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Autore: RainbowCar    28/06/2012    3 recensioni
DA2
FenrisxHawke.
One-shot dopo il chiarimento tra i due amanti in merito alla disastrosa conclusione della prima notte insieme. La seconda volta tra Hawke e Fenris stavolta non lascia dubbi sull'esito della loro storia.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il sole non era ancora sorto e lei era lì. Distesa, addormentata. Accanto a lui, al suo fianco. Non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe durata, ma avrebbe voluto non smettere mai di guardarla, di osservare il suo petto sollevarsi ad ogni respiro, la sua espressione serena e soddisfatta, i suoi capelli scompigliati dall’impetuosa passione che li aveva travolti poche ore prima. Sebbene fosse stato piuttosto faticoso quanto piacevole, non era riuscito a chiudere occhio. La gioia di quel momento aveva sopraffatto il sonno e l’elfo si era ripromesso di non perdersi nemmeno un istante di quella notte magica.

Magia. Ecco cosa sembrava. Ecco cosa doveva significare possederla. Lei era una maga e ora sentiva di appartenerle. Incarnava tutto ciò che odiava e tutto ciò che amava. Magia e schiavitù. Gli avevano tolto tutto e ora gli davano tanto, troppo. Non era sicuro di meritare tutta quella felicità. I suoi ricordi, in quei momenti di pura estasi, come flashback erano nuovamente balenati nella sua mente, ma stavolta non erano riusciti a scalfire la felicità di quegli attimi. Eppure uno strano tormento si era impossessato di lui, un turbamento che sempre più lo convinceva che Hawke non meritasse uno così. Che non potesse darle ciò che lei doveva avere. Le ombre del passato avrebbero sempre fatto parte di lui e avrebbero gettato tenebre su ogni spiraglio di luce. Ma non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Il suo viso, la sua pelle… il suo corpo perfetto… era umana, era una maga, era la sua padrona… una padrona che non aveva avanzato diritti su di lui ma che aveva deciso di servire per sua scelta, per l’eternità. E non voleva smettere di farlo. Non poteva. L’amava. Con tutto sé stesso. Era di nuovo uno schiavo? Era di nuovo a servizio della magia? Forse, ma non gli importava. Nessuno aveva scelto al suo posto. Era semplicemente innamorato.

Hawke aprì gli occhi e vide la cosa più bella che apparteneva al suo mondo. Fenris era disteso accanto a lei e la guardava con aria dolce, con un leggero sorriso che raramente aveva visto sul suo volto, di solito ombrato dai pensieri.

“Stavolta non scapperai?” gli chiese allungando una mano per accarezzargli i capelli argentati.

“No. Questa volta rimarrò con te per sempre, se lo vorrai.”

Hawke non avrebbe sperato, nei precedenti tre anni, di sentire quelle parole così spesso. La loro prima volta assieme era stata meravigliosa, ma lui era scappato, spaventato. E ora il terrore che potesse riaccadere la attanagliava. Ne avevano parlato la sera prima, lui le aveva chiesto di perdonarlo e le aveva detto che perderla sarebbe stata la cosa peggiore che potesse capitargli. E lei ci credeva.

Fenris aveva affrontato cose ben peggiori di un cuore infranto, eppure, quando la guardava, sentiva che nulla gli avrebbe fatto più male di un rifiuto di Hawke, sebbene lei avesse tutto il diritto di respingerlo, vista la codardia mostratale tre anni prima.

“Non voglio altro al mondo Fenris, solo averti al mio fianco.” Gli disse la sua nuova padrona.

“Sono tuo. Chiedi e sarà fatto.”.

Hawke sorrise, quasi divertita dalla serietà con cui il bell’elfo aveva pronunciato quelle parole. Ma capiva quanto gli costasse pronunciarle visto che era sfuggito al suo padrone e alla magia per nove lunghi anni, e ora si concedeva totalmente a lei, un’ umana, per di più una maga. Un velo di tristezza si posò sul suo volto poco dopo. Fenris se ne accorse e sfiorandole una guancia le chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato.

“No, Fenris, tu non hai detto nulla di sbagliato, almeno credo.”

“Cosa credi?”

“Io” continuò Hawke “ho paura.”

“Paura? Di cosa?  Insieme abbiamo affrontato di tutto. Cosa c’è di più spaventoso della solitudine?”

“La paura di farti soffrire.”

Hawke aveva aperto il suo cuore e gli attimi che precedettero la risposta di Fenris le sembrarono eterni.

“La mia unica sofferenza è starti lontano” le disse finalmente. “Non sarai tu a scappare questa volta? Immagino che… lo meriterei.” L’elfo abbassò lo sguardo consapevole di non poter avanzar pretese e di dover accettare qualunque decisione della donna che amava, anche se significava perderla e soffrire fino all’ultimo giorno di vita. In fondo quella felicità non era per lui. Era troppa persino nei suoi sogni più reconditi.

“Non scapperò. Non se non sarai tu a chiedermelo.”

Fenris non poté fare a meno di tirare un impercettibile e il più possibile silenzioso sospiro di sollievo. Hawke però non aveva finito: “Fenris, so benissimo quanto ti costi stare con me. Io sono una maga. Se potessi rinunciare alla mia magia per te, lo farei. Ma purtroppo non posso, fa parte di me e non potrò mai liberarmene. Non posso rinnegare quella che sono e non voglio costringerti a rinnegare te stesso, né pretendo che tu lo faccia. Come potrei chiederti una cosa del genere?”

L’elfo adesso aveva compreso. Avevano le stesse paure, e solo stando assieme potevano superarle.

“Non ti mentirò. Ci ho pensato. Ci ho pensato a lungo. Ci ho pensato per tre anni, forse di più, e sono giunto a una conclusione: persino la morte, tra le tue braccia, è un destino che non mi spaventa. Ma solo un’altra notte senza il tuo calore è una tortura a cui non posso sottopormi. Credevo che non sarei mai più appartenuto a nessuno, ma sono di nuovo uno schiavo. Sono schiavo di me stesso e dei miei sentimenti. Ho provato ad ignorarli ma non ci sono riuscito. Alla fine ho capito che non posso. Non voglio. Perché io ti amo.”

“Ti amo anch’io…”

Hawke aveva sentito e pronunciato quelle parole con una spontaneità che non si sarebbe aspettata né da Fenris, né da sé stessa. Distolse lo sguardo da quelle iridi smeraldine quasi imbarazzata.

“C’è troppo zucchero in questa stanza!” aggiunse per sdrammatizzare, “Forza, vediamo cosa si può fare per farti tornare quella bella espressione tenebrosa, per dirla alla Varric, che trovo tremendamente affascinante.”

“Oh no! Come puoi farmi pensare a Varric in un momento del genere? Questo non dovevi farlo! Credo che ti punirò…” disse l’elfo mentre si sbarazzava delle coperte che fasciavano la sua amata. Una maliziosa risatina di Hawke lo invitò a concretizzare la ‘minaccia’, dedicando il resto della notte a piacevoli castighi.

Quando il sole fu alto nel cielo, Fenris lasciò la tenuta di Hawke, e questa volta non fu un addio, ma un arrivederci. Arrivederci a nuove, avvincenti battaglie che avrebbero cambiato per sempre il destino di tutto il Thedas, ma che non avrebbero influito sul destino dei due amanti, deciso quella notte: Fenris e Hawke insieme. Per sempre.

  
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