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Autore: Sefiriel    29/06/2012    1 recensioni
Una principessa di un regno perduto, alla ricerca di qualcosa o qualcuno che possa esaudire il suo desiderio. Una sola parola le risuona in mente, potente, mentre vagabonda.
Una strega con un tremendo potere, che si narra possa compiere qualsiasi incantesimo. Cosa potrà volere, in cambio di ciò che riuscirà ad esaudire ciò a cui la principessa anela?
Genere: Drammatico, Fantasy, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gumi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si narra che, tanto tempo fa, in una foresta dimenticata dai raggi solari, vivesse una strega. Ella aveva a sua disposizione un poderoso potere, a cui teneva più di ogni altra cosa... anzi, a dir la verità era l'unica cosa tangibile a cui teneva, al punto tale che non se ne separava mai.
Era una donna perfida, egoista e vanitosa, indifferente sia alle gioie che ai dolori di qualsivoglia popolo o persona, sebbene il suo corpo fosse in tutto e per tutto umano.
Era avida della propria magia, ma era avida anche della propria crudeltà, che non esitava a nutrire mandando in rovina villaggi, persone, re e regine. L'ombra della tristezza non sfiorò mai la sua anima, che ormai era intirizzita dal gelo di quella folle spirale, innescata dalla superbia accesa in lei dalla consapevolezza delle sue "capacità".

Nessuno fu, ovviamente, mai così stolto da tentare di portarle via il suo potere, ma la sua fama era diffusa in tutte le lande. Alcuni la reputavano leggenda, alcuni la reputavano una fiaba per bambini, mentre altri ancora credevano alla sua storia... e la cercavano. I più sfortunati la trovarono.
Non si sa quasi nulla di loro: umani dei ceti più eterogenei, giunti da lei con l'unico desiderio di contrattare anche per solamente una briciola di quel potere che tanto li affascinava.
Si narra infatti che la magia della strega fosse in grado di essere concesso anche ad altri, ma solo in cambio di qualcos'altro che la donna avesse reputato soddisfacente. Si dice che ella potesse esaudire desideri di qualsiasi tipo, con i propri nefandi incantesimi.

...eppure, nessuno di quegli avventurieri trovò mai la felicità. Forse a causa delle scellerate azioni che essi finivano per compiere una volta ottenuto ciò che desideravano, ciò che trovavano alla fine del loro cammino era solo dolore, il dolore che essi stessi avevano contribuito a perpetuare.
Se fossero stati di animo puro, avrebbero certamente capito che nulla di buono può venire da un potere malvagio fino a quel punto, che malediva le persone che ne usufruivano, nutrendosi dei loro peccati.
Ogni volta che un malcapitato nelle trame della strega finiva i suoi giorni su questa terra, sempre il solito pensiero attraversava la mente della donna:
"Stupide passioni, stupidi desideri... stupidi umani! La vostra pervicacia si ripeterà in eterno, di questo passo".
 

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Si narra che, tanto tempo fa, nell'oscura foresta giunse una bellissima principessa.

Ella, un tempo, regnava su un regno felice, prospero e completamente abbellito da fiori di mille colori. Le arti prosperavano ed i popoli erano soddisfatti dell'economia e dei sovrani, che di loro non abusavano in alcun modo. Ella aveva infatti ereditato tutta la benevolenza e la grandezza di spirito con le quali i suoi genitori avevano, prima di lei, sorretto il regno.
Ma quella non era una fiaba destinata a concludersi con un "e vissero per sempre felici e contenti".
Il regno le fu portato via quando ella era ancora giovane, venne strappatole con la forza... la forza furiosa ed incontrollabile di un re dai capelli blu. Nessuno sapeva di dove egli fosse, ma fatto sta che non ebbe pietà alcuna a sferrare una devastante guerra lampo, contro la quale non ci furono possibilità di difesa.
Oltre a ciò, il tradimento di molti nobili e di buona parte del popolo in cambio di appetitose ricchezze non contribuì certo ad ostacolare l'invasione.
Preferirono il gelido oro di un tiranno sconosciuto al caldo amore di sovrani saggi ed umani. Stolti.

