28/06/2012
7 recensioni
Prologo.
Un fascio di luce bianca in lontananza contrastava l’oscurità.
Andai dritta verso quella luce e capii che era una donna.
Sembrava un angelo.
-Piccola mia- sussurrò la donna.
-Mamma- urlai correndo verso di lei con le braccia aperte.
Riuscivo, quasi, a sentire delle lacrime di gioia bagnarmi le guance.
Ma più mi avvicinavo a mia madre e più era lontana.
A un tratto mi ritrovai ad un margine di un grattacielo, guardai giù e caddi.
Cadevo.
Precipitavo.
Sobbalzai dal letto respirando affannosamente. Un altro incubo. Ormai erano mesi che sognavo mia madre.
Diedi un calcio alle coperte e scesi goffamente dal letto.
Nuova casa.
Nuova città.
Nuova scuola.
Sarà stata la decima volta che in due anni abbiamo cambiato casa, pensai ancora assonnata. Mi chiedo solo come ha fatto mio padre a trovare questo buco di città, Holmes Chapel. Bah le trova tutte mio padre.
Poi della musica rock anni 60 mi riporto sulla terra.
-Buongiorno baby!- esclamò mio padre aprendo la porta con in mano un vassoio pieno di waffles, pancakes e croissant.
Lo guardai stralunata per poi addentare un pancake, farfuglia a bocca piena un ‘buongiorno’ e mi diressi verso l’armadio.
Sentii mio padre chiudere la porta ed andare verso la cucina, canticchiando a ritmo.
Quando mamma ci lasciò, io e mio padre andammo via da Parigi. Papà, da quel giorno, si rimboccò le maniche e lasciò il suo lavoro da musicista e cominciò a cercare un posto fisso per poter pagare l’affitto. Avevo solo tre anni, ero così piccola.
Buttai la testa nell’armadio alla ricerca di qualcosa da mettere.
Dovrò di nuovo scegliere quale corso extra frequentare.
Dovrò di nuovo fare il possibile per passare inosservata.
E infine, dovrò di nuovo cercare qualcuno con una minimo di cervello con cui possa tenere una conversazione seria.
‘Buona fortuna Charlie, ne avrai bisogno’ mi dissi tra me e me.
Afferrai una maglia nera con una stampa un po’ retrò e dei jeans stretti tutti strappati.
Il mio armadio si avvicinava molto ad una giungla , anzi no ad un negozio in saldi. Non che io ci sia mai entrata ovviamente. La moda non era proprio il mio genere ecco.
Mi infilai saltellando i jeans, fin troppo stretti.
Avrei voluto buttarmi sul letto e nascondermi sotto le coperte, così da non uscire più. Ma no, dovevo andare a rovinarmi la vita in una scuola di fighetti e figli di papà.
Mi misi la maglietta e un paio di Vans grigie, oramai distrutte, e andai dritta al bagno.
Accesi la luce e per poco non mi prese un infarto.
La matita colata in stile panda, le occhiaie viola alla Edward Cullen, i capelli scompigliati di un biondo indecifrabile, in poche parole una gran figa.
Mi struccai e misi un filo di matita e un filo di rimmel. Cercai di pettinare quel nido, alveare, groviglio o qualsiasi cosa ad esso rispecchiava di più e assunsi un aspetto più decente.
Presi la borsa buttando dentro il cellulare e le chiavi di casa e andai in cucina.
Papà stava ballando, ovvero stava facendo oscillare il suo sedere ridicolmente (per lui era sensuale) da una parte all’altra.
Imbarazzante.
Si girò e mi sorrise –andiamo piccola?
Annuii.
Ancora non rende lo so, ma ho intenzione di farla diventare una storia dolce da far venire le carie ai denti e soprattutto strappalacrime.
Questo capitolo era solo per farvi introdurre un pò Charlotte, la sua vita ecc.
Recensite in tante e ditemi cosa ne pensate!
bacioni,
-meandmrjones