma pittorescamente deliziosa: tre grandi conchiglie custodivano il getto centrale dell’acqua, che scivolava sempre più in basso, proprio al centro di altre conchiglie progressivamente piccole. Sul lato destro faceva bella mostra di sé un delfino logoro. Su quello sinistro, invece, una stella marina mai toccata dagli spruzzi divertiti dell’acqua ospitava la coda di una seducente sirena i cui tratti del volto erano stati ricostruiti.
Quello, era il trono di Anna: l’incavo fra la coda della sirena e il cuore della stella marina.
(2)
Le aveva sfilato la benda ed era rimasto a guardarla mentre una marea di emozioni si dipingevano e si susseguivano sul suo volto a una velocità impressionante.
Era la riproduzione perfetta della fontana custodita tra i cespugli dei giardini del palazzo degli Sthraal a Minstran. La fontana che Anna aveva eletto a suo trono, quello della Regina dei Giardini Incantati.
E adesso che quei giardini non poteva più possederli, vivendo ormai al castello di Aldenor, lui aveva voluto farle quel piccolo regalo.
-Consideralo un dono di nozze in ritardo. Ma non ho fatto in tempo a farla costruire per il giorno del matrimonio. Sai, avrei voluto portarti subito qui per farti sentire a casa, ma spero di essere ancora in tempo per dirti formalmente che questa è casa tua. E se la regina delle Novem Nationes avrà mai qualcosa da ridire sul trono della sala del regno, può sempre tornare a essere la Regina dei Giardini Incantati, seppur questi giardini siano quasi sempre innevati.
Anna si era portata una mano sulla bocca e l’aveva osservato in silenzio per un tempo che a Fabian parve infinito.
Ma no, lui non era preoccupato. Non temeva di aver osato troppo.
Perché seppur conoscesse così poco di lei, sapeva con certezza che le emozioni forti pietrificavano Anna per qualche minuto prima di permetterle di esternare la sua gioia.
E difatti, non appena allargò le braccia, lei vi si tuffò senza riserve, affondando la testa nel suo petto e cominciando a singhiozzare.
-Gr-grazie. Grazie F-Fabian.
Dio, se è bella quando si emoziona.
Le aveva accarezzato i capelli, poi l’aveva discosta da sé per poterla guardare negli occhi.
-Voglio che tu sia felice e a tuo agio, qui al castello. E voglio che tu abbia un posto tutto per te, so quanto è importante.
Le aveva dato un bacio a fior di labbra prima di piegarsi su un ginocchio.
-Mia regina, mi concedete l’onore di poter venire ad inchinarmi davanti al vostro trono?
E Anna, tra sorrisi e lacrime, piuttosto che accordargli il permesso si era inginocchiata di fronte a lui e gli aveva buttato le braccia al collo.
-Siete così sciocco, mio re. Ponete delle domande talmente scontate!
Aveva ridacchiato prima di punzecchiarla ancora.
-Con te non posso mai dar nulla per scontato, Anna. Quando ti ho chiesto di sposarmi la prima volta mi hai risposto di no.
Lei aveva ridacchiato di conseguenza e si era stretta nelle spalle. Assurdo come in lei anche un gesto così banale acquistasse una parvenza di regalità.
-Le donne vanno corteggiate, Fabian.
Poi ci aveva ripensato e aveva scosso la testa.
-Io. Io devo essere corteggiata. Non devi corteggiare nessun’altra, mai più.
Fabian aveva ghignato.
-E’ forse un ordine, mia regina?
-Assolutamente si.
Dio, se è bella quando è gelosa.
Chinò il capo, in segno di rispetto.
-Come desideri, Anna. E poi si da il caso che i tuoi desideri coincidano con i miei. Non ho nessuna intenzione di rivolgere le mie attenzioni a chicchessia. Sei l’unica donna che voglio avere e con cui voglio stare. Te lo giuro.
E nel momento in cui aveva pronunciato quelle parole si era accorto che era la pura e semplice verità.
Mi sono davvero innamorato? Si, forse Fabian Vandemberg si era veramente innamorato di quella piccola biondina, con gli occhi azzurri e il viso pieno di lentiggini, la carnagione chiara tipica della regione di Minstran e il corpo in trasformazione proprio di una ragazzina che si apprestava a diventare una splendida donna.

*

Rientrando, si erano tenuti semplicemente per mano. Le dita intrecciate, come fossero due semplici ragazzi piuttosto che i sovrani di Aldenor e delle Novem Nationes.
E dopo tanto – troppo tempo – Fabian si era sentito leggero. Aveva dismesso quel peso sulle spalle che si portava dietro da quando i suoi genitori erano morti e aveva ritrovato la felicità.
Anna teneva in mano le rose che avevano colto nella serra di Bryce, giusto pochi minuti prima, e lui la guardava di sottecchi mentre inspirava il loro profumo delicato.
Anna, invece, profumava di lavanda. Non che ci fossero campi violetti di quel fiore nei dintorni, era proprio l’odore del suo corpo. Ed era così dolce, così buono…
E Anna, proprio come le proprietà intrinseche della lavanda, aveva il potere di rilassare e calmare il suo animo fino a poco tempo prima assurdamente tormentato.
Si era fermato, infine, davanti al portone del castello. Appena sotto le gradinate che portavano all’ingresso le aveva preso entrambe le mani e l’aveva guardata negli occhi.
Infondo che senso ha aspettare? Ne aveva persino parlato con Domenic…
-Io credo… io… mi sono innamorato di te, Anna.
Anche stavolta, la piccola e dolce Anna aveva spalancato gli occhi e la bocca. Poi l’aveva subito richiusa e aveva abbassato la testa.
E in quel preciso momento il cuore di Fabian si era fermato.
Poi lei aveva alzato il mento e fiera l’aveva guardato negli occhi.
-Io ti amo già, Fabian.
E quello stesso cuore aveva cominciato a battere in maniera inaudita. Le aveva sorriso e i suoi occhi avevano espresso in silenzio ciò che tutte le parole del mondo non avrebbero mai potuto spiegare.
Dio, se è bella.
Dio, se l’amo.





(1) Fa riferimento a It’s happened in a blink, di LadyEl.
(2) Letteralmente cit. da It’s happened in a blink, di LadyEl.


Grazie a tutti per aver letto! :*
   
 
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