Se qualcuno avesse guardato le impronte che i piedini della ragazza lasciavano sulla terra asciutta, avrebbe notato accanto ad esse delle piccole macchioline umide. Se qualcuno avesse poi volto lo sguardo ai vestiti della principessa, li avrebbe visti sporchi, infangati, strappati. Se qualcuno avesse indirizzato gli occhi ad incontrare quelli della principessa, sarebbe stato catturato dalla bellezza del viso di ella, così bianco e candido... un viso così puro che la vista delle lacrime che scendevano copiose dalle sue iridi, verdi e luminose come l'erba estiva, avrebbe fatto intristire chiunque.
Zoppicava un pò, mentre camminava a passo il più possibile spedito.
Solo una parola risuonava nella sua mente.

Non passò molto, che sulla sua strada incontrò una donna ormai vecchia, con i capelli neri e lunghi che uscivano da un cappuccio che sarebbe stato ben adatto alla triste mietitrice. Al veder quella figura: "La fiaba era realtà... ", pensò la principessa. 
I piedi della giovane si fermarono, e, da sotto il cappuccio, il rosso riflesso degli occhi della strega andò a rivolgersi alla visitatrice della foresta, assieme alle parole che proferì: «Orsù, coraggiosa visitatrice della Foresta della Notte, qual'è la pazzia che ti ha spinto a giungere fin qui?».
La voce che proveniva dalla figura inizialmente spaventò la ragazza, poichè, se glielo avessero chiesto, non sarebbe nemmeno stata sicura che provenisse dall'altra: sembrava che risuonasse tra tutte le fronde degli alberi che le circondavano, avvizzite come scheletri.

Eppure, non esitò a rispondere: «Incantatrice, ho dato ascolto alla tua leggenda. Giungo qui affinché tu esaudisca il mio desiderio».
Una folata di vento proveniente dalla strega la investì. Portò un braccio davanti agli occhi per ripararsi, ma quando lo abbassò la strega era a pochi centimetri dal suo viso. Dovette trattenere ogni singolo muscolo per non balzare all'indietro, e ancor di più dovette farlo quando l'altra si mosse.
Infatti la donna le se avvicinò, e, con la punta della lingua, le sfiorò la giugulare. Nella mente dell'incantatrice fluirono per un momento tutti i pensieri della principessa, e, sebbene l'altra non lo notò, la lingua della strega andò subito dopo a leccar le proprie labbra, su cui già sentiva l'imperlatura del sangue che la principessa desiderava far sgorgare, fluente.
Un'altra folata di vento e, prima che la giovane potesse accorgersene, l'altra era tornata alla posizione iniziale.

Altre parole risonarono tra gli arbusti, anneriti dall'odio di chi vi dimorava accanto: «Parla, le mie orecchie sono tutte per te».
Leggermente titubante, ancora scossa dal comportamento dell'altra, la principessa proferì, determinata: «Incantatrice, concedimi il tuo potere! Che io possa soddisfare il desiderio a cui anelano la mia anima ed il mio corpo».
Il lugubre eco non esitò a farsi sentire: «In cambio?».
«Con me non ho spezie, se non i miei capelli. Con me non ho talenti, se non la mia voce. Con me non ho gemme, se non i miei occhi. Con me non ho nulla di prezioso, se non il mio corpo».
Nella nera foresta, si narra che la strega e la principessa stipularono un contratto.
Nella mente della ragazza dal sangue blu, risuonava solo una parola.
 

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Finalmente arrivò il giorno tanto anelato.
Al limitare di un bosco verde, una giovane principessa ed una donna incappucciata fissavano un castello. Esso sulle pareti arrecava stemmi lacerati, e da qualche punto si innalzavano, oltre le mura, delle alte colonne di fumo, nere come la pece, come se portassero assieme a loro le anime degli ultimi valorosi che avevano perseverato a difendere la loro tanto amata pace.

Il semplice gesto di un dito sopra le mani della giovane, congiunte a mo' di coppa, e la strega rilasciò un po' del suo potere sulla principessa.
Gli occhi della ragazza accolsero tutto l'odio celato in quel piccolo cuore. La lingua le si fece secca, smaniosa di sangue cremisi. Ogni singola cellula del suo corpo ardeva dal desiderio di dare ascolto all'unica parola che le risuonava in mente.
Un urlo acuto e perforante echeggiò. Un boato lo seguì.
Una maledizione ruggente, come un rombo di tuono scagliato dopo aver accumulato tutta l'energia disponibile nelle nuvole nel raggio di un miglio, venne udita da tutto il popolo:

«Dolori! Rimpianti! Sofferenze! Paure! Carestie! Sciagure! Odii! Appassite, affogate, implodete nel vostro peccato! Che la vostra carne marcisca, che le vostre ossa si sfaldino, che le vostri menti vi abbandonino nei deliri! Che non riceviate misericordie, che non possiate provare null'altro che dolore! Tutti quanti vi maledico! Fino alla fine dei vostri giorni!».

Come monito finale, mentre una luce rossa si espanse per tutte le lande che una volta erano state della principessa, una risata di scherno rimbombò nelle orecchie di tutti gli abitanti, traditori dell'amore sincero della casata reale.
...e tutto nel paese avvizzì. Nessuno fu risparmiato.
Il desiderio della principessa era stato finalmente esaudito.
 

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«Quel corpo iniziava ormai ad invecchiare un po' troppo, ma questo direi che è assolutamente fantastico!».
Queste parole erano pronunciate da una giovanissima ragazza, che stava camminando verso la foresta in cui una volta abitava una "donna" ormai sul fare della tarda età. «Lo scambio è stato più divertente del previsto. Quando avevo assaggiato la disperazione della ragazza avevo capito che sarebbe stato interessante, ma non fino a questo punto!».
Una risata beffarda uscì dalle nuove corde vocali della strega, mentre si dirigeva con le sue nuove membra verso la Foresta della Notte.

Eppure, d'un tratto, una lacrima le solcò la guancia.
«Ma che...». Si fermò. Un'altra lacrima le rigò il volto. Un'altra ancora. I suoi nuovi occhi smeraldini sembravano non volerle obbedire. Una parola sola emergeva, prepotente ma sbiadita, dalla mente della ragazza.
«Cos'è? Chi è là?».
La strega si girò, aspettandosi forse di vedere qualcuno, o per lo meno il fantasma di qualcuno. Ma lì c'era solo lei...
Le lacrime si fecero sempre più abbondanti. «Diamine!», sussurrò a sé stessa mentre si piegava sulle ginocchia, tenendosi le mani sulle orecchie, mentre una sola parola continuava a ronzare tra i "suoi" neuroni.

Ella non capiva. Ovvio, era la prima emozione che provava in vita sua.
Il corpo della giovane principessa era stato ormai colmato, ad opera dell'anima precedente, di un odio estremamente profondo, traboccante e dilaniante. Prendendo quelle carni, la strega aveva portato assieme a sé anche la disperazione che vi era stata intessuta, intrappolata in ogni singola fibra organica.
Il suo cuore, da tanto tempo ibernato nella più impassibile indifferenza all'umanità, stava bruciando nella disperazione con cui era entrato a contatto nel nuovo contenitore.

«No, il mio potere mi dovrebbe proteggere, dannazione!», urlò la strega, con un mal di testa sempre più acuto. Non capiva perché stavolta non stava funzionando. L'unica altra entità a cui quel potere obbediva, oltre a lei stessa, erano i contratti che stipulava.
E, d'un tratto, un ricordo, in cui solo i colori risaltavano nitidi, si presentò alla sua memoria...

«Orsù, coraggioso visitatore della Foresta della Notte, qual'è la pazzia che ti ha spinto a giungere fin qui?»
«Potere. Voglio il regno più prospero di questo mondo! Incantatrice, fa che il mio desiderio diventi realtà!»

«No...». Gli occhi le si sbarrarono. «No... non può...».
Il desiderio della principessa non era ancora stato completamente soddisfatto, e l'oscuro potere che glielo aveva concesso non avrebbe fatto nulla per evitare che lo fosse.
«La mia testa...» balbettò la strega, mentre portava una mano davanti a sé per guardarla e dire, mentre la osservava, tremante e rabbiosa, con i denti digrignati: «Io...».
Cadde completamente riversa a terra, mentre un dolore profondo le lacerava la mente. Il rancore della principessa la stava consumando sin nei visceri.
Le mani andarono di nuovo a stringere la testa, mentre gli occhi si chiusero, per tentare di sopportare meglio quel dolore penetrante, lacerante, incandescente come la lama di un coltello arroventata nelle fiamme dell'inferno.
Un urlo acuto, uno spasmo involontario, due occhi sbarrati, e poi più nulla.
 

Si narra che, prima di abbandonare questo mondo, una parola uscì, involontariamente, dalle labbra di ella:

«Vendetta»

 


-(La canzone a cui questa storia è ispirata si intitola "The Witch and the Princess", ve ne consiglio l'ascolto ^-^)-

   
 
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